domenica 29 gennaio 2012

Le missioni dei Gesuiti in India, Giappone e Cina

estratto da The Secret History of The Jesuits
Sezione III Capitolo 1: Missioni Straniere: India, Giappone, Cina
di Edmond Paris
traduzione: http://nwo-truthresearch.blogspot.com/
 

La conversione dei "pagani" fu il primo obiettivo del fondatore della Compagnia di Gesù.
Anche la necessità di combattere il protestantesimo coinvolse sempre più i discepoli, e questa politica, al pari della loro azione religiosa, di cui abbiamo dato un breve riassunto, divenne il loro principale obiettivo, con il perseguimento dell'evangelizzazione delle terre lontane.
Il loro ideale teocratico: al fine di portare il mondo sotto l'autorità della Santa Sede era necessario per loro andare in tutte le regioni del globo, per conquistare le anime.
Francesco Saverio, uno dei primi compagni di Ignazio, che, come lui, fu canonizzato dalla Chiesa, fu il grande promotore dell'Evangelizzazione dell'Asia. Nel 1542 sbarcò a Goa e vi trovò un vescovo, una cattedrale e un convento francescano che aveva già cercato di diffondere lì la religione di Cristo. Egli diede un così forte impulso a tale primo tentativo che fu soprannominato "Apostolo dell'India". In realtà egli fu più un pioniere e un "eccitatore" piuttosto di uno che mai realizzò qualcosa di duraturo. Ardente, entusiasta, sempre alla ricerca di nuovi campi d'azione, egli mostrò la via più che spianare il terreno. Nel regno di Tavancore, a Malacca, nelle isole di Banda, Macassar e Ceylon, il suo fascino personale, così come i suoi eloquenti discorsi, fecero meraviglie e, di conseguenza, furono convertiti 70.000 "idolatri", soprattutto tra la casta in basso. Per ottenere questo egli non disprezzava il sostegno politico e finanche militare del Portoghese. 
 
San Francesco Saverio
Questi risultati, più appariscenti che solidi, erano destinati a suscitare interesse per le missioni in Europa, così come al gettare un'immagine brillante sulla Compagnia di Gesù. L'apostolo infaticabile ma poco perseverante, presto lasciò l'India per il Giappone e in seguito la Cina, dove vi stava per entrare quando morì a Canton, nel 1552. Il suo successore in India, Robert de Nobile, applicò in quel paese gli stessi metodi dei Gesuiti utilizzati con grande successo in Europa. Egli fece appello alle classi superiori. Agli "intoccabili" egli diede l'acqua consacrata solo dall'estremità di un bastone. Egli adottò i vestiti, le abitudini e lo stile di vita dei bramini, mescolando i loro riti con quelli cristiani, il tutto con l'approvazione di Papa Gregorio XV. Grazie a questa ambiguità egli "convertì", così affermava, 250.000 indù.
Ma "circa un secolo dopo la sua morte, quando l'intransigente Papa Benedetto XIV proibì l'osservanza di questi riti indù, crollò ogni cosa e i 250.000 pseudo-cattolici scomparvero".[1]
Nei territori indiani del nord del grande Mogol Akbar, un uomo tollerante che cercò anche di portare nei suoi stati un sincretismo religioso, i Gesuiti furono autorizzati a costruire un istituto Lahore nel 1575. I successori di Akbar garantirono a loro gli gli stessi favori. Ma Aureng-Zeb (1666-1707) e i musulmani ortodossi posero fine a questa impresa.
Nel 1549 Saverio si imbarcò per il Giappone con due compagni e un giapponese di nome Yagiro, che si era convertito a Malacca. Gli inizi non furono molto promettenti. "I giapponesi hanno la loro propria moralità e sono molto riservati; il loro passato li ha predisposti al paganesimo. Gli adulti guardano agli stranieri con divertimento e i bambini li seguono deridendoli".[2]
Yagiro, un nativo, riuscì a dare avvio ad una piccola comunità di 100 aderenti. Ma Francesco Saverio, che non parlava molto bene il giapponese, non riuscì nemmeno ad ottenere un udienza dal Mikado (appellativo dato agli imperatori del Giappone, ndr).
Al momento che egli lasciò il paese rimasero due Padri, che alla fine assicurarono la conversione del daimos di Arima e Bungo. Al momento che fu deciso questo particolare nel 1578 egli aveva preso in considerazione la questione per 27 anni. L'anno seguente i Padri si stabilirono a Nagasaki. Essi affermavano di aver condotto alla conversione 100.000 giapponesi. Nel 1587 la situazione interna del paese, lacerato da guerre di clan, cambiò completamente. "I Gesuiti avevano tratto vantaggio da quell'anarchia e dai loro stretti rapporti con i mercanti portoghesi."(3) Hideyoshi, un uomo di bassa condizione, aveva usurpato il potere e prese il titolo di Taikosama. Egli nutriva diffidenza al riguardo dell'influenza politica dei Gesuiti, la loro associazione con i portoghesi e le loro connessioni con i grandi e selvaggi vassalli, i Samurai.
Di conseguenza la giovane Chiesa giapponese fu violentemente perseguitata, sei francescani e tre gesuiti furono crocifissi; molti convertiti furono uccisi e l'ordine fu bandito.
Tuttavia il decreto non fu portato avanti. I gesuiti continuarono il loro apostolato in segreto. Ma nel 1614 il primo Shogun, Tokugawa Yagasu, si preoccupò delle loro azioni occulte e riprese le persecuzioni. Inoltre gli olandesi avevano preso il posto dei portoghesi presso i banchi del business ed essi furono attentamente sorvegliati dal governo. Una profonda diffidenza verso tutti gli stranieri, laici o ecclesiastici, ispirò da allora in poi la condotta dei leader e, nel 1638, una ribellione dei cristiani di Nagasaki fu soffocata nel sangue. Per i Gesuiti l'avventura giapponese era giunta al termine, e doveva rimanere così per molto tempo.
Noi possiamo leggere nel notevole lavoro di Lord Bertrand Russell "Scienza e Religione" il seguente vivace passaggio circa Francesco Saverio, l'operaio del miracolo:
 

"Lui e i suoi compagni scrissero molte lunghe lettere, le quali sono state mantenute; in queste essi davano conto del loro lavoro, ma nessuno di quegli scritti, nel corso di tutta la sua vita, fece menzione alcuna dei poteri miracolosi. Giuseppe Acosta, il gesuita che rimase così tanto turbato dagli animali del Perù, negò espressamente che questi missionari fossero stati aiutati dai miracoli nei loro sforzi per convertire i pagani. Ma, subito dopo la morte di Saverio, iniziarono ad abbondare storie di miracoli. Si diceva che avesse il dono delle lingue straniere, anche se le sue lettere erano piene di allusioni alla difficoltà che egli aveva nella padronanza della lingua giapponese o il fatto di trovare dei buoni interpreti."
"Si raccontavano storie di come, quando i suoi amici pativano la sete in mare, egli avesse trasformato l'acqua salata in dolce. Di quando lasciò cadere un crocifisso in mare e un granchio lo riportò a lui. Secondo una versione successiva, egli aveva gettato il crocifisso in mare al fine di placare una tempesta. Quando fu canonizzato nel 1622, fu dimostrato, con soddisfazione delle autorità vaticane, che aveva compiuto miracoli, perché senza tale prova nessuno può diventare santo. Il papa garantì ufficialmente il dono delle lingue e fu specialmente impressionato dal fatto che Saverio avesse fatto bruciare delle lampade con acqua benedetta anziché con olio"
"Costui era lo stesso papa, Urbano VIII, che aveva considerato incredibile ciò che aveva detto Galileo. La leggenda continuò a migliorarsi: una biografia di Padre Bonhours, pubblicata nel 1682, ci dice che il santo aveva resuscitato quattordici persone durante la sua vita. Autori cattolici tuttora gli attribuiscono il dono dei miracoli; in una biografia pubblicata nel 1872 Padre Coleridge della Compagnia di Gesù ha ribadito che egli aveva il dono delle lingue".(4)
A giudicare dalle imprese appena citate, San Francesco Saverio si meritò la sua aureola.
In Cina i figli di Loyola ebbero un lungo periodo favorevole, con solo qualche espulsione; essi ottennero questa condizione lavorando qui come scienziati e inchinandosi ai riti vecchi migliaia di anni di questa antica civiltà.
"La meteorologia fu il soggetto principale. Francesco Saverio aveva già scoperto che i giapponesi non sapevano che la Terra fosse rotonda e furono molto interessati da quello che egli insegnava loro su questo e altri argomenti simili." In Cina ciò divento ufficiale e, siccome i cinesi non erano fanatici, le cose si svilupparono pacificamente." "Un italiano, Padre Ricci, fu l'iniziatore di ciò. Dopo aver creato la sua via verso Pechino, egli interpretò la parte di un astronomo dinanzi agli scienziati cinesi...Astronomia e matematica erano una parte importante delle istituzioni cinesi. Queste scienze permisero al sovrano di datare le loro cerimonie religiose e civili stagionali...Ricci portò informazioni che lo resero indispensabile e utilizzò questa opportunità per parlare del Cristianesimo...Egli mandò a chiamare due Padri che migliorarono il calendario tradizionale, stabilendo l'accordo tra il corso degli astri e gli eventi terreni. Ricci aiutò con compiti minori; per esempio, disegnò una mappa murale dell'Impero, dove mise accuratamente la Cina al centro del mondo..."(5)
 
Padre Matteo Ricci
Questo fu il principale lavoro dei Gesuiti in quel Celeste Impero; riguardo ai lati religiosi della missione, l'interesse in essi era minimo. E' piuttosto divertente pensare che, a Pechino, i Padri erano impegnati a correggere gli errori astronomici dei cinesi, mentre a Roma la Santa Sede condannava in modo persistente il sistema copernicano; e questo avvenne fino al 1822!
Nonostante il fatto che i cinesi avessero molta poca inclinazione per il misticismo, la prima chiesa cattolica aprì a Pechino nel 1599. Quando Ricci morì fu sostituito da un tedesco, Padre Shall von Bell, un astronomo che pubblicò anche alcuni notevoli opuscoli in lingua cinese; nel 1644 a lui fu dato il titolo di "Presidente del Tribunale Matematico", che gli creò gelosia tra i mandarini. Nel frattempo le Comunità Cristiane organizzarono se stesse. Nel 1617, quando l'imperatore decretò la messa al bando di tutti gli stranieri, stava prevedendo i pericoli di questa penetrazione pacifica. I buoni Padri furono mandati dai portoghesi a Macao in gabbie di legno. Ma, subito dopo, furono richiamati. Erano questi dei buoni astronomi! In realtà erano pure buoni come missionari, con 41 dimore in Cina, 159 chiese e 257.000 membri battezzati. Ma una nuova reazione contro di loro chiedeva una loro messa al bando e Padre Shall fu condannato a morte. Senza dubbio egli non incorse in questa sentenza solamente per il suo lavoro nella matematica! Un terremoto e l'incendio del palazzo imperiale, abilmente presentato come un segno della collera del cielo, gli salvò la vita ed egli morì serenamente due anni dopo. Ma i suoi compagni dovettero lasciare la Cina. Nonostante tutto, la stima per i Gesuiti era così grande che l'Imperatore Kang-Hi si sentì in dovere di richiamarli nel 1669, e ordinò funerali solenni per i resti di Iam Io Vam (Jean-Adam Shall). Questi insoliti onori furono solo l'inizio di eccezionali favori".(6)
Un Padre belga, Verbiest, subentrò a Shall a capo delle missioni e anche all'Istituto Imperiale di Matematica. Egli fu colui che diede all'Osservatorio di Pechino quegli strumenti famosi la cui precisione matematica è celata da chimere, dragoni, ecc. Kang-Hi, "il despota illuminato", che regnò per 61 anni, apprezzò i servizi di tale scienziato che gli dava saggi consigli, accompagnandolo in guerra e gestendo persino una fonderia di cannoni.
Ma queste attività guerresche e profane erano dirette "ad majorem Dei gloriam", come il buon Padre ricordò all'Imperatore in una nota che gli spedì prima della sua morte:"Signore, io muoio felice perché ho usato quasi ogni momento della mia vita per servire Sua Maestà. Ma io le prego molto umilmente di ricordare, dopo la mia morte, che il mio scopo in tutto quello che ho fatto è stato di procurare un protettore per la più santa religione dell'universo; e questo protettore fu lei, il più grande re dell'Oriente".(7)
Tuttavia, in Cina come nel Malabar, questa religione non poteva sopravvivere senza qualche artificio. I Gesuiti dovettero adattare la dottrina romana al livello cinese, identificare Dio con il cielo (Tien) o con il Chang-Ti (Imperatore dall'alto), miscelare i riti cattolici con i riti cinesi, accettare gli insegnamenti confuciani, il culto degli antenati, ecc.
Papa Clemente XI, come fu raccontato dagli Ordini rivali, condannò questa dottrina come "lassista" e, di conseguenza, tutto il lavoro missionario dei Gesuiti nel Celeste Imperò crollò. I successori di Kang-Hi proscrissero il Cristianesimo e gli ultimi Padri lasciati in Cina morirono qui e non furono mai sostituiti. (7)

Note:

(1) "Les Jesuites", in "Le Crapouillot", Nr. 24, 1954, p.42.
(2) "Le Crapouillot", op.cit., p.43.
(3) H. Boehmer, op.cit., p.162.
(4) Lord Bertrand Russell: "Science and religion" (Ed. Gallimard, Paris 1957, pp.84-85
(5) "Le Crapouillot", op.cit. p.44.
(6) H. Boehmer, op.cit., p. 168.
(7) "Correspondence" of Verbiest (Brussels 1931, p.551).

link libro: http://www.bibliotecapleyades.net/archivos_pdf/SecretHistoryOfJesuits.pdf