"È
molto facile trarre l'idea che dobbiamo 'unirci' per sconfiggere il
Nuovo Ordine Mondiale o risolvere le controversie religiose. La
realtà è che ciò che può sembrare uno sforzo per ridurre il
conflitto religioso è in realtà un tentativo di fare in modo che
l’umanità adori collettivamente Lucifero."
Revolution
Harry
"Dobbiamo
ricordare che la religione New Age è la base stessa del nuovo
governo mondiale; senza questa religione la dittatura del NWO è del
tutto impossibile."
Serge
Monast, giornalista scomparso nel 1996 (molto probabilmente
ucciso)
I
tiranni Cattolici sanno benissimo che per perseguire uno stabile
potere temporale debbono anche ammantare la loro missione di
idealismo e utopia; e sanno benissimo che molti giovani sono
idealisti e credono in un futuro migliore; però i tiranni cattolici
sanno anche che la maggior parte degli idealisti non è molto
acculturata, né ha mai letto approfonditamente la storia della Chiesa
Romana; quindi è naturale che la Chiesa coltivi nel suo grembo
sterminate file di ingenui idealisti al fine di manipolarli e indurli
ad appoggiare i suoi piani tutt'altro che santi. Pensiamo che sia
questo il caso del movimento “Giovani
per un mondo unito" nato nel seno
del Movimento dei Focolari;
un movimento che è un chiaro appoggio al Nuovo Ordine Mondiale
Vaticano-Gesuitico, cioè alle mire tiranniche Cattolico Romane sul
globo intero. Questo movimento è l'ennesimo viatico romano verso il
Nuovo
Ordine Religioso Mondiale fondato sulla
teologia gesuitica-ecumenica di Teilhard
de Chardin e sulla teosofia
new age delle sacerdotesse luciferine Alice
Bailey e Madame
Blavatsky. A questi personaggi già citati
possiamo aggiungere sicuramente il nome di Chiara Lubich, la
cattolica fondatrice del Movimento dei Focolari. Dall'enciclopedia
Treccani leggiamo una breve sintesi della vita
di chiara Lubich:
"Lubich, Chiara (al
secolo Silvia).
- Fondatrice del movimento
dei Focolari (Trento 1920
- Rocca
di Papa, Roma,
2008). Nato durante la Seconda
guerra mondiale per
sostenere le esigenze dei poveri, il movimento ha progressivamente
accentuato la
sua componente spirituale e la sua vocazione ecumenica,
ponendo come cardini del proprio operare la fratellanza tra gli
uomini, la pace e il dialogo tra i popoli; nel 1990 è stato
ufficialmente riconosciuto da Giovanni Paolo II.
Insegnante
elementare, nel 1943 consacrò la propria vita alla fede, prima tappa
di un lungo itinerario religioso finalizzato a vivere e a diffondere
la fratellanza
universale.
L'Opera di Maria, fondata nel 1943, nota come movimento dei Focolari,
si diffuse fino a comprendere migliaia di aderenti e a essere
approvata nel 1962 da Giovanni XXIII. Determinante l'incontro nel
1948 con I.
Giordani,
deputato democristiano considerato il cofondatore dell'opera, che
risultò decisivo per il riconoscimento del movimento religioso da
parte delle gerarchie ecclesiastiche. Tra
gli inizi degli anni Sessanta e la fine degli anni Ottanta i
"focolari" si estesero in tutto il
mondo,
costituendo una trentina di villaggi (il primo dei quali fondato a
Loppiano, vicino Firenze,
nel 1965). Dopo il riconoscimento ufficiale del movimento (1990), la
fondatrice partecipò al primo grande incontro internazionale dei
rappresentanti dei movimenti ecclesiali con il pontefice (1998).
L'Opera di Maria, al termine di un lungo cammino ecclesiale, ha
approvato la regola secondo cui sarà sempre una donna a guidare il
movimento. La
L. ha ricevuto premi e riconoscimenti, tra cui il premio per
l'Educazione alla pace da parte dell'UNESCO nel 1996 e il premio dei
Diritti Umani del Consiglio d'Europa nel 1998."
Ricordiamo
che il Movimento dei Focolari è a tutti gli effetti un movimento
cattolico romano nato in Italia, paese dal quale ha diffuso i suoi tentacoli luciferini nel mondo intero:
"Il
Movimento
dei Focolari
o Opera di Maria
è un movimento
laico nato nella Chiesa
cattolica che ha come fine la realizzazione
dell'unità tra le persone, come richiesto da Gesù
secondo il racconto del Vangelo
secondo Giovanni (17,21).
Ne consegue una precisa vocazione ecumenica
oltre che al dialogo
in altri settori della cultura.
Il movimento,
fondato in Italia,
è diffuso in tutto il mondo ed è coordinato dal suo centro
internazionale."
Dopo
aver fatto queste necessarie premesse andiamo nel
sito web
del Movimento dei Focolari e leggiamo cosa sono questi "Giovani
per il mondo unito":
"Sin
dagli inizi del Movimento, i giovani vi sono stati presenti e
protagonisti, la loro fisionomia specifica inizierà però a
delinearsi a partire dal 1967 quando Chiara Lubich, con il motto
“Giovani di
tutto il mondo unitevi!”,
porrà le basi per il costituirsi dei movimenti giovanili: l’anno
dopo nascerà il Movimento
gen e nel
1985, come irradiazione di questo,
i Giovani per un mondo unito *.
A
quel richiamo hanno risposto, e continuano a rispondere tutt’ora,
giovani di età compresa tra i 17 e 30 anni, sparsi ovunque nei
cinque continenti, di diverse etnie, nazionalità e culture.
Appartengono a varie denominazioni cristiane, a diverse religioni,
oppure non professano un credo religioso, ma tutti sono accomunati
dal desiderio di costruire il mondo
unito: di rendere l’umanità
sempre più una sola famiglia,
nel rispetto dell’identità di ciascuno.
Percorrono
tutte le vie
possibili per costruire la fraternità
universale,
onde sanare le divisioni esistenti nelle famiglie, fra le
generazioni, tra i diversi gruppi sociali…"
[...]
"Nel
loro agire, coinvolgono anche le
istituzioni, specialmente nella Settimana
Mondo Unito: una settimana in cui
tutti i Giovani per un mondo unito del mondo intensificano le loro
attività ed iniziative più varie per incidere sull’opinione
pubblica dei proprio Paesi, e testimoniare insieme che si
può vivere per costruire il mondo unito,
facendo dell’umanità sempre più una
famiglia. La
Settimana Mondo Unito si realizza
annualmente dal 1996: rappresenta una proposta alle città, alle
istituzioni, di promuovere l’unità e la pace ad ogni livello,
promossa dai giovani, si rivolge a tutte le persone animate dai
medesimi principi ed obiettivi. "
[...]
"Sanno
che l’unità
in cui credono, e per la quale si spendono, non è solo un progetto
umano, ma il disegno di Dio sull’umanità
(“Perché tutti siano una sola cosa”
Gv,
17,21). "
[...]
"I
Genfest
Una
tappa significativa della loro storia è rappresentata dai Genfest:
grandi adunate internazionali di Giovani
per un mondo unito che hanno
accompagnato la nascita e crescita di questo movimento ed hanno
mostrato al mondo l’esistenza di migliaia di giovani che, a tutte
le latitudini, vivono per la fraternità
universale"
Una volta che traducete le parole "disegno di
Dio sull'umanità" in "disegno del Vaticano e dei
Gesuiti per schiavizzare tutti i popoli del globo" avrete
certo più chiaro il quadro.
L' "utopia" del Nuovo
Ordine Mondiale del Movimento del Focolare si esplica anche con un
meeting internazionale di giovani dal titolo eloquente "Progetto
per un Mondo Unito". Leggiamo il
loro obiettivo direttamente da una presentazione del meeting del
19-21 febbraio
2010:
"Immagina…
…con migliaia di
giovani di tutti i popoli, sparsi nei cinque continenti
…con idee, progetti,
capacità, ricchezze diverse e tante esigenze, desideri…
…INSIEME, per dire
che è POSSIBILE
cogliere il positivo
di ciascuno, annullare pregiudizi,
abbattere le barriere
che ci separano per…
CONCORRERE A
COSTRUIRE UN MONDO UNITO.
Un’utopia ? Un
PROGETTO piuttosto !
Un’illusione ? No
perché il mondo tende all’unità:
è il disegno di Dio
sull’umanità.
Percorriamo perciò
TUTTE LE VIE POSSIBILI
che conducono al MONDO
UNITO !"
Poche volte l'ingenuo
idealismo è stato così manipolato per fini nefasti come in questo
movimento!
Il Progetto per un Mondo Unito ha anche un suo sito web
separato:
In
questo sito leggiamo
il solito mantra dell'unificazione del mondo:
"...Oggi
la storia ci spinge ad agire,
ed abbiamo l'opportunità unica di moltiplicare
questi cantieri in tutti
i continenti,
in cui ciascuno di noi vive.
Con
le nostre
vite
possiamo mettere in atto questo cambiamento verso
il
mondo unito,
trasformandolo in una realtà quotidiana, imitabile, contagiosa."
In
questo sito web esiste una sezione dal titolo Progetto,
in cui possiamo leggere la loro "utopia" new age, compreso
la richiesta all'ONU luciferina di istituire la Settimana
Mondo Unito:
"La
proposta
è quella di fare un Patto
mondiale di fraternità.
Un patto tra individui di tutte le nazioni
e di diverse generazioni.
Un patto che possa mettere in moto, universalmente e concretamente,
questo cambiamento.
Crediamo
che solo la FRATERNITA'
sia
la chiave del presente e del futuro dei nostri popoli.
Chiediamo
che la fraternità diventi la nuova
grammatica
della politica,
dell'economia,
del
lavoro,
della salvaguardia dell'ambiente,
dello sport, della comunicazione,
della scienza.
E'
dimostrato che senza la fraternità nessun uomo e nessun popolo sono
veramente e fino in fondo liberi ed eguali.
E'
la fraternità che, nel contesto odierno, può dare contenuti nuovi
alla realtà dell'interdipendenza, attraverso:
CORRESPONSABILITA'
-
siamo tutti interconnessi. Ogni nostra azione è al tempo stesso
locale e globale e, nel bene o nel male, può far sentire i suoi
effetti ben oltre i confini del nostro Paese;
MAGGIORE
CONDIVISIONE
- occorre muovere i beni, farli circolare e ricomporre il divario
tra i popoli. Solo la fraternità sa riconoscere pari dignità ad
ogni donna e uomo di questa terra;
DIALOGO
PER LA PACE -
dobbiamo far tacere la violenza, dare voce ad etnie, lingue, fedi,
culture diverse, accordare unità e molteplicità. E' la fraternità
la vera essenza di ogni dialogo.
Come?
Affinchè
ciò avvenga, vogliamo, come parte di una rete mondiale, impegnarci
a :
• vivere
nel quotidiano la “regola d’oro”,
cuore di tante civiltà e tradizioni: fai
agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te; non fare agli altri
ciò che non vorresti fosse fatto a te.
Consapevoli che il cambiamento deve partire da ciascuno, in prima
persona, vogliamo, con le nostre scelte, rendere visibile e attuare
concretamente questa rivoluzione pacifica, che porterà il mondo
verso l’unità;
• sosteniamo
la costituzione di un Osservatorio
internazionale permanente,
per monitorare scelte ed esperienze di fraternità di singoli,
gruppi e Nazioni in tutto il mondo; sostenere studi e ricerche,
promuovere azioni di sensibilizzazione riguardanti la fraternità;
• chiediamo all’ONU di riconoscere ed istituire a livello internazionale la Settimana Mondo Unito (un laboratorio di idee, attività ed iniziative già operativo da più di 15 anni), per orientare a questo orizzonte l’impegno delle istituzioni di ogni grado."
In
occasione del Genfest
2012,
Irene Lombardo,
di Firenze, che faceva parte dell’equipe internazionale che
coordinava la preparazione dell’evento, ha detto che "verrà
lanciato il progetto “Mondo unito”,
una raccolta di firme planetaria per
chiedere all’Onu il sostegno per un Osservatorio permanente sulla
fraternità universale. Poi,
chiederemo il riconoscimento di una Settimana per il mondo unito, in
cui i Paesi aderenti si impegnano, per mettere in pratica politiche
di fraternità." Se avete
letto il nostro blog in passato saprete
sicuramente che l'Onu è il governo mondiale in stato embrionale che
si occupa di propagare la religione new age luciferina di Teilhard de
Chardin.
E'
molto interessante osservare il canale youtube dei Giovani per il
Mondo Unito (YforUW
GMU), perché avete la possibilità di vedere
con i vostri occhi il grado di attivismo internazionale che riesce a
mobilitare questa sorta di movimento-setta. Guardate ad esempio
questo video:
La
spiritualità di Chiara Lubich, la fondatrice
e prima presidente del Movimento dei Focolari, “è
stata definita molto presto una spiritualità “collettiva”
o, meglio, “comunitaria”, cioè in vista dell’unità, dell’ut
omnes unum sint (Gv 17,21)."
Una spiritualità veramente adatta al Nuovo Ordine Mondiale universalistico retto dalla "Santa" Sede insieme
all'Ordine dei Gesuiti.
"Una
“spiritualità comunitaria” era stata preconizzata per la nostra
epoca da teologi contemporanei ed è richiamata dal Concilio Vaticano
II. Karl Rahner [un gesuita, ndr], ad esempio, parlando della
spiritualità della Chiesa del futuro, la pensava nella «comunione
fraterna in cui sia possibile fare la stessa basilare esperienza
dello Spirito». Il Vaticano II, orientando la sua attenzione
sulla Chiesa come corpo di Cristo e popolo adunato nel vincolo di
amore della Trinità. Se Santa Teresa d’Avila, dottore della
Chiesa, parlava di un «castello interiore», la spiritualità
dell’unità contribuisce a edificare anche un «castello
esteriore», dove Cristo sia presente e illumini ogni parte di esso."
Chiara
Lubich e i Gesuiti
In
un articolo di Civiltà
Cattolica del 19 giugno 2004
i gesuiti esprimono qualche timore sul movimento della Lubich, ma
nulla di più. Come spiegato da Sandro Magister, che commenta
l'articolo:
“La terza
sfida "è costituita dal fatto che alcuni movimenti ecclesiali
[...] ammettono battezzati non cattolici": se questi
"diventassero molto numerosi, nelle assemblee generali
potrebbero influire su cambiamenti sostanziali degli statuti,
mettendo in pericolo la natura cattolica del movimento stesso".
Qui il
pensiero va al movimento dei Focolari fondato e presieduto da Chiara
Lubich, che ha tra i suoi membri migliaia di non cattolici e di non
cristiani, tra cui numerosi musulmani e buddisti. È vero che i non
cattolici appartenenti ai Focolari non godono di alcun potere
deliberativo, ma il timore è che possano pesare come gruppo di
pressione e incidere sull´immagine pubblica del movimento e della
Chiesa, in senso relativista.”
Queste
“critiche” fanno ben capire quale sia, per i Gesuiti, lo scopo
che si sono prefissati per il movimento dei Focolari: portare i non
cattolici tra le braccia della dittatura Romana, senza che questi
“godano di alcun potere deliberativo.”
Oltre
a queste critiche all'acqua di rose, ve ne sono delle altre, per lo
più provenienti da fondamentalisti cattolici, che attribuiscono alle
cosiddette infiltrazioni massoniche recenti nella Chiesa, la brutta
piega presa da questo movimento cattolico dei Focolari.
Ma
è un dato di fatto che Chiara Lubich fosse un'ammiratrice di Ignazio
di Loyola, il fondatore dei Gesuiti; quel Loyola che, come de
Chardin,
fu
inizialmente sospettato di eresia
a causa dei suoi intensi legami con gli Alumbrados.
Dal
sito
di spiritualità ignaziana raggioline.com
leggiamo alcuni brani di Chiara Lubich collegati con la spiritualità
di Ignazio di Loyola, da cui riprende anche la sua Dittatura
dell'Unità (la Lubich cita candidamente anche questo passo di
Loyola:«Chi
risulta autore di divisione tra quelli che vivono insieme, o tra di
loro o con il loro capo, deve essere mandato via con grande
sollecitudine da quella comunità come peste che può contagiare
molto, se non ci si mette subito rimedio».)
“L’incontro
con Ignazio a Manresa
C. Lubich,
Miniera
d’oro,
Collegamento CH, Castel Gandolfo, 26.12.2002,
in Id., In unità verso il Padre, Città Nuova, Roma 2004, pp. 106-107
in Id., In unità verso il Padre, Città Nuova, Roma 2004, pp. 106-107
Incontrando
a Manresa Ignazio, ad Avila Teresa, a Segovia Giovanni della Croce,
ho trovato dei «giganti» della santità, che hanno raggiunto
gloriosamente la mèta, camminando per vie spirituali, individuali,
personali.
Gli episodi straordinari della loro vita, le parole sante da loro
dette, quelle divine udite, i vari ambienti che li ricordano in uno o
in un altro atteggiamento del loro essere, e profumano ancora
dell’ardentissimo amore per Dio di queste anime elette, hanno avuto
su di me un notevole, forte impatto; vi hanno scavato un insaziabile
desiderio: quello di approfondire, di sviluppare al massimo l’aspetto
individuale, che prevede anche la nostra «spiritualità dell’unità»,
che è comunitaria e personale insieme "
[…]
Un’espressione di Ignazio sull’obbedienza
C.
Lubich, Inesistenza, Collegamento CH, Rocca di Papa,
18.06.1998,
in Id., Costruendo il «castello esteriore», Città Nuova, Roma 2002, pp. 52-53
in Id., Costruendo il «castello esteriore», Città Nuova, Roma 2002, pp. 52-53
È
un’umiltà, un’inesistenza che va vissuto sempre; è base del
vero amore, nostra tipica vocazione, ed effetto di essa.
Per
sant’Ignazio di Loyola l’obbedienza era un’espressione del suo
carisma. Egli usava, per spiegare il modo di viverla, un paragone un
po’ macabro, che oggi non si amerebbe formulare, ma efficace: per
obbedire bene - diceva - occorre essere come un cadavere. Lo si può
disporre in una maniera o in un’altra ed è sempre pronto ad
adeguarsi.
Un paragone
non bello certamente, ma che non è lontano dal nostro modo, ad
esempio, di pensare l’amare, la pratica dell’amare. Anche noi,
per amare bene, dobbiamo essere “morti” a noi stessi, o meglio:
non essere.
Dobbiamo
“non essere” per essere l’altro, Dio, nella sua volontà, o il
fratello. Dobbiamo vivere in pieno la nostra inesistenza.
Ignazio e la comunione delle esperienze
C. Lubich, Comunione delle esperienze della Parola di vita,
Collegamento CH, Rocca di Papa, 27.10.1994, in Id., Santità di
popolo, Città Nuova, Roma 2001, pp. 29-30
Noi
siamo chiamati a mettere in comune le nostre esperienze su di essa.
Perché? Perché il Signore vuole così in una spiritualità
collettiva ed il non praticare questa comunione è una grave
omissione.
I
santi non dubitano tanto ad attribuire al nemico degli uomini (al
diavolo) questa trasgressione.
Sant’Ignazio
di Loyola parla in una sua lettera della «falsa umiltà» come di
un’arma che il diavolo usa per danneggiare le persone. Dice:
«Vedendo il servo di Dio tanto buono e umile che... pensa di essere
del tutto inutile... gli fa pensare che, se parla di qualche grazia
[come sarebbe la luce che viene dal vivere la Parola, aggiungiamo
noi], se parla di qualche grazia concessagli da Dio Nostro Signore,
grazia di opere, propositi e desideri, pecca con [una] specie di
vanagloria perché parla a suo onore. Procura quindi che non parli
dei benefici ricevuti dal suo Signore, impedendo così di produrre
frutto in altri e in se stesso, dato che il ricordo dei benefici
aiuta sempre a cose più grandi»[1].
Io
aggiungerei che qualche volta non si pratica la comunione sulle
esperienze della Parola di vita per pigrizia, o perché trascinati da
un falso attivismo e più portati quindi a guardare fuori piuttosto
che dentro.
Ignazio e l’unità
C.
Lubich, I santi e l’unità, in Gen’s XV (1985/4) 8
Un
altro santo del XVI secolo che parla d’unità è sant’Ignazio di
Loyola (1491-1556). Mentre era ancora vivente, la Compagnia di Gesù
si diffuse in tutto il mondo; e Ignazio sentiva la necessità di
aiutare i suoi membri ad essere uniti tra loro e con i loro
superiori. A questo argomento è dedicata una parte delle
Costituzioni.
«Quanto
più è difficile l’unione dei membri di questa congregazione con
il loro capo e tra di loro, dato che essi sono così sparsi nelle
diverse parti del mondo tra fedeli e infedeli, tanto più si deve
cercare quello che è di aiuto per essa…»[2].
Ed
elenca ciò che può aiutare l’unione: «Il principale vincolo che…
concorre all’unione dei membri tra di loro e con il loro capo, è
l’amore di Dio nostro Signore»[3].
Ignazio
vede poi nella povertà e nell’obbedienza un altro aiuto all’unità:
«A questo amore giova (conservare e rafforzare) il vincolo
dell’obbedienza»[4].
«E,
… (sarà pure di aiuto) ogni disprezzo delle cose temporali, nelle
quali l’amor proprio, principale nemico di quest’unione e del
bene universale, trova occasione di deviazione»[5].
Ignazio
poi non disprezza nemmeno altri mezzi interni (così li chiama) che
servono, secondo lui, all’unità e sono, in pratica, l’unità di
pensiero (di dottrina, di giudizio) e l’unità di volontà. Così
vede utili anche dei mezzi esterni.
«Può
aiutare – afferma – molto anche l’uniformità, tanto interna di
dottrina, di giudizio e di volontà… quanto esterna nel modo di
vestire, nelle cerimonie della Messa e nel resto…»[6].
Nelle
Costituzioni, in una parte dedicata ai giovani in prova della
Compagnia, scrive:
«Per
quanto sarà possibile “idem sapiamus, idem dicamus ombre”
(«Abbiano tutti gli stessi sentimenti, lo stesso linguaggio»:
adattamento di Fil 2,2 e di 1Cor 1,10). E non si ammettono dottrine
differenti né a voce, in prediche… né per iscritto nei libri, che
non sarà lecito pubblicare senza l’approvazione e il permesso del
preposito generale… E, anche nel giudizio delle cose agibili, si
cerchi di evitare… la diversità che suole essere madre della
discordia…»[7].
Così
Ignazio vede nella comunicazione di notizie fra i vari membri un
altro aiuto all’unità:
«…
A questo amore giova avere… notizie gli uni degli altri, mantenersi
molto in comunicazione…»[8].
Ed
Ignazio, al pari di Caterina, è fortissimo quando si tratta di
disunità:
«Chi
risulta autore di divisione tra quelli che vivono insieme, o tra di
loro o con il loro capo, deve essere mandato via con grande
sollecitudine da quella comunità come peste che può contagiare
molto, se non ci si mette subito rimedio»[9].
Chiara medita gli Esercizi spirituali di Loyola
C.
Lubich, Cristo dispiegato nei secoli, Città Nuova, Roma 1994, pp.
82-85
18 maggio 1964
Il
Giornale dell’anima di Papa Giovanni mia ha messo il desiderio in
cuore di conoscer gli Esercizi spirituali di s. Ignazio, così come
li ha scritti lui. Per puro caso – non so chi li abbia portati in
casa mia – li ho trovati, tra i pochi libri. Che sia proprio
volontà del Signore trovare ora Dio in questo preziosissimo
capolavoro?
20
maggio
C’è
negli Esercizi spirituali di s. Ignazio una definizione della
«desolazione», che è una «consolazione», per l’anima che si
trova in questo stato, al solo leggerla. È preceduta da una
definizione della consolazione.
«Chiamo
consolazione quando nell’anima si produce qualche mozione
interiore, con la quale l’anima viene ad infiammarsi nell’amore
del suo Creatore e Signore, e, per conseguenza, quando non può amare
in sé nessuna cosa creata sulla faccia della terra, ma tutte nel
loro Creatore. Così pure quando versa lacrime che la muovono
all’amore del suo Signore, sia per il dolore dei suoi peccati, o
della Passione di Cristo Nostro Signore, o per altre cose
direttamente ordinate al suo servizio e alla sua lode. Finalmente
chiamo consolazione ogni aumento di speranza, fede e carità, e ogni
letizia interiore che chiama e attrae alle realtà celesti e alla
salvezza dell’anima, quietandola e pacificandola nel suo Creatore e
Signore.
«…
Chiamo desolazione tutto il contrario… come oscuramento dell’anima,
turbamento in essa, mozione verso le cose basse e terrene,
inquietudine di varie agitazioni e tentazioni, che muovono a
diffidenza, senza speranza, trovandosi (l’anima) tutta pigra,
tiepida, triste e come separata dal suo Creatore e Signore. Perché,
come la consolazione è contraria alla desolazione, così i pensieri
che sorgono dalla consolazione sono contrari a quelli che sorgono
dalla desolazione»[10].
La
«desolazione» è un nome che assomiglia molto a «Desolata».
Occorre essere pronti ad esser provati con queste «desolazioni»
forse, per esser coerenti al nostro «cercare la Desolata».
21
maggio
Continuo
a leggere – durante la meditazione – gli Esercizi spirituali di
s. Ignazio. Ho l’impressione di avere un tesoro nelle mani. Penso
che anche i focolarini dovranno conoscerli a fondo. Naturalmente
vanno spiegati, perché non si pensi di uscire con essi dalla nostra
linea spirituale. Se i discorsi, infatti, riguardanti la nostra
spiritualità, risultarono per noi e risultano ogni giorno per molti
l’occasione decisiva, alle volte, per la conversione, il
focolarino – in quanto tale – ha il dovere annuale degli esercizi
spirituali.
Ed
è proprio della nostra spiritualità, come ho già detto altre
volte, imparare dai santi, farci figli di essi, per partecipare del
loro carisma.
È
magnifico: ogni tanto Dio ci fa incontrare un santo, specializzato in
un dato aspetto della vita cristiana, per aiutarci e sottolinearci
con un’altra luce la vita che l’Eterno ha pensato per noi e che è
contemplata nello Statuto.
Così
è stato per la meditazione quando abbiamo conosciuto s. Teresa
d’Avila.
22
maggio
Da
s. Ignazio ho appreso cose meravigliose.
I
suoi esercizi spirituali sono un vero metodo, ispirato da Dio, per
chiamare a raccolta tutte le facoltà dell’anima e far prendere per
ora e per il futuro delle decisioni serie, adatte anche alle anime
più delicate, onde siano al servizio di Dio e si pongano in
condizioni favorevoli allo sviluppo d’una solida santità…
Inoltre,
ieri, nei pochi brani che ho letto, ho visto come per s. Ignazio
fosse di grande importanza vivere l’attimo presente che s. Caterina
da Genova chiamava il «momento di Dio».
Ho
imparato che un sistema per far bene le pratiche di pietà è quello
di dar ad esse il tempo stabilito e prolungarlo per qualche minuto,
qualora si fosse portati a diminuirlo. Tutto ciò perché coloro che
fanno le pratiche di pietà raccorciate finiscono coll’essere
soddisfatti di esse e magari col trascurarle. Mentre, prolungando un
po’ il tempo, dice s. Ignazio, ci si avvezza «non solo a vincere
l’avversario, ma a prostrarlo».
Durante
gli esercizi poi s. Ignazio non vuole che si influisca sulle anime
per scegliere uno stato o l’altro, ma che si lasci a Dio di
manifestare la sua volontà nell’anima.
Anche
il nostro Ideale insegna a comportarsi così coll’indifferenza
verso lo stato (verginità o matrimonio, ecc.), ma con tutto lo zelo
perché le anime facciano bene la divina volontà.
Infine
s. Ignazio insiste sul distacco dal proprio lavoro o ufficio, qualora
a questo ci si sentisse legati.
Anche
noi, se viviamo il nostro spirito, avremo un solo grande amore: Dio,
e per Lui tutte le creature.
Ho
trovato dunque un nuovo amico: s. Ignazio che mi conferma la mia vita
e offre a me e a noi uno dei migliori frutti del dono che ha ricevuto
da Dio non solo per sé, ma per molti: gli Esercizi spirituali.
Avverto
che Dio ce lo ha messo accanto perché sia annoverato fra i santi che
dobbiamo venerare come nostri protettori: s. Teresa, s. Chiara, s.
Francesco, s. Benedetto, s. Caterina, s. Giovanni Bosco, ecc., tutti
quelli che via via sembra si siano accostati alla nostra Opera per
incoraggiarla, illuminarla, aiutarla.
27
maggio
Negli
Esercizi spirituali di s. Ignazio ho visto come, nella seconda
settimana, egli voglia che si contempli Gesù nel suo mistero
dell’incarnazione, in maniera da pensarlo uomo, così come era qui
sulla terra, e un po’ come anch’io l’ho immaginato quando sono
stata in Terra Santa.
Ha
ragione: perché Gesù, essendosi fatto uomo, non è lontano da noi,
ed è nostro dovere ricordarlo così com’era in terra. Lo si impari
ad amare di più e si applichino tutte le facoltà e persino i sensi
in questa contemplazione.
4
giugno
S.
Ignazio sottolinea che è tanto importante, prima d’entrare
nell’orazione, riposare un po’ lo spirito, sedendo passeggiando…
È
vero; non si può affrontare ogni volta l’orazione senza un po’
d’attesa, anche se quello che abbiamo fatto fosse nella sua
volontà. Occorre prepararvisi. Ma che spavento si prova alle volte
al vedere, iniziando la preghiera, che si deve «sterzare» l’anima
per orientarla a Te. Che cos’è, mio Dio, che ci separa ancora da
Te? Ha ragione s. Ignazio a dire che occorre «esercitarsi» nello
spirito come un atleta lo fa con il corpo. E per noi, al fine di non
moltiplicare le pratiche di pietà, basta essere ogni istante la
«Parola di Vita» viva.
11
giugno
Ho
finito gli Esercizi spirituali di s. Ignazio. Riporto qui alcune
«regole per sentire conforme allo spirito della Chiesa militante, o
le regole dell’ortodossia cattolica».
«…
Dobbiamo tener l’animo apparecchiato e pronto a ubbidire in tutto
alla vera Sposa di Cristo nostro Signore, che è la nostra Santa
Madre Chiesa gerarchica.
«…
lodare il confessarsi al sacerdote e il ricevere il Santissimo
Sacramento…
«…
lodare il sentir Messa frequentemente; così pure i canti, i salmi e
le lunghe preghiere in chiesa e fuori;
«…
lodare molto gli Ordini religiosi, la verginità e la continenza…
«…
lodare i voti di religione, di obbedienza, di povertà, di castità…
«…
lodare le reliquie dei santi, venerando quelle e pregando questi;
«…
lodare le ordinazioni circa i digiuni e astinenze… così pure le
penitenze, non solo interne, ma anche esterne.
«…
lodare ornamenti e edifici di chiese; similmente immagini, e
venerarle secondo quello che rappresentano.
«…
lodare finalmente tutti i precetti della Chiesa…
«…
dobbiamo esser più pronti ad approvare e lodare tanto le leggi e le
raccomandazioni, quanto le usanze dei nostri superiori;
«…
lodare la dottrina positiva e scolastica…
«…
dobbiamo guardarci dal fare confronti tra coloro che sono in vita e i
beati passati; perché non poco si sbaglia in questo, cioè nel dire:
“costui ne sa più di s. Agostino, è un altro o più che s.
Francesco; è un altro s. Paolo in bontà, santità, ecc.”.
«…
per esser certi in tutto, dobbiamo sempre ritenere che il bianco che
io vedo, creda che sia nero, se la Chiesa gerarchica così determina,
credendo che tra Cristo nostro Signore, Sposo, e la Chiesa, sua
Sposa, è lo stesso Spirito che ci governa e regge per la salvezza
delle anime nostre, perché la nostra Santa Madre Chiesa è retta e
governata dal medesimo Spirito e Signor Nostro, che diede i dieci
comandamenti…
«…
sebbene si debba stimare sopra ogni cosa il molto servire a Dio
nostro Signore per puro amore, dobbiamo tuttavia lodare molto il
timore di sua divina Maestà; perché non soltanto il timore filiale
è cosa pia e santissima, ma anche il timore servile…».
Ciò
che venera la Lubich è la summa del Gesuitismo Romano, altro che
massoneria! Ripetiamo insieme:
«…
Dobbiamo tener l’animo apparecchiato e pronto a ubbidire in tutto
alla vera Sposa di Cristo nostro Signore, che è la nostra Santa
Madre Chiesa gerarchica.
«…
lodare molto gli Ordini religiosi, la verginità e la continenza…
«…
lodare le reliquie dei santi, venerando quelle e pregando questi;
«…
lodare finalmente tutti i precetti della Chiesa…
«…
per esser certi in tutto, dobbiamo sempre ritenere che il bianco che
io vedo, creda che sia nero, se la Chiesa gerarchica così determina,
ecc.
ecc. ecc.
La
Lubich è impregnata di Gesuitismo fino al midollo; leggete questa
sua stima per le parole del gesuita Karl Rahner:
“C.
Lubich, Una
spiritualità di comunione,
in La dottrina spirituale, Città Nuova, Roma 2006, pp. 68-69
in La dottrina spirituale, Città Nuova, Roma 2006, pp. 68-69
Nello
stesso tempo una spiritualità comunitaria è stata prevista per i
nostri tempi da teologi contemporanei ed è richiamata dal Vaticano
II.
Karl
Rahner,
parlando della spiritualità della Chiesa del futuro, la pensa nella
«comunione
fraterna in cui sia possibile fare la stessa basilare esperienza
dello Spirito».
Egli afferma: «Noi anziani siamo stati spiritualmente degli
individualisti, data la nostra provenienza e la nostra formazione.
(...) Se c’è un’esperienza dello Spirito fatta in comune,
comunemente ritenuta tale, (...) essa è chiaramente l’esperienza
della prima Pentecoste nella Chiesa, un evento - si deve presumere -
che non consistette certo nel casuale raduno di una somma di mistici
individualistici, ma nell’esperienza dello Spirito fatta dalla
comunità (...). Io penso - continua Rahner - che in una spiritualità
del futuro l’elemento della comunione spirituale fraterna, di una
spiritualità vissuta insieme, possa giocare un ruolo più
determinante, e che lentamente ma decisamente si debba proseguire
lungo questa strada»[13].
Il
cardinale Montini nel 1957 aveva detto che in questi tempi ormai
l’episodio deve farsi costume e che il santo straordinario, pur
essendo venerato, cede il posto in certo qual modo alla santità di
popolo, al popolo di Dio che si santifica[14].
È
un’era, dunque, la nostra in cui la realtà della comunione viene
in piena luce, in cui si cerca, oltre il Regno di Dio nelle singole
persone, anche il Regno di Dio in mezzo alle persone[15]."
Il
pensiero di Chiara Lubich è anche molto affine a quello del gesuita
Teilhard de Chardin, colui che disse
cose del tipo:"Posso
essere salvo solo diventando tutt'uno con l'universo",
"...noi
esseri umani stiamo già formando un unico corpo, ma...i nostri
pensieri tendono sempre più a funzionare come cellule di un solo e
unico cervello”
Il
parallelismo Lubich-Teilhard de Chardin lo certifica anche in un
“mostro sacro” del giornalismo italiano: Sergio Zavoli, un amico
della Lubich; in un articolo dal titolo Zavoli
ricorda la Lubich: «Mistica in tempi di ideologia»
leggiamo:
“Zavoli era amico personale della Lubich:
«Per me – spiega – è stata la mistica dell’unità “tra
cielo e terra”, cioè di quella trascendenza anche verso il basso,
verso la “santa materia” di cui aveva parlato Teilhard de
Chardin, il gesuita scienziato e teologo che, in quell’incontro,
vedeva il “punto omega” della reciprocità tra Dio e l’uomo».
Poi
Zavoli continua spiegando il successo economico di questa
“spiritualità”:
“Allo sconquasso e alla divisione della guerra
in atto [Chiara Lubich] si trovò a contrapporre, senza averlo
preordinato con calcoli o progetti studiati a tavolino, la
“spiritualità dell’unità”:
[...]Una “spiritualità dell’unità”
proposta anche al mondo dell’economia, con un’adesione
internazionale di migliaia di aziende.
Spiega Zavoli: «Non
a caso Chiara, tra i mistici moderni, sarà ricordata come la punta
più alta dell’ecumenismo....”
Julien
Ries, un
cardinale, arcivescovo
cattolico e storico delle religioni belga,
in un'intervista del 18
febbraio 2012, dal titolo È
necessario trasmettere entusiasmo per Cristo. Come fecero i profeti
Giussani e Lubich, afferma:
Teilhard
de Chardin. Questo gesuita turba ancora la Chiesa?
«Sta
tornando! Le ricerche attuali sull’evoluzione mostrano la visione
chiara e lungimirante che aveva Teilhard. È stato De Lubac a
indicare per primo il vero volto di Teilhard. Oggi la
Chiesa riconosce che commise un errore nel metterlo da parte».
Oltre
a ben vedere de Chardin, Julien Ries considerava la Lubich e Giussani
come dei profeti:
“Riscoprire
la Chiesa. È possibile ancora?
«Per
riscoprire la Chiesa è necessario trasmettere un entusiasmo per
Cristo, che la nostra generazione ha quasi perso. Ma ai giovani
è possibile. Si tratta di ritrovarlo nel Vangelo: ci
vogliono profeti per la nostra epoca. Ce ne sono stati di
recente, come don
Giussani,
Chiara Lubich e altri».
Chiara
Lubich collaborò con il gesuita Pavel
Mária Hnilica
(Uňatín, 30 marzo 1921 – Nové Hrady, 8 ottobre
2006). Prima
di parlare di questa collaborazione leggiamo però alcune delle
avventure del vescovo.
A
pag. 179 del libro La Santa Casta della Chiesa, ad opera di
Claudio Rendina, leggiamo:
“...alla
televisione italiana, durante la trasmissione “Spot” di Enzo
Biagi, compare la borsa di Roberto Calvi; data per scomparsa al
momento del ritrovamento del cadavere sotto il ponte di Londra, è
stata acquistata per 50 milioni dal senatore Giorgio Pisanò, membro
della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2.
Ignoti, naturalmente, i venditori. Che verranno più tardi alla luce
nelle persone di Flavio Carboni e del vescovo cecoslovacco Pavel
Hnilica.”
A
pag. 185 dello stesso libro leggiamo:
“Il 19
ottobre 1989 viene arrestato a Roma Flavio Carboni con l'accusa di
truffa e ricettazione della borsa che Roberto Calvi aveva con sé
quando espatriò clandestinamente a Londra, dove è morto. E
nell'impeachment è implicato il vescovo
cecoslovacco Pavel Hnilica,
che avrebbe ricevuto da Carboni alcuni documenti relativi alo IOR in
cambio del pagamento di alcuni assegni in bianco.”
A
pag. 188 dello stesso libro leggiamo:
“Il 23
marzo 1993 il Tribunale di Roma condanna Flavio carboni a 5 anni e il
vescovo Pavel
Hnilica
a 3 anni per ricettazione della borsa di Roberto Calvi; ma il prelato
cecoslovacco non va in prigione per una sorta di immunità
diplomatica. Oltretutto il 6 luglio 1994 la seconda sezione della
Corte di appello di Roma annullerà la sentenza di condanna per vizio
di procedura. Anche se la realtà è un'altra, come apparirà
chiaramente l'8 marzo 2000 nell'ambito del secondo processo davanti
ai giudici della settima sezione del tribunale di Roma.
Il pubblico
ministero Maria Monteleone chiederà l'assoluzione di
Pavel Hnilica,
perché ha agito in stato di necessità per non compromettere lo
stesso Giovanni Paolo II quando era entrato in possesso di alcuni
documenti contenuti nella borsa di Calvi. Come a dire che
bisognerebbe arrivare ad incolpare il papa. Così un altro membro
della santa casta resterà intoccabile. E in aggiunta il pubblico
ministero chiederà al tribunale la restituzione degli atti per
procedere nei confronti di Flavio Carboni in riferimento al reato di
estorsione verso lo stesso Hnilica
e
il Vaticano. Secondo l'accusa, il prelato era anche convinto che gli
assegni in bianco consegnati all'imprenditore sardo servissero solo
per finanziare una campagna di stampa a favore del Vaticano su
iniziativa di Carboni. Tutto poco credibile.”
Da
una
recensione
del libro di Giorgio Galli Esoterismo e Politica:
“E -
elemento di particolare interesse – [Giorgio Galli] interviene per
delineare il ruolo di personaggi rimasti spesso ai margini delle
cronache, come quel monsignor
Pavel Hnilica
che, perseguitato dal regime comunista e divenuto gola profonda dei
servizi segreti vaticani (conosciuti con il nome di “Entità”)
sugli affaracci dello Ior, la banda di Dio, inciampa poi anche nella
morte di Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano. Una
questione forse secondaria rispetto ad altri nodi di quell’omicidio,
avvenuto il 17 giugno 1982 a Londra, sotto il Ponte dei Frati Neri
(era roba di assegni girati e non pagati). Peraltro una questione da
cui Hnilica
esce
senza conseguenze [perché
è un intoccabile, come dimostra sopra Claudio Rendina, ndr],
ma che pone ambienti legati al grande malaffare della storia recente
accanto ad circoli che all’esoterismo erano legati. “
Da
un articolo di TONY
BRASCHI leggiamo:
“Dalla
fine degli anni Settanta, lo IOR era divenuto uno dei maggiori
esponenti dei mercati finanziari mondiali. Sotto la tutela del
vescovo americano (uno spilungone di 191 cm) Paul Marcinkus, il
vescovo Paolo
Hnilica,
Licio Gelli, Roberto Calvi e Michele Sindona, la Banca Vaticana
divenne parte integrante dei numerosi programmi papali e mafiosi per
il riciclaggio del denaro, in cui era difficile determinare dove
finiva l’opera del Vaticano e dove cominciava quella della
mafia.”(fonte)
Nel
libro di Armando Torno dal titolo Portarti
il mondo fra le braccia. Vita di Chiara Lubich,
leggiamo, alle pagine 55-57, l'incontro e l'influsso di Paolo
Hnilica,
questo gesuita veramente raccomandabile, con il Movimento di Chiara
Lubich. E'
da sottolineare come Chiara Lubich e il gesuita Padre
“Maria” Hnilica
siano
attivamente impegnati nella propagazione del culto di Maria, un culto
che è spiegato e giustificato efficacemente da avlesbeluskesexposed
in un post che commentava l'expoilt delle Pussy Riot nella Cattedrale
di Cristo Salvatore:
“Osservate
la volgarità della Controriforma che consiste nella creazione di
attrito tra un culto 'maschile' in Gesù Cristo, che dovrebbe essere
“intollerante” e “oppressivo” [“condanna di sette anni”]
di fronte alla sincerità “innocente” del principio femminile;
principio femminile, naturalmente, manipolato per essere utilizzato
come vettore simbolico per il culto pagano Romano Luciferino della
vergine Maria/Madonna/Isis/Athena/Signora della Guerra, ecc.”
Ecco
le pagine del libro che descrivono l'incontro Lubich-Hnilica:
“Chiara,
certo, non ignorava i drammatici avvenimenti internazionali seguiti
alla fine della guerra. Ma un incontro le diede modo di toccare da
vicino l'immensa sofferenza di quel mondo: l'incontro con il
cecoslovacco Paolo Hnilica, gesuita,
consacrato vescovo clandestinamente in Cecoslovacchia nel 1951, dopo
una lunga reclusione in un campo d'internamento. Perseguitato dalla
polizia del regime, il gesuita era fuggito in Occidente con l'ansia
di informare il papa della situazione: era convinto che l'unico
rimedio al comunismo fosse la realtà del Corpo Mistico di Cristo
vissuta intensamente dai cristiani.
Nell'estate
del 1953 padre Hnilica conobbe
il Movimento durante una rapida visita a Mariapoli di Vigo di Fassa
(l'aveva indirizzato lì il “microfono di Dio”, il gesuita padre
Riccardo Lombardi, fondatore del Movimento per un mondo migliore).
Tornò in Mariapoli anche l'anno seguente e pensò di aver trovato la
risposta al suo anelito. Ebbe quindi un
lungo e importante incontro con Chiara. Pur spiegandogli che il
Movimento non aveva scopi particolari se non quello di vivere il
Vangelo, aderendo al suo desiderio Chiara decise di consacrare
Mariapoli al Cuore Immacolato di Maria perché si svelassero i
disegni di Dio sull'Opera.
Il 22 agosto 1954, festa del Cuore Immacolato di Maria, nella chiesa
di S. Giovanni, a Vigo di Fassa, un piccolo gruppo delle prime e dei
primi focolarini si consacrò al Cuore Immacolato di Maria come
“rata” per la conquista del mondo comunista.
In seguito a
questi incontri venne stabilito che Guido Mirti (chiamato da Chiara
“Cengia”, a indicare insieme un lato del suo carattere e un
programma di vita: essere un sostegno sicuro per ogni prossimo)
tentasse la rischiosa impresa di prendere contatto con la Chiesa
d'Oltrecortina, alla quale era impedito ogni contatto con il
Vaticano.
Il gesuita Hnilica |
L'incontro
con padre Hnilica
(padre Maria, lo chiamò Chiara),
oltre ad aprire la strada del Movimento verso i Paesi dell'est
europeo, diede avvio alla presenza, nel Movimento dei Focolari, della
Lega sacerdotale e religiosa, formata con lo scopo di sostenere il
Comitato Mystici Corporis
istituito nel 1956 presso la Segreteria di Stato vaticana per lo
studio dell'Est sovietico.
Nel 1954 don
Silvano Cola, un sacerdote di Torino, porta questo spirito evangelico
tra i sacerdoti, nelle parrocchie, nei seminari, nelle strutture
della Chiesa. Nascono così sacerdoti apostoli dell'unità,
desiderosi di vivificare con il Vangelo i vari ambienti ecclesistici.
Uno dei sacerdoti, Klaus Hemmerle, nominato vescovo, s'impegnò poi
con Chiara a far conoscere e offrire il nuovo spirito anche tra i
vescovi.
Nello stesso
1954 un missionario scalabriniano che aveva conosciuto il Movimento a
Torino invitò una focolarina a parlare alla missione italiana di
Chambery. Da allora le visite, prima in questa località e in seguito
fino a Grenoble, si fecero più frequenti. Viaggi notturni su una
vecchia Topolino dal focolare piemontese. La comunità di andò
formando. Crebbe, resistendo ai primi urti della mentalità
evangelica con l'esprit de finesse
tipicamente francese.
Oramai la
spiritualità dell'unità si era delineata in modo pressoché
completo. E una cosa era chiara: si doveva essere “un altro Gesù”.
Come raggiungere questa metà? Di nuovo, la risposta: essere l'amore.
L'amore, dunque, come vita e come regola.”
L'incontro
Lubich-Hnilica viene anche trattato nel sito web di spiritualità
ignaziana raggionline, dove, in articolo dal titolo I
GESUITI ALL’INIZIO DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI, si capisce meglio come questo movimento sia stato messo al servizio dei
gesuiti in funzione anticomunista:
“Davanti
alle insistenze del vescovo [Hnilica] Chiara pensò di consacrare
tutta la Mariapoli al Cuore Immacolato di Maria perché si
adempissero i disegni che Dio aveva su di essa. La consacrazione
avvenne il 22 agosto 1954, allora festa del Cuore Immacolato di
Maria. Soltanto alcuni sapevano come e perché era nata questa
consacrazione, perciò, quasi fosse una cospirazione segreta, fu
chiamata «la congiura».
Il
«Comitato Mystici Corporis»
e la nascita della «Lega
sacerdotale e religiosa»
Nello
stesso tempo mons. Paolo
Hnilica
si faceva portavoce della «Chiesa del silenzio» presso la
Segreteria di Stato della Santa Sede che pensò ad istituire un
comitato di studio sui problemi dell’Est comunista. Nacque così il
«Comitato
Mystici Corporis».
A capo di esso fu posto Mons. Giuseppe Gawlina, un vescovo polacco
che era stato Ordinario militare delle truppe del governo polacco in
esilio. Segretario
del Comitato fu mons. Paolo Hnilica, a cui Chiara, per il suo
spiccato timbro mariano, aveva dato un nome nuovo, p. Maria.
Mons.
Hnilica
riteneva che il Comitato, oltre ad uno studio dottrinale, dovesse
acquisire e diffondere informazioni e documenti sul comunismo, ma
soprattutto provvedere al rimedio, ossia aiutare tutti i cristiani ad
essere autenticamente Corpo mistico di Cristo!
Su questo, Mons. Gawlina era pienamente d’accordo e disposto ad
avvalersi del contributo che potevano offrirgli i
nuovi amici di Mons. Hnilica.
Come
risposta a quella che era stata chiamata «la congiura», nasceva un
gruppo che aveva l’intento di intensificare nell’intero popolo di
Dio la coscienza del suo essere Corpo mistico di Cristo e quindi
risposta alle esigenze del mondo comunista.
Il gruppo prese nome di «Lega
sacerdotale e religiosa»,
ed
era composto appunto da sacerdoti e religiosi che aderivano all’Opera
di Maria.
Di
fatto era tutto il Movimento dei Focolari che, attraverso la Lega,
offriva le sue forze al servizio del «Comitato Mystici Corporis»,
sentendosi ormai chiamato a portare Dio là dove era negato o
ignorato.
Per
dare attuazione a questo progetto, nel 1956 a Roma in via Capocci, fu
aperto un «focolare» per sacerdoti e religiosi appositamente messi
a disposizione del «Comitato Mystici Corporis» dai loro rispettivi
Superiori. Oltre
a p. Paolo Hnilica s.j.,
ne facevano parte p. Andrea Balbo o.f.m., p. Angelo Beghetto
o.f.m.conv., don Giuseppe Savastano[2]
e don Giuseppe Leonardi, pallottini, p. Saverio Cick c.g.g,
ecc… «È stata un’esperienza molto bella – racconta uno di
loro -. Eravamo di Ordini differenti, ma ci sforzavamo di essere uno
tra di noi. Non notavamo neanche di essere vestiti differentemente».
Attorno a questo gruppo convergevano e trovavano un legame di
comunione gli altri religiosi che condividevano l’esperienza
d’unità con l’Opera di Maria.
La
«Lega sacerdotale e religiosa» lavorava in «squadre» composte da
una focolarina, un focolarino, un focolarino sposato, un sacerdote
diocesano o religioso.
Quest’ultimo era a capo dell’attività esterna di animazione e
sensibilizzazione al problema della Chiesa d’oltre cortina. Il
gruppo organizzava delle «Giornate», tre domeniche al mese, in
differenti parrocchie e diocesi. Ogni «Giornata» svolgeva argomenti
diversi e comportava interventi, conferenze, incontri. Gli altri
membri dell’Opera intervenivano alle «Giornate» per fare da
«fermento» evangelico. Tutta l’Opera era impegnata a suscitare
cellule vive di Chiesa, Corpo mistico di Cristo. All’interno della
«squadra» la focolarina era l’anima dell’intero gruppo mentre
all’esterno, nei rapporti ufficiali con la Gerarchia, il
responsabile era il sacerdote o il religioso della «Lega». P.
Angelo Lazzarotto, p.i.m.e. era ad esempio responsabile di
Milano; don Giuseppe Savastano di Roma, p. Angelo Beghetto di Trento;
p. Andrea Balbo guidava le giornate che si svolgevano in Francia, a
Grenoble e a Chambéry.
In
quegli anni era fuori della norma che religiosi di differenti
istituti vivessero assieme per portare avanti un progetto comune. Fu
così che i religiosi interessati presero contatto col Segretario
della Congregazione per i Religiosi, p. Arcadio Larraona, claretiano,
che accolse il progetto con viva soddisfazione, assicurando il suo
sostegno[3].
«Andavamo a trovarlo a casa sua ogni quindici, venti giorni, dopo le
ore di lavoro – racconta uno dei religiosi -. Egli ci tratteneva
con sé per diverse ore. Avevamo così la possibilità di spiegargli
a fondo tutto. Una volta ci confidò: “Fin da quando ero giovane
sognavo una tale collaborazione tra gli Ordini religiosi. Quanto
sarebbe bella la Chiesa se ci fosse questa unità tra tutti gli
Ordini religiosi. Io ho lavorato tanto per questo. Adesso vedendo
voi, che siete così giovani e che avete questa anima, mi pare un
sogno. Non abbiate paura delle difficoltà. Le difficoltà verranno,
e tante, ma non abbiate paura. Questa è la strada giusta”».
Erano
implicati soprattutto i Superiori generali dei Conventuali, p.
Costantini; dei Minori, p. Agostino Sepinski; dei Gesuiti, p.
Janssen. P. Larraona convocò i tre Superiori generali e insieme
concordarono le modalità di convivenza e di lavoro dei religiosi
della «Lega». Quegli incontri segnarono l’inizio di una
collaborazione tra la Congregazione dei Religiosi e i Superiori
generali che poi diede vita all’Unione dei Superiori Generali.
In
seguito allo studio a cui la Chiesa sottopose l’Opera, il lavoro
della «Lega», almeno in Italia, fu l’unica possibilità rimasta
al Movimento di poter agire. La «Lega», si diceva allora, faceva da
«cappello» all’attività dell’Opera. Veniva usata anche
un’altra immagine efficace, quella delle giacche da montagna a
doppio colore: al di fuori si vedeva solo il nero (l’attività
guidata dal sacerdote o dal religioso), al di dentro il colore
azzurro (l’animazione da parte della focolarina e più in generale
dell’Opera di Maria).
Attraverso
le «Giornate» e l’attività della «Lega» furono presi contatti
con molti religiosi e sacerdoti che si resero più coscienti della
necessità di vivere «a corpo mistico». La rete della «Lega» dei
religiosi si estese gradatamente in Italia, in Europa e, grazie agli
studenti dei collegi internazionali, e soprattutto ai missionari, nel
mondo intero: p. Diederik De Muynk, premonstratense, nel Belgio; p.
Mariano Costa Rigo, benedettino, in Brasile; p. Joseph Taschner,
verbita, nelle Filippine, p. Angelo Lazzarotto, p.i.m.e., ad Hong
Kong…”
Lo
scritto continua con la descrizione dell'incontro del Movimento con
il gesuita Riccardo Lombardi:
“L’incontro
con p. Lombardi e la collaborazione
con il «Movimento per un Mondo Migliore»[4]
con il «Movimento per un Mondo Migliore»[4]
Nel
1958, dopo due anni di tale attività, il «Comitato Mystici
Corporis» venne sospeso perché l’Opera era sotto esame da parte
della Santa Sede.
Ma
anche in questo momento di difficoltà un religioso fu lo strumento
della Provvidenza perché l’Opera potesse continuare il suo lavoro.
Pio
XII aveva infatti chiesto a p. Riccardo Lombardi, s.j., fondatore del
«Movimento per un mondo migliore», di favorire il proseguimento
della vita dell’Opera di Maria. Poiché
il Centro di p. Lombardi si trovava fuori della diocesi di Roma egli
poté ospitare alcuni membri del Movimento, soprattutto i religiosi e
i sacerdoti che furono chiamati a lavorarvi.
P.
Lombardi aveva partecipato alle Mariapoli del 1956 e 1957 e aveva
intuito le potenzialità del nuovo movimento per la vita della
Chiesa.
Nella primavera del 1956 aveva già organizzato un primo incontro
internazionale per religiosi a Villa Mondragone di Frascati. A
quell’incontro ne seguirono altri, alcuni di soli religiosi, che
potevano sperimentare il valore della comunione tra di loro sul piano
dottrinale, spirituale, pastorale, assistenziale, quasi un abbozzo o
avvio di una più ampia collaborazione fra tutti gli istituti
religiosi nella Chiesa.
Il
gruppo dei religiosi della «Lega», che precedentemente organizzava
le «squadre», si trovò così a collaborare a corsi per sacerdoti,
religiosi, suore, laici, nell’ambito delle attività del «Mondo
Migliore». Era l’occasione per parlare a tutti dell’Ideale
dell’unità e della necessità per la Chiesa di una autentica vita
«a Corpo Mistico».
Nel
1960 la decisione della Conferenza Episcopale Italiana di proibire ai
sacerdoti diocesani di avere rapporti con il Movimento dei Focolari,
ebbe ripercussioni indirette anche su alcuni Istituti religiosi i cui
superiori chiesero ai propri membri di distanziarsi dall’Opera di
Maria. Un
gruppo di religiosi, con il consenso dei rispettivi superiori, rimase
ugualmente in contatto con l’Opera di Maria per il servizio
sacerdotale.
A Grottaferrata, dove era iniziata una «Mariapoli permanente» e
dove si tenevano corsi di formazione per i membri del Movimento, si
costituì un focolare di religiosi, composto da p. Andrea Balbo, p.
Saverio Cick, p. Angelo Beghetto.
La
difficoltà di mantenere i contatti con focolarine e focolarini fu,
per molti religiosi, l’occasione per un rapporto più profondo fra
di loro. Fino
a quel momento essi erano rimasti legati al focolare, da cui
attingevano ispirazione e luce per la loro vita. Ora era venuto il
momento di iniziare a costruire tra loro stessi l’unità nel nome
di Gesù in modo che, secondo la sua promessa, Egli fosse sempre in
mezzo a loro (cf. Mt 18,20). Si trattava poi di fomentare una
maggiore unità all’interno delle loro famiglie religiose.
Non c’era tanto da parlare, ma da amare ogni prossimo, ogni
confratello, a cominciare dal Superiore, mettendosi a sua
disposizione, come anche assecondando e servendo gli altri. Si
trattava di vivere con fedeltà i propri voti e la propria regola.
Nasceva una più visibile intercomunione fra membri di diversi
Istituti col mettere «al servizio l’uno dell’altro la grazia
avuta, come buoni dispensatori della grazia di Dio» (1Pt 4,10).
Poco
tempo dopo, il 15 dicembre 1964, l’Opera di Maria fu approvata
dalla Congregazione del Concilio.
R.
Iaria, Per un mondo nuovo. Vita di padre Riccardo Lombardi,
Ancora, Milano 2009, pp. 151-157"
Ancora, Milano 2009, pp. 151-157"
Non
è certo un caso che il culto della vergine Maria del duo
Lubich-Hnilica lo ritroviamo nel simbolo della Dittatura
Cattolica Europea:
"L'8
dicembre 1955, alla cattolica 'Festa dell'Immacolata Concezione di
Maria, nostra Co-redentrice'
i Ministri Europei delegati adottano ufficialmente la
bandiera Europea,
dodici stelle su uno sfondo blu. Essa fu disegnata da Arsene Heitz
che oggi è un artista ottantenne a Strasburgo.
Recentemente Heitz ha rivelato ad una rivista francese il motivo della sua ispirazione. Secondo l'artista egli ha pensato alle 12 stelle su uno sfondo blu esattamente come è rappresentata nell'iconografia tradizionale di questa immagine dell'Immacolata Concezione. Un devoto della Vergine Maria, Heitz non dimentica mai la preghiera quotidiana del Rosario. Heitz notò le parole dell'Apocalisse:"Nel cielo apparve un segno grandioso: una Donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle", Apocalisse 12:1. Come Cattolico devoto egli applicò questo a Maria, che è venerata dai Cattolici.
La bandiera dell'Unione Europea è composta da 12 stelle, ed è ispirata dall'aureola di 12 stelle che appaiono intorno alla Madonna nelle immagini Cattoliche di lei. E, quello che era un simbolo profondamente religioso divenne la bandiera ufficiale dell'Unione Europea."
Recentemente Heitz ha rivelato ad una rivista francese il motivo della sua ispirazione. Secondo l'artista egli ha pensato alle 12 stelle su uno sfondo blu esattamente come è rappresentata nell'iconografia tradizionale di questa immagine dell'Immacolata Concezione. Un devoto della Vergine Maria, Heitz non dimentica mai la preghiera quotidiana del Rosario. Heitz notò le parole dell'Apocalisse:"Nel cielo apparve un segno grandioso: una Donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle", Apocalisse 12:1. Come Cattolico devoto egli applicò questo a Maria, che è venerata dai Cattolici.
La bandiera dell'Unione Europea è composta da 12 stelle, ed è ispirata dall'aureola di 12 stelle che appaiono intorno alla Madonna nelle immagini Cattoliche di lei. E, quello che era un simbolo profondamente religioso divenne la bandiera ufficiale dell'Unione Europea."
Una
volta scoperto ciò è interessante constatare che anche il fervente
Cattolico
Europeista Prodi, colui che
ci ha sacrificato tutti alla Vergine Maria Europa, è un fan della
Lubich:
“(ANSA)
– BOLOGNA, 7 GIU – Una vita caratterizzata da una fede e da
principi molto semplici, ma con la potenza detonante di una bomba
atomica. Era questa Chiara Lubich secondo Romano Prodi, che con la
fondatrice del Movimento dei Focolari mantenne un dialogo profondo
per tutta la vita. L’ex premier l’ha ricordata ieri sera a
Bologna, durante la presentazione
in Cappella Farnese di ‘PortarTi
il mondo fra le braccia.
Vita di Chiara
Lubich‘, la biografia
scritta da Armando Torno e edita
da Citta’ Nuova. Proprio
Bologna nel 1997 conferi’ alla Lubich la turrita
d’argento in occasione
del Congresso Eucaristico.”
Ricordiamo
che il cattolico Prodi, che non crede ci siano solo obiettivi di breve periodo, è anche un fan della Moneta
Unica Mondiale, cioè del
controllo, da parte di Roma, dell'economia mondiale:
“Ci vorrà ancora tempo perché si possa parlare
di unica moneta di riferimento mondiale
ma il problema è ormai sul tavolo e, se i nuovi membri del G20
faranno fronte comune, le loro richieste non potranno essere per
sempre ignorate. Perché il mondo è veramente cambiato.”
[…]
“La spiegazione è semplice: perché
una moneta possa affermarsi come punto di riferimento nel mondo non
basta la forza economica rappresentata dalla moneta stessa. Occorre
una forza politica che
guidi le grandi scelte che dalla moneta verranno sostenute e
rafforzate. Un’unione monetaria non
sorretta da una comune politica economica non può essere un punto di
riferimento per l’economia mondiale.
Se questa è la situazione credo che sia interesse dell’Unione Europea appoggiare apertamente i tentativi in corso per arrivare alla costruzione di una moneta unica mondiale.
Ci vorrà un enorme
lavoro e tantissimo tempo ma sarà un altro passo in avanti per
rendere meno probabili le ricorrenti crisi dell’economia mondiale."
Sappiamo
benissimo quale sia la “forza politica” a cui allude Prodi: la
forza del cattolicesimo romano che ha ispirato l'Unione
Cattolica Europea; la forza
del Movimento dei Focolari per un Mondo Unito della sua amica Chiara
Lubich; un Mondo Unito Cattolico sotto una Cattolica Moneta Unica
Mondiale; dal sito ufficiale del progetto di moneta unica mondiale,
denominato
United Future World Currency
(UFWC), leggiamo le dichiarazioni del papa Giovanni Paolo II:
“Il Progetto UFWC come simbolo di unità e pace
del mondo”
Giovanni Paolo II
In fondo, la moneta cattolica emessa del Vaticano non era anche l'ultimo sogno di Giacinto Auriti, il fantoccio della Chiesa spacciato per rivoluzionario?
"Il mio sogno è la moneta dei poveri o moneta del giubileo. Vorrei che la Chiesa di Roma, secondo un principio cristiano, si sostituisse alla banca centrale stampando moneta e dandola al popolo."
"La
proposta del Vangelo senza sconti Chiara la volle fare anche ai
bambini, ai ragazzi per i quali fu fondato il movimento “Ragazzi
per l’unità”. In Brasile, per andare incontro alle
condizioni di quanti vivevano nelle periferie delle metropoli lanciò
il progetto di un “economia di comunione nella libertà”,
prospettando una nuova teoria e prassi economica basata sulla
fraternità, per uno sviluppo sostenibile a vantaggio di tutti.
Volesse il Signore che tanti studiosi e operatori economici
assumessero l’economia di comunione come una risorsa seria per
programmare un nuovo ordine mondiale condiviso!
Ed ancora quanti altri incontri con rappresentanti di diverse
religioni, con esponenti politici e del mondo della cultura!"
Rapporti con i Gesuiti:
altra documentazione
Riportiamo, per chi ha
voglia di approfondire, altri documenti che certificano la
collaborazione tra i gesuiti e il Movimento dei Focolari di Chiara
Lubich; i documenti sono tratti sempre dalla pagina di raggionline:
“E.M.
Fondi – M. Zanzucchi, Un popolo nato dal Vangelo,
San Paolo Edizioni,
Milano 2003
Negli
anni Cinquanta un pioniere dell’ecumenismo, il gesuita francese
Charles Boyer, volle sapere di più circa la vita dei Focolari e,
conversando a Roma con Chiara, le chiese se il movimento
s’interessasse all’ecumenismo. «No», fu la sincera risposta (p.
359).
Sempre
negli anni Cinquanta e Sessanta vanno situati i contatti con le
«Oasi» del gesuita padre Virginio Rotondi (p. 344).
Furono
le circostanze storiche a favorire, almeno per i sacerdoti e i
religiosi, la loro futura integrazione nella famiglia del movimento,.
In particolare la nascita della Lega sacerdotale e religiosa (…) Un
secondo fatto provvidenziale fu che la Santa Sede scelse, come
visitatore e consigliere del movimento per la redazione di una
regola, un gesuita, padre Martegani. Egli, studiano a fondo il
movimento, vide che questa Lega non era qualcosa di distinto dai
Focolari, ma ne era l’espressione ecclesiastica; il Vaticano
avrebbe dunque potuto approvare la nascente opera così com’era,
compresi i sacerdoti e i religiosi (p. 296).
Il ricordo di Riccardo Lombardi
L’ascolto,
Collegamento CH, Rocca di Papa, 17.06.1999,
in Costruendo il castello esteriore, Città Nuova, Roma 2002, pp. 79-81
in Costruendo il castello esteriore, Città Nuova, Roma 2002, pp. 79-81
Carissime,
penso oggi di narrarvi un episodio della storia del nostro Movimento,
poco o nulla conosciuto, che può darvi gioia. Ne sono venuta a
conoscenza anch’io solo recentemente.
Era
il 1957, anno nel quale avevamo un contatto profondo con una
personalità ecclesiastica di valore, allora molto nota: il gesuita
padre Riccardo Lombardi, che, ad un certo punto, è stato molto
interessato al carisma del nostro Movimento dal quale era fortemente
attratto.
In
quel tempo egli, che la gente chiamava «l’altoparlante di Dio»,
annunciava sulle piazze d’Italia, gremite di folle attentissime,
come nocciolo del suo messaggio, un «ritorno di Gesù»; non certo
il ritorno di Gesù alla fine dei tempi, ma un suo ritorno che non
precisava.
Era
estate e i membri del Movimento, presenti in montagna a Fiera di
Primiero nel Trentino, stavano dando vita all’ottava Mariapoli
estiva.
Padre
Lombardi era salito lassù, pure lui, per approfondire la nostra
vita.
Un
giorno è stato invitato da qualcuno di quei luoghi a tenere un
discorso nella piazza del paese a quanta gente sarebbe arrivata.
Poiché,
però, in quella valle i principi spirituali del nostro Movimento
erano abbastanza noti e si pensava che la gente attendesse dal padre,
nostro ospite, qualcosa su di essi, noi, pur contenti di quella
circostanza, abbiamo preferito che qualcuno, che conosceva bene il
Movimento, aggiungesse a quel discorso qualche parola. Ed era stata
incaricata per questo una delle mie prime compagne, la Graziella.
Come
potrete capire non fu certo facile per lei salire sul palco dopo una
così celebre personalità. Ma lo ha fatto per amore.
Narrò
la piccola-grande storia, perché storia sacra, di un minuscolo
popolo, il nostro, visitato pochi anni prima da un carisma dello
Spirito Santo.
Parlò
e non dimenticò certamente uno dei valori spirituali sublimi più
tipicamente nostri che il Movimento porta nel suo seno: la presenza
di Gesù dove due o più sono uniti nel suo nome, nel suo amore.
Mentre
stava concludendo il suo intervento, s’accorse che, dietro di lei,
qualcuno sembrava piangesse.
Si
volse: era proprio padre Lombardi, il quale, colpito evidentemente da
quelle parole, prese il microfono e disse che era proprio quello il
ritorno di Gesù che lui annunciava, del quale si sentiva come un
Giovanni Battista.
Forse
non si fece troppo caso, allora, a quelle parole. Ma io ora,
venendone a conoscenza, e per aver sperimentato allora in quell’anima
grande la presenza di un dono speciale, ne sono rimasta, con altri,
toccata e soprattutto grata.
Grata
in modo speciale a Dio d’averci ri-rivelato - se così si può dire
- una sua presenza, allora poco conosciuta nella Chiesa, almeno nella
pratica dei cristiani comuni.
Grata
per averci suggerito di mettere Gesù fra noi come norma delle norme
del nostro agire, in pratica come regola nostra. È Lui, fra il
resto, che dà particolare valore a tutto quanto noi facciamo…
Gesù
in mezzo a noi! È da qualche mese che parliamo di Lui, che ci
impegniamo a vivere in maniera tale da non perderlo mai, ma sempre
generarlo e rigenerarlo fra noi, come dice Paolo VI[5].
Ho
sottolineato ultimamente la grandezza di Maria come Madre di Dio. Ho
detto quant’è divinamente meraviglioso che come il Padre nella
Trinità chiama Figlio il Verbo, così Maria chiami Figlio il Verbo
incarnato.
Ora
penso che non sia sbagliato dire che Gesù in mezzo a noi è figlio
del nostro amore reciproco, quindi di noi, perché così è.
Non
aveva detto un giorno Gesù che chi fa la volontà di Dio è suo
fratello, sorella e madre? (cf. Mt 12,47).
Possiamo,
dunque, anche noi essere, in qualche modo, sua madre.
Ma
ad un patto però: che ci amiamo come si deve…
L’incontro con Padre Cappello
R.
Pinassi, I
focolarini sposati una «via nuova» nella Chiesa,
Città Nuova, Roma 2007, pp. 96-104.
Città Nuova, Roma 2007, pp. 96-104.
Da
quanto detto, è comprensibile che nasca una discussione sulla
materia del voto. Ci si chiede anche che tipo di voto debba essere
emesso: se quello autorizzato da padre Tomasi o il voto di vivere la
castità secondo l’enciclica Casti Connubi,
cioè
l’impegno a vivere come ogni cristiano dovrebbe, rinforzato dal
voto.
Durante
la Mariapoli estiva del 1957 alcuni focolarini e focolarine sposati
ne parlano a lungo con Pasquale Foresi.
Chiara
chiede il parere anche ad alcuni religiosi appartenenti al Movimento,
e il 12 febbraio 1958 decide di rivolgersi al gesuita padre Cappello,
un famoso giurista[6],
consultore
di molte congregazioni romane e del papa stesso[7].
Il
noto gesuita univa ad un’impareggiabile preparazione ed esperienza,
un’apertura e una sensibilità alle nuove realtà che sorgevano
nella Chiesa.
Insieme
alla sua attività di professore e consultore, egli «consacrò
all’apostolato tutto il tempo libero messo a sua disposizione»[8]:
il confessionale ne era lo strumento privilegiato, tanto da essere
chiamato «il confessore di Roma». Padre Mondrone, nella sua
biografia, sottolinea che, «quando si trattava di incoraggiare opere
capaci di una più larga cerchia di bene, il buon Padre ci si metteva
un impegno tutto particolare»[9].
L’autore
prosegue: «Tra questi contatti non mancarono quelli con insigni
servi di Dio, con fondatori o fondatrici di nuovi istituti; e furono
gli incontri a lui più cari, fossero essi immediati, per interposta
persona o solamente epistolari[10].
Padre Cappello viene presentato con una duplice caratteristica: una
fedeltà assoluta alla tradizione unita ad una apertura ai segni dei
tempi. Risulta che anche dalla cattedra e talvolta al caso morale,
non mancava, quando occorresse, di fare accenno alle lacune
dell’attuale Codice di diritto canonico, a certe inadeguatezze alle
nuove realtà presenti e quindi di insinuare o prospettare gli
elementi di uno ius condendum. Era gelosamente rispettoso di quanto è
tradizionale e receptum in Ecclesia; ma aveva pure una sensibilità
squisita nel cogliere le esigenze nuove venute su coi tempi.
L’appello che faceva agli autori del passato non lo rivelò mai uno
studioso statico e chiuso. Dato il contatto assiduo con la vitalità
pastorale della Chiesa e col mondo delle anime, sorgeva anche in lui
l’interrogativo: Come parlerebbero, in questo o quel caso, di
fronte a questo o quel problema, quegli stessi autori, se vivessero
nel nostro oggi?»[11].
Due
religiosi, padre Angelo Beghetto e padre Andrea Balbo, inviati da
Chiara, si incontrano con lui. Padre Andrea Balbo così ricorda
quell’episodio: «Padre Cappello aveva allora 83-84 anni. Noi ci
siamo preparati bene. Siamo andati nel suo studio e padre Cappello,
udita la nostra esposizione, ha detto che il voto si fa a Dio e di
determinate cose, libera la volontà dell’uomo che aderisce a
questo e ciascuno si consacra a Dio secondo la natura della sua
vocazione. Il voto di castità concepito nel diritto canonico è
quello riferito ai vergini, ma lui stava portando avanti degli
sposati a cui faceva fare il voto di castità “secondo” lo stato
matrimoniale. Non si trattava di entrare nella struttura del diritto
canonico, ma di adattare la struttura ai vari stati di essere e di
vivere. Questa distinzione è stata la cosa fondamentale. Per cui
padre Cappello consigliava che anche gli sposati facessero i loro
voti di povertà, castità, obbedienza e ha confermato che la materia
del voto c’è, perché è l’uomo che liberamente si consacra a
Dio, secondo il suo stato. Mi ricordo che anche per don Foresi questa
sua risposta fu una sorpresa. Quando abbiamo ascoltato questo parere
di padre Cappello, è stata una liberazione. Infatti nessuno aveva la
possibilità di fare delle distinzioni del genere, perché il diritto
canonico di allora era molto chiaro: era il Codice del 1917»[12].
Padre
Cappello, quindi, dopo aver sentito la spiegazione del voto
autorizzato da padre Tomasi - racconta padre Balbo -, conferma che
può essere considerato un voto di castità e precisa però che non è
il caso di metterlo nelle Costituzioni, dove è bene dire che i
focolarini sposati vivono la castità secondo il proprio stato; ma,
appena un’anima è arrivata a quella data maturità, si può
spiegare questo tipo di voto e offrirlo.
Padre
Andrea Balbo ha poi chiesto a padre Cappello se è necessario il
consenso dell’altra parte (del marito o della moglie) e il Padre ha
risposto che non lo è; del resto, si comprende che un tale
atteggiamento potrebbe non essere compreso, anzi potrebbe risultare
una mancanza di amore e il voto perderebbe di significato.
La
risposta di padre Cappello è motivo di gioia per tutti. "
Si legga anche:
L´irresistibile
ascesa dei focolarini. L'altra metà della Chiesa
P.s.
Appena dopo la pubblicazione del post sul Nuovo Ordine Mondiale Focolarino questo blog è stato accuratamente visitato (25 minuti e 47 secondi) dalla casa editrice dedita a propagandare il culto di Chiara Lubich, il capo della setta dei Focolarini
5 Mar | 12:21:22 | Chrome 25.0 WinXP 1920x1080 | Rome, Lazio, Italy | Citta Nuova Editrice Della Pamom (2.228.12.130) [Label IP Address] |
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