venerdì 19 marzo 2010

2084: la dittatura del carbonio?

 "  Inevitabilmente un giorno un comissario suggerirà di rendere il lavoro più efficace concentrandosi sulla radice del problema: il numero totale degli abitanti del pianeta. E con una mossa del genere la Commissione per il controllo termostatico della Terra si sarà trasformata in un governo mondiale di tipo orwelliano, con una propria valuta, un esercito e il controllo su ogni persona e ogni centimetro sul nostro pianeta. Per quanto orrore susciti un simile esito, se ritardiamo l'azione per combattere la crisi climatica, la dittatura del carbonio può diventare essenziale per la nostra sopravvivenza."
Tim Flannery, I Signori del Clima, Ed. Corbaccio

Il titolo di questo post non è il titolo di un romanzo di fantascienza, o quello di un libro di qualche pazzo "complottista", ma il titolo di un capitolo di un libro scientificamente corretto scritto da  uno scienziato; il libro si chiama I Signori del Clima, e l'autore è Tim Flannery. Flannery è uno scienziato ed esploratore australiano; ha insegnato ad Harvard, è stato per sette anni direttore del South Australian Museum e attualmente è docente alla Macquarie University, dove segue un progetto di ricerca sui cambiamenti climatici; è presidente dello State Science Council e della Sustainability Roundtable, un organo consultivo sullo sviluppo sostenibile; egli è anche rappresentante australiano della National Geographic Society.
Flannery è un fervente sostenitore della teoria dell'effetto serra dovuto alla CO2 di origine antropica.
Nel suo libro, al capitolo 33 (che strano!) dal titolo eloquente "2084: la dittatura del carbonio?" l'autore si spinge ad immaginare un possibile futuro dove la catastrofe generata dal cambiamento climatico darà avvio ad una ditattura globale. Ciò rivela che questo tipo di soluzioni sono tenute in debita considerazione dall'elite di scienziati accademici al fine di arrivare al Nuovo Ordine Mondiale; forse inserire tali capitoli in libri dedicati al global warming vuole già farci ingoiare l'idea che dovremmo rinunciare ai nostri diritti basilari nel caso di una minaccia esterna come quella del riscaldamento globale. In effetti la paura derivante da un'improvvisa emergenza climatica sbandierata ai quattro angoli del globo, condita con qualche catastrofe artificiale pubblicizzata in tutti i tg planetari, sarebbe una miscela così irresistibile che alla fine tutta la gente del globo si convincerà ad abbracciare un Governo Mondiale che la salvi da questa emergenza inventata a tavolino; la strategia sarebbe simile ad esempio a quella messa in atto nell'emergenza derivante dalla finta pandemia  da virus H1N1. Se tali ipotesi vi sembrano lontane dal vostro senso comune leggete prima cosa dice questa notizia pubblicata su Virgilio il 4/5/2009:
"...Le proposte della geoingegneria per dare un po' di refirigerio alla terra e riportare il clima sotto controllo sembrano partorite dai sogni di Archimede Pitagorico, eppure raccolgono sostegno dai governi, impegnano il fior fior dell'intellighenzia di stanza in sofisticati laboratori, riempiono le pagine dei giornali, fanno sperare i cittadini di mezzo mondo.
Ma ha senso modificare artificialmente il clima piuttosto che concentrare gli sforzi sulla riduzione delle emissioni e sullo sviluppo di tecnologie pulite? Alterando ulteriormente un ecosistema già periclitante, non si rischia di avere effetti collaterali indesiderati, col rischio che il rimedio sia peggiore del male?
I dubbi sono leciti e non mancano di accendere il dibattito.
Eppure, la risposta di esperti accreditati come John Holdren fisico, 65 anni, consigliere scientifico del Presidente Obama in merito agli interventi per contrastare il cambiamento climatico è stata: «Si potrebbe arrivare ad essere tanto disperati da voler usare questi strumenti.»  In una recente intervista segnalata da Ecoblog, lo scienziato afferma che la Terra sarebbe vicinissima a un cambiamento climatico conclamato: entro sei anni potrebbe scomparire il ghiaccio artico, il che di per sé già modificherebbe ulteriormente il clima in maniera imprevista; c’è un rilascio di metano a causa dello scongelamento del permafrost in Siberia il che potrebbe accelerare i cambiamenti climatici e numerosi e grandi incendi in tutto il mondo.
Insomma, a mali estremi... porte aperte alla geoingegneria, l'ultima spiaggia.
Ma quali sono i progetti più accreditati? Le tecniche refrigeranti considerate più efficienti secondo lo scienziato inglese Tim Lenton sono le immissioni di particelle di zolfo nella stratosfera e la produzione di nuvole sintetiche. La prima soluzione consentirebbe di creare uno schermo riflettente per far passare meno radiazioni solari, come avviene con eruzioni vulcaniche; il secondo sistema prevede invece la produzione di nuvole che riflettano la luce del sole attraverso la nebulizzazione di acqua marina con l'aggiunta di un solfuro che ne faciliti la formazione."
Adesso vi lascio alla lettura del capitolo del libro
2084: la dittatura del carbonio?

Se [...] l'uomo invadesse la capacità funzionale di Gaia in misura tale da renderla invalida [.] egli si sveglierebbe un mattino per trovare che ha il compito permanente, per tutta la sua vita, di manutenzione del pianeta. [...] Allora, almeno, noi si guiderebbe quello strano aggeggio che è "la nave spaziale Terra", e la parte di biosfera, domata e addomesticata, che ancora rimanese sarebbe davvero il nostro solo "  sistema di mantenimento della vita".  James Lovelock, Gaia, 1979 [trad. it. p. 157]
Paul Crutzen ha contribuito a salvare il mondo dall'impoverimento di ozono dovuto ai CFC, e per questo ha ricevuto un premio Nobel. Davanti alla minaccia del mutamento climatico che incombe, Crutzen è ancora una volta impegnato nel dibattito, e la sua riflessione già guarda molto lontano. "  Nel nostro futuro possono benissimo esserci progetti di geoingegneria su vasta scala internazionalmente accettati [...] per ottimizzare il clima"  ha affermato su Nature nel 2002. E' un pensiero che merita di essere approfondito, e per cominciare dobbiamo guardare al grande gioco della modificazione del clima in cui l'umanità è impegnata.

Ne intravedo tre esiti possibili:
1. La nostra reazione di limitazione delle emissioni è troppo lenta o scoordinata per allontanare grandi mutamenti climatici, che distruggono i sistemi di mantenimento della vita della Terra e destabilizzano la nostra civiltà globale. Di conseguenza l'umanità viene spinta in un Medioevo prolungato molto più crudele di qualunque altro che lo abbia preceduto, perchè le armi più distruttive mai escogitate esisteranno ancora, mentre i mezzi per regolarne l'uso, e stabilire la pace, saranno stati spazzati via. Questi cambiamenti potrebbero iniziare fin dal 2050.
2. L'umanità agisce con prontezza - a livello individuale, nazionale e aziendale - per ridurre le emissioni, e così evita gravi conseguenze climatiche. In base alle tendenze attuali, dovremmo aver cominciato a decarbonizzare in modo significativo le nostre reti elettriche intorno al 2030, e aver sostanzialmente decarbonizzato il sistema dei trasporti entro il 2050. Se avremo successo, verso il 2150 o giù di li i livelli dei gas serra saranno scesi al punto in cui Gaia può nuovamente controllare il termostato della Terra.
3. Le emissioni vengono ridotte in misura sufficiente a evitare il disastro completo, ma gli ecosistemi della Terra vengono seriamente danneggiati. Con il clima del mondo sul filo del rasoio, l'idea di Crutzen di progetti geoingegneristici concordati a livello internazionale diventa obbligatoria. La civiltà umana rimarrà sospesa sull'orlo dell'abisso per decenni o secoli, durante i quali il ciclo del carbonio dovrà essere rigorosamente controllato, mediante progetti di geoingegneria sia grandi che piccoli.
In quest'ultimo scenario l'umanità non avrebbe altra scelta che istituire una Commissione per il controllo termostatico della Terra, qualcosa che potrebbe facilmente nascere dal Protocollo di Kyoto. Cominciamo a discutere come la commissione potrebbe affrontare il problema della CO2, il più importante degli oltre trenta gas serra di cui dovrebbe preoccuparsi. Tra i suoi primi compiti ci sarebbe quello - che è già stato all'ordine del giorno di Kyoto - di mantenere il valore del carbon-dollaro esercitando un arbritato ogniqualvolta gli accordi di scambio del carbonio non vengano onorati, e ove il carbonio sequestrato venga disperso. Date le lunghe scale temporali coinvolte in progetti quali le forestazioni e le proposte di sequestrazione, la commissione si ritroverebbe a tenere sotto controllo per i prossimi secoli carbon-dollari coniati nel 2005.
Probabilmente la commissione avrebbe la necessità di servirsi degli oceani come di uno strumento per regolare il termostato della Terra. Ciò richiederà nuova cooperazione internazionale sull'uso e la proprietà dei "  beni comuni" oceanici globali, ed è possibile che anche l'Artico e l'Antartico siano coinvolti in questi nuovi accordi, col chè verrebbero disciplinati i nostri ultimi beni comuni significativi. A causa dell'importanza dei suoli come pozzi del carbonio, la commissione sarebbe profondamente interessata all'agricoltura e all'uso del territorio in tutto il mondo, e ci si dovrebbero aspettare regolamentazioni di vasta portata relative all'agricoltura, alle foreste e agli altri usi del suolo.
Con l'approfondirsi della crisi climatica la commissione potrebbe essere chiamata anche a esercitare il suo arbitrato in circostanze in cui un paese stesse soffrendo evidenti svantaggi per effetto del clima modificato, mentre altri prosperano. L'Australia, per esempio, potrebbe trovarsi sull'orlo del collasso per effetto della riduzione delle precipitazioni sui suoi principali centri abitati, mentre il Canada potrebbe godere di raccolti eccezionali e inverni miti proprio a causa degli stessi mutamenti climatici.
Se una simile commissione dovesse mettere radici, i suoi poteri e la sua influenza si amplierebbero e approfondirebbero con la crisi climatica,  a alla fine essa di necessità si intrometterebbe in materie in precedenza considerate di competenza degli Stati.
E' difficile immaginare che mosse simili, non importa quanto necessarie per stabilizzare il clima globale, non sarebbero messe in discussione da qualche paese. Ci si potrebbero aspettare sia resistenze sorde che raggiri, ma sarebbe possibile anche il rifiuto netto di conformarsi. Come si comporterebbe la commissione, per esempio, con gli "approfittatori" che ignorassero le sue disposizioni a detrimento di tutti?
I paesi sostenitori della commissione cercherebbero di introdurre una rete di incentivi, comprendente sanzioni, che nel passato si sono dimostrate indispensabili per garantire che nessun paese tragga vantaggi indebiti da un qualsisi trattato internazionale. E perchè queste misure punitive avessero il massimo effetto, sarebbe necessaria una corte internzionale e - come ultima risorsa in casi estremi - una forza armata internazionale da usare contro i recalcitranti. Forse queste truppe porterebbero caschi verdi invece che blu, ma le forze di pace dell'ONU offrono un modello eccellente di come questo braccio della commissione potrebbe svilupparsi inizialmente.
La nostra atmosfera è così delicata, e il carico umano che oggi sopporta è così enorme, che l'opera della nostra commissione non potrebbe assolutamente limitarsi ai gas serra: anche l'economia dell'idrogeno potrebbe rientrare nelle sue competenze. L'idrogeno molecolare è un gas presente in tracce nell'atmosfera (soltanto mezza parte per milione) con una durata di vita di solo due anni. La futura economia dell'idrogeno richiede il trasporto ogni anno di una quantità di gas parecchi volte maggiore della quantità presente nell'atmosfera oggi e, come abbiamo visto, l'idrogeno ha la tendenza a sfuggire. Sostituendo metà del consumo attuale di combustibili fossili con l'idrogeno rischiamo di raddoppiare la sua concentrazione atmosferica.
Una delle più significative proprietà indesiderate dell'idrogeno è la sua capacità di aumentare l'abbondanza del metano anche del 4 per cento. Siccome l'economia del gas è considerata una fase di transizione verso l'economia dell'idrogeno, ciò può avere serie conseguenze di efetto serra per un mondo già sovraccaricato di emissioni di metano. Inoltre il principale pozzo per l'azoto molecolare atmosferico sono i microorganismi che fissano questo elemento, e le conseguenze su di essi di un aumento dell'idrogeno molecolare sono sconosciute. C'è anche la possibilità che, quando fosse usato su scala sufficientemente grande per alimentare l'intero sistema dei trasporti del mondo, l'idrogeno abbia effetti sul vapore acqueo stratosferico, sulla temperatura planetaria e sull'ozono. E i più favorevoli ricercatori in questo campo hanno sottolineato di recente che "  la valutazione degli effetti climatici di un'[economia dell'idrogeno] è appena iniziata".
Man mano che l'armeggiare dei chimici diverrà più sofisticato e la nostra consapevolezza dei vari effetti atmosferici aumenterà, possiamo spettarci che sempre più processi planetari interesseranno alla nostra commissione. E con così tanti problemi da affrontare, qualche comissario potrebbe cominciare a sentirsi come quel ragazzo che tappava i buchi dalla diga con le dita, solo per accorgersi che tutto intorno gli si aprivano altre falle. Di certo essi si renderanno conto che, finchè la popolazione umana rimarrà così numerosa, il susseguirsi di nuove minacce per la sicurezza climatica sarà senza fine.
Inevitabilmente un giorno un comissario suggerirà di rendere il lavoro più efficace concentrandosi sulla radice del problema: il numero totale degli abitanti del pianeta. E con una mossa del genere la Commissione per il controllo termostatico della Terra si sarà trasformata in un governo mondiale di tipo orwelliano, con una propria valuta, un esercito e il controllo su ogni persona e ogni centimetro sul nostro pianeta. Per quanto orrore susciti un simile esito, se ritardiamo l'azione per combattere la crisi climatica, la dittatura del carbonio può diventare essenziale per la nostra sopravvivenza.
Meno di 250 anni fa selvaggi ragazzi delle Highlands scozzesi che nulla sapevano della lingua, della moneta e dei calzoni inglesi, conducevano il bestiame che era la loro unica ricchezza nelle cittadine di mercato inglesi per poter comprare qualche prodotto di lusso come la polvere da sparo e il sale. Oggi nessun cittadino di un qualsiasi paese sviluppato ha una padronanza della propria vita come quella che avevano quei selvaggi abitanti delle Highlands, perchè noi siamo i discendenti di coloro che cambiarono quella "  libertà"   per un governo stabile,  abbondanti pasti al giorno, trasporti comodi e le sofisticate macchine che ci parlano del mutamento climatico.
E a volte abbiamo rinunciato ad altre libertà per affrontare terribili minacce. I Padri Fondatori degli Stati Uniti d'America crearono la più grande nazione che il mondo abbia mai visto, e lo fecero perchè temevano una schiacciante minaccia esterna: la corona britannica. Creare gli Stati Uniti non fu facile, perchè i gentiluomini del Sud, che amavano le corse dei cavalli, il teatro e le piantagioni pullulanti di schiavi, dovevano riconciliarsi con i puritani del New England, che consideravano cose simili opera del demonio. Eppure in qualche modo un accordo di mediazione fu raggiunto, e con esso ciascuno dei trdici stati firmatari cedette una porzione significativa della propria sovranità. I Padri Fondatori crearono - con grande successo - un'entità politica di massa sufficiente ad affrontare le sfide che si ponevano, eppure con garanzie sufficienti a consentire alla libertà di fiorire.
L'Umanità ha percorso una strada così lunga in un tempo così breve che le nostre immaginazioni sono irrimediabilmente impantanate nel passato. Forse, come sembra accadere nel caso di molti neoconservatori americani, sono intrappolate sulla frontiera del west oppure nella Seconda guerra mondiale. Per altri risiedono in ormai obsolete identità nazionali o ideologie. E siccome le nostre immaginazioni dimorano ancora in questi paesaggi svaniti, la nostra reazione alla minaccia del cambiamento climatico può sembrare assurda. E' questo fatto, credo, che ha spinto alcuni conservatori ad ignorare la minaccia del mutamento climatico, pur salvaguardando al tempo stesso così gelosamente la nostra "  libertà".
Se i colossi del carbone e del petrolio e gli interessi loro alleati continuano a impedire al mondo di passare all'azione per combattere il mutamento climatico, potremmo avere presto una Commissione per il controllo termostatico della Terra. L'unico modo per evitare sia la tirannia che la distruzione è quello di agire come i Padri Fondatori dell'America, rispondendo rapidamente all'appello all'azione e cedendo a un'autorità superiore soltando il potere strettamente necesario per combattere la minaccia. E questo sra efficace soltanto se agiamo ora, prima che la crisi sia pienamente dispiegata.
Nota finale
Ma anche "rispondere rapidamente all'appello all'azione"  sarebbe ormai vano; come riportato nell'articolo sopra, lo scienziato John Holdren, fisico, 65 anni, consigliere scientifico del Presidente Obama dice che "la Terra sarebbe vicinissima a un cambiamento climatico conclamato".
Se e quando decidere di scatenare l'emergenza effetto serra, al pari dell'emergenza pandemica, è solo a discrezione di questi illuminati oligarchi e dei loro interessi.