domenica 28 febbraio 2010

La classifica mondiale dei Think Tanks


Il Think Tank, letteralmente "serbatoio di pensiero", e' un gruppo o un’istituzione organizzato per svolgere ricerca e proporre soluzioni a problemi inerenti all’area della strategia politica, sociale o tecnologica. I think tank sono quasi sempre creati e finanziati da una ristretta elite di persone ricche ed influenti.
Questa elite del potere stà ora disseminando l'intero globo di think tanks; negli ultimi anni c'è stata una vera e propria esplosione.
Questi think tanks sono, per alcuni, "il ponte tra la conoscenza e il potere". L'obiettivo di quasi tutti questi potenti think tank, al di là della loro "apparente" diversità, si può facilmente riassumere così: creare un NUOVO ORDINE MONDIALE.
In questi  pensatoi si formano le idee che poi vengono disseminate in tutto il globo attraverso i mass-media controllati dalla stessa elite e si elaborano programmi che poi vengono adottati dai governi degli stati nazionali. Come avviene con il Council on Foreign Relations, i loro appartenenti ricoprono spesso direttamente cariche governative e ruoli chiave all'interno dei mass media.
Questa rete è studiata e classificata dal Think Tanks and Civil Societies Program, International Relations Program alla University of Pennsylvania, attivo da 4 anni. Il loro report THE THINK TANKS AND CIVIL SOCIETIES PROGRAM 2009 THE GLOBAL “GO-TO THINK TANKS”, dopo un'attenta analisi, arriva a concludere che oggi ci sono oltre 6300 think tanks operativi in 169 paesi.
Dal report leggiamo:
"La proliferazione dei think tank in tutto il mondo ha incrementato esponenzialmente il potenziale della comunicazione internazionale, l'information-gathering, e una nuova e creativa analisi politica. Ci sono a tutt'oggi 6300 think tanks nel mondo, un grosso incremento rispetto a dieci anni fa. Nord America e Europa Occidentale dominano ancora la scena con il 56% di think tank, ma altre regioni stanno salendo. Il Medio Oriente e il Nord Africa e L'Africa intera hanno visto l'attività minore, con un livello corrente di 4% e 8% dei think tank mondiali. Mentre più think tanks stanno apparendo in giro per il mondo, individualmente i think tanks stanno simultaneamente globalizzando se stessi. I think tanks stanno individualmente eseguendo una strategia di espansione globale, nella quale un think tank stabilisce multipli centri operativi, ognugno in località diverse o in paesi al di fuori del suo quartier generale."




Un think tank su tre ha sede nel Nord America (con 1.815 enti negli Usa), il 28% in Europa, il 19% in Asia, il 10% in Sud America.



Si noti dal grafico sopra l'aumento esplosivo dei think tank negli ultimi anni



COUNTRIES WITH THE LARGEST NUMBER OF THINK TANKS

1  United States  1815
2  China               428
3  UK                   285
4  India                 261
5  Germany          190
6  France              168
7  Argentina         132
8  Russia              109
9  Japan                108
10  Canada             97
11  Italy                  88
12  South Africa     84
13  Sweden             74
14  Switzerland       71
15  Netherlands       57
16  Mexico              55
17  Romania            54
18  Israel                 52
18  Taiwan              52
20  Belgium             51
20  Bolivia               51
22  Spain                 50
22  Brazil                 48
24  Ukraine              45
25  Poland               41


Interessante è vedere quelli che il presente studio classifica come i TOP think tank a livello mondiale
In vetta alla classifica mondiale c'è il Brookings Institution di Washington. Di ispirazione liberal, concentra l'attività su welfare, sanità e sviluppo della "democrazia".


Top 25 Think Tanks – Worldwide (US and Non-US)

1. Brookings Institution, US
2. Council on Foreign Relations, US
3. Carnegie Endowment for International Peace, US
4. RAND Corporation, US
5. Cato Institute, US
6. Chatham House, UK
7. International Institute for Strategic Studies (IISS), UK
8. Heritage Foundation, US
9. Center for Strategic and International Studies, US
10. Peterson Institute for International Economics, US
11. International Crisis Group, Belgium
12. American Enterprise Institute, US
13. World Bank Research Department, US
14. Woodrow Wilson International Center for Scholars, US
15. Amnesty International, UK
16. Stockholm International Peace Research Institute, Sweden
17. Center for Global Development, US
18. National Bureau of Economic Research (NBER), US
19. Transparency International, Germany
20. Center for European Policy Studies, Belgium
21. Centre for Strategic and International Studies, US
22. Hoover Institution, US
23. Human Rights Watch, UK
24. Adam Smith Institute, UK
25. Center for Budget and Policy Priorities, US

Top 50 Think Tanks – Worldwide (Non-US)

1. Chatham House, UK
2. Transparency International, Germany
3. International Crisis Group, Belgium
4. Stockholm International Peace Research Institute, Sweden
5. Amnesty International, UK
6. International Institute for Strategic Studies (IISS), UK
7. Adam Smith Institute, UK
8. French Institute of International Relations, France
9. Center for European Policy Studies, Belgium
10. German Institute for International and Security Affairs, (SWP, Stiftung Wissenschaft und Politik), Germany
11. Bertelsmann Foundation (Bertelsmann Stiftung), Germany
12. Fraser Institute, Canada
13. European Council on Foreign Relations, UK
14. Centre for Economic Policy Research (CEPR), UK
15. Chinese Academy of Social Sciences, China
16. German Council on Foreign Relations (DGAP), Germany
17. Kiel Institute for World Economy, Germany
18. Overseas Development Institute, UK
19. Japan Institute of International Affairs, Japan
20. International Peace Research Institute, Oslo (PRIO), Norway
21. Royal United Services Institute, UK
22. European Policy Centre, Belgium
23. International Institute for Sustainable Development, Canada
24. Netherlands Institute of International Relations Clingendael, Netherlands
25. Centre for European Reform, UK
26. Danish Institute for International Studies, Denmark
27. Bruegel, Belgium
28. Fundacao GetulioVargas, Brazil
29. Civitas, UK
30. EU Institute for Security Studies, France
31. Centre for Strategic and International Studies, Indonesia
32. Fundacion para el Análisis y los Estudios Sociales, Spain
33. Istituto Affari Internazionali, Italy
34. Shanghai Institute for International Studies, China
35. Centre for Independent Studies, Australia
36. Canadian International Council (FNA Canadian Institute of International Affairs), Canada
37. Norwegian Institute of International Affairs, Norway
38. International Institute for Strategic Studies (IISS), UK
39. Institute for World Economy and International Relations (IMEMO), Russia
40. Center for Conflict Resolution, South Africa
41. Demos, UK
42. Institute for Economic Research (IFO), Germany
43. ETH Zurich Forschungsstelle für Sicherheitspolitik und Konfliktanalyse, Switzerland
44. Institute of Development Studies, UK
45. Institute for Defense Studies and Analysis, India
46. International Policy Network, UK
47. Centro de Estudios Publicos, Chile
48. Center for Policy Studies, UK
49. Center for Economics and Social Research (CASE), Poland
50. Real Instituto Elcano, Spain

ITALIA

Delle 88 istituzioni che lavorano in Italia (il nostro paese è all'undicesimo posto per numero di fondazioni) ben quattro sono menzionate dalla classifica che nasce dal giudizio di tutti i presidenti degli enti considerati: al 36° posto in Europa si trova l'Istituto Bruno Leoni di Torino, al 33° della graduatoria dei centri non americani l'Istituto affari internazionali di Roma (Iai). Gli altri due think tank italiani considerati sono l'Aspen Institute e il Centre for Economic and International Studies (Ceis).

CEIS Roma - Sanità e welfare - Istituzionali

ASPEN INSTITUTE Roma, Milano - Politica internazionale - Bipartisan

IST. AFFARI INTERNAZIONALI Roma - Politica internazionale - Bipartisan

IST. BRUNO LEONI Torino - Politica economica - Liberisti

Il rapporto afferma:


"Nel complesso, i think tank rappresentano un sottoinsieme importante delle istituzioni che compongono la società civile. La loro presenza contribuisce alla creazione di una società civile forte. A sua volta, la presenza di una società civile forte rafforza l'esistenza di gruppi di riflessione, la creazione di un 'circolo virtuoso' di consolidamento."
Leggendo l'elenco sopra ci sarebbe da riflette su cosa intendono gli autori per "società civile". Questi istituti sono l'espressione di interessi di Elite e non l'espressione della volontà dei popoli. E' l'elite organizzata che produce "pensiero" da disseminare nelle varie parti del globo, per farlo diventare pensiero dominante.

"Organizzazioni intergovernative regionali e globali come le Nazioni Unite, la Banca Mondiale, l'Asian Development Bank e la NATO hanno recentemente  riconosciuto il ruolo importante che i think tank  svolgono nel processo di definizione delle politiche."
Qui si riconosce chiaramente il loro ruolo di gruppi di potere privato che condizionano le politiche dei governi eletti e delle istituzioni internazionali.
Più sotto continua:

"Più interessante, nell'ultimo decennio si è assistito ad un fenomeno nuovo di reti globali e partnership di think tank. Già alcuni istituti avevano sperimentato collaborazioni oltre confine, ma la posizione strategica dei think tank globali e il network dei think tank sono ora in piena fioritura. Tali partenariati e reti mondiali sono diventate un meccanismo efficace per il trasferimento di conoscenze e informazioni a livello internazionale che i politici possono utilizzare a livello nazionale. La sfida di George Stiglitz per i politici  "analizzare a livello globale, ma reinventare a livello locale" stà diventando una realtà. Tali partenariati a livello mondiale tra i think tank hanno portato alla creazione di reti in grado di concentrarsi su questioni di particolare rilevanza transnazionale e contribuire alla cooperazione nella Ricerca orientata alle politiche in grado di massimizzare le competenze e ridurre al minimo la ridondanza tra i paesi.
Inoltre, i modelli di partnership a livello mondiale come la Fondazione Atlas, il Center for Global Partnerships, il German Marshall Fund e l'Open Society Institute, che coinvolgono i responsabili politici e i think tank  dimostrano come le reti globali e le partnership possano aiutare a migliorare le prestazioni e il processo decisionale. Molti think tank globali o partnership hanno compiuto questo passo ulteriore e hanno istituito centri operativi, uffici sul campo, o centri di mobilitazione al di fuori del loro paese di origine, ad esempio il Carnegie Endowment for International Peace, il Brookings Institution e il  RAND. In termini di struttura, questi think tank a livello mondiale contengono un sistema integrato di relativamente-permanente corpo di ricercatori o membri (istituzionali o individuali) in località internazionali che compiono le funzioni centrali dell'organizzazione, ad esempio Kiel Institute for World Economy. [...]
La globalizzazione dei think tank ha aumentato la loro capacità di comunicare la conoscenza e le idee ad un pubblico vario e ha anche permesso ai politici di utilizzare una più grande ricerca in materia di fare politica. Così come i think tank continuano a crescere in numero e dimensioni, ed essi diventano sempre più transnazionali, la fornitura di rilevanti conoscenze politiche e la loro qualità continua ad aumentare. Nuove idee per l'agenda politica sono in costante e rapida fase di introduzione, mentre si controlla che la conoscenza sia fornita per decisori in una forma che essi possano utilizzare. Viceversa, il dibattito politico a livello globale, aiuta anche contribuire ad alleviare le carenze nel processo di ricerca, come ad esempio quando la ricerca non riesce ad affrontare pressanti problemi, o quando i risultati arrivano troppo tardi per essere utili. Quindi, incoraggiando dialoghi e una maggiore cooperazione tra i ricercatori e i decisori politici, in particolare all'inizio del progetti, la rilevanza e la tempistica dei lavori è garantita. Mentre il mondo continua a diventare più complesso e interconnesso, i think tanks a livello mondiale saranno un fenomeno in crescita e benvenuto. Questo rapporto documenta questo nuovo fenomeno, mettendo in evidenza alcuni dei principali think tank nel mondo".

Questi think tank, con la loro potenza operativa e il loro carattere transnazionale, stanno in sostanza costruendo una cappa di "pensiero unico" e di propaganda molto efficace e molto pericolosa per la libertà e la democrazia. Questa gabbia di pensiero, come ho già detto, vuole portarci verso un nuovo ordine mondiale.

Sotto il rapporto completo

2009GlobalGoToReportThinkTankIndex_1.31.2010.02.01

mercoledì 10 febbraio 2010

Proutist Universal Italia: i no global che vogliono il governo mondiale



Per introdurre la nuova e inedita Organizzazione Mondialista vi faccio leggere direttamente un loro articolo tratto dal loro sito web:
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Molte guerre e conflitti fra le Nazioni sono causati da idee meschine come nazionalismo, dogmi religiosi, razzismo eccetera, alimentate dagli interessi dell'imperialismo economico. È ovvio che l'Umanità dovrebbe sforzarsi di eliminare questi conflitti per il bene di tutti. Per questo il PROUT propone un sistema di Governo Mondiale che lavori per gli interessi dell'intera Umanità. Questo sistema garantirebbe l'accettazione universale dei diritti umani fondamentali. I diritti potranno essere garantiti da una struttura costituzionale universale, un codice penale comune e una base per assicurare la disponibilità delle minime necessità per tutti. Insieme ad una democrazia economica decentralizzata, questo sistema è un chiaro riflesso degli ideali spirituali applicati alla politica.
La creazione di un Governo Mondiale potrebbe implicare la riforma e il rafforzamento delle Nazioni Unite. Nella prima fase dovrebbe essere formato un corpo legislativo che sviluppi una Carta dei Diritti e una Costituzione che possa evitare che i singoli stati approvino leggi a detrimento delle proprie minoranze. L'applicazione di queste leggi sarà lasciata ai governi locali. Lo scopo della legislatura mondiale dovrà essere solo di creare le linee guida per le legislature locali, senza nessun potere amministrativo. Questo organismo dovrebbe essere formato da due camere, una in rappresentanza delle Nazioni e una in rappresentanza della popolazione. L'Assemblea Generale dell'ONU, opportunamente riformata per escludere le differenze di potere attuali, potrebbe servire in rappresentanza delle Nazioni insieme ad una Assemblea dei Popoli da formare in proporzione al numero di abitanti.
Nella prima fase di formazione di questo corpo legislativo mondiale, l'impegno maggiore dovrebbe essere posto nell'eliminazione o riduzione dei fattori che causano divisione. Nelle fasi successive le funzioni esecutive e del Governo Mondiale dovranno essere lentamente incrementate. Gradualmente gli eserciti nazionali dovranno essere sostituiti con un esercito mondiale che dovrà impedire i conflitti fra le Nazioni.

Questo avrà alcuni effetti positivi:

  1. Le enormi spese per mantenere un esercito in ogni Nazione saranno ridotte e si potranno usare le risorse a per il benessere delle persone.
  2. Gli esseri umani avranno meno tensioni psichiche.
  3. Si ridurranno i conflitti sanguinosi.
  4. Le persone potranno muoversi liberamente da un punto all'altro della Terra.


Ci dovrà essere un esercito mondiale, ma il numero complessivo di militari dovrà essere gradualmente ridotto. Anche dopo la formazione di un Governo Mondiale è improbabile che i conflitti fra le varie unità socio politiche cessino del tutto. Quindi ci sarà per sempre bisogno dell'esercito, che sarà comunque un aspetto indispensabile per impedire le ingiustizie e i conflitti internazionali
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E' strano che le più diverse associazioni, dalle diverse ideologie, sparse in tutto il mondo, vadano sempre a finire li, al Governo Mondiale, come la soluzione di tutti i problemi.
Ma chi sono questi Proutisti? A chi si ispirano? Chi è il loro leader?

Dal loro sito troviamo che: "Proutist Universal (Universale Proutista) è una Organizzazione internazionale fondata nel 1976 da Prabhat Ranjan Sarkar. Il suo scopo è di diffondere gli ideali e i metodi espressi nella Teoria dell'Utilizzazione Progressiva (ProUT o Socialismo Progressista) per contribuire a creare sistemi politici e sociali che garantiscano a tutti le necessità materiali per consentire ad ogni essere umano di dedicarsi allo sviluppo della propria cultura e della propria spiritualità.
La nostra Organizzazione è stata riconosciuta dall'ONU come Organizzazione non Governativa (NGO).
Proutist Universal opera a livello globale adattandosi alle condizioni sociali, ambientali e culturali locali che non siano contrarie ai valori umani cardinali e agli ideali e ai princìpi del PROUT.
Pur essendo un'organizzazione politica, non diventerà mai un partito politico. La sua azione sarà principalmente di diffusione dei princìpi del PROUT, di osservatorio politico e sociale, di sostegno e consulenza per partiti, movimenti politici o singoli che volessero impegnarsi nell'attuazione politica e sociale del PROUT.
I nostri corsi di formazione al servizio sociale, basati sulle tecniche dello Yoga, formano un nuovo tipo di guide sociali, rispettose dei princìpi morali, pronte a servire gli esseri umani nel rispetto delle diversità e dei valori umani. "

Prabhat Ranjan Sarkar, ecco il nuovo Guru spiritual-umanista che ci insegnerà a percorrere la via spirituale, attraverso lo Yoga,  che ci condurrà  verso un Nuovo Ordine Mondiale.
Da Wikipedia inglese:

"Prabhat Ranjan Sarkar (21 maggio 1921 - 21 ottobre 1990), conosciuto anche con il suo nome spirituale, Shrii Shrii Anandamurti, è stato un filosofo indiano, autore, rivoluzionario sociale, poeta, compositore e linguista. Sarkar è stato il fondatore di Ananda Marga (il Sentiero della Beatitudine), un'organizzazione sociale e spirituale, che offre istruzioni su meditazione, yoga e altre pratiche di sviluppo su una base non commerciale, nonché una serie di programmi sociali come asili nelle aree svantaggiate, squadre di soccorso in caso di catastrofe, e altre attività. Sarkar è stato affettuosamente denominato Baba dai suoi discepoli.  Fu un autore prolifico e ha prodotto un ampio corpus di lavori che comprendono le teorie volte ad accrescere il benessere umano, come la legge del ciclo sociale, il progressivo utilizzo della teoria,  la teoria del Microvitum così come la filosofia del Neoumanesimo. La sua organizzazione, Ananda Marga, iniziò ad operare in India nel 1955 e dalla metà degli anni 1970 diventatò una operazione a livello mondiale che ha continuato ad operare dopo la sua morte nel 1990 ed è ancora oggi attiva.[...] Nel 1959, Sarkar propose la teoria dell'Utilizzazione Progressiva , una teoria socio-economica basata sui valori cardine della Neoumanesimo. La teoria o PROUT respinge entrambi i sistemi del capitalismo e del comunismo, con particolare attenzione alla massima utilizzazione di tutte le risorse e la distribuzione equa della ricchezza, sulla base di imprese commerciali gestite in modo cooperativo e dell'industria. Nel 1968, Sarkar fondò l'organizzazione "Proutist Block of India "(PBI), per promuovere gli ideali della sua teoria attraverso l'azione politica e sociale. Neo-umanesimo è una filosofia radicale che si propone di raggiungere il benessere  fisico, mentale e spirituale,  non solo gli esseri umani, ma anche di piante e animali.
PROUT Sarkar ha cercato di stimolare l'autosufficienza dei poveri, e posto enorme importanza per la responsabilità morale che i leader e il successo hanno per l'intera società. Sottolineando la necessità di democrazia economica, PROUT ha anche auspicato limiti all'accumulo di ricchezza. Questi punti, insieme a molti altri, ha portato in opposizione in corso di PROUT sia da capitalisti e comunisti in India e all'estero. "
Sembrerebbe una cosa bella, ma si sà...Lucifero si nasconde dietro le vesti più sante.
Non nego affatto che queste associazioni possano anche fare delle cose costruttive o opere di bene. Anche la massoneria svolge alla base alcune opere buone. Questo però è solo un aspetto della questione. Queste organizzazioni usano parole come: amore universale, yoga, meditazione, solidarietà, sviluppo umano, salvaguardia dell'ambiente, rispetto dei diritti umani ecc. come uno specchietto per le allodole, per attrarre quella parte più sensibile e meno egoista della popolazione e incanalarla verso gli obiettivi dell'Elite mondiale, proposti come una cosa bella e desiderabile.
Questa tecnica si chiama Controllo dell'associazionismo attivo; questo avviene attraverso la sussunzione e il coordinamento dall'alto delle forze più positive della società. Gli obiettivi verso cui incanalare le forze di queste brave ma ingenue persone sono, nel caso dei proutisti, il sabotaggio del potere statuale, la distruzione dell'indipendenza nazionale e la costruzione di un Nuovo Ordine Mondiale e di un Governo Mondiale.
Interessante la lettura del loro articolo   RIFONDARE L'O.N.U. Per un Governo Mondiale legittimato dai popoli, elaborato da Massimo Capriuolo.Prima di esporre l'articolo diciamo che il pensiero dei Proutisti parte da una critica verso lo stato del mondo attuale, essi infatti sono contro la  globalizzazione ; citati in molti siti noglobal, essi dicono che "Globalizzazione = maggiore concentrazione di ricchezza in mano a pochi, il 20% della popolazione mondiale gode dell'80% della ricchezza il 57% della popolazione mondiale, in 63 paesi, condividono il 6% del reddito mondiale, pari a circa 2 dollari al giorno ecc. ecc. ecc...  L'uomo di oggi esaspera le diversità esterne rispetto all'Altro da Sé, in quanto ha dimenticato ad imparare ad osservarsi dentro di Sé, dove non esistono differenze e divisioni, ma solo unità ed armonia.  Il processo di globalizzazione, che a prima vista dovrebbe riavvicinare gli individui fra loro, in realtà sta esasperando e moltiplicando i conflitti." I Proutisti vogliono dirci che sono dalla nostra parte, che lottano per la giustizia, la nostra causa è la loro causa; ma  cosa ci pongono come soluzione? leggiamo dall'articolo menzionato sopra: "Il processo alternativo che tutti noi dovremmo accogliere e sostenere è invece di mondializzazione che nei suoi risvolti ideologici e politici vede per obiettivo la realizzazione di un governo unico a livello planetario."
Cioè i Proutisti con una bella acrobazia del pensiero ci pongono il fine della globalizzazione, IL GOVERNO MONDIALE, come la sua antitesi. Ecco Secondo loro Chi appoggia la globalizzazione:
"Chi sostiene questo sistema? In primo luogo i membri della classe sociale che comprende presidenti delle multinazionali, avvocati, consulenti, specialisti delle relazioni pubbliche, mediatori finanziari, investitori ricchi e in secondo luogo le persone che ottengono benefici diretti da questo sistema: la nuova classe medio alta che sta emergendo nei paesi sottosviluppati e in via di sviluppo.". E dove sono i Rockefeller, i Rothscield, il Bilderberg, il Council on Foreign Relations, le Banche centrali, la Goldman Sachs, l'ONU? Sembra di ascoltare la solita propaganda Chomskyana che ha sviato un'intera generazione di attivisti verso il nulla; tra parentesi lo stesso "anarchico" Chomsky è sempre stato a favore dell'Onu e di un Governo Mondiale che si opponga ai "cattivi" Usa.
Ma andiamo avanti nella lettura dell'articolo Rifondare l'ONU:"L'esasperazione delle differenze religiose, fino a sfociare nelle divisioni secolari tra tradizione islamica e cristiana, ad esempio, porta a non far coincidere l'albero con le sue radici, gli occhi con lo sguardo, l'orizzonte con il cielo. Non riusciamo a riconoscere l'origine delle cose e confondiamo  i mezzi con i fini, gli effetti con le cause, l'esteriore con l'interiore, l'infinito con il finito. Dobbiamo creare nelle nuove generazioni la certezza che sia possibile credere in un solo Dio, che il pianeta è la casa comune di tutti gli esseri viventi (Gaia?, ndr), che le conquiste scientifiche e le innovazioni tecnologiche servono allo sviluppo del genere umano, che le differenti tradizioni, usanze, costumi, lingue, ecc., sono varianti della medesima cultura umana e che appartenere al genere umano è una fortuna ed allo stesso tempo una grande responsabilità verso gli altri esseri viventi e le generazioni future di questo pianeta e di altri possibili presenti nell'universo."
Si parla di divisioni secolari tra tradizione islamica e cristiana, prendendo a prestito la teoria dello scontro delle civiltà di Samuel Huntington, membro del CFR, a giustificazione dell'affermazione che le differenze religiose si sono esasperate; non si dice affatto che queste "cosiddette" divisioni esasperate sono una "sovrastruttura" creata agli occhi della gente che maschera invece manovre di potere per ottenere conquiste economiche e territoriali. Non si dice che il terrorismo di matrice islamica è stato creato e finanziato dalla Cia fin dagli anni settanta per combattere in Afghanistan contro l'URSS. Non si dice che l'attentato dell' 11 settembre non è stato l'inizio dello scontro islam-cristianesimo, ma è stato un'autoattentato dell'elite bancario-finanziaria-occidentale per giustificare tutta una serie di conquiste e guerre; lo scontro di civiltà è la sovrastruttura esplicativa agli occhi dell'opinione pubblica che serve a questa elite per portare avanti i loro piani. Poi si dice: "Dobbiamo creare nelle nuove generazioni la certezza che sia possibile credere in un solo Dio"; vi posso suggerire qualcosa? Sara mica quello che Albert Pike, Gran Maestro della Massoneria, citava quando diceva che:«il Cristiano, l'Ebreo, il Mussulmano, il Buddista, il seguace di Confucio e di Zoroastro possono unirsi come fratelli e accomunarsi nella preghiera al solo Dio che è sopra a tutti gli altri dei»?o sarà forse quello che la Lucis Trust ci propone come il portatore di luce?
Andiamo avanti con l'articolo:
" 2. Regionalismo, internazionalismo e universalismo

Dovremmo rigettare, nei nostri comportamenti ed in quelli dei leader politici, la preferenza verso un particolare territorio (geo-sentimento), o verso un determinato gruppo sociale (socio-sentimento).
Il regionalismo, come tutti gli approcci che derivano da visioni basate sull'unità nella razza, lingua, colore di pelle, comunità, nazionalità, provoca divisioni e conflitti. Se, ad esempio, davvero il fattore linguistico avesse rappresentato la base per la formazione dei moderni Stati nazionali, oggi un paese come la Svizzera non dovrebbe esistere, in quanto suddivisa in quattro regioni assorbite a loro volta dagli Stati da cui provengono le rispettive lingue: Germania, Francia, Italia e Romania. Allo stesso modo, la popolazione belga che parla francese dovrebbe considerarsi a tutti gli effetti francese.
Anche l'Italia presenta numerose regioni alloglotte. Infatti dialetti slavi non parlati nell'alto Isonzo, nelle Alpi e Prealpi dalla Valle d'Aosta alla Carnia, nei sette comuni del Vicentino e nei tredici comuni del Veronese; dialetti albanesi nel Molise e in diverse località di Puglia, Calabria e Sicilia ed infine il catalano viene parlato in alcuni centri della Sardegna.
Quali sono le cause sociali, economiche e politiche del fenomeno regionalista e nazionalista? La concentrazione del potere amministrativo, associata al potere politico, apre la strada alla burocratizzazione dell'apparato statale. In un tale sistema sociale, dove gli interessi economici si compenetrano con i politici, le aspirazioni di carriera spingono i leader politici a separare il territorio in singole zone di consenso ed influenza, creando aree sub-economiche e sotto-acculturate.  Questa capacità dei leader politici, religiosi, di governo di creare i geo-sentimenti ed i socio-sentimenti, nonché di trasformare un geo-sentimento in un socio-sentimento e/o viceversa, ha come effetto la suddivisione di un unico originario territorio in località sviluppate e in altre sottosviluppate. Le aree economicamente più avanzate impongono un particolare linguaggio o un modello culturale ed economico dominante sul resto della popolazione.
Ciò che si sta vivendo oggi in Italia, con la possibilità di creare un federalismo fiscale che porti le regioni più ricche a livelli di autonomia e sviluppo maggiori, rispetto ad altre regioni meno ricche e che saranno costrette ad aumentare le tasse al fine di garantire i servizi collettivi essenziali, è il risultato di una politica diretta a creare socio-sentimenti e geo-sentimenti nella popolazione da parte dei leader politici (Lega e coalizione attuale di governo) ed assecondata dagli altri settori confacenti della società (Confindustria e Chiesa).  
Il problema centrale del nostro periodo storico, rappresentato dai numerosi conflitti etnici sparsi nel mondo (come ad esempio in Cecenia, Turchia, Spagna, Kasmir, Israele, Iraq),
( il problema centrale non è il dominio mondiale da parte di una cricca di banchieri e altri circoli super-ricchi, scordatevelo, qui si dice che sono i conflitti etnici, capito!, ndr) è quello di aver sempre pensato localmente ed agito globalmente. Agito globalmente, in seguito ai numerosi interventi da parte delle superpotenze per perseguire propri obiettivi di espansione economica, militare e politica; pensato localmente, in quanto non si è riflettuto sui gravi riflessi negativi nella pace del mondo. E' vitale un cambiamento di visione e strategia per il benessere e la sopravvivenza di tutti noi, che sarà possibile solo se riusciremo a pensare globalmente e ad agire localmente (il noto motto noglobal, ndr). Questo significa l'introduzione di un ulteriore termine alle prospettive del regionalismo, del nazionalismo e dell'internazionalismo.
Il regionalismo, così come il nazionalismo o l'internazionalismo, con tutti i comportamenti basati sul geo-socio-sentimento, sono negativi e divisivi. Geo-sentimento, socio-sentimento e loro varianti vengono introdotte nella società dai leader politici e religiosi per creare nella mente delle persone  barriere economiche-sociali-politiche-culturali artificiali, sfruttando a proprio interesse le divisioni ed i conflitti insorgenti intra ed infra umani. E' la loro regola del "dividi et impera".
Il fondatore del Bilderberg Group, il principe Bernardo d’Olanda, disse: “E' difficile rieducare gente allevata al nazionalismo all’idea di rinunciare a parte della loro egemonia a favore di un potere sopranazionale
Rockefeller dice che vi è:“una smània di nazionalismo.. [ma] lo stato-nazione sta diventando sempre meno competente e
capace di svolgere le sue mansioni di politica internazionale"

Democrazia, libertà e sovranità nazionali sono anatemi per gli “aspiranti padroni del mondo”. Il gruppo Bildergerg, il Council on Foreign Relations ed equivalenti, con i loro esperti in giro per il pianeta si sono attivati per fare a meno di tutte e tre le cose. E i Proutisti li seguono come dei cagnolini.
Cosa propongono i Proutisti? L'Universalismo e il Neo-Umanesimo:"Cos'è l'universalismo? Quando gli esseri umani si muovono collettivamente per il benessere degli esseri viventi, tale progresso umano riflette lo spirito del Neo-umanesimo. Il Neo-umanesimo, oltre a garantire l'esistenza umana dei livelli fisico, mentale e spirituale, assicura anche il diritto alla vita del mondo animato ed inanimato."
Ma cosa è in sostanza questo Neo-Umanesimo? da Wikipedia inglese leggiamo che: "Neoumanesimo è la continua espansione della nostra identità, che si allontana dalle ristrette categorie ( nazione o etnia) verso categorie più ampie (pianeta)." Ci avrei giurato! Il nazionalismo è il male del mondo! Sarkar identificava infatti tutto il male del mondo nel geosentimento che riguarda l'interesse che una persona ha per la propria località; è un orrore, secondo Sarkar, se uno si occupa della propria comunità e ama il proprio territorio; a questo negativo geosentimento egli aggiungeva anche il geopatriottismo, la georeligione, la geoeconomia.
Più avanti l'articolo si fa più esilerante, infatti i Proutisti prima devono negare quello che alcuni (i soliti complottisti) denunciano, e cioè la creazione di un Governo Mondiale ditattoriale:
"3. Un Governo mondiale con le buone o con le cattive?
Alcuni documentaristi sostengono che a partire dagli anni 90 sia incominciata un'oscura trama finalizzata alla costituzione, contro la volontà autonoma delle nazioni, di un Governo Mondiale, previsto dalle stesse Nazioni Unite. Lo dimostrerebbero documenti ed articoli apparsi negli ultimi anni, come quello scritto dall'economista Norman France nel 1993 sulla rivista Monetary & Economic, intitolato: "Un Governo Mondiale per assenso o asservimento". Il programma per un Governo Mondiale unico, però, sarebbe voluto in particolare dagli Stati membri più incisivi alle Nazioni Unite, come gli USA. L'obiettivo di realizzare, con le buone o con le cattive, tale nuovo ordine mondiale, sotto l'egida sì di un Governo, ma diretto dal potere economico-militare internazionale delle superpotenze, sarebbe in corso di realizzazione attraverso una strategia più subdola e indiretta, cioè creando una miriade di crisi economiche, finanziarie e sociali sparse sul pianeta. Facendo credere che l'economia, la finanza, gli istituti sociali e politici nazionali siano per sfaldarsi, gli attuali istituti di governo del pianeta (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, ONU) saranno l'unico riferimento per intervenire ed apportare i correttivi ai sistemi nazionali economici e sociali locali. Gli Stati saranno costretti a rinunciare alla loro sovranità nazionale e tutto condurrebbe ad un forte accentramento di potere nelle mani dell'ONU. In questi ultimi anni, assistiamo a livello mondiale ad un continuo proliferare di lotte etniche, religiose, nazionaliste dove, dopo un primo e massiccio intervento da parte delle superpotenze (si pensi all'ex-Yugoslavia, Afganistan e Iraq), come previsto, l'ONU è stato chiamato per intervenire e fissare delle postazioni stabili. Secondo tale preoccupazione, si tratterebbe di conflitti orchestrati ad hoc, in quanto non li si è voluti prevenire e gestire per tempo, che accrescono gli attriti sociali. E anche per questi motivi, secondo l'economista France, che in molte nazioni in via di sviluppo le frontiere all'immigrazione sono state aperte, con il fine di aumentare le tensioni interne fra le varie etnie e religioni e destabilizzare l'ordine e la sicurezza interna. Il passaggio alla formazione di un Governo Mondiale non voluto per partecipazione, bensì per imposizione, sarebbe molto breve. France ritiene che tale meccanismo sia stato messo già in moto a partire dagli anni 90, sperimentandone l'efficacia su nazioni minori. Partendo dall'indebolimento delle economie a causa dell'indebitamento dei Paesi, i politici, considerati incapaci di risolvere il problema, verranno indicati quali i responsabili. Dopo aver provocato crisi e disordini sociali tanto violenti da richiedere un drastico intervento esterno da parte delle autorità o corpi militari, le conseguenze saranno la caduta dei governi locali e la richiesta di intervento di sostegno dell'ONU. Le notizie che provengono dall'Iraq, confermerebbero tale impostazione ed almeno altre 3 o 4 regioni sarebbero in procinto di fare la stessa fine. Tale progetto viaggerebbe sotto l'egida americana e sarebbe iniziato nel '90 con Henry Kissinger. Secondo le sue parole: "se si dice alla gente: Attenzione, un grave pericolo ci minaccia dall'esterno" ed al tempo stesso si impongono provvedimenti atti a scongiurare tale "minaccia", effettiva o meno, la popolazione in generale sarà pronta a chiudere gli occhi, accettandoli per la propria salvaguardia e sicurezza. L'azimut di tale strategia prevederebbe la ponderosa partecipazione di uomini e mezzi delle Forze Armate statunitensi, smistabili in tutto il mondo, per integrare la nuova forza di polizia internazionale delle Nazioni Unite. Le motivazioni che giustificherebbero il trasferimento di forze statunitensi sotto il controllo ONU sono contenute in un progetto USA denominato "Freedom from War", documento inerente un programma americano finalizzato al disarmo completo e pacifico disposto dal Presidente Kennedy. Il documento dichiara: "La forza di pace dell'ONU sarà resa stabile e rinforzata gradualmente con materiale americano". Tale stadio sarebbe diventato operativo già nel '90 e molte delle installazioni e delle forze militari USA sarebbero state trasferite sotto l'ONU a livello internazionale. Se il grosso dei contingenti militari continuerà ad essere spostato sul piatto delle Nazioni Unite, ogni nazione, compresi gli USA, non potrà disporre di una forza militare autonoma tale da poter contrastare il volere dell'ONU, sottomettendosi a questo punto alle sue forze multinazionali.
Divertente la frase finale che afferma:"Quello raccontato sembra uno scenario alquanto macchinoso, inconcepibile e difficile da ammettere, tuttavia rientra nella presente disamina per concepire al meglio sia l'attuale condizione internazionale, che le ipotesi di realizzazione di un Governo Mondiale democratico." Si, proprio macchinoso, difficile da comprendere, peggio della teoria quantistica; cosa aveva detto questo economista di nome France?Mah!
Una volta che hanno negato queste "difficili" teorie "complottiste" per DIMOSTRARE che loro sono veramente alternativi, con un bel capitombolo del pensiero, ci propongono LA STESSA COSA ma dicono che è una cosa bella perchè lo ha detto il loro GURU; leggete il loro progetto perchè è una spiegazione molto plausibile dei piani dell'elite mondiale per arrivare ad un Governo Mondiale:

"4. Un Governo Mondiale su base democratica

E' nel XX secolo che si afferma il principio della nazionalità e, nel nuovo assetto all'indomani della

prima guerra mondiale, si cercò di attuarlo praticamente nella forma degli stati sovrani nazionali. Mentre, sarà dopo la seconda guerra mondiale che sorgeranno, inizialmente a scopo difensivo e per il mantenimento della pace, alcune organizzazioni pan-regionali. Di queste ne ricordiamo alcune come la Nato o Patto Atlantico (Usa ed Europa occidentale), l'ex-Patto di Varsavia e la Seato (Francia, Gran Bretagna e Asia orientale). Anche l'Europa, dopo la seconda guerra mondiale, venutasi a trovare racchiusa nei due grandi blocchi (russo-asiatico e americano), si è indirizzata verso una più stretta collaborazione sovranazionale, raggiungendo l'attuale unificazione del mercato economico e finanziario.

Riflettiamo su quelli che sono stati i presupposti storico-diplomatici sottostanti alla costituzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (O.N.U.). Principio animatore è riconducibile alla breve esperienza della Società delle Nazioni. In epoca successiva, l'organizzazione venne alla luce con l'alleanza di tutti i grandi Stati democratici uniti contro la Germania nazista e gli alleati dell'asse. Iniziava a delinearsi l'idea di un villaggio globale dove il futuro dell'umanità sembrava essere collegato ad un unico destino.

La costituzione dell'ONU ha rispecchiato gli esiti della II guerra mondiale. Ma, dopo il crollo del comunismo nell'Est e la fine del bipolarismo Usa-Urss, quale valore ha ancora un O.N.U. dominato da un Consiglio di sicurezza ristretto a poche nazioni e capace di condizionarne ogni decisione?

Le decisioni importanti che si prendono, ad esempio in Europa, vengono accolte dall'opinione pubblica non perché siano l'espressione di una volontà comune, ma perché manifestazione del volere di un organo centrale che ha perso i collegamenti con le sue parti. All'azione dell'O.N.U., anche diversi limiti giuridici, derivanti dalla sovranità nazionale degli stati membri, hanno ostacolato l'esplicarsi delle sue attività. Nel giro di pochi anni, dalla guerra fredda tra Usa ed ex-Urss alla distensione internazionale abbiamo assistito ad una nuova crisi di impotenza dell'O.N.U., che si è aggravata con la minaccia dell'affacciarsi di un terrorismo mondiale, con la decisione arbitraria delle potenze militari di non procedere alla distruzione degli arsenali nucleari. Questo processo di messa in ridicolo dell'O.N.U. non dà segni di fermarsi. Né è la prova la centralità di quelle organizzazioni, quali il Consiglio di sicurezza e il Fondo monetario internazionale con la Banca mondiale che hanno introdotto al suo interno il diritto del più forte, cioè i vincitori dell'ultima guerra mondiale, a prendere le decisioni.

Con la fine della guerra fredda, l'O.N.U., a differenza di quanto ci si poteva attendere, non ha potuto dormire sonni tranquilli. In seguito alla delibera del Consiglio di sicurezza ristretto, che ordinava le sanzioni economiche all'Iraq per aver invaso il Kuwait, siamo passati all'invasione di quel paese da parte di una ristretta coalizione militare, nonostante il parere contrario dell'O.N.U. E i giudizi contrari dell'O.N.U. verso tante altre guerre sono tanti e non rispettati: Palestina, Tibet, Nepal, Kashmir, Etiopia, Libano, ecc.

La dimensione delle perdite umane dell'ultima guerra mondiale (circa 38 milioni furono i morti civili e militari, di cui 5,9 milioni di deportati razziali e da 4 a 5 milioni di deportati politici in Germania), dovrebbe far ancora riflettere i governanti del pianeta, non solo su una estensione globale del conflitto, ma anche sulla sua dimensione mondiale.

Secondo Sarkar
(il GURU, ndr), la formazione di un Governo mondiale richiede una Costituzione mondiale. Dovrebbe essere formato un corpo legislativo che sviluppi una Carta dei Diritti e una Carta Costituzionale che tuteli le proprie minoranze. L'applicazione di tali leggi dovrebbe essere di competenza dei governi nazionali locali. Lo scopo del Governo Mondiale dovrebbe essere di stabilire le condizioni minime ed omogenee per le legislazioni locali, senza interferire in nessun modo con il potere amministrativo. Il Governo Mondiale dovrebbe essere formato da due camere, una in rappresentanza delle Nazioni e una in rappresentanza della popolazione. L'Assemblea Generale dell'ONU, opportunamente riformata per escludere le differenze di potere attuali esistenti tra le superpotenze e le altre nazioni, dovrebbe svolgere il compito di rappresentare le Nazioni insieme ad una Assemblea dei Popoli da formare in proporzione al numero di abitanti.

La Neo Magna-Charta dovrebbe contenere un preambolo dei diritti comprendente, ad esempio, almeno quattro tematiche: primo, dovrà essere garantita una completa sicurezza alla flora e fauna del pianeta; secondo, ogni Paese dovrà garantire il potere d'acquisto ai cittadini; terzo, la Costituzione deve garantire 4 diritti fondamentali (la pratica spirituale, le radici culturali, l'educazione e l'espressione linguistica locale); quarto, se la pratica di uno di questi diritti si scontra con i valori cardinali umani, questi ultimi avranno la precedenza. In merito alle relazioni tra i membri della Confederazione e quest'ultima, occorrerà garantire il diritto all'autodeterminazione ed alla recessione da parte di ogni membro dalla confederazione.

In ordine a sviluppare un sentimento neo-umanista di fraternità ed unità, oggi necessitiamo, più che mai, di una comune filosofia di vita, una struttura costituzionale comune, un esercito mondiale ed un comune codice penale. Ma, se vogliamo implementare nella società i suddetti punti, dobbiamo costituire necessariamente un Governo Mondiale. I fattori che potranno agevolare l'introduzione del valore dell'universalismo nella struttura mondiale governativa possono essere semplificati in:

- sintesi culturale globale

- zone od unità socio-economiche in sostituzione delle attuali nazioni

- unica lingua franca per comunicare a livello mondiale

- politica fiscale globale

- protezione dell'ambiente e della ricchezza archeologica.

La creazione di un Governo Mondiale dovrebbe produrre un percorso di profonda riforma ed una fase successiva il rafforzamento delle Nazioni Unite. Pertanto, ciò che tutte le persone oneste e sagge dovrebbero auspicare per la soluzione di molti problemi che oggi attanagliano il pianeta, è spingere i leader politici ad orientarsi verso la formazione di un Governo Mondiale, la cui realizzazione potrebbe essere regolata in modo graduale da alcune fasi: dapprima allargare la partecipazione a quei Paesi che intendano aderire su base volontaria e producano esempi pratici di politiche ed istituti sociali comuni (come ad esempio la creazione di codici giuridici comuni, patti economici comuni, politiche socio-economiche comuni, ecc.), a prescindere dalla vicinanza o dall'appartenenza a federazioni con regioni limitrofe, benché la cosa più ovvia sarebbe quella di incentivare esperimenti tra Stati che appartengono ad istituti già esistenti (ad esempio l'Unione Europea, l'Accordo dei Paesi dell'Asia, l'Unione dei Paesi Africani, ecc.); in una seconda fase, dopo aver dimostrato la bontà degli esperimenti compiuti nell'arco almeno di un quinquennio, si potrà chiedere la partecipazione volontaria di altri Stati ed allargare così i progetti di realizzazione di istituti comuni ancora più estesi; in una terza fase, se si fosse raggiunta un'alta percentuale di adesione degli Stati membri dell'Onu, ad esempio al 90%, si potrebbe ritenere di validare le esperienze pregresse di partnerariato politico, economico e sociale sperimentato nella prima e seconda fase e dare vita così ad un primo Organismo Mondiale.

La costituzione del Governo Mondiale potrebbe vedere la luce finalmente dopo un altro numero di anni in cui l'Organismo Mondiale avrà creato e per così dire rodato alcuni degli istituti base per la regolazione delle politiche comuni: sanità, ambiente, scuola e lavoro. Solo nelle ultime fasi, allorchè si sarà creata una coscienza sociale mondiale comune ed orientata al "pensare universalmente e ad agire localmente", dovrebbe essere reso possibile costituire altri istituti, tra cui un ordine giudiziario ed un unico esercito mondiale generale ed in tal modo la dichiarazione solenne del Governo Mondiale. Gradualmente gli eserciti nazionali dovranno essere sostituiti con un esercito mondiale che dovrà impedire i conflitti fra le Nazioni. Il numero complessivo di militari dovrà essere gradualmente ridotto. Anche dopo la formazione di un Governo Mondiale é improbabile che i conflitti infra ed intra-nazionali cesseranno. Gli attuali problemi connessi all'impotenza delle forze armate O.N.U., intese quale solo esercito di pace, è spiegabile dalla mancata fiducia che i governi danno a codesto esercito. Pertanto, la formazione di un unico esercito sovranazionale sarà possibile solo allorquando saranno stati già assimilati i principi cardinali di una convivenza mondiale: benessere collettivo e libertà individuale, in cui il primo abbia sempre la precedenza sul secondo. La presenza di istituti comuni che già oggi regolano le relazioni sociali, politiche ed economiche mondiali, come ad esempio il Gatt, il Wto, la Fao, ecc., sta a rappresentare un momento di riflessione e comunque di un'esperienza accumulata negli anni che certamente non va sprecata e sottovalutata. Ciò che manca ancora è uno spirito nuovo di cooperazione coordinata, di convivenza fraterna e di tolleranza reciproca fra le diverse etnie che popolano il pianeta.

E' estremamente positivo che dall'UE emerga un nuovo bisogno di consolidarsi e rapportarsi reciprocamente ed in maniera più coordinata. E' positivo il desiderio di avvicinare tradizioni, modi di pensare e di vivere differenti. E' positivo il desiderio di cercare di superare le divisioni interne, per abbracciare un comune sistema politico, economico, giuridico e sociale. I passi più significativi prelevati dal Preambolo della Carta Costituzionale sono i seguenti: "Persuasi che i popoli dell'Europa, pur restando fieri della loro identità e della loro storia nazionale, sono decisi a superare le antiche divisioni e, uniti in modo sempre più stretto, a forgiare il loro comune destino (.... omissis)."

L'esperienza che i paesi della nuova UE stanno esperimentando dovrebbe servire da monito e laboratorio di esperienze anche per altre regioni del pianeta, dalle più calde a causa di divisioni e conflitti, ad altre anche meno conflittuali.

E' però scomparsa dalla nuova Carta Costituzionale, firmata proprio a Roma il 29 ottobre 2004, la parola "federale" a vantaggio del meno allettante termine "comunitario". Prima di pensare di far interagire solo economicamente regioni geografiche tra loro distanti e creare, così, profondi squilibri economici e di vita (si pensi, ad esempio, al basso costo del lavoro presente nei Paesi dell'Est rispetto alle esigenze di sviluppo e potere di acquisto nei Paesi dell'Europa occidentale), la prima preoccupazione non dovrebbe essere quella di unirsi in un'unica Comunità per mere "Ragion di Stato", bensì per ragioni attinenti ad una reale crescita attraverso modelli di bio-regionalismo e di sviluppo locale, basati sul pieno e progressivo utilizzo delle risorse locali. Un seggio all'interno del Consiglio per la Sicurezza dell'Onu dovrebbe essere assegnato, per i motivi già spiegati, anche proprio alla Comunità Europea, in quanto modello di convivenza integrata e mirata alla condivisione di un progetto di vita senziente e comune.

L'interesse comune da cui sorgerà il progetto del Governo Mondiale non sarà solo determinato dal sentimento di "autoconservazione", simile a quello che si manifestò nell'epoca preistorica con la formazione dei primi raggruppamenti sociali, al fine di rendere più sicura l'esistenza degli individui dai pericoli esistenti nel mondo, ma andrà oltre: non solo per garantire la sicurezza e la vita delle persone dalle guerre e dalla fame nel mondo, ma per rendere effettiva la responsabilità dell'essere umano per la "conservazione" della vita sul pianeta, compresa la fauna e la flora.

La trasformazione delle idee universalistiche del Neo-umanesimo nella vita pratica è una delle funzioni della Teoria dell'Utilizzazione Progressiva, compreso il suo contributo per il graduale processo di formazione del nuovo Governo Mondiale.

Il cambiamento che porterà alla formazione di un Governo Mondiale potrà essere raggiunto in modo pacifico solo se decidiamo di ripartire dall'individuo inteso come un continuum di esistenza fisica, mentale e spirituale e come parte di un tutt'uno. Occorre che ognuno di noi si sforzi di rivedere i propri rapporti con gli altri e comprenda che i rapporti sociali servono al completamento ed arricchimento della propria ricchezza interiore. C'è tanto bisogno che ogni persona, dal proprio piccolo, faccia sempre più posto alla tolleranza, all'altruismo, allo spirito di servizio e fratellanza.

La formazione di grandi governi per grandi problemi è stata sempre la linea guida a cui si sono ispirati i nostri politici, non comprendendo forse che il miglior approccio per la creazione di una convivenza umana che salvaguardasse tutte le libertà ed i diritti delle persone e del pianeta fosse quello di costruire l'unità partendo dall'interno delle persone, anziché dall'esterno.

Il principio fisico dell'attrazione e della repulsione sembrerebbe un fenomeno che investe anche la fenomenologia sociale. E' naturale, da questo punto di vista, che due società tanto diverse come quella occidentale e quella islamica si ostacolino, respingano e allontanino da un loro incontro; occorrerebbe contrastare tale reazione equilibrandola ed inserendo elementi di attrazione tra i poli di pensiero che più determinano tale conflitto, come ad esempio maggiori rapporti interculturali, turismo, equi scambi commerciali, matrimoni misti, ecc. E' stata estremamente interessante, da questo punto di vista, l'iniziativa intrapresa della Regione Piemonte che l'ha vista promotrice di un incontro mondiale denominato "Terra Madre" che ha permesso l'incontro dei piccoli produttori agricoli e non del settore agroalimentare di tutto il mondo, favorendo così scambi ed interazioni culturali, nuovi legami economici tra regioni lontane, la comprensione del senso di appartenenza ad un unico pianeta.

D'altro canto, altri esempi simili di reciproca repulsione all'interno dei diversi contesti geo-politici sussistono per le richieste di autonomia da parte di movimenti nazionalisti indipendentisti contrastati da governi accentratori, come è il caso della Cecenia, Cina, Turchia. Casi come quello dell'Urss e della Jugoslavia, ma come anche quelli del risorgere della coscienza nazionale, del desiderio di indipendenza all'interno di Stati unificati magari da secoli (la Gran Bretagna, la Spagna, il Belgio, l'Italia stessa) mostrano che la consapevolezza della diversità prevale sempre, alla fine, sul tentativo di unità. Il desiderio di indipendenza all'interno di Stati unificati da secoli mostrano che la consapevolezza della diversità tende spesso a prevalere sul tentativo di unificazione.

Oggi più che mai dovrebbe essere sviluppata una sorta di alchimia sociale che riesca a bilanciare le forze di attrazione con quelle di repulsione presenti nelle società, al fine di ottenere in modo graduale una convivenza umana su una base sempre più allargata. Tale allargamento costante è ciò che si dovrebbe definire Governo Mondiale, ove le persone debbano sentirsi tutti facenti parte e con orgoglio riconoscersi come essere umano. Tale sforzo di estensione positiva della convivenza pacifica del genere umano rappresenta una sfida ed un obiettivo della presente generazione che deve vedere al prossimo decennio con l'occhio del pioniere coraggioso, pronto a sacrificare una parte di sé stesso per il benessere della collettività."

TUTTE LE STRADE PORTANO...AL GOVERNO MONDIALE...DEI BANCHIERI

..una forza collettiva della comunità internazionale espressa dalle Nazioni Unite.. un movimento storico verso un nuovo ordine del mondo.. una nuova associazione delle nazioni.. un periodo nel quale l'umanità entrerà nel proprio io.. per cominciare una rivoluzione dello spirito e della mente ed iniziare un viaggio in una.. nuova era."
il Presidente Bush, 1 Ottobre 1990 - In un convegno alle Nazioni Unite, .

"Che vi piaccia o no, avremo un governo mondiale, o con il consenso o con la forza"
James P. Warburg

"la 'casa dell'ordine mondiale' dovrà essere costruita dalle fondamenta verso l'alto piuttosto che dall'alto verso il basso.. ma una fine alla sovranità nazionale, corrodendola un pò alla volta, verrà realizzata molto più dell'ormai antiquato attacco frontale."
Aprile 1974 -- L'articolo The Hard Road to World Order dell'autore Richard Gardner, ex vice-sostituto del Segretariato degli Stati Uniti, e membro della Trilaterale e del CFR, viene pubblicato sulla rivista Foreign Affairs.

"Il mondo è pronto per raggiungere un governo mondiale. La sovranità sovranazionale di una elite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati ."

David Rockefeller, 1991

"Andremo insieme verso questo nuovo ordine mondiale. E nessuno, insisto nessuno potrà opporsi"
Sarkozy


"E' difficile far aprire gli occhi alla gente, ma è forse ancor più difficile chiuderli se un giorno qualcuno è riuscito a farteli aprire"
Anonimo