lunedì 4 marzo 2013

Giovani per un Mondo Unito: Il Nuovo Ordine Mondiale dei Focolarini


"È molto facile trarre l'idea che dobbiamo 'unirci' per sconfiggere il Nuovo Ordine Mondiale o risolvere le controversie religiose. La realtà è che ciò che può sembrare uno sforzo per ridurre il conflitto religioso è in realtà un tentativo di fare in modo che l’umanità adori collettivamente Lucifero."

Revolution Harry



"Dobbiamo ricordare che la religione New Age è la base stessa del nuovo governo mondiale; senza questa religione la dittatura del NWO è del tutto impossibile."

Serge Monast, giornalista scomparso nel 1996 (molto probabilmente ucciso)




I tiranni Cattolici sanno benissimo che per perseguire uno stabile potere temporale debbono anche ammantare la loro missione di idealismo e utopia; e sanno benissimo che molti giovani sono idealisti e credono in un futuro migliore; però i tiranni cattolici sanno anche che la maggior parte degli idealisti non è molto acculturata, né ha mai letto approfonditamente la storia della Chiesa Romana; quindi è naturale che la Chiesa coltivi nel suo grembo sterminate file di ingenui idealisti al fine di manipolarli e indurli ad appoggiare i suoi piani tutt'altro che santi. Pensiamo che sia questo il caso del movimento “Giovani per un mondo unito" nato nel seno del Movimento dei Focolari; un movimento che è un chiaro appoggio al Nuovo Ordine Mondiale Vaticano-Gesuitico, cioè alle mire tiranniche Cattolico Romane sul globo intero. Questo movimento è l'ennesimo viatico romano verso il Nuovo Ordine Religioso Mondiale fondato sulla teologia gesuitica-ecumenica di Teilhard de Chardin e sulla teosofia new age delle sacerdotesse luciferine Alice Bailey e Madame Blavatsky. A questi personaggi già citati possiamo aggiungere sicuramente il nome di Chiara Lubich, la cattolica fondatrice del Movimento dei Focolari. Dall'enciclopedia Treccani leggiamo una breve sintesi della vita di chiara Lubich:


"Lubich, Chiara (al secolo Silvia). - Fondatrice del movimento dei Focolari (Trento 1920 - Rocca di PapaRoma, 2008). Nato durante la Seconda guerra mondiale per sostenere le esigenze dei poveri, il movimento ha progressivamente accentuato la sua componente spirituale e la sua vocazione ecumenica, ponendo come cardini del proprio operare la fratellanza tra gli uomini, la pace e il dialogo tra i popoli; nel 1990 è stato ufficialmente riconosciuto da Giovanni Paolo II.

VITA.

Insegnante elementare, nel 1943 consacrò la propria vita alla fede, prima tappa di un lungo itinerario religioso finalizzato a vivere e a diffondere la fratellanza universale. L'Opera di Maria, fondata nel 1943, nota come movimento dei Focolari, si diffuse fino a comprendere migliaia di aderenti e a essere approvata nel 1962 da Giovanni XXIII. Determinante l'incontro nel 1948 con I. Giordani, deputato democristiano considerato il cofondatore dell'opera, che risultò decisivo per il riconoscimento del movimento religioso da parte delle gerarchie ecclesiastiche. Tra gli inizi degli anni Sessanta e la fine degli anni Ottanta i "focolari" si estesero in tutto il mondo, costituendo una trentina di villaggi (il primo dei quali fondato a Loppiano, vicino Firenze, nel 1965). Dopo il riconoscimento ufficiale del movimento (1990), la fondatrice partecipò al primo grande incontro internazionale dei rappresentanti dei movimenti ecclesiali con il pontefice (1998). L'Opera di Maria, al termine di un lungo cammino ecclesiale, ha approvato la regola secondo cui sarà sempre una donna a guidare il movimento. La L. ha ricevuto premi e riconoscimenti, tra cui il premio per l'Educazione alla pace da parte dell'UNESCO nel 1996 e il premio dei Diritti Umani del Consiglio d'Europa nel 1998."



Ricordiamo che il Movimento dei Focolari è a tutti gli effetti un movimento cattolico romano nato in Italia, paese dal quale ha diffuso i suoi tentacoli luciferini nel mondo intero:



"Il Movimento dei Focolari o Opera di Maria è un movimento laico nato nella Chiesa cattolica che ha come fine la realizzazione dell'unità tra le persone, come richiesto da Gesù secondo il racconto del Vangelo secondo Giovanni (17,21). Ne consegue una precisa vocazione ecumenica oltre che al dialogo in altri settori della cultura.

Il movimento, fondato in Italia, è diffuso in tutto il mondo ed è coordinato dal suo centro internazionale."

Dopo aver fatto queste necessarie premesse andiamo nel sito web del Movimento dei Focolari e leggiamo cosa sono questi "Giovani per il mondo unito":



"Sin dagli inizi del Movimento, i giovani vi sono stati presenti e protagonisti, la loro fisionomia specifica inizierà però a delinearsi a partire dal 1967 quando Chiara Lubich, con il motto “Giovani di tutto il mondo unitevi!”, porrà le basi per il costituirsi dei movimenti giovanili: l’anno dopo nascerà il Movimento gen e nel 1985, come irradiazione di questo, i Giovani per un mondo unito *.

A quel richiamo hanno risposto, e continuano a rispondere tutt’ora, giovani di età compresa tra i 17 e 30 anni, sparsi ovunque nei cinque continenti, di diverse etnie, nazionalità e culture. Appartengono a varie denominazioni cristiane, a diverse religioni, oppure non professano un credo religioso, ma tutti sono accomunati dal desiderio di costruire il mondo unito: di rendere l’umanità sempre più una sola famiglia, nel rispetto dell’identità di ciascuno.

Percorrono tutte le vie possibili per costruire la fraternità universale, onde sanare le divisioni esistenti nelle famiglie, fra le generazioni, tra i diversi gruppi sociali…"

[...]

"Nel loro agire, coinvolgono anche le istituzioni, specialmente nella Settimana Mondo Unito: una settimana in cui tutti i Giovani per un mondo unito del mondo intensificano le loro attività ed iniziative più varie per incidere sull’opinione pubblica dei proprio Paesi, e testimoniare insieme che si può vivere per costruire il mondo unito, facendo dell’umanità sempre più una famiglia. La Settimana Mondo Unito si realizza annualmente dal 1996: rappresenta una proposta alle città, alle istituzioni, di promuovere l’unità e la pace ad ogni livello, promossa dai giovani, si rivolge a tutte le persone animate dai medesimi principi ed obiettivi. "

[...]

"Sanno che l’unità in cui credono, e per la quale si spendono, non è solo un progetto umano, ma il disegno di Dio sull’umanità (“Perché tutti siano una sola cosa” Gv, 17,21). "

[...]

"I Genfest

Una tappa significativa della loro storia è rappresentata dai Genfest: grandi adunate internazionali di Giovani per un mondo unito che hanno accompagnato la nascita e crescita di questo movimento ed hanno mostrato al mondo l’esistenza di migliaia di giovani che, a tutte le latitudini, vivono per la fraternità universale"



Una volta che traducete le parole "disegno di Dio sull'umanità" in "disegno del Vaticano e dei Gesuiti per schiavizzare tutti i popoli del globo" avrete certo più chiaro il quadro.

L' "utopia" del Nuovo Ordine Mondiale del Movimento del Focolare si esplica anche con un meeting internazionale di giovani dal titolo eloquente "Progetto per un Mondo Unito". Leggiamo il loro obiettivo direttamente da una presentazione del meeting del 19-21 febbraio 2010:


"Immagina…

con migliaia di giovani di tutti i popoli, sparsi nei cinque continenti

con idee, progetti, capacità, ricchezze diverse e tante esigenze, desideri…

INSIEME, per dire che è POSSIBILE

cogliere il positivo di ciascuno, annullare pregiudizi,

abbattere le barriere che ci separano per…

CONCORRERE A COSTRUIRE UN MONDO UNITO.

Un’utopia ? Un PROGETTO piuttosto !

Un’illusione ? No perché il mondo tende all’unità:

è il disegno di Dio sull’umanità.

Percorriamo perciò TUTTE LE VIE POSSIBILI

che conducono al MONDO UNITO !"

Poche volte l'ingenuo idealismo è stato così manipolato per fini nefasti come in questo movimento!

Il Progetto per un Mondo Unito ha anche un suo sito web separato:


In questo sito leggiamo il solito mantra dell'unificazione del mondo:




"...Oggi la storia ci spinge ad agire, ed abbiamo l'opportunità unica di moltiplicare questi cantieri in tutti i continenti, in cui ciascuno di noi vive.

Con le nostre vite possiamo mettere in atto questo cambiamento verso il mondo unito, trasformandolo in una realtà quotidiana, imitabile, contagiosa."

In questo sito web esiste una sezione dal titolo Progetto, in cui possiamo leggere la loro "utopia" new age, compreso la richiesta all'ONU luciferina di istituire la Settimana Mondo Unito:




"La proposta è quella di fare un Patto mondiale di fraternità. Un patto tra individui di tutte le nazioni e di diverse generazioni. Un patto che possa mettere in moto, universalmente e concretamente, questo cambiamento.

Crediamo che solo la FRATERNITA' sia la chiave del presente e del futuro dei nostri popoli.
Chiediamo che la fraternità diventi la nuova grammatica della politica, dell'economia, del lavoro, della salvaguardia dell'ambiente, dello sport, della comunicazione, della scienza.
E' dimostrato che senza la fraternità nessun uomo e nessun popolo sono veramente e fino in fondo liberi ed eguali.
E' la fraternità che, nel contesto odierno, può dare contenuti nuovi alla realtà dell'interdipendenza, attraverso:
CORRESPONSABILITA' - siamo tutti interconnessi. Ogni nostra azione è al tempo stesso locale e globale e, nel bene o nel male, può far sentire i suoi effetti ben oltre i confini del nostro Paese;

MAGGIORE CONDIVISIONE - occorre muovere i beni, farli circolare e ricomporre il divario tra i popoli. Solo la fraternità sa riconoscere pari dignità ad ogni donna e uomo di questa terra;

DIALOGO PER LA PACE - dobbiamo far tacere la violenza, dare voce ad etnie, lingue, fedi, culture diverse, accordare unità e molteplicità. E' la fraternità la vera essenza di ogni dialogo.

Come?
Affinchè ciò avvenga, vogliamo, come parte di una rete mondiale, impegnarci a :

• vivere nel quotidiano la “regola d’oro”, cuore di tante civiltà e tradizioni: fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te; non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Consapevoli che il cambiamento deve partire da ciascuno, in prima persona, vogliamo, con le nostre scelte, rendere visibile e attuare concretamente questa rivoluzione pacifica, che porterà il mondo verso l’unità;


sosteniamo la costituzione di un Osservatorio internazionale permanente, per monitorare scelte ed esperienze di fraternità di singoli, gruppi e Nazioni in tutto il mondo; sostenere studi e ricerche, promuovere azioni di sensibilizzazione riguardanti la fraternità;


chiediamo all’ONU di riconoscere ed istituire a livello internazionale la Settimana Mondo Unito (un laboratorio di idee, attività ed iniziative già operativo da più di 15 anni), per orientare a questo orizzonte l’impegno delle istituzioni di ogni grado."



In occasione del Genfest 2012, Irene Lombardo, di Firenze, che faceva parte dell’equipe internazionale che coordinava la preparazione dell’evento, ha detto che "verrà lanciato il progetto “Mondo unito”, una raccolta di firme planetaria per chiedere all’Onu il sostegno per un Osservatorio permanente sulla fraternità universale. Poi, chiederemo il riconoscimento di una Settimana per il mondo unito, in cui i Paesi aderenti si impegnano, per mettere in pratica politiche di fraternità." Se avete letto il nostro blog in passato saprete sicuramente che l'Onu è il governo mondiale in stato embrionale che si occupa di propagare la religione new age luciferina di Teilhard de Chardin.





E' molto interessante osservare il canale youtube dei Giovani per il Mondo Unito (YforUW GMU), perché avete la possibilità di vedere con i vostri occhi il grado di attivismo internazionale che riesce a mobilitare questa sorta di movimento-setta. Guardate ad esempio questo video:






La spiritualità di Chiara Lubich, la fondatrice e prima presidente del Movimento dei Focolari, è stata definita molto presto una spiritualità “collettiva” o, meglio, “comunitaria”, cioè in vista dell’unità, dell’ut omnes unum sint (Gv 17,21)." Una spiritualità veramente adatta al Nuovo Ordine Mondiale universalistico retto dalla "Santa" Sede insieme all'Ordine dei Gesuiti.



"Una “spiritualità comunitaria” era stata preconizzata per la nostra epoca da teologi contemporanei ed è richiamata dal Concilio Vaticano II. Karl Rahner [un gesuita, ndr], ad esempio, parlando della spiritualità della Chiesa del futuro, la pensava nella «comunione fraterna in cui sia possibile fare la stessa basilare esperienza dello Spirito». Il Vaticano II, orientando la sua attenzione sulla Chiesa come corpo di Cristo e popolo adunato nel vincolo di amore della Trinità. Se Santa Teresa d’Avila, dottore della Chiesa, parlava di un «castello interiore», la spiritualità dell’unità contribuisce a edificare anche un «castello esteriore», dove Cristo sia presente e illumini ogni parte di esso."



Chiara Lubich e i Gesuiti



In un articolo di Civiltà Cattolica del 19 giugno 2004 i gesuiti esprimono qualche timore sul movimento della Lubich, ma nulla di più. Come spiegato da Sandro Magister, che commenta l'articolo:





“La terza sfida "è costituita dal fatto che alcuni movimenti ecclesiali [...] ammettono battezzati non cattolici": se questi "diventassero molto numerosi, nelle assemblee generali potrebbero influire su cambiamenti sostanziali degli statuti, mettendo in pericolo la natura cattolica del movimento stesso".

Qui il pensiero va al movimento dei Focolari fondato e presieduto da Chiara Lubich, che ha tra i suoi membri migliaia di non cattolici e di non cristiani, tra cui numerosi musulmani e buddisti. È vero che i non cattolici appartenenti ai Focolari non godono di alcun potere deliberativo, ma il timore è che possano pesare come gruppo di pressione e incidere sull´immagine pubblica del movimento e della Chiesa, in senso relativista.”



Queste “critiche” fanno ben capire quale sia, per i Gesuiti, lo scopo che si sono prefissati per il movimento dei Focolari: portare i non cattolici tra le braccia della dittatura Romana, senza che questi “godano di alcun potere deliberativo.”

Oltre a queste critiche all'acqua di rose, ve ne sono delle altre, per lo più provenienti da fondamentalisti cattolici, che attribuiscono alle cosiddette infiltrazioni massoniche recenti nella Chiesa, la brutta piega presa da questo movimento cattolico dei Focolari.

Ma è un dato di fatto che Chiara Lubich fosse un'ammiratrice di Ignazio di Loyola, il fondatore dei Gesuiti; quel Loyola che, come de Chardin, fu inizialmente sospettato di eresia a causa dei suoi intensi legami con gli Alumbrados.

Dal sito di spiritualità ignaziana raggioline.com leggiamo alcuni brani di Chiara Lubich collegati con la spiritualità di Ignazio di Loyola, da cui riprende anche la sua Dittatura dell'Unità (la Lubich cita candidamente anche questo passo di Loyola:«Chi risulta autore di divisione tra quelli che vivono insieme, o tra di loro o con il loro capo, deve essere mandato via con grande sollecitudine da quella comunità come peste che può contagiare molto, se non ci si mette subito rimedio».)



L’incontro con Ignazio a Manresa

C. Lubich, Miniera d’oro, Collegamento CH, Castel Gandolfo, 26.12.2002,
in Id., In unità verso il Padre, Città Nuova, Roma 2004, pp. 106-107

Incontrando a Manresa Ignazio, ad Avila Teresa, a Segovia Giovanni della Croce, ho trovato dei «giganti» della santità, che hanno raggiunto gloriosamente la mèta, camminando per vie spirituali, individuali, personali.

Gli episodi straordinari della loro vita, le parole sante da loro dette, quelle divine udite, i vari ambienti che li ricordano in uno o in un altro atteggiamento del loro essere, e profumano ancora dell’ardentissimo amore per Dio di queste anime elette, hanno avuto su di me un notevole, forte impatto; vi hanno scavato un insaziabile desiderio: quello di approfondire, di sviluppare al massimo l’aspetto individuale, che prevede anche la nostra «spiritualità dell’unità», che è comunitaria e personale insieme "

[…]

Un’espressione di Ignazio sull’obbedienza


C. Lubich, Inesistenza, Collegamento CH, Rocca di Papa, 18.06.1998,
in Id., Costruendo il «castello esteriore», Città Nuova, Roma 2002, pp. 52-53

È un’umiltà, un’inesistenza che va vissuto sempre; è base del vero amore, nostra tipica vocazione, ed effetto di essa.

Per sant’Ignazio di Loyola l’obbedienza era un’espressione del suo carisma. Egli usava, per spiegare il modo di viverla, un paragone un po’ macabro, che oggi non si amerebbe formulare, ma efficace: per obbedire bene - diceva - occorre essere come un cadavere. Lo si può disporre in una maniera o in un’altra ed è sempre pronto ad adeguarsi.

Un paragone non bello certamente, ma che non è lontano dal nostro modo, ad esempio, di pensare l’amare, la pratica dell’amare. Anche noi, per amare bene, dobbiamo essere “morti” a noi stessi, o meglio: non essere.

Dobbiamo “non essere” per essere l’altro, Dio, nella sua volontà, o il fratello. Dobbiamo vivere in pieno la nostra inesistenza.

Ignazio e la comunione delle esperienze


C. Lubich, Comunione delle esperienze della Parola di vita, Collegamento CH, Rocca di Papa, 27.10.1994, in Id., Santità di popolo, Città Nuova, Roma 2001, pp. 29-30

Noi siamo chiamati a mettere in comune le nostre esperienze su di essa. Perché? Perché il Signore vuole così in una spiritualità collettiva ed il non praticare questa comunione è una grave omissione.

I santi non dubitano tanto ad attribuire al nemico degli uomini (al diavolo) questa trasgressione.

Sant’Ignazio di Loyola parla in una sua lettera della «falsa umiltà» come di un’arma che il diavolo usa per danneggiare le persone. Dice: «Vedendo il servo di Dio tanto buono e umile che... pensa di essere del tutto inutile... gli fa pensare che, se parla di qualche grazia [come sarebbe la luce che viene dal vivere la Parola, aggiungiamo noi], se parla di qualche grazia concessagli da Dio Nostro Signore, grazia di opere, propositi e desideri, pecca con [una] specie di vanagloria perché parla a suo onore. Procura quindi che non parli dei benefici ricevuti dal suo Signore, impedendo così di produrre frutto in altri e in se stesso, dato che il ricordo dei benefici aiuta sempre a cose più grandi»[1].

Io aggiungerei che qualche volta non si pratica la comunione sulle esperienze della Parola di vita per pigrizia, o perché trascinati da un falso attivismo e più portati quindi a guardare fuori piuttosto che dentro.

Ignazio e l’unità


C. Lubich, I santi e l’unità, in Gen’s XV (1985/4) 8

Un altro santo del XVI secolo che parla d’unità è sant’Ignazio di Loyola (1491-1556). Mentre era ancora vivente, la Compagnia di Gesù si diffuse in tutto il mondo; e Ignazio sentiva la necessità di aiutare i suoi membri ad essere uniti tra loro e con i loro superiori. A questo argomento è dedicata una parte delle Costituzioni.

«Quanto più è difficile l’unione dei membri di questa congregazione con il loro capo e tra di loro, dato che essi sono così sparsi nelle diverse parti del mondo tra fedeli e infedeli, tanto più si deve cercare quello che è di aiuto per essa…»[2].

Ed elenca ciò che può aiutare l’unione: «Il principale vincolo che… concorre all’unione dei membri tra di loro e con il loro capo, è l’amore di Dio nostro Signore»[3].

Ignazio vede poi nella povertà e nell’obbedienza un altro aiuto all’unità: «A questo amore giova (conservare e rafforzare) il vincolo dell’obbedienza»[4].

«E, … (sarà pure di aiuto) ogni disprezzo delle cose temporali, nelle quali l’amor proprio, principale nemico di quest’unione e del bene universale, trova occasione di deviazione»[5].

Ignazio poi non disprezza nemmeno altri mezzi interni (così li chiama) che servono, secondo lui, all’unità e sono, in pratica, l’unità di pensiero (di dottrina, di giudizio) e l’unità di volontà. Così vede utili anche dei mezzi esterni.

«Può aiutare – afferma – molto anche l’uniformità, tanto interna di dottrina, di giudizio e di volontà… quanto esterna nel modo di vestire, nelle cerimonie della Messa e nel resto…»[6].

Nelle Costituzioni, in una parte dedicata ai giovani in prova della Compagnia, scrive:

«Per quanto sarà possibile “idem sapiamus, idem dicamus ombre” («Abbiano tutti gli stessi sentimenti, lo stesso linguaggio»: adattamento di Fil 2,2 e di 1Cor 1,10). E non si ammettono dottrine differenti né a voce, in prediche… né per iscritto nei libri, che non sarà lecito pubblicare senza l’approvazione e il permesso del preposito generale… E, anche nel giudizio delle cose agibili, si cerchi di evitare… la diversità che suole essere madre della discordia…»[7].

Così Ignazio vede nella comunicazione di notizie fra i vari membri un altro aiuto all’unità:

«… A questo amore giova avere… notizie gli uni degli altri, mantenersi molto in comunicazione…»[8].

Ed Ignazio, al pari di Caterina, è fortissimo quando si tratta di disunità:

«Chi risulta autore di divisione tra quelli che vivono insieme, o tra di loro o con il loro capo, deve essere mandato via con grande sollecitudine da quella comunità come peste che può contagiare molto, se non ci si mette subito rimedio»[9].

Chiara medita gli Esercizi spirituali di Loyola



C. Lubich, Diario 1964-65, Città Nuova, Roma 1985, pp. 59-67

C. Lubich, Cristo dispiegato nei secoli, Città Nuova, Roma 1994, pp. 82-85

18 maggio 1964

Il Giornale dell’anima di Papa Giovanni mia ha messo il desiderio in cuore di conoscer gli Esercizi spirituali di s. Ignazio, così come li ha scritti lui. Per puro caso – non so chi li abbia portati in casa mia – li ho trovati, tra i pochi libri. Che sia proprio volontà del Signore trovare ora Dio in questo preziosissimo capolavoro?

20 maggio

C’è negli Esercizi spirituali di s. Ignazio una definizione della «desolazione», che è una «consolazione», per l’anima che si trova in questo stato, al solo leggerla. È preceduta da una definizione della consolazione.

«Chiamo consolazione quando nell’anima si produce qualche mozione interiore, con la quale l’anima viene ad infiammarsi nell’amore del suo Creatore e Signore, e, per conseguenza, quando non può amare in sé nessuna cosa creata sulla faccia della terra, ma tutte nel loro Creatore. Così pure quando versa lacrime che la muovono all’amore del suo Signore, sia per il dolore dei suoi peccati, o della Passione di Cristo Nostro Signore, o per altre cose direttamente ordinate al suo servizio e alla sua lode. Finalmente chiamo consolazione ogni aumento di speranza, fede e carità, e ogni letizia interiore che chiama e attrae alle realtà celesti e alla salvezza dell’anima, quietandola e pacificandola nel suo Creatore e Signore.

«… Chiamo desolazione tutto il contrario… come oscuramento dell’anima, turbamento in essa, mozione verso le cose basse e terrene, inquietudine di varie agitazioni e tentazioni, che muovono a diffidenza, senza speranza, trovandosi (l’anima) tutta pigra, tiepida, triste e come separata dal suo Creatore e Signore. Perché, come la consolazione è contraria alla desolazione, così i pensieri che sorgono dalla consolazione sono contrari a quelli che sorgono dalla desolazione»[10].

La «desolazione» è un nome che assomiglia molto a «Desolata». Occorre essere pronti ad esser provati con queste «desolazioni» forse, per esser coerenti al nostro «cercare la Desolata».

21 maggio

Continuo a leggere – durante la meditazione – gli Esercizi spirituali di s. Ignazio. Ho l’impressione di avere un tesoro nelle mani. Penso che anche i focolarini dovranno conoscerli a fondo. Naturalmente vanno spiegati, perché non si pensi di uscire con essi dalla nostra linea spirituale. Se i discorsi, infatti, riguardanti la nostra spiritualità, risultarono per noi e risultano ogni giorno per molti l’occasione decisiva, alle volte, per la conversione, il focolarino – in quanto tale – ha il dovere annuale degli esercizi spirituali.

Ed è proprio della nostra spiritualità, come ho già detto altre volte, imparare dai santi, farci figli di essi, per partecipare del loro carisma.

È magnifico: ogni tanto Dio ci fa incontrare un santo, specializzato in un dato aspetto della vita cristiana, per aiutarci e sottolinearci con un’altra luce la vita che l’Eterno ha pensato per noi e che è contemplata nello Statuto.

Così è stato per la meditazione quando abbiamo conosciuto s. Teresa d’Avila.

22 maggio

Da s. Ignazio ho appreso cose meravigliose.

I suoi esercizi spirituali sono un vero metodo, ispirato da Dio, per chiamare a raccolta tutte le facoltà dell’anima e far prendere per ora e per il futuro delle decisioni serie, adatte anche alle anime più delicate, onde siano al servizio di Dio e si pongano in condizioni favorevoli allo sviluppo d’una solida santità…

Inoltre, ieri, nei pochi brani che ho letto, ho visto come per s. Ignazio fosse di grande importanza vivere l’attimo presente che s. Caterina da Genova chiamava il «momento di Dio».

Ho imparato che un sistema per far bene le pratiche di pietà è quello di dar ad esse il tempo stabilito e prolungarlo per qualche minuto, qualora si fosse portati a diminuirlo. Tutto ciò perché coloro che fanno le pratiche di pietà raccorciate finiscono coll’essere soddisfatti di esse e magari col trascurarle. Mentre, prolungando un po’ il tempo, dice s. Ignazio, ci si avvezza «non solo a vincere l’avversario, ma a prostrarlo».

Durante gli esercizi poi s. Ignazio non vuole che si influisca sulle anime per scegliere uno stato o l’altro, ma che si lasci a Dio di manifestare la sua volontà nell’anima.

Anche il nostro Ideale insegna a comportarsi così coll’indifferenza verso lo stato (verginità o matrimonio, ecc.), ma con tutto lo zelo perché le anime facciano bene la divina volontà.

Infine s. Ignazio insiste sul distacco dal proprio lavoro o ufficio, qualora a questo ci si sentisse legati.

Anche noi, se viviamo il nostro spirito, avremo un solo grande amore: Dio, e per Lui tutte le creature.

Ho trovato dunque un nuovo amico: s. Ignazio che mi conferma la mia vita e offre a me e a noi uno dei migliori frutti del dono che ha ricevuto da Dio non solo per sé, ma per molti: gli Esercizi spirituali.

Avverto che Dio ce lo ha messo accanto perché sia annoverato fra i santi che dobbiamo venerare come nostri protettori: s. Teresa, s. Chiara, s. Francesco, s. Benedetto, s. Caterina, s. Giovanni Bosco, ecc., tutti quelli che via via sembra si siano accostati alla nostra Opera per incoraggiarla, illuminarla, aiutarla.

27 maggio

Negli Esercizi spirituali di s. Ignazio ho visto come, nella seconda settimana, egli voglia che si contempli Gesù nel suo mistero dell’incarnazione, in maniera da pensarlo uomo, così come era qui sulla terra, e un po’ come anch’io l’ho immaginato quando sono stata in Terra Santa.

Ha ragione: perché Gesù, essendosi fatto uomo, non è lontano da noi, ed è nostro dovere ricordarlo così com’era in terra. Lo si impari ad amare di più e si applichino tutte le facoltà e persino i sensi in questa contemplazione.

4 giugno

S. Ignazio sottolinea che è tanto importante, prima d’entrare nell’orazione, riposare un po’ lo spirito, sedendo passeggiando…

È vero; non si può affrontare ogni volta l’orazione senza un po’ d’attesa, anche se quello che abbiamo fatto fosse nella sua volontà. Occorre prepararvisi. Ma che spavento si prova alle volte al vedere, iniziando la preghiera, che si deve «sterzare» l’anima per orientarla a Te. Che cos’è, mio Dio, che ci separa ancora da Te? Ha ragione s. Ignazio a dire che occorre «esercitarsi» nello spirito come un atleta lo fa con il corpo. E per noi, al fine di non moltiplicare le pratiche di pietà, basta essere ogni istante la «Parola di Vita» viva.

11 giugno

Ho finito gli Esercizi spirituali di s. Ignazio. Riporto qui alcune «regole per sentire conforme allo spirito della Chiesa militante, o le regole dell’ortodossia cattolica».

«… Dobbiamo tener l’animo apparecchiato e pronto a ubbidire in tutto alla vera Sposa di Cristo nostro Signore, che è la nostra Santa Madre Chiesa gerarchica.

«… lodare il confessarsi al sacerdote e il ricevere il Santissimo Sacramento…

«… lodare il sentir Messa frequentemente; così pure i canti, i salmi e le lunghe preghiere in chiesa e fuori;

«… lodare molto gli Ordini religiosi, la verginità e la continenza…

«… lodare i voti di religione, di obbedienza, di povertà, di castità…

«… lodare le reliquie dei santi, venerando quelle e pregando questi;

«… lodare le ordinazioni circa i digiuni e astinenze… così pure le penitenze, non solo interne, ma anche esterne.

«… lodare ornamenti e edifici di chiese; similmente immagini, e venerarle secondo quello che rappresentano.

«… lodare finalmente tutti i precetti della Chiesa…

«… dobbiamo esser più pronti ad approvare e lodare tanto le leggi e le raccomandazioni, quanto le usanze dei nostri superiori;

«… lodare la dottrina positiva e scolastica…

«… dobbiamo guardarci dal fare confronti tra coloro che sono in vita e i beati passati; perché non poco si sbaglia in questo, cioè nel dire: “costui ne sa più di s. Agostino, è un altro o più che s. Francesco; è un altro s. Paolo in bontà, santità, ecc.”.

«… per esser certi in tutto, dobbiamo sempre ritenere che il bianco che io vedo, creda che sia nero, se la Chiesa gerarchica così determina, credendo che tra Cristo nostro Signore, Sposo, e la Chiesa, sua Sposa, è lo stesso Spirito che ci governa e regge per la salvezza delle anime nostre, perché la nostra Santa Madre Chiesa è retta e governata dal medesimo Spirito e Signor Nostro, che diede i dieci comandamenti…

«… sebbene si debba stimare sopra ogni cosa il molto servire a Dio nostro Signore per puro amore, dobbiamo tuttavia lodare molto il timore di sua divina Maestà; perché non soltanto il timore filiale è cosa pia e santissima, ma anche il timore servile…».



Ciò che venera la Lubich è la summa del Gesuitismo Romano, altro che massoneria! Ripetiamo insieme:



«… Dobbiamo tener l’animo apparecchiato e pronto a ubbidire in tutto alla vera Sposa di Cristo nostro Signore, che è la nostra Santa Madre Chiesa gerarchica.

«… lodare molto gli Ordini religiosi, la verginità e la continenza…

«… lodare le reliquie dei santi, venerando quelle e pregando questi;

«… lodare finalmente tutti i precetti della Chiesa…

«… per esser certi in tutto, dobbiamo sempre ritenere che il bianco che io vedo, creda che sia nero, se la Chiesa gerarchica così determina,

ecc. ecc. ecc.

La Lubich è impregnata di Gesuitismo fino al midollo; leggete questa sua stima per le parole del gesuita Karl Rahner:

C. Lubich, Una spiritualità di comunione,
in La dottrina spirituale, Città Nuova, Roma 2006, pp. 68-69

Nello stesso tempo una spiritualità comunitaria è stata prevista per i nostri tempi da teologi contemporanei ed è richiamata dal Vaticano II.

Karl Rahner, parlando della spiritualità della Chiesa del futuro, la pensa nella «comunione fraterna in cui sia possibile fare la stessa basilare esperienza dello Spirito». Egli afferma: «Noi anziani siamo stati spiritualmente degli individualisti, data la nostra provenienza e la nostra formazione. (...) Se c’è un’esperienza dello Spirito fatta in comune, comunemente ritenuta tale, (...) essa è chiaramente l’esperienza della prima Pentecoste nella Chiesa, un evento - si deve presumere - che non consistette certo nel casuale raduno di una somma di mistici individualistici, ma nell’esperienza dello Spirito fatta dalla comunità (...). Io penso - continua Rahner - che in una spiritualità del futuro l’elemento della comunione spirituale fraterna, di una spiritualità vissuta insieme, possa giocare un ruolo più determinante, e che lentamente ma decisamente si debba proseguire lungo questa strada»[13].

Il cardinale Montini nel 1957 aveva detto che in questi tempi ormai l’episodio deve farsi costume e che il santo straordinario, pur essendo venerato, cede il posto in certo qual modo alla santità di popolo, al popolo di Dio che si santifica[14].

È un’era, dunque, la nostra in cui la realtà della comunione viene in piena luce, in cui si cerca, oltre il Regno di Dio nelle singole persone, anche il Regno di Dio in mezzo alle persone[15]."



Il pensiero di Chiara Lubich è anche molto affine a quello del gesuita Teilhard de Chardin, colui che disse cose del tipo:"Posso essere salvo solo diventando tutt'uno con l'universo", "...noi esseri umani stiamo già formando un unico corpo, ma...i nostri pensieri tendono sempre più a funzionare come cellule di un solo e unico cervello

Il parallelismo Lubich-Teilhard de Chardin lo certifica anche in un “mostro sacro” del giornalismo italiano: Sergio Zavoli, un amico della Lubich; in un articolo dal titolo Zavoli ricorda la Lubich: «Mistica in tempi di ideologia» leggiamo:




Zavoli era amico personale della Lubich: «Per me – spiega – è stata la mistica dell’unità “tra cielo e terra”, cioè di quella trascendenza anche verso il basso, verso la “santa materia” di cui aveva parlato Teilhard de Chardin, il gesuita scienziato e teologo che, in quell’incontro, vedeva il “punto omega” della reciprocità tra Dio e l’uomo».



Poi Zavoli continua spiegando il successo economico di questa “spiritualità”:



“Allo sconquasso e alla divisione della guerra in atto [Chiara Lubich] si trovò a contrapporre, senza averlo preordinato con calcoli o progetti studiati a tavolino, la “spiritualità dell’unità”: [...]Una “spiritualità dell’unità” proposta anche al mondo dell’economia, con un’adesione internazionale di migliaia di aziende.

Spiega Zavoli: «Non a caso Chiara, tra i mistici moderni, sarà ricordata come la punta più alta dell’ecumenismo....”



Julien Ries, un cardinale, arcivescovo cattolico e storico delle religioni belga, in un'intervista del 18 febbraio 2012, dal titolo È necessario trasmettere entusiasmo per Cristo. Come fecero i profeti Giussani e Lubich, afferma:




Teilhard de Chardin. Questo gesuita turba ancora la Chiesa?

«Sta tornando! Le ricerche attuali sull’evoluzione mostrano la visione chiara e lungimirante che aveva Teilhard. È stato De Lubac a indicare per primo il vero volto di Teilhard. Oggi la Chiesa riconosce che commise un errore nel metterlo da parte».



Oltre a ben vedere de Chardin, Julien Ries considerava la Lubich e Giussani come dei profeti:



Riscoprire la Chiesa. È possibile ancora?

«Per riscoprire la Chiesa è necessario trasmettere un entusiasmo per Cristo, che la nostra generazione ha quasi perso. Ma ai giovani è possibile. Si tratta di ritrovarlo nel Vangelo: ci vogliono profeti per la nostra epoca. Ce ne sono stati di recente, come don Giussani, Chiara Lubich e altri».



Chiara Lubich collaborò con il gesuita Pavel Mária Hnilica (Uňatín, 30 marzo 1921 – Nové Hrady, 8 ottobre 2006). Prima di parlare di questa collaborazione leggiamo però alcune delle avventure del vescovo.



A pag. 179 del libro La Santa Casta della Chiesa, ad opera di Claudio Rendina, leggiamo:




“...alla televisione italiana, durante la trasmissione “Spot” di Enzo Biagi, compare la borsa di Roberto Calvi; data per scomparsa al momento del ritrovamento del cadavere sotto il ponte di Londra, è stata acquistata per 50 milioni dal senatore Giorgio Pisanò, membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2. Ignoti, naturalmente, i venditori. Che verranno più tardi alla luce nelle persone di Flavio Carboni e del vescovo cecoslovacco Pavel Hnilica.



A pag. 185 dello stesso libro leggiamo:



“Il 19 ottobre 1989 viene arrestato a Roma Flavio Carboni con l'accusa di truffa e ricettazione della borsa che Roberto Calvi aveva con sé quando espatriò clandestinamente a Londra, dove è morto. E nell'impeachment è implicato il vescovo cecoslovacco Pavel Hnilica, che avrebbe ricevuto da Carboni alcuni documenti relativi alo IOR in cambio del pagamento di alcuni assegni in bianco.”



A pag. 188 dello stesso libro leggiamo:



“Il 23 marzo 1993 il Tribunale di Roma condanna Flavio carboni a 5 anni e il vescovo Pavel Hnilica a 3 anni per ricettazione della borsa di Roberto Calvi; ma il prelato cecoslovacco non va in prigione per una sorta di immunità diplomatica. Oltretutto il 6 luglio 1994 la seconda sezione della Corte di appello di Roma annullerà la sentenza di condanna per vizio di procedura. Anche se la realtà è un'altra, come apparirà chiaramente l'8 marzo 2000 nell'ambito del secondo processo davanti ai giudici della settima sezione del tribunale di Roma.

Il pubblico ministero Maria Monteleone chiederà l'assoluzione di Pavel Hnilica, perché ha agito in stato di necessità per non compromettere lo stesso Giovanni Paolo II quando era entrato in possesso di alcuni documenti contenuti nella borsa di Calvi. Come a dire che bisognerebbe arrivare ad incolpare il papa. Così un altro membro della santa casta resterà intoccabile. E in aggiunta il pubblico ministero chiederà al tribunale la restituzione degli atti per procedere nei confronti di Flavio Carboni in riferimento al reato di estorsione verso lo stesso Hnilica e il Vaticano. Secondo l'accusa, il prelato era anche convinto che gli assegni in bianco consegnati all'imprenditore sardo servissero solo per finanziare una campagna di stampa a favore del Vaticano su iniziativa di Carboni. Tutto poco credibile.”



Da una recensione del libro di Giorgio Galli Esoterismo e Politica:




“E - elemento di particolare interesse – [Giorgio Galli] interviene per delineare il ruolo di personaggi rimasti spesso ai margini delle cronache, come quel monsignor Pavel Hnilica che, perseguitato dal regime comunista e divenuto gola profonda dei servizi segreti vaticani (conosciuti con il nome di “Entità”) sugli affaracci dello Ior, la banda di Dio, inciampa poi anche nella morte di Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano. Una questione forse secondaria rispetto ad altri nodi di quell’omicidio, avvenuto il 17 giugno 1982 a Londra, sotto il Ponte dei Frati Neri (era roba di assegni girati e non pagati). Peraltro una questione da cui Hnilica esce senza conseguenze [perché è un intoccabile, come dimostra sopra Claudio Rendina, ndr], ma che pone ambienti legati al grande malaffare della storia recente accanto ad circoli che all’esoterismo erano legati. “



Da un articolo di TONY BRASCHI leggiamo:



Dalla fine degli anni Settanta, lo IOR era divenuto uno dei maggiori esponenti dei mercati finanziari mondiali. Sotto la tutela del vescovo americano (uno spilungone di 191 cm) Paul Marcinkus, il vescovo Paolo Hnilica, Licio Gelli, Roberto Calvi e Michele Sindona, la Banca Vaticana divenne parte integrante dei numerosi programmi papali e mafiosi per il riciclaggio del denaro, in cui era difficile determinare dove finiva l’opera del Vaticano e dove cominciava quella della mafia.”(fonte)



Nel libro di Armando Torno dal titolo Portarti il mondo fra le braccia. Vita di Chiara Lubich, leggiamo, alle pagine 55-57, l'incontro e l'influsso di Paolo Hnilica, questo gesuita veramente raccomandabile, con il Movimento di Chiara Lubich. E' da sottolineare come Chiara Lubich e il gesuita Padre “Maria” Hnilica siano attivamente impegnati nella propagazione del culto di Maria, un culto che è spiegato e giustificato efficacemente da avlesbeluskesexposed in un post che commentava l'expoilt delle Pussy Riot nella Cattedrale di Cristo Salvatore:




“Osservate la volgarità della Controriforma che consiste nella creazione di attrito tra un culto 'maschile' in Gesù Cristo, che dovrebbe essere “intollerante” e “oppressivo” [“condanna di sette anni”] di fronte alla sincerità “innocente” del principio femminile; principio femminile, naturalmente, manipolato per essere utilizzato come vettore simbolico per il culto pagano Romano Luciferino della vergine Maria/Madonna/Isis/Athena/Signora della Guerra, ecc.”



Ecco le pagine del libro che descrivono l'incontro Lubich-Hnilica:



“Chiara, certo, non ignorava i drammatici avvenimenti internazionali seguiti alla fine della guerra. Ma un incontro le diede modo di toccare da vicino l'immensa sofferenza di quel mondo: l'incontro con il cecoslovacco Paolo Hnilica, gesuita, consacrato vescovo clandestinamente in Cecoslovacchia nel 1951, dopo una lunga reclusione in un campo d'internamento. Perseguitato dalla polizia del regime, il gesuita era fuggito in Occidente con l'ansia di informare il papa della situazione: era convinto che l'unico rimedio al comunismo fosse la realtà del Corpo Mistico di Cristo vissuta intensamente dai cristiani.

Nell'estate del 1953 padre Hnilica conobbe il Movimento durante una rapida visita a Mariapoli di Vigo di Fassa (l'aveva indirizzato lì il “microfono di Dio”, il gesuita padre Riccardo Lombardi, fondatore del Movimento per un mondo migliore). Tornò in Mariapoli anche l'anno seguente e pensò di aver trovato la risposta al suo anelito. Ebbe quindi un lungo e importante incontro con Chiara. Pur spiegandogli che il Movimento non aveva scopi particolari se non quello di vivere il Vangelo, aderendo al suo desiderio Chiara decise di consacrare Mariapoli al Cuore Immacolato di Maria perché si svelassero i disegni di Dio sull'Opera. Il 22 agosto 1954, festa del Cuore Immacolato di Maria, nella chiesa di S. Giovanni, a Vigo di Fassa, un piccolo gruppo delle prime e dei primi focolarini si consacrò al Cuore Immacolato di Maria come “rata” per la conquista del mondo comunista.

In seguito a questi incontri venne stabilito che Guido Mirti (chiamato da Chiara “Cengia”, a indicare insieme un lato del suo carattere e un programma di vita: essere un sostegno sicuro per ogni prossimo) tentasse la rischiosa impresa di prendere contatto con la Chiesa d'Oltrecortina, alla quale era impedito ogni contatto con il Vaticano.
Il gesuita Hnilica
 L'incontro con padre Hnilica (padre Maria, lo chiamò Chiara), oltre ad aprire la strada del Movimento verso i Paesi dell'est europeo, diede avvio alla presenza, nel Movimento dei Focolari, della Lega sacerdotale e religiosa, formata con lo scopo di sostenere il Comitato Mystici Corporis istituito nel 1956 presso la Segreteria di Stato vaticana per lo studio dell'Est sovietico.

Nel 1954 don Silvano Cola, un sacerdote di Torino, porta questo spirito evangelico tra i sacerdoti, nelle parrocchie, nei seminari, nelle strutture della Chiesa. Nascono così sacerdoti apostoli dell'unità, desiderosi di vivificare con il Vangelo i vari ambienti ecclesistici. Uno dei sacerdoti, Klaus Hemmerle, nominato vescovo, s'impegnò poi con Chiara a far conoscere e offrire il nuovo spirito anche tra i vescovi.

Nello stesso 1954 un missionario scalabriniano che aveva conosciuto il Movimento a Torino invitò una focolarina a parlare alla missione italiana di Chambery. Da allora le visite, prima in questa località e in seguito fino a Grenoble, si fecero più frequenti. Viaggi notturni su una vecchia Topolino dal focolare piemontese. La comunità di andò formando. Crebbe, resistendo ai primi urti della mentalità evangelica con l'esprit de finesse tipicamente francese.

Oramai la spiritualità dell'unità si era delineata in modo pressoché completo. E una cosa era chiara: si doveva essere “un altro Gesù”. Come raggiungere questa metà? Di nuovo, la risposta: essere l'amore. L'amore, dunque, come vita e come regola.”



L'incontro Lubich-Hnilica viene anche trattato nel sito web di spiritualità ignaziana raggionline, dove, in articolo dal titolo I GESUITI ALL’INIZIO DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI, si capisce meglio come questo movimento sia stato messo al servizio dei gesuiti in funzione anticomunista:




Davanti alle insistenze del vescovo [Hnilica] Chiara pensò di consacrare tutta la Mariapoli al Cuore Immacolato di Maria perché si adempissero i disegni che Dio aveva su di essa. La consacrazione avvenne il 22 agosto 1954, allora festa del Cuore Immacolato di Maria. Soltanto alcuni sapevano come e perché era nata questa consacrazione, perciò, quasi fosse una cospirazione segreta, fu chiamata «la congiura».

Il «Comitato Mystici Corporis»
e la nascita della «Lega sacerdotale e religiosa»


Nello stesso tempo mons. Paolo Hnilica si faceva portavoce della «Chiesa del silenzio» presso la Segreteria di Stato della Santa Sede che pensò ad istituire un comitato di studio sui problemi dell’Est comunista. Nacque così il «Comitato Mystici Corporis». A capo di esso fu posto Mons. Giuseppe Gawlina, un vescovo polacco che era stato Ordinario militare delle truppe del governo polacco in esilio. Segretario del Comitato fu mons. Paolo Hnilica, a cui Chiara, per il suo spiccato timbro mariano, aveva dato un nome nuovo, p. Maria.

Mons. Hnilica riteneva che il Comitato, oltre ad uno studio dottrinale, dovesse acquisire e diffondere informazioni e documenti sul comunismo, ma soprattutto provvedere al rimedio, ossia aiutare tutti i cristiani ad essere autenticamente Corpo mistico di Cristo! Su questo, Mons. Gawlina era pienamente d’accordo e disposto ad avvalersi del contributo che potevano offrirgli i nuovi amici di Mons. Hnilica. Come risposta a quella che era stata chiamata «la congiura», nasceva un gruppo che aveva l’intento di intensificare nell’intero popolo di Dio la coscienza del suo essere Corpo mistico di Cristo e quindi risposta alle esigenze del mondo comunista. Il gruppo prese nome di «Lega sacerdotale e religiosa», ed era composto appunto da sacerdoti e religiosi che aderivano all’Opera di Maria. Di fatto era tutto il Movimento dei Focolari che, attraverso la Lega, offriva le sue forze al servizio del «Comitato Mystici Corporis», sentendosi ormai chiamato a portare Dio là dove era negato o ignorato.

Per dare attuazione a questo progetto, nel 1956 a Roma in via Capocci, fu aperto un «focolare» per sacerdoti e religiosi appositamente messi a disposizione del «Comitato Mystici Corporis» dai loro rispettivi Superiori. Oltre a p. Paolo Hnilica s.j., ne facevano parte p. Andrea Balbo o.f.m., p. Angelo Beghetto o.f.m.conv., don Giuseppe Savastano[2] e don Giuseppe Leonardi, pallottini, p.  Saverio Cick c.g.g, ecc… «È stata un’esperienza molto bella – racconta uno di loro -. Eravamo di Ordini differenti, ma ci sforzavamo di essere uno tra di noi. Non notavamo neanche di essere vestiti differentemente». Attorno a questo gruppo convergevano e trovavano un legame di comunione gli altri religiosi che condividevano l’esperienza d’unità con l’Opera di Maria.

La «Lega sacerdotale e religiosa» lavorava in «squadre» composte da una focolarina, un focolarino, un focolarino sposato, un sacerdote diocesano o religioso. Quest’ultimo era a capo dell’attività esterna di animazione e sensibilizzazione al problema della Chiesa d’oltre cortina. Il gruppo organizzava delle «Giornate», tre domeniche al mese, in differenti parrocchie e diocesi. Ogni «Giornata» svolgeva argomenti diversi e comportava interventi, conferenze, incontri. Gli altri membri dell’Opera intervenivano alle «Giornate» per fare da «fermento» evangelico. Tutta l’Opera era impegnata a suscitare cellule vive di Chiesa, Corpo mistico di Cristo. All’interno della «squadra» la focolarina era l’anima dell’intero gruppo mentre all’esterno, nei rapporti ufficiali con la Gerarchia, il responsabile era il sacerdote o il religioso della «Lega». P. Angelo Lazzarotto, p.i.m.e.  era ad esempio responsabile di Milano; don Giuseppe Savastano di Roma, p. Angelo Beghetto di Trento; p. Andrea Balbo guidava le giornate che si svolgevano in Francia, a Grenoble e a Chambéry.

In quegli anni era fuori della norma che religiosi di differenti istituti vivessero assieme per portare avanti un progetto comune. Fu così che i religiosi interessati presero contatto col Segretario della Congregazione per i Religiosi, p. Arcadio Larraona, claretiano, che accolse il progetto con viva soddisfazione, assicurando il suo sostegno[3]. «Andavamo a trovarlo a casa sua ogni quindici, venti giorni, dopo le ore di lavoro – racconta uno dei religiosi -. Egli ci tratteneva con sé per diverse ore. Avevamo così la possibilità di spiegargli a fondo tutto. Una volta ci confidò: “Fin da quando ero giovane sognavo una tale collaborazione tra gli Ordini religiosi. Quanto sarebbe bella la Chiesa se ci fosse questa unità tra tutti gli Ordini religiosi. Io ho lavorato tanto per questo. Adesso vedendo voi, che siete così giovani e che avete questa anima, mi pare un sogno. Non abbiate paura delle difficoltà. Le difficoltà verranno, e tante, ma non abbiate paura. Questa è la strada giusta”».

Erano implicati soprattutto i Superiori generali dei Conventuali, p. Costantini; dei Minori, p. Agostino Sepinski; dei Gesuiti, p. Janssen. P. Larraona convocò i tre Superiori generali e insieme concordarono le modalità di convivenza e di lavoro dei religiosi della «Lega». Quegli incontri segnarono l’inizio di una collaborazione tra la Congregazione dei Religiosi e i Superiori generali che poi diede vita all’Unione dei Superiori Generali.

In seguito allo studio a cui la Chiesa sottopose l’Opera, il lavoro della «Lega», almeno in Italia, fu l’unica possibilità rimasta al Movimento di poter agire. La «Lega», si diceva allora, faceva da «cappello» all’attività dell’Opera. Veniva usata anche un’altra immagine efficace, quella delle giacche da montagna a doppio colore: al di fuori si vedeva solo il nero (l’attività guidata dal sacerdote o dal religioso), al di dentro il colore azzurro (l’animazione da parte della focolarina e più in generale dell’Opera di Maria).

Attraverso le «Giornate» e l’attività della «Lega» furono presi contatti con molti religiosi e sacerdoti che si resero più coscienti della necessità di vivere «a corpo mistico». La rete della «Lega» dei religiosi si estese gradatamente in Italia, in Europa e, grazie agli studenti dei collegi internazionali, e soprattutto ai missionari, nel mondo intero: p. Diederik De Muynk, premonstratense, nel Belgio; p. Mariano Costa Rigo, benedettino, in Brasile; p. Joseph Taschner, verbita, nelle Filippine, p. Angelo Lazzarotto, p.i.m.e., ad Hong Kong…


Lo scritto continua con la descrizione dell'incontro del Movimento con il gesuita Riccardo Lombardi:



L’incontro con p. Lombardi e la collaborazione
con il «Movimento per un Mondo Migliore»
[4]



Nel 1958, dopo due anni di tale attività, il «Comitato Mystici Corporis» venne sospeso perché l’Opera era sotto esame da parte della Santa Sede.

Ma anche in questo momento di difficoltà un religioso fu lo strumento della Provvidenza perché l’Opera potesse continuare il suo lavoro. Pio XII aveva infatti chiesto a p. Riccardo Lombardi, s.j., fondatore del «Movimento per un mondo migliore», di favorire il proseguimento della vita dell’Opera di Maria. Poiché il Centro di p. Lombardi si trovava fuori della diocesi di Roma egli poté ospitare alcuni membri del Movimento, soprattutto i religiosi e i sacerdoti che furono chiamati a lavorarvi.

P. Lombardi aveva partecipato alle Mariapoli del 1956 e 1957 e aveva intuito le potenzialità del nuovo movimento per la vita della Chiesa. Nella primavera del 1956 aveva già organizzato un primo incontro internazionale per religiosi a Villa Mondragone di Frascati. A quell’incontro ne seguirono altri, alcuni di soli religiosi, che potevano sperimentare il valore della comunione tra di loro sul piano dottrinale, spirituale, pastorale, assistenziale, quasi un abbozzo o avvio di una più ampia collaborazione fra tutti gli istituti religiosi nella Chiesa.

Il gruppo dei religiosi della «Lega», che precedentemente organizzava le «squadre», si trovò così a collaborare a corsi per sacerdoti, religiosi, suore, laici, nell’ambito delle attività del «Mondo Migliore». Era l’occasione per parlare a tutti dell’Ideale dell’unità e della necessità per la Chiesa di una autentica vita «a Corpo Mistico».

Nel 1960 la decisione della Conferenza Episcopale Italiana di proibire ai sacerdoti diocesani di avere rapporti con il Movimento dei Focolari, ebbe ripercussioni indirette anche su alcuni Istituti religiosi i cui superiori chiesero ai propri membri di distanziarsi dall’Opera di Maria. Un gruppo di religiosi, con il consenso dei rispettivi superiori, rimase ugualmente in contatto con l’Opera di Maria per il servizio sacerdotale. A Grottaferrata, dove era iniziata una «Mariapoli permanente» e dove si tenevano corsi di formazione per i membri del Movimento, si costituì un focolare di religiosi, composto da p. Andrea Balbo, p. Saverio Cick, p. Angelo Beghetto.

La difficoltà di mantenere i contatti con focolarine e focolarini fu, per molti religiosi, l’occasione per un rapporto più profondo fra di loro. Fino a quel momento essi erano rimasti legati al focolare, da cui attingevano ispirazione e luce per la loro vita. Ora era venuto il momento di iniziare a costruire tra loro stessi l’unità nel nome di Gesù in modo che, secondo la sua promessa, Egli fosse sempre in mezzo a loro (cf. Mt 18,20). Si trattava poi di fomentare una maggiore  unità all’interno delle loro famiglie religiose. Non c’era tanto da parlare, ma da amare ogni prossimo, ogni confratello, a cominciare dal Superiore, mettendosi a sua disposizione, come anche assecondando e servendo gli altri. Si trattava di vivere con fedeltà i propri voti e la propria regola. Nasceva una più visibile intercomunione fra membri di diversi Istituti col mettere «al servizio l’uno dell’altro la grazia avuta, come buoni dispensatori della grazia di Dio» (1Pt 4,10).

Poco tempo dopo, il 15 dicembre 1964, l’Opera di Maria fu approvata dalla Congregazione del Concilio.


R. Iaria, Per un mondo nuovo. Vita di padre Riccardo Lombardi,
Ancora, Milano 2009, pp. 151-157"



Non è certo un caso che il culto della vergine Maria del duo Lubich-Hnilica lo ritroviamo nel simbolo della Dittatura Cattolica Europea:



"L'8 dicembre 1955, alla cattolica 'Festa dell'Immacolata Concezione di Maria, nostra Co-redentrice' i Ministri Europei delegati adottano ufficialmente la bandiera Europea, dodici stelle su uno sfondo blu. Essa fu disegnata da Arsene Heitz che oggi è un artista ottantenne a Strasburgo.
Recentemente Heitz ha rivelato ad una rivista francese il motivo della sua ispirazione.
Secondo l'artista egli ha pensato alle 12 stelle su uno sfondo blu esattamente come è rappresentata nell'iconografia tradizionale di questa immagine dell'Immacolata Concezione. Un devoto della Vergine Maria, Heitz non dimentica mai la preghiera quotidiana del Rosario. Heitz notò le parole dell'Apocalisse:"Nel cielo apparve un segno grandioso: una Donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle", Apocalisse 12:1. Come Cattolico devoto egli applicò questo a Maria, che è venerata dai Cattolici.
La bandiera dell'Unione Europea è composta da 12 stelle, ed è ispirata dall'aureola di 12 stelle che appaiono intorno alla Madonna nelle immagini Cattoliche di lei. E, quello che era un simbolo profondamente religioso divenne la bandiera ufficiale dell'Unione Europea."



Una volta scoperto ciò è interessante constatare che anche il fervente Cattolico Europeista Prodi, colui che ci ha sacrificato tutti alla Vergine Maria Europa, è un fan della Lubich:




(ANSA) – BOLOGNA, 7 GIU – Una vita caratterizzata da una fede e da principi molto semplici, ma con la potenza detonante di una bomba atomica. Era questa Chiara Lubich secondo Romano Prodi, che con la fondatrice del Movimento dei Focolari mantenne un dialogo profondo per tutta la vita. L’ex premier l’ha ricordata ieri sera a Bologna, durante la presentazione in Cappella Farnese di ‘PortarTi il mondo fra le braccia. Vita di Chiara Lubich‘, la biografia scritta da Armando Torno e edita da Citta’ Nuova. Proprio Bologna nel 1997 conferi’ alla Lubich la turrita d’argento in occasione del Congresso Eucaristico.”



Ricordiamo che il cattolico Prodi, che non crede ci siano solo obiettivi di breve periodo, è anche un fan della Moneta Unica Mondiale, cioè del controllo, da parte di Roma, dell'economia mondiale:


“Ci vorrà ancora tempo perché si possa parlare di unica moneta di riferimento mondiale ma il problema è ormai sul tavolo e, se i nuovi membri del G20 faranno fronte comune, le loro richieste non potranno essere per sempre ignorate. Perché il mondo è veramente cambiato.”

[…]

“La spiegazione è semplice: perché una moneta possa affermarsi come punto di riferimento nel mondo non basta la forza economica rappresentata dalla moneta stessa. Occorre una forza politica che guidi le grandi scelte che dalla moneta verranno sostenute e rafforzate. Un’unione monetaria non sorretta da una comune politica economica non può essere un punto di riferimento per l’economia mondiale.


Se questa è la situazione credo che sia interesse dell’Unione Europea appoggiare apertamente i tentativi in corso per arrivare alla costruzione di una moneta unica mondiale.

Ci vorrà un enorme lavoro e tantissimo tempo ma sarà un altro passo in avanti per rendere meno probabili le ricorrenti crisi dell’economia mondiale."



Sappiamo benissimo quale sia la “forza politica” a cui allude Prodi: la forza del cattolicesimo romano che ha ispirato l'Unione Cattolica Europea; la forza del Movimento dei Focolari per un Mondo Unito della sua amica Chiara Lubich; un Mondo Unito Cattolico sotto una Cattolica Moneta Unica Mondiale; dal sito ufficiale del progetto di moneta unica mondiale, denominato United Future World Currency (UFWC), leggiamo le dichiarazioni del papa Giovanni Paolo II:




“Il Progetto UFWC come simbolo di unità e pace del mondo”
Giovanni Paolo II




In fondo, la moneta cattolica emessa del Vaticano non era anche l'ultimo sogno di Giacinto Auriti, il fantoccio della Chiesa spacciato per rivoluzionario?
"Il mio sogno è la moneta dei poveri o moneta del giubileo. Vorrei che la Chiesa di Roma, secondo un principio cristiano, si sostituisse alla banca centrale stampando moneta e dandola al popolo."
Per finire in bellezza vi riportiamo una frase del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, mentre celebrava i funerali di Chiara Lubich martedì 18 marzo 2008:




"La proposta del Vangelo senza sconti Chiara la volle fare anche ai bambini, ai ragazzi per i quali fu fondato il movimento “Ragazzi per l’unità”. In Brasile, per andare incontro alle condizioni di quanti vivevano nelle periferie delle metropoli lanciò il progetto di un “economia di comunione nella libertà”, prospettando una nuova teoria e prassi economica basata sulla fraternità, per uno sviluppo sostenibile a vantaggio di tutti. Volesse il Signore che tanti studiosi e operatori economici assumessero l’economia di comunione come una risorsa seria per programmare un nuovo ordine mondiale condiviso! Ed ancora quanti altri incontri con rappresentanti di diverse religioni, con esponenti politici e del mondo della cultura!"







Rapporti con i Gesuiti: altra documentazione


Riportiamo, per chi ha voglia di approfondire, altri documenti che certificano la collaborazione tra i gesuiti e il Movimento dei Focolari di Chiara Lubich; i documenti sono tratti sempre dalla pagina di raggionline:



E.M. Fondi – M. Zanzucchi, Un popolo nato dal Vangelo, San Paolo Edizioni, Milano 2003

Negli anni Cinquanta un pioniere dell’ecumenismo, il gesuita francese Charles Boyer, volle sapere di più circa la vita dei Focolari e, conversando a Roma con Chiara, le chiese se il movimento s’interessasse all’ecumenismo. «No», fu la sincera risposta (p. 359).

Sempre negli anni Cinquanta e Sessanta vanno situati i contatti con le «Oasi» del gesuita padre Virginio Rotondi (p. 344).

Furono le circostanze storiche a favorire, almeno per i sacerdoti e i religiosi, la loro futura integrazione nella famiglia del movimento,. In particolare la nascita della Lega sacerdotale e religiosa (…) Un secondo fatto provvidenziale fu che la Santa Sede scelse, come visitatore e consigliere del movimento per la redazione di una regola, un gesuita, padre Martegani. Egli, studiano a fondo il movimento, vide che questa Lega non era qualcosa di distinto dai Focolari, ma ne era l’espressione ecclesiastica; il Vaticano avrebbe dunque potuto approvare la nascente opera così com’era, compresi i sacerdoti e i religiosi (p. 296).

Il ricordo di Riccardo Lombardi


L’ascolto, Collegamento CH, Rocca di Papa, 17.06.1999,
in Costruendo il castello esteriore, Città Nuova, Roma 2002, pp. 79-81

Carissime, penso oggi di narrarvi un episodio della storia del nostro Movimento, poco o nulla conosciuto, che può darvi gioia. Ne sono venuta a conoscenza anch’io solo recentemente.

Era il 1957, anno nel quale avevamo un contatto profondo con una personalità ecclesiastica di valore, allora molto nota: il gesuita padre Riccardo Lombardi, che, ad un certo punto, è stato molto interessato al carisma del nostro Movimento dal quale era fortemente attratto.

In quel tempo egli, che la gente chiamava «l’altoparlante di Dio», annunciava sulle piazze d’Italia, gremite di folle attentissime, come nocciolo del suo messaggio, un «ritorno di Gesù»; non certo il ritorno di Gesù alla fine dei tempi, ma un suo ritorno che non precisava.

Era estate e i membri del Movimento, presenti in montagna a Fiera di Primiero nel Trentino, stavano dando vita all’ottava Mariapoli estiva.

Padre Lombardi era salito lassù, pure lui, per approfondire la nostra vita.

Un giorno è stato invitato da qualcuno di quei luoghi a tenere un discorso nella piazza del paese a quanta gente sarebbe arrivata.

Poiché, però, in quella valle i principi spirituali del nostro Movimento erano abbastanza noti e si pensava che la gente attendesse dal padre, nostro ospite, qualcosa su di essi, noi, pur contenti di quella circostanza, abbiamo preferito che qualcuno, che conosceva bene il Movimento, aggiungesse a quel discorso qualche parola. Ed era stata incaricata per questo una delle mie prime compagne, la Graziella.

Come potrete capire non fu certo facile per lei salire sul palco dopo una così celebre personalità. Ma lo ha fatto per amore.

Narrò la piccola-grande storia, perché storia sacra, di un minuscolo popolo, il nostro, visitato pochi anni prima da un carisma dello Spirito Santo.

Parlò e non dimenticò certamente uno dei valori spirituali sublimi più tipicamente nostri che il Movimento porta nel suo seno: la presenza di Gesù dove due o più sono uniti nel suo nome, nel suo amore.

Mentre stava concludendo il suo intervento, s’accorse che, dietro di lei, qualcuno sembrava piangesse.

Si volse: era proprio padre Lombardi, il quale, colpito evidentemente da quelle parole, prese il microfono e disse che era proprio quello il ritorno di Gesù che lui annunciava, del quale si sentiva come un Giovanni Battista.

Forse non si fece troppo caso, allora, a quelle parole. Ma io ora, venendone a conoscenza, e per aver sperimentato allora in quell’anima grande la presenza di un dono speciale, ne sono rimasta, con altri, toccata e soprattutto grata.

Grata in modo speciale a Dio d’averci ri-rivelato - se così si può dire - una sua presenza, allora poco conosciuta nella Chiesa, almeno nella pratica dei cristiani comuni.

Grata per averci suggerito di mettere Gesù fra noi come norma delle norme del nostro agire, in pratica come regola nostra. È Lui, fra il resto, che dà particolare valore a tutto quanto noi facciamo…

Gesù in mezzo a noi! È da qualche mese che parliamo di Lui, che ci impegniamo a vivere in maniera tale da non perderlo mai, ma sempre generarlo e rigenerarlo fra noi, come dice Paolo VI[5].

Ho sottolineato ultimamente la grandezza di Maria come Madre di Dio. Ho detto quant’è divinamente meraviglioso che come il Padre nella Trinità chiama Figlio il Verbo, così Maria chiami Figlio il Verbo incarnato.

Ora penso che non sia sbagliato dire che Gesù in mezzo a noi è figlio del nostro amore reciproco, quindi di noi, perché così è.

Non aveva detto un giorno Gesù che chi fa la volontà di Dio è suo fratello, sorella e madre? (cf. Mt 12,47).

Possiamo, dunque, anche noi essere, in qualche modo, sua madre.

Ma ad un patto però: che ci amiamo come si deve…

L’incontro con Padre Cappello


R. Pinassi, I focolarini sposati una «via nuova» nella Chiesa,
Città Nuova, Roma 2007, pp. 96-104.

Da quanto detto, è comprensibile che nasca una discussione sulla materia del voto. Ci si chiede anche che tipo di voto debba essere emesso: se quello autorizzato da padre Tomasi o il voto di vivere la castità secondo l’enciclica Casti Connubi, cioè l’impegno a vivere come ogni cristiano dovrebbe, rinforzato dal voto.

Durante la Mariapoli estiva del 1957 alcuni focolarini e focolarine sposati ne parlano a lungo con Pasquale Foresi.

Chiara chiede il parere anche ad alcuni religiosi appartenenti al Movimento, e il 12 febbraio 1958 decide di rivolgersi al gesuita padre Cappello, un famoso giurista[6], consultore di molte congregazioni romane e del papa stesso[7].

Il noto gesuita univa ad un’impareggiabile preparazione ed esperienza, un’apertura e una sensibilità alle nuove realtà che sorgevano nella Chiesa.

Insieme alla sua attività di professore e consultore, egli «consacrò all’apostolato tutto il tempo libero messo a sua disposizione»[8]: il confessionale ne era lo strumento privilegiato, tanto da essere chiamato «il confessore di Roma». Padre Mondrone, nella sua biografia, sottolinea che, «quando si trattava di incoraggiare opere capaci di una più larga cerchia di bene, il buon Padre ci si metteva un impegno tutto particolare»[9].

L’autore prosegue: «Tra questi contatti non mancarono quelli con insigni servi di Dio, con fondatori o fondatrici di nuovi istituti; e furono gli incontri a lui più cari, fossero essi immediati, per interposta persona o solamente epistolari[10]. Padre Cappello viene presentato con una duplice caratteristica: una fedeltà assoluta alla tradizione unita ad una apertura ai segni dei tempi. Risulta che anche dalla cattedra e talvolta al caso morale, non mancava, quando occorresse, di fare accenno alle lacune dell’attuale Codice di diritto canonico, a certe inadeguatezze alle nuove realtà presenti e quindi di insinuare o prospettare gli elementi di uno ius condendum. Era gelosamente rispettoso di quanto è tradizionale e receptum in Ecclesia; ma aveva pure una sensibilità squisita nel cogliere le esigenze nuove venute su coi tempi. L’appello che faceva agli autori del passato non lo rivelò mai uno studioso statico e chiuso. Dato il contatto assiduo con la vitalità pastorale della Chiesa e col mondo delle anime, sorgeva anche in lui l’interrogativo: Come parlerebbero, in questo o quel caso, di fronte a questo o quel problema, quegli stessi autori, se vivessero nel nostro oggi?»[11].

Due religiosi, padre Angelo Beghetto e padre Andrea Balbo, inviati da Chiara, si incontrano con lui. Padre Andrea Balbo così ricorda quell’episodio: «Padre Cappello aveva allora 83-84 anni. Noi ci siamo preparati bene. Siamo andati nel suo studio e padre Cappello, udita la nostra esposizione, ha detto che il voto si fa a Dio e di determinate cose, libera la volontà dell’uomo che aderisce a questo e ciascuno si consacra a Dio secondo la natura della sua vocazione. Il voto di castità concepito nel diritto canonico è quello riferito ai vergini, ma lui stava portando avanti degli sposati a cui faceva fare il voto di castità “secondo” lo stato matrimoniale. Non si trattava di entrare nella struttura del diritto canonico, ma di adattare la struttura ai vari stati di essere e di vivere. Questa distinzione è stata la cosa fondamentale. Per cui padre Cappello consigliava che anche gli sposati facessero i loro voti di povertà, castità, obbedienza e ha confermato che la materia del voto c’è, perché è l’uomo che liberamente si consacra a Dio, secondo il suo stato. Mi ricordo che anche per don Foresi questa sua risposta fu una sorpresa. Quando abbiamo ascoltato questo parere di padre Cappello, è stata una liberazione. Infatti nessuno aveva la possibilità di fare delle distinzioni del genere, perché il diritto canonico di allora era molto chiaro: era il Codice del 1917»[12].

Padre Cappello, quindi, dopo aver sentito la spiegazione del voto autorizzato da padre Tomasi - racconta padre Balbo -, conferma che può essere considerato un voto di castità e precisa però che non è il caso di metterlo nelle Costituzioni, dove è bene dire che i focolarini sposati vivono la castità secondo il proprio stato; ma, appena un’anima è arrivata a quella data maturità, si può spiegare questo tipo di voto e offrirlo.

Padre Andrea Balbo ha poi chiesto a padre Cappello se è necessario il consenso dell’altra parte (del marito o della moglie) e il Padre ha risposto che non lo è; del resto, si comprende che un tale atteggiamento potrebbe non essere compreso, anzi potrebbe risultare una mancanza di amore e il voto perderebbe di significato.

La risposta di padre Cappello è motivo di gioia per tutti. "







Si legga anche:
L´irresistibile ascesa dei focolarini. L'altra metà della Chiesa




P.s.
Appena dopo la pubblicazione del post sul Nuovo Ordine Mondiale Focolarino questo blog è stato accuratamente visitato (25 minuti e 47 secondi) dalla casa editrice dedita a propagandare il culto di Chiara Lubich, il capo della setta dei Focolarini

 
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