Sembra che tutti i benefattori del Sacro Impero Romano debbano nascere come eretici!
Recentemente abbiamo parlato di articolo di Massimo Firpo, apparso sul Sole24ore,
dal titolo Quegli
eretici dei gesuiti, datato 18 dicembre 2011. In
questo articolo l'autore discute dell'affiliazione agli Alumbrados spagnoli
di Sant'Ignazio di Loyola, il fondatore dei Gesuiti, partendo dagli studi di Guido Mongini,
Dottore di ricerca in storia religiosa all’Università di Torino:
"Senza
lasciarsi intrappolare nei luoghi comuni di una storiografia
tenacemente apologetica, Mongini indaga con finezza nelle pieghe di
quell'identità originaria, segnata in profondità dalle matrici
eterodosse dell'alumbradismo spagnolo, evidenti del resto nelle
diffidenze, nei sospetti, nelle esplicite accuse di cui lo stesso
sant'Ignazio fu fatto segno, tanto da essere per ben otto volte
processato dall'Inquisizione in Spagna, in Francia e in Italia. Un
illustre teologo domenicano giunse a denunciare lui e i suoi seguaci
come precursori dell'Anticristo.
In tempi più recenti anche il
pensiero di de Chardin, proprio come accaduto molto prima con Loyola,
è stato tacciato come eretico; esso è stato censurato da alcuni gesuiti come:
“Charles Boyer, un francese santo e determinato, Edouard Dhanis, un belga coraggioso e integerrimo, nonché l'uomo forte fra i teologi gesuiti del pre-Concilio, l'uomo che aveva redatto la dottrina del Corpo Mistico di Cristo per Pio XII, Sebastian Tromp.
Questi illustri teologi controllavano la teologia cattolica romana prima del Concilio Vaticano II ed erano molto influenti; se avessero considerato Teilhard de Chardin eretico, il generale dei Gesuiti avrebbe avallato il loro giudizio.
Teilhard fu convocato a Roma dal suo superiore generale nell' ottobre del 1948 per ricevere il verdetto dei censori: negativo. Nel migliore dei casi, i suoi scritti erano giudicati pericolosi; nel peggiore, erano ritenuti non ortodossi, eretici, contrari alla fede cattolica. Teilhard non poteva pubblicarli e non poteva neppure accettare eventuali inviti a insegnare a Parigi. Era distrutto; ogni speranza di pubblicare le sue opere era perduta per sempre. li vero lavoro della sua vita, non la sua scienza ma il suo pensiero religioso, non sarebbe mai stato conosciuto, mai letto. Lasciò Roma sconvolto.
Qualche mese dopo, a Parigi, Teilhard ricevette una lettera del padre generale, il quale diceva "no" a tutto: niente pubblicazioni su questioni riguardanti la religione; le sue due opere più importanti, Il fenomeno umano e L’ambiente divino, non sarebbero mai potute essere pubblicate; l'invito a tenere una serie di conferenze alla Columbia University di New York andava declinato; qualsiasi altra discussione pubblica filosofica, religiosa, teologica o spirituale da parte di Teilhard era vietata. Non c'era più speranza.
«Il mio superiore generale non vuole capire!», esclamò Teilhard de Chardin parlando con un amico; a un altro scrisse: «Quelli di Roma vivono su un altro pianeta!».
Teilhard continuò a scrivere pur senza pubblicare nulla.”
Il brano è tratto dalle pagine 123-124 del libro:
Il Dio di tutte le cose. Spiritualità e preghiera in Teilhard de Chardin
Di Robert Faricy,Lucy Rooney
Però è un fatto che
adesso l' “eretico” Loyola-Alumbradus faccia parte della dottrina
Romana; parimenti per de Chardin possiamo citare la Lettera
del card. Segretario di Stato Agostino Casaroli a mons. Paul Poupard
(1981), tratta dal sito Documentazione Interdisciplinare Scienza
e Fede:
“In
occasione del centenario della nascita di Pierre Teilhard de Chardin,
il 12 maggio 1981 l’allora segretario di Stato Vaticano Agostino
Casaroli inviava a mons, Paul Poupard, Rettore del’Institute
Catholique di Parigi, una lettera di omaggio, sottolineando il
contributo dello scienziato francese al dialogo fra scienza e fede e
ponendone in luce le intuizioni circa la visione evolutiva del mondo.
Un successivo chiarimento della Sala Stampa della Santa Sede,
pubblicato sull’Osservatore
Romano
dell’11 luglio dello stesso anno, preciserà che tale lettera non
intendeva considerare per questo risolti alcuni aspetti problematici,
segnalati anni prima, che pensiero di Teilhard suscitava in alcune
tematiche teologiche.
Lettera del card. Segretario di Stato Agostino Casaroli a mons. Paul Poupard (1981)
Monsignore,
La comunità
scientifica internazionale e, più largamente, l’intero mondo
intellettuale si apprestano a celebrare il centenario della nascita
di padre Pierre Teilhard de Chardin. La risonanza sorprendente delle
sue ricerche, unitamente al fascino della sua personalità e alla
ricchezza del suo pensiero, hanno durevolmente caratterizzato la
nostra epoca.
Una forte intuizione
poetica del valore profondo della natura, una percezione acuta del
dinamismo della creazione, un’ampia visione del divenire del mondo
s’intrecciavano in lui con un innegabile fervore religioso.
Nello stesso tempo la
sua tenace volontà di dialogo con la scienza del proprio tempo e il
suo ottimismo intrepido dinanzi all’evoluzione del mondo, hanno
dato alle sue intuizioni, attraverso il riflesso cangiante delle
prole e la magia delle immagini, una considerevole risonanza.
Tutta protesa verso
il futuro, questa sintesi dall’espressione sovente lirica e
permeata di passione per l’universale avrà contribuito a ridare
agli uomini in preda al dubbio il gusto della speranza. Ma nello
stesso tempo la complessità dei problemi affrontati, come pure la
varietà degli approcci utilizzati, non hanno mancato di sollevare
delle difficoltà, che motivano giustamente uno studio critico e
sereno – tanto sul piano scientifico che filosofico e teologico –
di quest’opera fuori del comune.
Nessun dubbio che le
celebrazioni del centenario, all’Istituto Cattolico di Parigi e al
Museo di storia naturale, all’UNESCO come a Notre-Dame di Parigi,
siano da questo punto di vista l’occasione per uno stimolante
confronto, attraverso una giusta distinzione metodologica dei piani,
a beneficio di una rigorosa istanza epistemologica.
Senza dubbio il
nostro tempo ricorderà, al di là delle difficoltà della concezione
e le deficienze dell’espressione di questo audace tentativo di
sintesi, la testimonianza della vita tutta di un pezzo di un uomo
afferrato da Cristo nel profondo del suo essere, e che ha avuto la
preoccupazione di onorare nello stesso tempo la fede e la ragione,
rispondendo quasi in anticipo a Giovanni Paolo II: “Non abbiate
paura, aprite, spalancate le porte a Cristo, gli immensi campi della
cultura della civiltà, dello sviluppo”.
Sono lieto,
monsignore, di inviarvi questo messaggio, a nome del papa, per tutti
i partecipanti al simposio da voi presieduto all’Istituto cattolico
di Parigi in omaggio a padre Pierre Teilhard de Chardin, e vi esprimo
la mia fedele dedizione.
Agostinocard.
Casaroli
Roma, 12 maggio 1981
da L’Osservatore Romano,
10 giugno 1981, p. 1."
Da
una inchiesta
su Giovanni Paolo II tratta dal sito agerecontra leggiamo
che:”durante
il Vaticano II, Teilhard de Chardin fu riverito, citato e considerato
come una fonte attendibile in materia di fede tanto da essere
chiamato “L’anima del Concilio Vaticano II”.
L'influente Fondazione
Stensen dei gesuiti è impegnata da decenni a divulgare l'opera
di de Chardin:
“Un
ulteriore momento importante dell'attività dello Stensen, anche se
più discreto, è stato l'interesse per l'opera e il pensiero di
Pierre Teilhard de Chardin che negli ultimi decenni ha trovato la sua
concretizzazione in una sezione della biblioteca a lui dedicata, in
una rivista semestrale e in incontri e convegni sul tema inesauribile
e sempre stimolante del rapporto tra interpretazione scientifica e
interpretazione teologica del mondo e della sua storia”
Julien
Ries, un
cardinale, arcivescovo
cattolico e storico delle religioni belga,
in una
intervista afferma:
Teilhard
de Chardin. Questo gesuita turba ancora la Chiesa?
«Sta
tornando! Le ricerche attuali sull’evoluzione mostrano la visione
chiara e lungimirante che aveva Teilhard. È stato De Lubac a
indicare per primo il vero volto di Teilhard. Oggi la
Chiesa riconosce che commise un errore nel metterlo da parte».
Oltre
a vedere la Lubich e Giussani come dei profeti:
“Riscoprire
la Chiesa. È possibile ancora?
«Per
riscoprire la Chiesa è necessario trasmettere un entusiasmo per
Cristo, che la nostra generazione ha quasi perso. Ma ai giovani
è possibile. Si tratta di ritrovarlo nel Vangelo: ci
vogliono profeti per la nostra epoca. Ce ne sono stati di
recente, come don
Giussani,
Chiara Lubich e altri».
Quindi
possiamo tranquillamente affermare che de Chardin l'”eretico”
diventerà nel futuro quello che l'”eretico” Loyola è diventato
nel passato: uno strumento per il dominio Romano nel mondo intero;
le dottrine luciferine romane, con il contributo di de Chardin, si sono
semplicemente adattate ai tempi del Nuovo Ordine Mondiale.
E' strano che certi fondamentalisti cattolici non facciano mai accenno agli Alumbrados di Loyola (o se li citano lo fanno per scagionare il "santo" Loyola) mentre invece per de Chardin il verdetto è sempre e comunque uno: "massone", frutto di una recente infiltrazione degli "Illuminati" che ha rovinato una chiesa che, per il resto, era stata sempre "immacolata". Una delle visioni più antistoriche che la gerarchia cattolica, attraverso i suoi agenti, abbia mai imposto ai suoi fedeli privi di ragione. Cari fondamentalisti, il vostro Illuminato-de Chardin, al pari del Loyola-Alumbrados, è un prodotto di Roma, e tra cent'anni la vostra Chiesa Luciferina delle crociate medievali, del dittatoriale Diritto canonico e della Santa Inquisizione, che non ha mai avuto nulla a che fare con gli insegnamenti dell'amore, della pace e dello sviluppo (se non come ipocrita facciata), lo innalzerà a Santo come accaduto con il fondatore dei Gesuiti, tacciando tutti coloro che ne parleranno male come persone disinformate, in malafede ed eretiche!