«Mi
è stato rimproverato il modo in cui tratto la questione ebraica. Per
1500 anni la Chiesa cattolica ha considerato gli ebrei come esseri
nocivi [Schadlinge], li ha confinati nel ghetto ecc., perché si sa
cosa sono gli ebrei. Nell’età del liberalismo non si è più visto
questo pericolo. Io non metto la razza al di sopra della religione,
ma vedo come elementi nocivi per lo Stato e per la Chiesa gli
esponenti di questa razza, e forse sto rendendo alla cristianità il
più grande servizio”
Adolf
Hitler
Dal
punto di vista storico è molto interessante riscontrare una certa
analogia tra la vecchia propaganda cattolico-nazista anti ebraica, il
cui tragico esito fu, nel secolo passato, la seconda guerra mondiale,
e la nuova propaganda portata avanti oggi da molti illustri siti
“complottisti” cattolici, i quali, appresso alla denuncia del
Nuovo Ordine Mondiale, non fanno altro che diffondere il millenario
odio razzista e antisemita della Chiesa Cattolica.
Questi
ultrafanatici, che a volte si definiscono sedevacantisti,
e trovano spesso nell'antisemita Don Luigi Villa il loro faro di
verità, affermano che Paolo VI e il Concilio Vaticano II tradirono e
pervertirono la missione della Chiesa, perché questi non furono
altro che l'espressione del potere dei massoni e degli ebrei, il cui
obiettivo era la distruzione del cattolicesimo. Questi sedevacantisti
vorrebbero pertanto ritornare al periodo "d'oro" del
Cattolicesimo preconciliare, quando il papato era sinonimo di
inquisizione, persecuzione degli ebrei, crociate, abusi sessuali,
torture, smania di potere e violenze di ogni tipo nei confronti di
tutti gli eretici e dell'intera razza umana [non che il papato sia
cambiato di molto nei tempi moderni dopo il Concilio Vaticano II].
Troviamo quindi interessante che “il
primo, però, a parlare esplicitamente di "sede vacante" fu
il
gesuita
messicano
padre Joaquín
Sáenz Arriaga
(scomunicato nel 1972), che così intitolò un suo libro del 1973.”
Quando si tratta di strategie manipolatorie di dominio vaticano la
mano dei gesuiti appare sempre presente.
“Joaquín
Sáenz (y) Arriaga
(12
ottobre
1899
– 28
aprile
1976)
è stato un sacerdote
e teologo
messicano.
Gesuita
dal 1916 al 1952,
è stato in seguito critico delle decisioni del Concilio
Vaticano II e dei papi post-conciliari. Fu dichiarato scomunicato
nel 1972 dalla
Conferenza dei vescovi cattolici del Messico.
Sáenz è considerato un promotore delle idee sedevacantiste."
...
"Quando
il Concilio
Vaticano II ha cominciato le riforme da attuare in Messico e Nord
America, è stato p. Sáenz y Arriaga che ha guidato la lotta contro
i cosiddetti "neo-modernisti". La sua intransigente lotta
per il tradizionalismo cattolico lo ha portato ad un rifiuto della
"Chiesa Nuova" e diventa il primo
a proporre la dottrina del sedevacantismo,
che sostiene che, dopo la morte di Papa
Pio XII, vi è
stata una sede vacante a Roma
perché i seguenti papi hanno sposato gli insegnamenti eretici del
Concilio
Vaticano II."
"P.
Sáenz y Arriaga successivamente incorporata queste idee nei suoi
libri La nueva iglesia montiniana (La
nuova Chiesa montiniana) (1971),
e la Sede Vacante:
Paolo VI no es Papa legítimo (Sede Vacante: Paolo
VI non è più un legittimo papa) (1973).
In questi libri egli ha affermato che Paolo VI aveva perduto la sua
autorità papale attraverso partenariati pubblici, pertinace e
manifesta eresia, una posizione che aveva riferito tenuto per qualche
tempo. Era un catalizzatore influenza sui laici e clericali
tradizionalisti cattolici che si opponevano alle riforme del Concilio
Vaticano II in Messico e Nord America,[...] Secondo il suo biografo,
Antonio Rius-Facius, p. Sáenz è morto di cancro alla prostata il 28
aprile 1976. Nel suo testamento, scritto tre giorni prima della sua
morte, Sáenz y Arriaga ha scritto: "La
mia vita e tutto ciò che è più prezioso per me che ho sacrificato
per Cristo, per la Chiesa e per il Papato".
fonte:
Wikipedia
“Durante
il Concilio Vaticano II, soprattutto in previsione della ratifica del
Decreto Nostra Ætate, un documento dedicato ai rapporti con
l'ebraismo e con le altre religioni non-cristiane, un'équipe
di sacerdoti messicani, guidata dal gesuita Padre Joaquín
Sáenz y Arriaga, iniziò a distribuire ai Padri conciliari
alcuni documenti, uno dei quali è lo scritto raccolto in questo
opuscolo. Lo scopo era di mettere al corrente la Gerarchia riunita in
Concilio degli incontri segreti intercorsi tra il Cardinale Augustin
Bea, presidente del Segretariato dell'Unità dei Cristiani, e i suoi
collaboratori, e alcune potentissime lobby ebraiche come il
B'nai B'rith o il Congresso Mondiale Ebraico. Obiettivo di
questi accordi segreti era la rimozione di ogni responsabilità
ebraica nella Passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo... "
Ecco
da dove hanno avuto origine le idee antisemite e naziste di
personaggi come Don Villa!
Nato
a Lecco, il 3 febbraio 1918, Luigi Villa, dopo aver compiuto i suoi
studi ginnasiali, liceali e teologici, fu ordinato Sacerdote, il 28
giugno 1942. Sebbene anch'egli divenne un critico del Concilio
Vaticano II, da alcuni più duri e puri di lui venne criticato per
non essere stato un sedevacantista al 100%. Ad esempio, sul sito
Sodalitium, all'interno di un articolo per ricordarlo in occasione
della sua morte, l'autore, oltre ad affermare che Don Villa peccava
“spesso
di totale mancanza di senso critico e di verifica delle fonti”,
afferma:
“Rimase
a lungo tra coloro che accettavano sia il Concilio Vaticano II, sia
la riforma liturgica ed il nuovo messale, che egli, tra l’altro, ha
continuato a utilizzare abitualmente, anche quando la sua rivista,
perdendo così appoggi e consensi, iniziò a criticare sempre più il
Concilio stesso e la riforma liturgica.
[…]
L’altra
incoerenza che a nostro parere ha minato il lavoro di don Villa è
stata quella, già segnalata, di attaccare a ragione il Vaticano II e
le sue riforme, e di rimanere però nello stesso tempo in comunione
con gli autori di queste riforme, pur da lui denunciati apertamente
negli ultimi anni, restando persino, ripetiamolo, inspiegabilmente
legato al nuovo rito che pur condannava nei suoi scritti o in quelli
dei suoi collaboratori.
[…]
Non
sappiamo quale seguito avranno le opere che lui ha fondato durante il
suo lungo apostolato terreno, opere che negli ultimi anni gli avevano
attirato l’attenzione e il favore di tanti sedevacantisti
stranieri, ignari delle autentiche posizioni di don Villa. ”
fonte:
http://www.sodalitium.biz/index.php?pid=107
Resta
comunque un fatto che Don Villa ricevette il suo incarico di
combattere l'eresia Modernista e scacciare i massoni dalla Chiesa
prima da padre Pio e poi dal pronazista e anticomunista Pio XII, un
papa che tentò di comperarsi il giudizio della storia facendo vedere
di aver salvato qualche ebreo;
"Finché
fu vivo Pio XII, padre Villa fu sempre molto ben accolto in Vaticano
e molto rispettato e stimato.".
Nel numero
409 di Chiesa
Viva
dell'ottobre 2008, a pagine 15 leggiamo quanto segue:
"Più
di 50 anni fa, Padre
Pio incontrò un certo sac. Luigi Villa, al quale impose di dedicare
tutta la sua vita per combattere la Massoneria ecclesiastica. In
un successivo incontro, Padre Pio disse a don Villa: ‘Coraggio,
coraggio, coraggio!.. perché la Chiesa è già invasa dalla
Massoneria!’, aggiungendo
poi: ‘La
Massoneria è già arrivata fino alle pantofole del Papa!’. In quel
periodo, regnava Papa Paolo VI!”.
Le
cronache apologetiche e leggendarie ci riferiscono che Don Villa
sfuggì
a fantomatici “numerosi attentati”. Ma, come
ci spiegò tempo fa avlesbeluskesexposed,
"una massoneria che arriva alle pantofole del papa e non riesce
a trovare un sistema efficace per far fuori il buon Villa
evidentemente è soltanto uno spettacolo di puro Teatro Gesuita."
E'
interessante constatare che Don
Villa fu
“già
Agente
segreto
vaticano
nominato da Papa Pio XII su richiesta di Padre Pio da Pietrelcina.”
e “In tutti quegli anni, don Villa, lavorò
come agente segreto
del card. Ottaviani,
con la specialità di documentare l’appartenenza alla Massoneria di
alti Prelati della Chiesa cattolica e di occuparsi di certe
questioni delicate della Chiesa.
Questo ruolo fece di
don Villa una persona di casa e molto conosciuta in Uffici di
Polizia, di Questura e di altre Agenzie di Investigazioni Generali e
Operazioni Speciali."
Quindi
Don Villa fu un uomo appartenente alle alte sfere vaticane e ai
servizi segreti papali, che lo istruirono di dovere su “certe
questioni delicate”;
questioni che, da quando esiste la chiesa, non sono mai cambiate:
combattere il libero pensiero e perseguire tutti gli eretici che possono insidiare il potere temporale del papato. Ma
chi era Pio XII, colui che lo nominò come agente segreto? Da
un'intervista al prestigioso studioso John Loftus leggiamo:
"Il
seguente episodio è stato riferito da un testimone oculare, suor
Pasqualina, una suora che era l'assistente personale (e ammiratrice
devota) del Nunzio Apostolico a Monaco di Baviera, l'uomo che in
seguito sarebbe diventato Papa Pio XII alla vigilia della Seconda
Guerra Mondiale:”Hitler giunse una notte alla santa dimora del
Monsignor Eugenio Pacelli (poi Pio XII). A quell'ora tutti gli altri
in casa dormivano, tranne [Suor] Pasqualina...Hitler disse a Pacelli
che era apparso per controllare la diffusione del comunismo ateo...E
per lei quindi non fu una sorpresa, alla luce dell'odio di Pacelli
verso i Rossi, vedere il prelato regalare a Hitler una grossa somma
di denaro della Chiesa per facilitare l'insurrezione rivoluzionaria e
aiutare il suo piccolo gruppetto combattente di anticomunisti...”
(Ibid.; pp. 294–295.)
Come
abbiamo già detto, Pio XII sostenne Hitler prima della seconda
guerra mondiale, e si
adoperò per facilitare la fuga dei criminali nazisti dopo che la
guerra terminò. Nel mezzo di questi suoi traffici criminali egli
fece vedere però di aver salvato qualche ebreo [una magra
consolazione].
La
stessa propaganda del bis pensiero la troviamo nell'antisemita e
finto antinazista Don Villa, del quale i tromboni sedevacantisti non
fanno altro che riferire che "fu sempre pronto a salvare intere
famiglie ebree, riuscendo a far passare in Svizzera ben 57
israeliti", ma che nelle sue pubblicazioni non faceva altro che
rimarcare l'autenticità dei Protocolli di Sion che dimostravano il
complotto mondiale della razza ebraica. Da un articolo intitolato I
GIGANTI DEL MALE- DWIGHT DAVID EISENHOWER, apparso
su Chiesa
Viva
di Don Villa, estraiamo un passo significativo:
“Eisenhower
è totalmente al servizio dei cospiratori
ebrei,
e sta operando, in modo coerente, l’attuazione dei piani contenuti
nei “Protocolli
dei Savi di Sion; Egli
si oppone all’emendamento “Bricker”, perché questo impedirebbe
alle Nazioni Unite di modificare il destino dell’America, rendendo
impossibile l’attuazione del Governo Mondiale ebraico”
fonte:
Leggete
anche un articolo a firma di Franco Adessa, apparso su CHIESA
VIVA n°354 [vedi anche formato
pdf],
dove, tra e altre cose, si sbandierano come "conclusioni
ineccepibili" quelle di un gerarca nazista antisemita e per
giunta anticattolico, Alfred Rosenberg:
“AUTENTICITA'
DEI “PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION”
Il
finale, dunque, del processo di Berna era terminato con uno scacco
totale delle intenzioni perverse della cricca giudaica.
I “Protocolli” resteranno un documento che, grazie proprio a
questo processo, sarà riconosciuto più che autentico e che il
giudaismo, pur di rigettare tale autenticità, non aveva trovato di
meglio che di incitare un magistrato ad emettere un giudizio erroneo,
appoggiandosi, per di più, su di un articolo non applicabile della
legge, violando la stessa procedura e utilizzando dei dati inesatti.
Negli
scritti antisemiti si è fatto spesso valere - e questo per
dimostrare l’autenticità dei Protocolli - che la politica giudaica
vien fatta, su tutta la linea, secondo le direttive e i principi che
vi si trovano enunciati in questo libro dei “Protocolli”. E
questa coincidenza è servita come punto di partenza per numerose
pubblicazioni.
Alfred
Rosenberger* ne ha fatto uno studio assai approfondito in uno suo
libro: “Les Protocoles des Sages et la Politique Mondiale juive”.
Si legga questa sua conclusione ineccepibile: «Le
tesi e i documenti che noi stiamo per citare non lasciano sussistere
neppure il più piccolo dubbio sull’analogia di pensiero che esiste
tra i “Protocolli” e gli altri scritti giudaici. La politica
attuale è conforme, in tutti i suoi dettagli, alle citazioni e ai
piani conosciuti ed esposti nei Protocolli».
Le
tesi dei Protocolli, del resto, concordano perfettamente con certi
testi dei Profeti d’Israele, là dove parlano di una egemonia
mondiale per Israele; e lo stesso dicasi per la concordanza
perfetta con la dottrina dei Talmudisti e quella dei Cabalisti.
La
loro autenticità, poi, fu riconosciuta anche da altri giudei,
come, ad esempio, dallo scrittore austriaco Arthur Trebitsch, giudeo
al cento per cento, ma di tendenze di forte antisemitismo. Nella sua
opera principale: “L’Esprit allemand ou le Judaisme” (Vienna,
1921), sui Protocolli egli scrive che la loro esistenza gli era stata
rivelata dalla brochure di Beck: «Non si può avere il menomo dubbio
sull’autenticità del testo del libro “Les Sages de Sion”.
Colui che, come l’Autore (i. e . Trebitsch) ha saputo presentire
nei fini e le intenzioni di tutta la nostra vita economica, politica
e spirituale, le idee esposte in questi documenti segreti, può
garantire con certezza che si tratta indubbiamente di dichiarazioni
autentiche che portano l’impronta dello spirito strisciante dei
Giudei che aspirano all’egemonia del mondo; così autentiche e
così vere che mai alcun cervello ariano - anche se l’odio
antisemitico lo spingesse alla falsificazione e alla calunnia -
sarebbe mai stato capace di concepire, in alcun modo, questi metodi
di lotta, questi piani, queste astuzie e queste frodi». (p. 74).
L’aspetto
più interessante, circa l’autenticità dei “Protocolli”, è
che questi sono quasi una copia identica di un altro documento che
risale al 1773, un documento che si pone lo stesso fine di dominio
mondiale ebraico e che ricalca i metodi di lotta, di astuzie e di
frodi che si trovano nei “Protocolli”.
Secondo
Guy Carr, in “Servant”, 27 s, i Protocolli risalirebbero a oltre
un secolo prima delle deliberazioni del Congresso di Bále (1897).
«Le mie ricerche personali - scrive - mi hanno portato a pensare che
i documenti pubblicati in Russia nel 1905 dal prof. Nylus, sotto il
titolo “Il pericolo ebraico”, e da M. Mardsen in
Inghilterra, nel 1921, sotto quello di “Protocollì dei Savi di
Sion”, sono il “piano” a lunga scadenza degli Illuminati,
quello che era spiegato da Mayer Amschel Rothschild ai suoi soci nel
1773 a Francoforte. Rothschild non si rivolgeva a dei rabbini o
anziani; egli parlava a banchieri, industriali, uomini di scienza,
economisti, ecc. Perciò, non è giusto imputare questa cospirazione
diabolica e criminale a tutto il popolo ebreo e ai suoi capi
religiosi».
Il
Virion, nel suo studio: “Presto un governo mondiale”,
documentatissimo, le cui affermazioni non sono state mai state né
smentite né attaccate, scrive: «Il temporalismo ebraico...
vagliato dai millenni,continuamente messo a punto secondo
l’evoluzione e l’apressarsi della fine... “I Protocolli dei
Savi di Sion” sono una di quelle rimesse a punto, parallela
all’elaborazione del piano sinarchico... i “Protocolli”
fanno parte di un tutto, ma parte essenziale, emanante dalle potenze
ebraiche, ove la Kabala ha più credito che l’Antico
Testamento» (Virion, 235).
*nota
aggiunta da nwo-truthresearch -
nome corretto: Alfred
Rosenberg
(Tallinn,
12
gennaio
1893
– Norimberga,
16
ottobre
1946)
è stato un politico
e filosofo
tedesco,
membro del Partito
nazionalsocialista
e
uno dei massimi esponenti della sua ideologia, oltre che uno dei
principali imputati del processo
di Norimberga,
in cui è stato condannato per crimini contro l'umanità e crimini di
guerra.
Bell'esempio
di “coerenza” il conciliare il salvataggio di pochi ebrei con la
propaganda nazista antisemita! Ma Pio XII gli aveva insegnato molto.
Andiamo avanti.
Da
osservatoriodemocratico.org
leggiamo:
“La
bresciana Edizioni Civiltà era presente alla mostra mercato del
libro a Verona nel 2001, con annesso convegno, dal titolo “Alla
scoperta della cultura non conforme”; l’organizzatore
dell’iniziativa era l’associazione Sinergie Europee, legata ad
Orion, la rivista di Morelli e Colla.
Le Edizioni
Civiltà [fondate e dirette da Don Luigi Villa, ndr] si sono rese
note per aver inviato in omaggio a comunità religiose e sacerdoti
una nuova edizione de I
Protocolli dei Savi Anziani di Sion,
l’abbietto falso storico antisemita del 1918.
Don Luigi Villa (che
si cela talvolta sotto lo pseudonimo di Giuli Valli) risultava citato
perfino dal sito antisemita Holywar, prima della sua chiusura,
esempio di neonazismo di stampo cattolico.
L’organizzazione di Don Villa svolge, inoltre, convegni di teologia
con la partecipazione di studiosi conservatori. Don Luigi Villa è
autore ed editore di numerosi libri e pubblicazioni; ricordiamo ad
esempio il delirante dossier, realizzato con Franco Adessa, sui
simboli del PCI, PDS, DS: stella a cinque punte, falce e martello e
quercia sarebbero inconfutabili simbologie satanico-massoniche, a
dimostrazione di un disegno generale di distruzione della civiltà
cattolica; in particolare la falce e martello in realtà sarebbero le
lettere G e T capovolte, incrociate e stilizzate per rendere
irriconoscibile il loro significato “scabroso e immondo”, cioè
la copula tra uomo e donna ed il culto del fallo (!). Il dossier
(formato da estratti di articoli apparsi su Chiesa viva) era
scaricabile sul già citato www.holywar.org
, sito ad oggi oscurato ad opera della magistratura [nota
di nwo-truthresearch: un sito che risulta però a tutt'oggi
sorprendentemente attivo].
Il libretto scritto dall’ingegnere Franco Adessa si scaglia contro
il monumento a Paolo VI al Sacro Monte di Varese, di Floriano Bodini
che, secondo gli estensori, glorificherebbe la vittoria della
massoneria contro il cristianesimo. E’ curato dall’associazione
“Pro fide catholica
et caritate”,
affiliata a Editrice Civiltà (il numero di telefono
dell’associazione è lo stesso della casa editrice) e si inserisce
all’interno del lungo attacco che Edizioni Civiltà fa a Paolo VI.
A questo proposito anche Don Villa ha pubblicato due libri contro
Paolo VI, nel 1998 e nel 1999, con due titoli allusivi: “Paolo
VI...beato?” e
“Paolo VI, processo
a un papa?”. […]
E’ possibile, infine, farsi un’idea di cosa pubblica Editrice
Civiltà scorrendo solo alcuni titoli rintracciabili in rete: “La
massoneria, società segreta iniziatica”; “Don Lorenzo Milani -
Trame sinistre all’ombra dell’altare”; “Incontri e scontri
con don Lorenzo Milani”; “Educazione sessuale: tappa massonica
verso l’annientamento dell’uomo”; “Un grande pontificato: Pio
XII”; “Vita della Santa Margherita Maria Alacoque, apostola del
Sacro Cuore di Gesù, 1647-1690”; “Eresie nella dottrina
neocatecumenale”; “Anche Giovanni XXIII “beato”?”; La
“Nuova Chiesa di Paolo VI”; “Paolo VI. Processo a un Papa?”;
“L’islam alla riscossa (cos’è, cosa vuole)” e, per
concludere, “Il vero volto dell’immigrazione: la grande congiura
contro l’Europa”.
Dall'enciclopedia
Treccani online leggiamo un estratto dal documento di Simon
Levis Sullam
dal titolo Per
una storia dell'antisemitismo cattolico in Italia:
“76
Il rapporto 1999 sull’antisemitismo in Italia dello Stephen
Roth Institute for the Study of Antisemitism and Racism
dell’Università di Tel Aviv segnala i periodici di area
lefebvriana «Sodalitium» (per la precisione sedevacantista, edito
in provincia di Torino, vedi infra
nota
78) e «La Tradizione cattolica» (edito a Rimini), cfr.
http://www.tau.ac.il/Anti-Semitism/asw98-9/italy.htm (23 ottobre
2010). Il
rapporto del 2002 segnala anche «Chiesa viva», edito a Brescia,
cfr. http://www.tau.ac.il/Anti-Semitism/asw2001-2/italy.htm (23
ottobre 2010). Su quest’ultimo, fondato nel 1971 e il cui editore
Edizione Civiltà pubblicò e diffuse un’edizione dei Protocolli
dei
Savi Anziani di Sion,
cfr. N. Buonasorte, Tra
Roma e Lefebvre,
cit., pp. 144-145.”
Don
Villa, insieme ai suoi prodotti “Chiesa Viva” e “Edizione
Civiltà”, è stato il degno erede di quei “preti
cattolici
che [nel XIX secolo e prima del secondo conflitto mondiale]
distribuivano con entusiasmo dei noti
falsi come
i Protocolli
dei Savi di Sion,
come prova di un complotto ebraico per dominare il mondo", come
ampiamente documentato dallo studioso David Kertzer. Dal suo libro I
Papi Contro gli Ebrei,
leggiamo:
“I
Protocolli
dei
Savi
anziani di Sion
offrono un ottimo punto di riferimento per cominciare a portare alla
luce il ruolo dell'antisemitismo cattolico nel sorgere
dell'antisemitismo nazista e fascista negli anni Venti. I promotori
presentarono i Protocolli
come un documento appena scoperto in cui erano contenuti i piani
particolareggiati della conquista del mondo da parte degli ebrei.
Benché fosse un rozzo falso, il libro divenne la bibbia
dell'antisemitismo di quel decennio e vantò tra i suoi editori lo
stesso partito nazista E' facile capire perché il libro avrebbe
dovuto essere convincente per molti cattolici: i
suoi argomenti di fondo erano gli stessi che le pubblicazioni
ecclesiastiche, da quelle del Vaticano fino ai bollettini
parrocchiali, avevano promulgato per decenni.
Sia
in Italia sia in Francia i propalatori più noti di questo falso
furono preti cattolici.
In Italia fu addirittura lo stesso monsignor Umberto Benigni, che
approfittò del libro per dare inizio a una nuova crociata
antisemitica negli anni Venti. Benigni, ex capo del servizio segreto
di Pio X ed ex membro di rango del segretariato di stato del
Vaticano, aveva continuato a pubblicare denunce degli omicidi rituali
ebraici fin dal 1890. Ma solo nel 1920 aveva cominciato a
concentrarsi con accanita decisione sulla minaccia ebraica. Dal 1920
al 1921 pubblicò il suo “Bollettino antisemita”. Poi passò al
giornale “Fede e Ragione”, fondato alla fine del 1919 da un altro
prete, padre Paolo De Toth, ex direttore del quotidiano fiorentino
“L'Unità Cattolica”. All'inizio bimestrale, nel 1923 “Fede e
Ragione” divenne settimanale ed ebbe due redazioni, una a Firenze
con a capo padre De Toth e una a Roma diretta da monsignor Benigni.
Nel
1921 Benigni pubblicò la prima edizione italiana dei Protocolli
dei Savi anziani di Sion
in una serie di supplementi a “Fede e Ragione” e li fece seguire
l'anno successivo dalla pubblicazione di un volumetto separato con il
titolo I
documenti della conquista ebraica del mondo.
L'altro importante editore dei Protocolli in Italia fu Giovanni
Preziosi, che fece uscire la sua edizione nello stesso periodo.
Preziosi, che aveva lasciato il sacerdozio nel 1913, divenne insieme
con Benigni un instancabile propagandista dell'importanza dei
Protocolli.
Nel tentativo di non discostarsi troppo dalle posizioni ufficiali
della Chiesa, sia Preziosi sia Benigni furono molto attenti ad
affermare di non avere niente di personale contro gli ebrei. Come
scrisse Benigni in un articolo del 1921:”Noi non scriviamo per
sostenere una lotta contro la religione e neppure contro la razza di
Israele. Noi rispettiamo la razza semitica e la sua religione
mosaica. Combattiamo invece contro la degenerazione della religione
mosaica costituita dall'insegnamento introdotto dal Talmud che ha
creato il principio che il mondo debba essere di Israele.”
Quando
la nuova “prova” della cospirazione mondiale ebraica cominciò a
circolare in Europa occidentale, il quotidiano del Vaticano,
“L'Osservatore Romano”, vi rivolse la sua attenzione. Anche
questa pubblicazione ebbe cura di dichiarare che il problema non
erano gli ebrei in se stessi, ma il modo in cui agivano. Bisogna
distinguere, sosteneva l'autore dell'articolo, “la religione
giudaica dalla potenza politica e sociale degli ebrei nel mondo”.
L'ebreo aveva diritto alla tolleranza, ma solo se rinunciava alla
“ostilità verso il cristianesimo, spinto dall'odio di razza e
dalla sete di dominio”.
In
Francia il principale sostenitore dei Protocolli
dei Savi anziani di Sion
e l'esponente di maggior spicco dell'antisemitismo cattolico degli
anni Venti fu padre Ernest Jouin, che aveva deciso di dedicare la
propria vita a mettere in guardia i cattolici dalla minaccia ebraica,
Pubblicando il falso in Francia nel 1920 ne firmò la prefazione come
“E. Jouin, Prelato di Sua Santità” con l'evidente intenzione di
stabilire l'autenticità del libello, in quanto Benedetto XV lo aveva
onorato di quel titolo come riconoscimento della sua opera a favore
della Chiesa.
La
posizione di preminenza di monsignor Jouin nella campagna condotta
dai cattolici francesi contro gli ebrei risaliva al 1912, quando
aveva fondato la “Revue Internationale des Sociétés
secrètes”. L'anno successivo fondò la Lega franco-cattolica, di
cui sarebbe rimasto presidente fino alla morte. Sia il giornale sia
la Lega erano motivati dal desiderio di servire la Chiesa. Jouin,
sosteneva, cercava solo di seguire l'insegnamento del papa, secondo
il quale le forze del clero dovevano battersi contro le forze che
cospiravano per distruggere il cristianesimo. La sua ossessione
particolare era la congiura giudaico-massonica, e in un discorso al
Congresso della Lega antigiudaico-massonica del 1929 sostenne
orgogliosamente di essere stato lui a coniare il termine
“giudaico-massone” nove anni prima. Proclamò:”Israele è il
re, il Massone è il suo ciambellano, il Bolscevismo il suo
carnefice. L'ebreo crede che la sua razza debba dominare il mondo”.
L'insistenza
di Jouin sulla presunta cospirazione giudaico-massonica era in
perfetta armonia con gli sviluppi del movimento antisemitico in
Germania. Negli anni successivi alla prima guerra mondiale la tesi
che la Germania fosse stata sconfitta proprio a causa di una
cospirazione di questo genere aveva cominciato a godere di una
popolarità sempre maggiore. Massoni ed ebrei, considerati come parte
di una rete internazionale di persone la cui fedeltà principale non
era nei confronti del paese in cui abitavano ma solo nei confronti di
se stessi, finirono con l'essere visti congiuntamente come
cospiratori che complottavano contro la nazione.
[nota
di nwo-truthresearch: un significativo esempio di consapevole
proiezione dell'ombra: quale migliore strategia quella di accusare
gli “eretici” delle strategie di potere temporale che la Chiesa
stessa porta avanti a livello internazionale da due millenni! Ci si
comporta falsamente da vittime di un complotto, per avere poi il
diritto di agire come carnefici.]
Per
Jouin la “scoperta” dei Protocolli
non avrebbe potuto giungere in un momento migliore, perché forniva
la prova irrefutabile, almeno così pensava, che la cospirazione
ebraica segreta di cui aveva parlato per quasi un decennio era un
dato di fatto. Come aveva scritto nel suo commento ai Protocolli,
la lezione era chiara: “Dal triplice punto di vista della razza,
della nazionalità e della religione, l'ebreo è diventato il nemico
dell'umanità”. Vantando una biblioteca personale ricca di tremila
volumi e una vita di ricerche sulla questione ebraica, Jouin
continuò a ripetere il suo avvertimento sui “due obiettivi” che
gli ebrei di ogni dove condividevano: “Il dominio universale del
mondo e la distruzione del cattolicesimo per mero odio contro
Cristo.” Nel 1925 elogiò Mussolini per aver salvato l'Italia,
sottraendola alle mani del “sovietismo” giudaico-massonico. Ebbe
parole di elogio anche per i tedeschi, che “meglio di noi hanno
riconosciuto il pericolo ebraico.
Jouin
presentò la sua opera, e il suo giornale, che ne era l'elemento
portante, come se avessero ottenuto la benedizione pontificia. Il
risguardo di copertina di ogni edizione degli anni Venti proclamava:
“La 'Revue Internationale des Sociétés secrètes' fa quello che
il Papa ha sempre prescritto: non solo smaschera la massoneria, ma
anche […] tutte le ramificazioni della Controchiesa erette in
opposizione alla Chiesa di Gesù Cristo per cercare di distruggerla.”
Nel
1918, sei anni dopo la creazione del suo giornale antisemitico, Jouin
ricevette una speciale lettera papale di riconoscimento da parte di
Benedetto XV:”Sappiamo infatti che voi compite il vostro sacro
ministero in modo esemplare, che avete la più viva sollecitudine
dalla salute eterna dei fedeli e che avete affermato con costanza e
coraggio i diritti della Chiesa cattolica non senza pericolo per la
vostra vita, contro le sette nemiche della religione, infine che non
risparmiate nulla, né lavori né spese, per diffondere tra il
pubblico le vostre opere in merito”. Un anno più tardi il
cardinale Gasparri, segretario di stato, mandò a Jouin una lettera
in cui manifestava l'apprezzamento papale per la sua battaglia contro
la cospirazione massonica. Terminava con queste parole: “Sua
Santità si compiace quindi di congratularsi con lei e di
incoraggiarla nella sua opera, la cui influenza è così importante
nell'avvertire i fedeli e nell'aiutarli a lottare efficacemente
contro le forze tese a distruggere non solo la religione ma l'intero
ordine sociale”.
Ma
non era tutto, perché quando Achielle Ratti divenne papa, anche lui
mostrò un'insolita simpatia per il crociato antisemita francese. Nel
novembre 1923, in un periodo in cui Jouin stava attirando
l'attenzione del mondo cattolico in veste di diffusore dei Protocolli
dei Savi anziani di Sion, papa Pio XI gli concesse l'onore di
un'udienza privata. All'udienza, secondo Jouin, il papa gli avrebbe
detto:”Continui con la sua Revue,
nonostante le difficoltà finanziarie, perché lei sta combattendo il
nostro nemico mortale”. Due mesi più tardi il papa decise di
concedergli un ennesimo onore. Jouin era già stato nominato prelato
da Benedetto XV e portava orgogliosamente il titolo di monsignore.
Pio XI lo innalzò ulteriormente nella gerarchia ecclesiastica,
nominandolo protonotario apostolico.”
pagine
280-284
Don
Villa, al fine di negare, con le arti del bis pensiero, quello che
egli e la Chiesa Cattolica avevano da sempre rappresentato, nei suoi
scritti si adoperò per scagionare Pio XII dall'accusa di filo
nazismo e per esaltare l'enciclica cosiddetta antinazista Mit
brennender Sorge di
papa Pio XI; un'enciclica in cui “ci mise mano diretta l’allora
Card.
Pacelli, Segretario di Stato!", affermava
lo stesso don Villa a
pag. 50 della sua opera Pio
XII “Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII [Editrice
Civiltà – Brescia, edizione 2010].
Ma da
Il
Libro nero del Vaticano
di Tony Braschi leggiamo:
“La
chiesa attese ben sette anni, con l’uscita di Con
viva ansia
[l'enciclica papale Mit
brennender Sorge],
prima di mettere ufficialmente in discussione
le tesi ultra-razziste del Rosemberg,
che incredibilmente
fa moderatamente sue [e
che l'articolo sul numero 354 di Chiesa Viva invece esalta a più non
posso, ndr],
contestando invece la pretesa di proibire l’uso scolastico
dell’Antico testamento e di sostituire le Sacre scritture con
l’idolatria della razza.
Con
viva ansia è un documento sopravvalutatissimo dagli odierni
assertori di un conflitto, peraltro mai seriamente esistito, a parte
qualche incidente, fra chiesa cattolica ufficiale e
nazionalsocialismo.
L’enciclica,
in lingua tedesca e diffusa in decine di migliaia di copie, non fu
affatto rivolta “contro il Reich nazista”, come annuncia la
squillante biografia ufficiale del Vaticano alla voce “papa Pio
XI”, ma solamente contro le tendenze neo-paganeggianti del regime,
gli eccessi del nazionalismo e del razzismo, senza per questo
denunciare le responsabilità ben più gravi e complessive del
regime.
Rosemberg
disse il vero, durante il processo di Norimberga, quando sostenne che
il suo ruolo aveva una mera funzione culturale. Non fu lui “il
massimo esponente dell’ideologia nazista”, come si sostiene
sempre più spesso per accreditare l’inesistenza di un
nazionalsocialismo cristiano. Il vero e unico teorico del nazismo
fu solo e sempre Hitler col suo Mein Kampf, non il libro di
Rosemberg, troppo neo-pagano e anticattolico per essere preso sul
serio dal governo guidato da Hitler. Non è neppure lontanamente
pensabile che una figura tutto sommato secondaria del Terzo Reich
superasse il Fùhrer in campo ideologico.
Sia
negli incontri appartati con l’alto clero cattolico, sia quando
esponeva pubblicamente o privatamente il suo pensiero, mai il Fuhrer
si espresse contro la chiesa, definita “meravigliosa istituzione e
maestra”.
Il
Mein Kampf di Hitler è uscito nel 1925: già allora conteneva
espliciti messaggi antisemiti e razzisti; bisogna essere ben miopi
per non vederli. Eppure non fu collocato all’Indice dei libri
proibiti dalla chiesa cattolica, come ci si poteva aspettare, né fu
bersaglio di critiche provenienti da Roma.
Pacelli
non si dette da fare per condannare il vademecum dei
nazionalsocialisti, non ci pensò nemmeno. Dopo l’opposizione
iniziale di molti suoi esponenti, la chiesa finì con il concordare
pienamente con il contenuto del Mein Kampf. E comunque va tenuto
presente che né il libro di Hitler, né quello di Rosemberg
preannunciavano esplicitamente l’intenzione di uccidere tutti gli
ebrei e gli oppositori, limitandosi ambedue a parlare di
“annientamento” politico, economico, sociale e culturale.
L’idea
dell’Olocausto maturò durante la guerra e molto difficilmente la
decisione di procedere con uno sterminio di tali proporzioni poteva
essere presa senza la sicurezza di una sostanziale, tacita
accondiscendenza dell’intero mondo cristiano tedesco, cattolici e
protestanti compresi.
Questi
pochi elementi di analisi basterebbero da soli a inquadrare
l’atmosfera di apertura ecclesiastica che consentì a tanti fedeli
di leggere il Mein Kampf e farlo proprio, preparandosi mentalmente
all’Olocausto, spazzando via al tempo stesso qualsiasi dubbio circa
una pretesa “resistenza” antinazista covante nel mondo cattolico.
E come avrebbe potuto, il Mein Kampf, subire la pur meritata condanna
da parte dei teologi?
Il
suo autore non solo si proclama cattolico a tutti gli effetti,
anche se non esagera in devozione per non dover turbare le altre
componenti religiose del suo popolo, primi fra tutti i protestanti,
ma nemmeno si risparmia nell’elogiare fini e organizzazione della
chiesa cattolica, così capace di forgiare il carattere
dei popoli, in particolare di valorizzare l’essenza ariana dei
tedeschi. La quale ultima, non doveva e non poteva essere disgiunta
da una pressante missione rievangelizzatrice, fortemente avversa
all’ateismo e al neopaganesimo.
Si
tende troppo spesso a tralasciare che il nazismo di codesta missione
si è dichiarato primo e assoluto garante. È tutto scritto nel
vademecum del dittatore: se Hitler ha un “pregio” da vantare
rispetto a tanti leader democratici, è di avere utilizzato i suoi
ampi poteri per attuare scrupolosamente programma e filosofia senza
mai scostarsi di una virgola dal Mein Kampf.
Addebitare
tanta accondiscendenza e apparente debolezza alla necessità di non
esporre i cattolici alle rappresaglie del regime incattivito è
francamente fatica sprecata. La chiesa stessa aveva consentito a
Hitler di salire “legalmente” al potere, nel progetto di
assecondare palesemente tutti i regimi totalitari non comunisti e
professando a chiare lettere la piena conciliabilità fra
cristianesimo e nazismo."
pag.
35-36
Qui
sotto riportiamo due citazioni di Adolf Hitler:
«Noi
siamo i primi a riesumare questo insegnamento! Attraverso di noi
soltanto, e solo da questo momento, questi insegnamenti celebrano la
propria risurrezione! Maria e Maddalena stavano a fianco di una tomba
vuota, perché cercavano l’uomo morto. Ma noi ci proponiamo di
resuscitare i tesori del Cristo vivente!»
(Henry Ashby Turner, Hitler: memoirs of a confidant, Yale University
Press, New Haven and London, 1985, pp. 139-40)
«Mi
è stato rimproverato il modo in cui tratto la questione ebraica. Per
1500 anni la Chiesa cattolica ha considerato gli ebrei come esseri
nocivi [Schadlinge], li ha confinati nel ghetto ecc., perché si sa
cosa sono gli ebrei. Nell’età del liberalismo non si è più visto
questo pericolo. Io non metto la razza al di sopra della religione,
ma vedo come elementi nocivi per lo Stato e per la Chiesa gli
esponenti di questa razza, e forse sto rendendo alla cristianità il
più grande servizio”. (Renato
Moro, La Chiesa e lo sterminio degli ebrei, Il Mulino, Bologna, 2002,
p. 36)
La
Chiesa, in quanto potere temporale da due millenni a questa parte,
non
è mai cambiata;
la storiella dell'infiltrazione massonica nelle alte sfere del
Vaticano, che avrebbe pervertito il suo originale messaggio
evangelico di pace [che nella pratica non c'è mai stato], è solo
una trovata vecchia di secoli per intraprendere nuove crociate e
inquisizioni. Intendiamoci: che la Chiesa, in tempi recenti, sia sia
servita di una parte della massoneria, così come di una corte di
sionisti sabbatiano-frankisti, al fine di portare avanti i suoi piani
di potere temporale, è un dato di fatto; ad esempio, molti affiliati
alla loggia massonica P2 erano anche membri del Sovrano Militare
Ordine di Malta Cattolico;
le due appartenenze si sovrapponevano.
Da “Il
Principe Nero Italiano: Terrore e Guerra Contro lo Stato Nazione"
di Allen
Douglas, leggiamo:
“Numerosi
capi dell'organizzazione di intelligence militare in Italia erano
membri sia dello SMOM che della P2, incluso il Generale Giuseppe
Santovito (ex capo del SISMI, che sostituì il SID dopo il 1977),
l'ammiraglio Giovanni Torrisi, capo dello Stato Maggiore
dell'Esercito, e il Generale Giovanni Allavena, capo del SIFAR. Un
altro membro chiave della P2 che era Cavaliere fu il Conte Umberto
Ortolani, membro del consiglio dirigente interno dello SMOM e
veterano del servizio di controspionaggio di Mussolini."
[...]
"Numerosi
membri dello SMOM erano anche membri importanti della loggia P2;
tuttavia, tra le due organizzazioni, lo
SMOM è incomparabilmente più vecchio e potente.
Infatti, dalle prove disponibili, si
deve pensare in modo più appropriato alla P2 come ad un
sottoprodotto "operativo" dello SMOM."
Però,
quando arrivano le indagini giudiziarie e i giornalisti “freelance”,
questi legami servono a creare utili capri espiatori, al fine di
scaricare la colpa delle nefandezze del Vaticano, dei Gesuiti e dello
SMOM sui loro nemici di sempre: gli ebrei e i massoni, che vengono in
parte cooptati per adempiere alle trame occulte come uomini di
facciata; molti hanno sentito parlare della loggia P2; ben pochi del
Sovrano Militare Ordine di Malta; non è certo un caso.
Lo
stesso è accaduto recentemente con l'ex uomo “più potente
d'Italia” Luigi Bisignani, membro della cosiddetta loggia massonica
P4 e “amico
e socio spregiudicato dell’impavido monsignore Donato de Bonis,
prelato dello Ior. De Bonis custodiva il conto corrente del senatore
a vita [Giulio Andreotti]. E Bisignani annodava segreti. Uno tra
tutti? Dopo aver riciclato proprio nei forzieri della banca del Papa
la maxi tangente Enimont mai disse e mai seppe che una parte, qualche
miliardo, di quella mazzetta era passata proprio dal conto di
Andreotti",
come afferma Gianluigi
Nuzzi.
“Il 7 gennaio '94 Bisignani viene arrestato [12]
. Nel 1998 la Corte
di Cassazione
conferma la sua condanna a due anni e sei mesi. A seguito della
definitiva condanna, nel 2002 viene anche radiato dall'Ordine
dei giornalisti[13].[...]
Il 15 giugno 2011 è sottoposto a detenzione
domiciliare
per l'ipotesi di reato di favoreggiamento
e rivelazione di segreto
d'ufficio,
nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta associazione
P4[15][16][17][18],
condotta dai pubblici
ministeri
della Procura di Napoli Francesco Curcio e Henry
John Woodcock[5][19]”:
fonte
I
gesuiti, i veri uomini più potenti d'Italia, difficilmente
fanno la fine di Bisignani. Non è un caso che Bisignani, membro
della “massonica” P2-P4, si spenda in lodi verso la Compagnia di
Gesù:
“In
un passaggio del libro Bisignani parla anche delle mosse future di
papa
Francesco
per trasformare lo Ior:
“Secondo alcune autorevoli indiscrezioni lo riformerà
trasformandolo in una vera banca della solidarietà al
servizio dell’evangelizzazione.
Uno strumento di aiuto per le chiese povere e per le missioni sparse
nel mondo. I centri missionari saranno uno dei punti fondamentali di
papa Francesco, secondo
la miglior tradizione dei gesuiti”.
Secondo Bisignani, la riforma dello Ior avverrà attraverso la
riclassificazione di tutti i conti e saranno “autorizzati solo
quelli che fanno capo ufficialmente a congregazioni e ordini
religiosi. Nessuno potrà più gestire fondi, depositi e titoli se
non nell’esclusivo
interesse di enti religiosi”.
Bisignani ha quindi spiegato che “la Curia conosce bene le sue
intenzioni”. “Non fu un caso – ha aggiunto – se nel conclave
precedente, per scampare il pericolo della sua salita al soglio
pontificio come voleva il suo grande elettore di allora, Carlo
Maria Martini,
gesuita come lui, gli fu preferito Ratzinger. Meglio conosciuto nei
palazzi apostolici e quindi considerato più malleabile”.
Anche
se rimane aperta la questione delle riforme dello IOR [ancora tutte
da vedere], è significativo che Bisignani, membro delle “massoniche” P2 e P4, lodi “una
banca
al
servizio dell'evangelizzazione”; ciò
significa, ricordiamolo, potere temporale papale in tutto il mondo;
il contrario di ciò che una massoneria dovrebbe desiderare; quella
“Nuova Evangelizzazione” che la “Santa” Sede vuole affiancata
ad una “Autorità Mondiale”, come
sbandierato nel Discorso
Del Santo Padre Benedetto XVI Ai Partecipanti Alla Plenaria Del
Pontificio Consiglio Della Giustizia E Della Pace
del
3 dicembre 2012. P2,
P4, Gesuiti e Vaticano vanno ancora a braccetto.
La
massoneria, con tutte le sue logge occulte e perverse come la P2 e la
P4, e il Vaticano, con tutti i suoi ordini militari cavallereschi
satanici, sembrano apparentemente e teoricamente in contrasto, ma
sono, nella realtà, [insieme alla corte papale sabbatiano-frankista]
solo due facce della stessa medaglia in mano ai gesuiti.
E'
utile tenere a mente anche questa citazione di Bill
Hughes:
“Perché
i Gesuiti usano il loro nemico implacabile, gli ebrei, per favorire i
loro progetti di dominio mondiale? I Gesuiti non fanno nulla
apertamente, dove possono essere esposti. Se essi verranno
riconosciuti come colpevoli, saranno maledetti e ne subiranno le
conseguenze; ma se potranno usare qualcun altro come causa dei
problemi mondiali, soprattutto un nemico che potranno distruggere in
questo processo, allora porteranno a termine due obiettivi
contemporaneamente. Il popolo ebraico è il perfetto capro
espiatorio. Poiché i Rothschild sono agenti
Gesuiti che operano sotto copertura ebraica, il loro utilizzo nella
formazione degli Illuminati nel lontano 1776 getta effettivamente
l'onere di questa cospirazione sugli ebrei. I Rothschild
non sono i soli agenti dei Gesuiti che operano sotto un fronte
ebraico."
Finiamo
con una ovvia constatazione: cari sedevacantisti, è un dato di
fatto, ignorato dal vostro miope fondamentalismo, che la vostra
Chiesa non è stata pervertita in tempi recenti dal Concilio Vaticano
II, ma molto più addietro. Per dimostrarvelo vi riportiamo
un'introduzione al libro documentatissimo di Giovanni Filoramo, dal
titolo La
Croce e il Potere:
“Settant'anni,
e la Chiesa da perseguitata si trasforma in Chiesa di Stato.
Settant'anni, e la croce si trasforma in simbolo di vittoria e di
potere.
«I
protagonisti di questa storia sono essenzialmente due: gli imperatori
romani da Costantino a Teodosio, da un lato, e vescovi cristiani, da
Eusebio e Atanasio ad Ambrogio e Agostino, dall'altro. In sintesi, i
rappresentanti del potere politico e del potere ecclesiastico
dell'epoca. Mentre gli imperatori in questione non hanno avuto
successori, i continuatori del potere ecclesiastico, dopo
milleseicento anni, sono ancora tra noi»: sono stati in
particolare questi uomini a rendere possibili trasformazioni
destinate a condizionare la storia del mondo in cui viviamo.
È
infatti in un breve periodo, compreso tra l'editto di Costantino nel
313 sulla libertà di culto e il 380, quando Teodosio dichiara il
cristianesimo unica religione ufficiale dell'Impero romano, che i
cristiani da martiri diventano persecutori e la loro croce, fino a
quel momento simbolo della passione e della morte di Cristo, diviene
strumento di potere e controllo. Giovanni Filoramo racconta
questa straordinaria storia, fatta di conflitti sempre più violenti
tra i seguaci dei culti pagani e i cristiani, di divisioni interne
tra i vari gruppi cristiani in Oriente, in Europa e in Africa, di
relazioni sempre più strette tra capi religiosi e capi del potere
politico. Fino a quando la Chiesa cattolica, sconfitti nemici
interni ed esterni attraverso una serie di persecuzioni, si affermerà
come l'unico potere religioso dell'Impero."
Non
LoSai ancora bene? Approfondisci con i link sotto!
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