L'azienda
Vaticano & Gesuiti S.p.a.
è da tempo padrona indiscussa della finanza terrena [ 1
– 2
– 3
], ed è, pertanto, artefice primaria della crisi economica globale;
una crisi fabbricata anche attraverso la Goldman
Sachs degli allievi dei gesuiti Mario
Draghi e Mario
Monti, nonché del cattolico Romano
Prodi.
Sul
potere della Goldman Sachs e dei Gesuitici Draghi e Monti si legga
anche Goldman
Sachs, il lato ombra di Draghi e Monti pubblicato sul Fatto
Quotidiano il giorno 11 novembre 2011, da cui estraiamo qualche
passo:
"Nei
giorni scorsi Le
Monde ha scritto che la
Goldman
Sachs rappresenta
il lato ombra di Mario Draghi, ex governatore della Banca d’Italia
e attuale presidente della Bce. Alla lista va aggiunto anche Mario
Monti. Vediamo perché.
La
Goldman Sachs è la più potente banca d’affari americana,
che condiziona mercati e governi. Ha detto la verità il trader
indipendente Alessio Rastani, prendendosi gioco della Bbc e
rilasciando un’intervista
in cui dichiarava che “i governi non
governano il mondo, Goldman
Sachs governa il mondo”.
Nel film Inside
Job, del regista Charles Ferguson,
la banca d’affari risulta tra le protagoniste della crisi economica
innescata nel 2008 negli Stati Uniti. In questo lungo
post sul mio blog trovate la storia completa."
[...]
"Ora
torniamo a Mario
Draghi. Dal 2002 al
2005 è stato vicepresidente e membro del management Committee
Worldwide della Goldman Sachs. Insomma: proprio nel periodo in cui in
America le banche d’affari erano scatenate in manovre speculative e
scavavano il baratro finanziario che si è materializzato nel 2008,
trascinando il resto del mondo. Non sapeva nulla di queste tendenze
l’economista italiano?
Anche
Mario
Monti lavora per la
banca d’affari: dal 2005 è International Advisor per Goldman Sachs
e precisamente membro del Research Advisory Council del “Goldman
Sachs Global Market Institute”. Cioè dall’anno in cui si stava
progettando la crisi economica mondiale, di cui parlerò in una
conferenza
gratuita.
E'
significativo che Llyod Blankfein,
presidente di Goldman, in passato abbia detto: «Facciamo
il lavoro di Dio».
La crisi, inoltre, in Europa, è stata aggravata anche dalle misure di austerità volute dall'UE, e dall'introduzione dell'euro, che non è nient'altro che un tool gesuitico che serve a togliere i diritti ai lavoratori, e a ridurre i loro salari.
La crisi, inoltre, in Europa, è stata aggravata anche dalle misure di austerità volute dall'UE, e dall'introduzione dell'euro, che non è nient'altro che un tool gesuitico che serve a togliere i diritti ai lavoratori, e a ridurre i loro salari.
Adesso,
come risposta a questa crisi [voluta da Dio?], l'azienda Vaticano
& Gesuiti S.p.a. ci propone il suo
governo mondiale [la tecnica
problema-reazione-soluzione]; la
proposta ci viene fornita attraverso il suo mensile aziendale
Aggiornamenti Sociali
diretto dai gesuiti, che si occupa di gestire il potere politico
terreno della Compagnia. Per chi non
lo sapesse:
"Aggiornamenti Sociali è un mensile che, dal
1950, offre approfondimenti e analisi sulla vita sociale, politica,
ecclesiale del nostro Paese. Affronta gli snodi cruciali della
società alla luce dei risultati di ricerche scientifiche e degli
insegnamenti sociali della Chiesa, per fornire al lettore strumenti
che lo possano aiutare ad orientarsi in un mondo in continuo
cambiamento.
Frutto
dell’intenso lavoro di una équipe composta da laici e gesuiti
di Milano e di Palermo, la Rivista conta sui contributi di numerosi
collaboratori nelle Università e nei più diversi ambiti
professionali.
Aggiornamenti
Sociali fa parte della rete delle
riviste e dei Centri di ricerca e azione sociale dei gesuiti in
Europa, e della Federazione Jesuit
Social Network – Italia."
L'articolo
[che potete scaricare a questo
link in pdf] è comparso nel numero di febbraio del 2012, e occupa
le pagine 117-125. Esso è così introdotto da gesuitinews:
"“Nuovi
orizzonti per la finanza internazionale”
è il titolo dell’articolo
apparso su Aggiornamenti Sociali e ripreso interamente sul sito del
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. L’articolo, a
firma di Paolo Foglizzo, parla della Nota
pubblicata il 24 ottobre dal Dicastero vaticano e intitolata “Per
una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella
prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale”.
Il documento si propone una riforma del
sistema finanziario globale che proceda nella direzione
dell’istituzione di una autorità pubblica a competenza universale.
L’autore si interroga sulla basi su
cui riposa tale proposta e sui passi possibili da percorrere per
cominciare a realizzarla."
Vediamo
qualche passo di questo articolo:
Un
recente documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della
Pace propone una riforma del sistema finanziario globale che
proceda nella direzione dell’istituzione di una autorità pubblica
a competenza universale. Su quali basi riposa tale proposta? Con
quali passi sarebbe possibile cominciare a realizzarla? Quali
elementi della nostra realtà si evidenziano se la osserviamo in
questa prospettiva?
Il 24 ottobre
2011 il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha
presentato la Nota Per una riforma del sistema finanziario e
monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità
pubblica a competenza universale (disponibile in
): una proposta per affrontare le cause dello
scatenarsi della crisi finanziaria globale, che intendeva anche
essere un contributo in vista del vertice del G20 che si sarebbe
svolto poco dopo (Cannes, Francia, 3-4 novembre 2011).
Attraverso
questa Nota, il dicastero vaticano porta avanti la propria missione
di «diffondere, approfondire e contribuire alla sperimentazione
della dottrina sociale della Chiesa» (Toso 2012, n. 1), illuminando
attraverso di essa i problemi emergenti a livello globale ed
esibendone la vitalità. È quanto era già accaduto in passato con
le questioni del debito estero dei Paesi poveri, del razzismo, del
commercio internazionale di armi, della riforma agraria e della
corruzione (cfr riquadro a p. 118). Non è peraltro la prima volta
che il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace rivolge la
propria attenzione a questioni economiche e finanziarie, come
dimostrano una serie di pubblicazioni e seminari internazionali
(Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace 1994a; 1994b; de
Salins e Villeroy de Galhau 1994) e soprattutto la più recente nota
pubblicata in vista della Conferenza di Doha del 2008 (Pontificio
Consiglio della Giustizia e della Pace 2008).
Il
documento dello scorso ottobre si inserisce dunque in un lungo
percorso di ricerca, riflessione e proposta, ma soprattutto si fonda
sul magistero pontificio,
in particolare le encicliche Pacem
in terris (1963) e Caritas
in veritate (2009), di cui specifica e concretizza il
messaggio nella situazione attuale della finanza internazionale. In
queste pagine ne presenteremo brevemente il contenuto, per
evidenziare poi quale contributo esso puo dare alla comprensione di
alcune situazioni concrete; termineremo con l’esame di alcune delle
reazioni che il documento ha suscitato.
Il documento
attribuisce la crisi a cause generiche; esso parla di:
≪una
combinazione di errori tecnici e responsabilità morali≫
da essa prende avvio la spirale di espansione del
credito e della moneta 1,
che ha prodotto una serie di bolle speculative e soprattutto un
aumento sconsiderato dei rischi assunti dai maggiori istituti
finanziari internazionali.
Insomma,
come leggiamo dal documento gesuitico, è tutta colpa del ≪liberismo
economico senza regole e senza controlli≫[pag.119]
e non certo della Goldman dei gesuitici Monti e Draghi; figuriamoci!
Tralasciandovi le panzane sull'idolatria
della tecnica
additata nel documento, passiamo alle proposte gesuitiche; a pag. 120
leggiamo:
"In
questo quadro risulta chiaro quale sia il fondamento della proposta
di istituire una autorità
pubblica mondiale che
la Nota avanza. Nella
dottrina sociale della Chiesa non è affatto una novità:
nel 1963 Giovanni XXIII vi aveva profeticamente dedicato il cap. IV
(nn. 68-75) della Pacem
in terris,
ripreso da Benedetto XVI nel n. 67 della Caritas
in veritate.
La
logica è relativamente semplice: la
crescente interdipendenza tra i Paesi del globo mostra l’emergere
di un’autentica comunità
politica mondiale,
che, in quanto tale, ha un proprio bene comune, che consiste in tutte
quelle questioni, sempre più presenti sull’agenda internazionale,
che non possono essere affrontate efficacemente a livello nazionale:
pace, disarmo, migrazioni, ambiente, sicurezza alimentare, tutela dei
diritti umani, economia e politiche di sviluppo, ecc. La promozione
di questo bene comune richiede, secondo la tradizione cattolica,
l’istituzione
di una autorità dotata dei poteri necessari per farsene carico.
Al raggiungimento di questo risultato sono infatti strutturalmente
inadeguate tutte le forme di coordinamento e concertazione
internazionale,
a partire dalla diplomazia e dal multilateralismo, per
quanto di importanza fondamentale: nessuno degli attori che vi
partecipano è infatti autenticamente super partes, e quindi più che
il bene comune universale esse hanno inevitabilmente di mira la
tutela di interessi particolari (nazionali o di gruppi di Paesi). Le
organizzazioni internazionali sul modello delle Nazioni Unite, per
quanto parimenti importanti, non hanno la necessaria autorità sui
propri membri, mentre forme di coordinamento quali il G7 o il G20 3
mancano
di sufficiente rappresentatività, in quanto escludono molti Paesi e
rischiano di funzionare come club che tutelano gli interessi dei
propri membri (cfr n. 4).
A
questo punto [pag. 121] l'articolo specifica chiaro e tondo che ciò
che vuole l'azienda Vaticano-Gesuiti
S.p.a
è proprio un Governo Mondiale e non una generica Governance:
"Per
questa ragione la Nota precisa che appare necessario il passaggio
dalle attuali forme di governance internazionale (coordinamento
orizzontale senza un'autorità super partes) a un vero e proprio
“governo
condiviso”
(shared
government):
≪un
sistema che, oltre al coordinamento orizzontale, stabilisca
un'autorità super partes, funzionale e proporzionato al graduale
sviluppo di una società politica mondiale≫
(n. 3).
E
voi che credevate che fossero tutti matti quelli che parlavano di
Governo Mondiale!
Per
indorarci la pillola l'articolo però prosegue:
"Per
sgomberare il campo da qualunque equivoco imperialista od orwelliano,
la Nota, sulla scorta della Pacem
in terris,
e estremamente precisa nel delineare la fisionomia di questa autorità
pubblica mondiale. Essa deve innanzi tutto essere frutto di un
accordo
libero e
condiviso,
che escluda qualunque forma di coercizione:
la sua istituzione richiederà dunque tempo e gradualità."
Capito,
l'accordo deve essere libero e condiviso! Però chi li conosce questi
progetti a parte gli intellettuali organici e coloro che vengono
definiti "teorici del complotto"? Il contadino,
l'artigiano, la casalinga, il pensionato, il precario, il
disoccupato, il gelataio, il muratore, il cuoco, l'avvocato...sono
tutti a conoscenza di questo progetto al quale dovrebbero dare un
consenso “libero e condiviso”? Questa sembra essere solo aria
fritta gesuitica per far credere a chi legge (il target sono le elite
intellettuali) che questo governo mondiale non è poi così cattivo.
Anche il gesuitico Reich Millenario di Hitler e dei nazisti si presentava con
ottimi propositi, ma sappiamo tutti come si sono dispiegati i loro
progetti nella pratica. Significativo che l'articolo affermi che ci
vorrà tempo
e gradualità per
la sua istituzione. Questa è la tecnica della rana
bollita:
"Il
fenomeno della rana bollita risale ad una ricerca
condotta dal John Hopkins University nel lontano 1882. Durante un
esperimento, alcuni ricercatori americani notarono che lanciando una
rana in una pentola di acqua bollente, questa inevitabilmente saltava
fuori per trarsi in salvo. Al contrario, mettendo la rana in una
pentola di acqua fredda e riscaldando la pentola lentamente
ma in modo costante,
la rana finiva inevitabilmente bollita."
Finiremmo
tutti bolliti nel Governo Mondiale senza che i più nemmeno capiscano
cosa sta avvenendo. Il
documento prosegue spiegando la riforma del sistema finanziario [pag.
121-122]:
"La
mancanza di un autentico governo 5
dispiega
i propri effetti anche
sull’economia e sulla finanza internazionali, a causa del
progressivo
indebolimento delle istituzioni finanziarie internazionali nate
con gli accordi di Bretton Woods del 1944 (cfr n. 4; sul punto
cfr anche Palais-Royal Initiative 2011, n. 4, che però si esprime in
termini di governance). Un secondo elemento è la mancanza di ≪un
corpus minimo condiviso di regole necessarie alla gestione del
mercato finanziario globale≫ (n. 4).
In
questa situazione occorre ≪avviare
un processo di profonda riflessione e di riforme, percorrendo vie
creative e realistiche, tendenti a valorizzare gli aspetti positivi
delle istituzioni e dei fora già esistenti≫ (ivi).
Non partiamo dunque da zero, ma possiamo costruire quanto appare
indispensabile a partire da esperienze positive già realizzate. La
Nota ne indica due. La prima è la logica ≪di pace, coordinamento e
prosperità comune≫ alla base degli accordi di Bretton Woods, e in
particolare del Fondo
monetario internazionale (FMI),
il cui statuto contiene potenzialità probabilmente ancora
inesplorate. La seconda, a livello regionale, è quella della Banca
centrale europea [governata
dal gesuitico Mario Draghi, ndr].
Ci sembra non casuale che, insieme all’UE e al “Fondo
salva-Stati”, siano le istituzioni a cui si guarda per la soluzione
della crisi del debito sovrano dei Paesi dell’area euro, a partire
dalla Grecia. La prospettiva è quella di giungere all’istituzione
di una sorta di “Banca
centrale mondiale”,
incaricata di regolare i flussi monetari globali alla stregua delle
banche centrali nazionali 6.
Nel percorso verso la riforma del sistema monetario e finanziario
internazionale trova spazio anche la formulazione di alcune proposte
concrete di rapida attuabilità: misure di tassazione
delle transazioni finanziarie (cfr
Becchetti e Ciampoli 2011); forme di ricapitalizzazione
delle banche condizionate
a impieghi a sostegno dell’economia reale e non della speculazione
finanziaria; una più chiara distinzione tra l’ambito dell’attivita
creditizia ordinaria e quella delle banche d’investimento
(investment
banking).
Sono le questioni all’ordine del giorno, in particolare dei vertici
europei.
Naturalmente nessuna parola su quale sia l'origine del debito sovrano
e sulla mancanza di sovranità monetaria. Il documento finisce con
queste parole:
"Solo
un'autorità
davvero super
partes
potrà invece tener conto del punto di vista di tutti coloro su cui
l’applicazione delle regole avrà comunque un impatto: nel nostro
caso la stragrande maggioranza della popolazione mondiale che ai
mercati finanziari non ha accesso, ma
che
subisce le conseguenze delle loro oscillazioni. Anche in campo
economico solo
un efficace governo è in grado di produrre una effettiva
democrazia."
Se
la "super partes" BCE è in mano a gesuiti, pensate che
se questi ci propongono una “super partes” Banca Centrale Mondiale
ed un “super partes” Governo Mondiale poi non si interessino di
controllare queste istituzioni? Vivete in una fiaba?
Cari
lettori mettetevi l'anima in pace, il Governo Mondiale "super
partes" diretto dall'azienda più ricca del mondo Vaticano
& Gesuiti S.p.a.
sta arrivando con il vostro consenso
"libero e condiviso",
che
lo vogliate o no!
L'unica differenza sta nel fatto che voi pochi che avete letto questo
articolo siete delle rane bollite consapevoli,
tutti gli altri delle semplici rane bollite. Se non volete essere
così pessimisti iniziate a parlarne e a fare qualcosa.
si legga anche:
L'Internazionale
di Dominio dei Gesuiti: "Il Mondo è la nostra casa"
Qui sotto le pagine dell'articolo completo:
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