Mentre,
in Italia, la sinistra
controllata dal Vaticano distraeva gli ingenui lettori di La
Repubblica, Il Manifesto e
l'Unità, dandogli in pasto IL MOSTRO Cavaliere
Costantiniano Silvio Berlusconi, il vero potere gesuitico, da
dietro le quinte, faceva i propri affari, sia con i governi di destra,
che con quelli di sinistra, senza che alcun giornale di rilievo
puntasse pericolosamente il dito su questo manovratore occulto.
L'attuale
presidente della BCE Mario Draghi fu un protagonista indiscusso di questa Serie A del potere. Dal
blog di Miro
Renzagli leggiamo alcune delle sue imprese:
"Nel
1991, di nuovo in Italia, Draghi assume un altro incarico: quello di
Direttore Generale del Ministero del Tesoro al quale aggiungerà
(1993) la presidenza del Comitato Privatizzazioni.
I
suoi meriti nel privatizzare tutto il privatizzabile del patrimonio
italiano devono essere stati rilevantissimi se 10 (dico: dieci)
governi consecutivi, di ogni forma e colore, fino al 2001,
considerarono la sua azione talmente efficiente da inchiodarlo a
quella poltrona.
E, in effetti, l’opera di smantellamento da lui diretta registra
incredibili successi. Copio e incollo dal sito ufficiale di
Confindustria:
«Tra il 1993 e i primi mesi del 2001 in Italia sono state effettuate
cessioni al mercato di quote di aziende pubbliche per circa 234.800
miliardi di lire. Le cessioni hanno riguardato importanti aziende di
proprietà del Ministero del Tesoro (come Telecom, Seat, Ina, Imi,
Eni, Enel, Mediocredito Centrale, Bnl), dell’Iri (come
Finmeccanica, Aeroporti di Roma, Cofiri, Autostrade, Comit, Credit,
Ilva, Stet), dell’Eni (come Enichem, Saipem, Nuovo Pignone),
dell’Efim, degli altri enti a controllo pubblico (come Istituto
Bancario S. Paolo di Torino e Banca Monte dei Paschi di Siena) e
degli enti pubblici locali (come Acea, Aem, Amga)». Bisogna
ammetterlo: non era facile ma lui c’è riuscito. Gliene furono
grati in molti, ma non l’ex Presidente Francesco
Cossiga
che lo accusò pubblicamente, anche
in Tv,
di aver favorito i suoi futuri datori di lavoro della GS."
Imprimetevi
bene queste parole su Draghi tratte da Wikipedia:
"Nel
1991
viene nominato Direttore generale del Ministero del Tesoro, incarico
mantenuto fino al 2001
fra il succedersi di 10 governi. Dal 1993
al 2001 è Presidente del Comitato Privatizzazioni. È stato artefice
delle più importanti privatizzazioni
delle aziende statali italiane, avendo ricoperto diversi incarichi
nel Ministero
del Tesoro
durante gli anni
novanta.”
"“Sarebbe
un errore pensare che nella stima che Draghi si è guadagnato ovunque
nel mondo il nostro Paese non c’entri nulla. C’entra
anche l’Italia, quella migliore: quella della sua formazione negli
istituti dei gesuiti che gli ha dato spessore culturale, equilibrio e
coerenza di pensiero;
c’entra il ruolo svolto in un decennio al Tesoro nel periodo del
parziale risanamento della finanza pubblica, dell’ingresso
dell’Italia nell’euro e di un processo di privatizzazioni che ha
cambiato la cultura del mercato nel nostro Paese”. Numerosi
sono stati nelle ultime settimane i profili di Mario Draghi, neo
Presidente della Banca Centrale Europea, comparsi in diversi
giornali, in cui non si è trascurato di menzionare la sua formazione
presso l’Istituto Massimiliano Massimo a Roma.
Nell’articolo pubblicato il 25 giugno dal Corriere
della Sera si
sottolinea il particolare beneficio che questa ha esercitato sulla
sua crescita umana e professionale, ottima base per l’intera sua
prestigiosa carriera. In un ricordo di Draghi che sullo stesso
giornale fa Luigi Abete, Presidente della BNL e di Assonime, suo
compagno di scuola, emergono alcune sue qualità: diligente,
studioso, bravo, molto sportivo. Abete descrive quel collegio degli
anni cinquanta come “una scuola con una forte identità”. E
continua: “L’insegnamento più forte che i gesuiti hanno
inculcato ai loro studenti era che ‘il
fine anche nobile non giustifica mai i mezzi’.
La correttezza deve essere sostanziale. Ci hanno insegnato che
se tu sei nella parte di società fortunata devi anche pensare agli
altri”. Dare lezione ai ragazzini poveri delle borgate romane:
questa una delle esperienze condivise con Draghi e che Abete
racconta, identificandola come occasione in cui si è “formato il
senso del dovere,
uno dei valori fondamentali trasmessi dai gesuiti”. "
Smantellare
l'Italia, naturalmente, per i gesuiti è un "fine nobile"
che è stato intrapreso con "mezzi nobili". Questo
è il "senso del dovere" del
soldato Draghi nell'intrapresa Ad
Maiorem Dei Gloriam.
“Il primo colpo storico contro
l’Italia lo mette a segno Carlo Azeglio Ciampi, futuro
presidente della Repubblica, incalzato dall’allora ministro
Beniamino Andreatta, maestro di Enrico Letta e “nonno”
della Grande Privatizzazione che ha smantellato l’industria statale
italiana, temutissima da Germania e Francia. E’ il 1981: Andreatta
propone di sganciare la Banca d’Italia dal Tesoro, e Ciampi esegue.
Obiettivo: impedire alla banca centrale di continuare a finanziare
lo Stato, come fanno le altre banche centrali sovrane del mondo, a
cominciare da quella inglese.“
[…]
“Alla fine degli anni ‘80,
la vera partita dietro le quinte è la liquidazione definitiva
dell’Italia come competitor strategico: Ciampi, Andreatta e De
Mita, secondo Galloni, lavorano per cedere la sovranità nazionale
pur di sottrarre potere alla
classe politica più corrotta d’Europa. “
Anche
qui, l'informazione “alternativa”
si dimentica di approfondire; chi è, infatti Carlo Azeglio Ciampi?
Da Il
Giornale leggiamo:
“Dai gesuiti, ma al «San
Francesco Saverio» di Livorno, si è diplomato invece l'ex
presidente Carlo Azeglio Ciampi, un laico dalla religiosità sobria
ma rigorosa (ogni domenica a messa), da buon allievo gesuita. “
“Figlio
di Pietro Ciampi e di Maria Masino, piemontese di Cuneo.
Frequenta l'Istituto San Francesco Saverio, retto dai Gesuiti,
dalla terza elementare al liceo. Salta la quinta elementare e la
terza liceo per gli ottimi voti conseguiti nelle classi precedenti.”
Se
non siete ancora convinti potete legge anche questo articolo del
corriere
della sera del 20 maggio 1999:
“I
ricordi di padre Matini, ora novantenne: era timidissimo e religioso.
Si iscrisse alla Congregazione mariana. Il gesuita che gli insegno'
greco: Carlo Azeglio? Continuo a dargli del "tu" ARICCIA
(Roma) - "Mi rivolgo a lui col "tu", certo. E lui
naturalmente mi risponde col "lei". Vecchia regola dei
Padri gesuiti: se sei ex alunno ti trattano da ragazzino anche quando
hai i capelli bianchi. O magari sei diventato presidente della
Repubblica e ti chiami Carlo Azeglio Ciampi.
[…]
Matini
e' l' unico professore di Ciampi ancora vivo: tra il ' 34 e il ' 35
fu lui a dargli lezioni di greco alla "San Francesco
Saverio" di Livorno.
Angelo era gia' laureato in filosofia e stava per affrontare gli
studi di teologia. Carlo Azeglio aveva 14 anni ed era iscritto al
ginnasio. Com' era il giovane Ciampi, padre Matini? "Molto
studioso. Apprendeva con facilita' ed io ero contento di lui. Carlo
era legatissimo alla famiglia, soprattutto al fratello Giuseppe, pure
lui studiava da noi […] Possibile che il giovane Ciampi fosse cosi'
"perfetto"? Non avra' avuto un difetto, magari uno
soltanto? "A dire la verita' , questo lo ricordo, era timido.
Anzi, timidissimo. E questa sua timidezza finiva col preoccupare non
poco noi professori. Anche suo fratello Giuseppe era riservato. Ma
meno di Carlo. I giovani Ciampi erano comunque seguitissimi dalla
famiglia. La mamma, la ricordo come fosse oggi, veniva spesso a
parlare col rettore". Ed era religioso? "E come no? Era
iscritto alla Congregazione Mariana". Ovvero l' antica
associazione che segue la crescita spirituale dei giovani nel segno
di Sant' Ignazio di Loyola sollecitandoli al culto della Madonna.
Particolare che inevitabilmente avvicina Ciampi al suo predecessore
Scalfaro. Come sono stati i
vostri rapporti nel tempo? "Ci siamo sentiti sempre, almeno ogni
Natale, e ci vogliamo davvero bene. Due anni fa e' venuto a visitarci
e spero che tornera' . Intanto prego ogni mattina per lui da quando
e' stato eletto. Mi fanno ridere certe polemiche: laico, cattolico...
Carlo e' un buon credente incapace di fingere o
esagerare. Questo, si' ,
conta". Come si comportera' al Quirinale? "Benone.
Certo...". Certo, padre? "Certo sara' una brutta gatta da
pelare". E le manone nascondono una gran risata.
Paolo
Conti "
Tra le tante onorificenze
conseguite da Carlo Azeglio Ciampi ricordiamone due in particolare:
“CITTÀ
DEL VATICANO - Pioggia di onorificenze pontificie sulle autorità
dello Stato italiano, «conferite» tra le visite in Vaticano del
presidente Casini - avvenuta il 7 novembre - e quella dell' altro
ieri del presidente Berlusconi: sono stati «insigniti» dell' Ordine
Piano il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi,
i presidenti del Senato e della Camera Marcello Pera e Pier
Ferdinando Casini, il ministro degli Esteri Gianfranco Fini e il
sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. L'
Ordine Piano (istituito da Pio IX nel 1847) è la terza tra le
onorificenze pontificie, dopo quelle dell' Ordine supremo del Cristo
e dell' Ordine dello Speron d' Oro, che vengono assai raramente
conferiti a «sovrani e capi di Stato cattolici particolarmente
benemeriti verso la Sede Apostolica». Dopo l' Ordine Piano vi
sono altre due onorificenze pontificie: l' Ordine di San Gregorio
Magno e l' Ordine di San Silvestro Papa."
2)
Collare al Merito Melitense dell'Ordine di Malta
"Il Presidente Ciampi ha
espresso grande apprezzamento per l’impegno profuso dall’Ordine
di Malta, dichiarando la volontà di ampliare ulteriormente le
attività ed i progetti di assistenza da sviluppare congiuntamente.
Al
termine dei colloqui il Gran Maestro ha insignito il Presidente della
Repubblica Ciampi della più alta decorazione dell’Ordine di Malta:
il Collare al Merito Melitense."
Dal
sito web di Carlo
Azeglio Ciampi estraiamo le immagini del suo incontro con
l'Ordine di Malta e il suo ex Gran Maestro Andrew Bertie:
"Vorrei in eguale misura
sottolineare l’eccellenza delle nostre relazioni con la cara
Italia; relazioni che hanno avuto come momento più significativo la
visita di stato effettuata dal Presidente Ciampi al Palazzo
Magistrale, oltre ai numerosi incontri con membri del Governo e del
Parlamento; sono inoltre lieto che recentemente sia stato possibile
firmare due accordi di cooperazione con il Governo italiano: uno con
la Protezione Civile, l’altro con il Ministero della Sanità."
Beniamino
Andreatta fu un uomo della Democrazia Cristiana; dalla Treccani
leggiamo:
"Andreatta,
Beniamino. - Uomo politico ed economista italiano (Trento
1928 - Bologna 2007). Parlamentare della
Democrazia
Cristiana
dal 1976 al 1992, rieletto nel 1994 e nel 1996 per il Partito
popolare italiano di cui è stato uno dei fondatori, è stato
ministro del Bilancio (1979), del Tesoro (1981-82), degli Esteri
(1993-94) e della Difesa (1996-98). È uscito dalla vita politica
attiva in seguito a una grave malattia. Postumo, nel 2011 è stato
pubblicato a cura di E. Letta il volume dei suoi Discorsi
parlamentari.
"
Da
Wikipedia
leggiamo anche della sua formazione all'Università
Cattolica del Sacro Cuore:
Nel
1961, dopo il
matrimonio con la moglie Giana, andò in India
per conto del MIT,
come consulente presso la Planning Commission del governo di
Jawaharlal
Nehru.
Conclusione
Approfondimenti:
"Questa mattina il Gran
Maestro del Sovrano Ordine di Malta Fra’ Andrew Bertie è stato
ricevuto al Palazzo del Quirinale dal Presidente della Repubblica
Italiana Carlo Azeglio Ciampi.
All’arrivo
di Sua Altezza e della delegazione melitense nel cortile del palazzo
che ospita la Presidenza della Repubblica, la bandiera dell’Ordine
di Malta è stata issata sul torrino, accanto a quella della
Repubblica Italiana e a quella dell’Unione Europea. Dopo
l’esecuzione dei rispettivi inni ufficiali, i due Capi di Stato
hanno ricevuto gli onori militari ed hanno passato in rassegna la
Guardia schierata.
Durante
i colloqui ufficiali il Gran Maestro ha potuto sottolineare lo stato
delle relazioni con la Repubblica Italiana, che sono ottime e
proficue. L’Ordine ha una profonda gratitudine verso lo Stato
Italiano. Fin da quando nel 1798 i Cavalieri furono costretti a
lasciare l’isola di Malta, occupata militarmente da Napoleone,
l’Italia ha accolto l’Ordine con la sua ospitalità. E’
dall’Italia che si è irradiata l’attività a favore dei più
deboli che i Cavalieri di molte nazionalità svolgono assistiti da
migliaia di collaboratori e da volontari in oltre 100 paesi del
mondo.
Il
Presidente Ciampi ha espresso grande apprezzamento per l’impegno
profuso dall’Ordine di Malta, dichiarando la volontà di ampliare
ulteriormente le attività ed i progetti di assistenza da sviluppare
congiuntamente.
Al
termine dei colloqui il Gran Maestro ha insignito il Presidente della
Repubblica Ciampi della più alta decorazione dell’Ordine di Malta:
il Collare al Merito Melitense. Ha fatto seguito il pranzo
offerto dal Presidente della Repubblica Ciampi in onore del Gran
Maestro dell’Ordine e della delegazione melitense.
Questa
visita fa seguito a quella effettuata dal Presidente Ciampi il 6
dicembre 1999 a Villa Malta a Roma in occasione della cerimonia di
chiusura delle celebrazioni per i 900 anni di vita dell’Ordine. Nel
2001 i due Capi di Stato si erano incontrati in occasione della
Cerimonia di Consegna della Bandiera Italiana al Corpo Militare
dell’Ordine."
"L’Ordine di Malta “è
nel cuore degli italiani”: per la sua storia, la sua azione
umanitaria, i suoi sforzi diplomatici in favore della pace. Con
questa lusinghiera attestazione di stima e di amicizia il Presidente
della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, in visita
ufficiale stamani al Palazzo Magistrale dell’Ordine, si è rivolto
al Gran Maestro Fra’ Andrew Bertie. Quest’ultimo ha voluto
ribadire il clima di particolare cordialità di un incontro che –
ha affermato – “è per noi molto più di una restituzione della
nostra visita al Quirinale” di quattro anni or sono. Nella
persona del Presidente Ciampi, oggi accogliamo il capo di una Nazione
che “riveste un ruolo specialissimo nella storia dell’Ordine”:
da quasi due secoli ne ospita infatti le sedi di governo,
consentendogli di mantenere la sua millenaria sovranità e, insieme
ad essa, l’efficacia della sua missione di servizio all’uomo nei
quattro angoli del globo. Una missione che – ha ricordato ancora il
Gran Maestro Bertie – “è mondiale, dunque anche italiana. E’
diplomatica ed umanitaria, ma non politica. Sviluppata al di là di
ogni possibile barriera: di razza, di religione, di nazionalità”.
Particolarmente
significativo il ricordo di Papa Wojtyla da parte del Gran Maestro:
“sul piano personale, non posso fare a meno di notare un ulteriore
motivo di sintonia tra Lei e me: la stima e l’amicizia coltivati
negli anni con Giovanni Paolo II, di cui si è appena celebrato il
primo anniversario della scomparsa. Un Pontefice che è stato nel
cuore del mondo, nel cuore degli italiani e che anche nel nostro ha
lasciato una traccia indelebile”.
L’Ordine
guarda all’Italia con riconoscenza, ma anche con uno “spirito di
collaborazione” cementatosi attraverso importanti intese giuridiche
tra lo SMOM e l’Italia, che il Gran Maestro ha voluto ricordare al
suo illustre ospite: nel 2003 l’accordo di cooperazione sanitaria,
nel 2004 quello per l’assistenza ai Paesi in via di sviluppo e
l’accordo sulle emissioni postali; nel 2005, l’autorizzazione
alla circolazione per le speciali targhe automobilistiche gratuite
riservate alle ambulanze dell’Ordine; solo pochi giorni fa, infine,
la firma dell’accordo-quadro in materia di ricerca scientifica
sulla riabilitazione neuromotoria, la sindrome metabolica e il
diabete. Intese dalle quali – ha detto ancora il Gran Maestro –
traggono vantaggio “in primo luogo i cittadini italiani”.
Di
rimando, anche il Presidente Ciampi ha voluto sottolineare
“l’esemplare convivenza” consolidatasi in quasi due secoli “di
mutuo rispetto” e di una “reciproca collaborazione” per la
quale ha auspicato ulteriori e non meno significativi sviluppi.
Evidenziando infine la straordinaria capacità dell’Ordine di
adattarsi ai tempi, arricchendo “le sue nobili tradizioni
attraverso nuove ed efficaci iniziative”, il capo dello Stato
italiano ha affermato che lo SMOM può porsi oggi come “valido
riferimento nell’ambito della comunità internazionale, oltre che
per le sue iniziative umanitarie, anche nel più ampio quadro del
sostegno allo sviluppo”. Quanto al messaggio di solidarietà e
di pace di cui l’Ordine Sovrano si è fatto portatore sin dalle
origini, per il presidente Ciampi esso è oggi qualcosa di più
di un semplice richiamo: in un mondo lacerato da crisi, conflitti e
disuguaglianze esso si configura come “una sollecitazione
all’intera comunità internazionale, affinché ponga saldamente al
centro della propria azione i principi etici, fondamento di ogni
vivere civile”.
Il
Gran Maestro ha poi concluso affermando “impareggiabile è stata la
Sua azione – ispirata ad assoluta imparzialità – di garanzia
delle istituzioni e in difesa dei diritti umani, dei valori morali e
della famiglia. Di alto significato è stato il Suo intenso impegno
per una memoria storica condivisa da tutti. La gratitudine dei
cittadini italiani per la Sua opera è visibile ovunque: essa resterà
patrimonio di questa nazione. Signor Presidente, desideriamo oggi
formulare, per Lei e per la Signora Franca, l’augurio affettuoso di
poter continuare a lungo a servire questo meraviglioso Paese”.
"Ciampi,
Monti e Draghi. Ma anche Fassino e Rutelli: i collegi dei gesuiti
hanno formato una buona fetta della classe dirigente italiana. Da
destra a sinistra.
Roma - Scuole severe, elitarie,
formative secondo i principi di Ignazio di Loyola, fondatore della
Compagnia di Gesù, l'ordine più intellettuale (dieci anni di studi
intensi, oltre alla laurea, per farne parte).
Dagli
istituti governati dai padri gesuiti esce una bella fetta di classe
dirigente, banchieri, manager, politici. E c'è uno schieramento
trasversale di leader di partito che adesso, col primo Papa gesuita,
si metterà nella scia della renovatio vaticana secondo Bergoglio.
Da
sinistra a destra al centro civico, quello di Monti e Montezemolo.
Entrambi, in effetti, i promotori dello sfortunato listone
neocentrista vengono da scuole (tutte private, spesso costose) di
gesuiti. Il Leone XIII di Milano, collegio della buona borghesia
meneghina, per il prof. Monti (ma anche l'ex sindaco Albertini, o
Massimo Moratti), autore sul Corriere di una lettera per «il più
caloroso e deferente omaggio» al nuovo Pontefice gesuita. L'Istituto
Massimiliamo Massimo, invece, erede del Collegio romano fondato da
Sant'Ignazio di Loyola nel 1550 e sfrattato dall'Italia Unita nel
1870, per il fondatore di Italia Futura Luca Cordero di Montezemolo.
Sempre
dal «Massimo» di Roma sono usciti l'ex sindaco Rutelli, il
presidente Bce Mario Draghi, ottimo giocatore della squadra di basket
dell'istituto e fino alla prima liceo compagno di classe di Giancarlo
Magalli, poi espulso dai gesuiti per aver simulato un allarme pur di
evitare un compito in classe. Sempre al «Massimo» hanno studiato
l'imprenditrice e consigliere Rai Luisa Todini, il presidente di
Bnl-BNP Paribas Luigi Abete, il direttore del Fatto Antonio
Padellaro, il direttore di La7 Paolo Ruffini. Parente del deputato
Pdl Enrico La Loggia del Pdl, anche lui formato dai gesuiti, nella
più prestigiosa scuola privata di Palermo, il «Gonzaga», nei cui
archivi si trovano altri politici, Marcello Dell'Utri, l'attuale
sindaco Leoluca Orlando, sostenuto, ai tempi della Rete (anni '90) da
un eminente gesuita come padre Bartolomeo Sorge, poi direttore di
Civiltà cattolica [nota di nwo-truthresearch: Leoluca Orlando venne sostenuto anche da un altro gesuita, Ennio Pintacuda]. Dai gesuiti, ma al «San Francesco Saverio» di
Livorno, si è diplomato invece l'ex presidente Carlo Azeglio Ciampi,
un laico dalla religiosità sobria ma rigorosa (ogni domenica a
messa), da buon allievo gesuita.
Insospettabili
anche a sinistra, zona Pci addirittura. Come Piero Fassino, che da
segretario dei Ds, durante il governo Prodi sotto attacco per i Pacs
(le unioni civili) invisi al mondo cattolico, raccontava di una
giovinezza precedente alla Fgci torinese nel '68: «Sì, sono stato
per nove anni allievo dei gesuiti a Torino, e questo mi ha consentito
di rafforzare la mia fede religiosa. Essere di sinistra non è in
contraddizione con la fede, perché significa battersi per la
giustizia, l'uguaglianza, il rispetto della persona, valori
cattolici». Niente studi gesuitici per Bertinotti, marxista ateo ma
sui generis («Mi sono sempre interessato alla Chiesa del Concilio e
ho tanti amici di Chiesa, anche tra i cardinali») e neppure per
Nichi Vendola, comunista «cattolico», che una volta, in un
battibecco col sindaco renziano Delrio che gli dava dell'incompetente
(«Caro Nichi occupati di taralli o di trulli e non rompere con le
fumisterie parolaie»), rispose così: «Caro Graziano, pensavo
avessi studiato dai gesuiti, invece usi argomenti da bar». Qualche
traccia in più però c'è, visto che cinque anni di scuola dai
gesuiti a Montreal li ha fatti Eddy, il compagno del governatore
pugliese.
Ma
che politici forma la pedagogia gesuita? A sentire padre Sorge,
sostenitore entusiasta (solo all'inizio) dell'Ulivo di Prodi,
moderati di centrosinistra: «Anche i figli di buone famiglie da noi
si appassionano ai drammi degli emarginati sociali, delle minoranze e
sviluppano una passionalità che li guida poi nella vita civile».
Mario Draghi, in una intervista a Radio Vaticana, spiegò il cuore
dell'educazione gesuita in termini più generali: «Far capire che
tutti noi, al di là di quanto noi potessimo apprendere come scolari,
nella vita avevamo un compito che poi il futuro, la fede, la ragione,
ci avrebbero rivelato». E fa un certo effetto trovare come
«intervento straordinario» sulla cyber democracy, ad un convegno
del 2004 della Fondazione Stensen, Padri Gesuiti di Firenze, un altro
futuro (non)politico: Beppe Grillo.
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