A ridosso della formazione del nuovo governo
"tecnico" Pontificio guidato da Mario
Monti, e dopo poco tempo che il Vaticano Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace aveva chiesto un'autorità Mondiale per contrastare la crisi economica, i giorni 17-18 novembre si è svolto alla Pontificia
Università Lateranense un colloquio annuale di Dottrina Sociale
della Chiesa dal titolo "Il
ruolo delle istituzioni alla luce dei principi di
sussidiarietà, di poliarchia e di solidarietà"; un Colloquio che ha trattato ancora il tema della Governance Mondiale, a quanto pare un pallino fisso delle gerarchie Vaticane. Al
colloquio era anche presente in veste di relatore il neoministro per i
Beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi, il quale è dal 1
novembre 2002 rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore,
ateneo nel quale ha conseguito la laurea in Scienze politiche nel
1972. Ornaghi dal 1996 è direttore
dell'Alta scuola di Economia e relazioni internazionali (Aseri),
destinata alla formazione post-universitaria di esperti di sistemi
economici e politici globali. Dal sito dell'Aseri ricaviamo la sua
storia e la sua missione:
"Fornire uno standard di livello mondiale nella formazione post-laurea nel campo dell'economia, della politica e delle istituzioni internazionali. Al fine di massimizzare il potenziale di successo di uno studente all'interno di una società globale dinamica.Ripetiamo: questa scuola vuole formare un'élite di "tecnici" globalisti che, nel nome di Dio, saranno in grado di operare ad alto livello "nell'ambito delle organizzazioni e dei sistemi internazionali, delle multinazionali, delle istituzioni bancarie e finanziarie, della pubblica amministrazione sovrananzionale". Però!
ASERI, Alta Scuola di Economia e di Relazioni Internazionali è un centro di ricerca ed educazione unico, nato per interpretare le grandi trasformazioni che coinvolgono le dinamiche economico-politiche mondiali e i fenomeni complessi della globalizzazione.
Fondata nel 1995 grazie alla collaborazione tra la facoltà di Scienze Politiche dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e la Camera di Commercio di Milano, ASERI forma esperti di sistemi politici globali, in grado di operare ad alto livello nell'ambito delle organizzazioni e dei sistemi internazionali, delle multinazionali, delle istituzioni bancarie e finanziarie, della pubblica amministrazione sovrananzionale" [il corsivo è mio, ndr].
Ritorniamo adesso al Colloquio citato all'inizio. Ce ne fa un sunto l'agenzia di stampa Cattolica Zenit, in un articolo del 18 novembre dal titolo "un po complottista" Un governo mondiale per un'economia dal volto umano, che riferisce i contenuti dell'incontro; i sommi saggi Cattolici si riuniscono alla Pontificia Università Lateranense e ci parlano di Governo Mondiale o Governance Mondiale (più politically correct) come soluzione alla crisi. (nota: il grassetto è mio):
Un governo mondiale per un'economia dal volto umano
Prelati ed economisti dibattono alla Pontificia Università Lateranense
di Luca Marcolivio
ROMA, venerdì, 18 novembre 2011 (ZENIT.org) – A distanza di due anni dalla pubblicazione, l’enciclica Caritas in Veritate continua ad offrire spunti originali su numerosi temi. Uno di questi è quello relativo al cosiddetto “governo mondiale” di cui si è discusso stamattina alla Pontificia Università Lateranense.
Governance o governo? La Dottrina sociale della Chiesa di fronte alla sfide della globalizzazione e La Civitas nell’insegnamento di Benedetto XVI successivo alla Caritas in Veritate sono stati i temi discussi nel corso della terza sessione del convegno svoltosi tra ieri e oggi, dal titolo Il ruolo delle istituzioni alla luce dei principi di sussidiarietà, di poliarchia e di solidarietà.
La sussidiarietà, come ricordato nell’introduzione da monsignor Dario Viganò, preside dell’Istituto Pastorale "Redemptor Hominis2, è indicata da Benedetto XVI (Caritas in Veritate, n°57) è la strada maestra per un’autorità mondiale “poliarchica”, che abbia a cuore “il bene comune globale” e antidoto ad un “pericoloso potere universale di tipo monocratico”.
La poliarchia è qualcosa di equidistante sia dalla monarchia che dall’anarchia: essa, mai disgiunta dalla solidarietà e dalla sussidiarietà, implica il confronto purché sempre nel perseguimento della verità, dalla quale non scaturiscono “né integrismo, né fondamentalismi, né tantomeno guerre di religione”. Lo ha spiegato monsignor Sergio Lanza, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e professore di Teologia Pastorale alla Lateranense.
Di seguito monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace si è soffermato sulla riforma del sistema monetario e finanziario internazionale alla luce della giustizia sociale globale. “La crisi stimola la nascita di una nuova era sotto il segno della responsabilità”, ha detto monsignor Toso.
Il presule ha poi fatto riferimento a quel passo della Caritas in Veritate (67) in cui il Papa sottolinea la necessità della creazione di una “vera Autorità politica mondiale”. Essa dovrà essere un organo con un “potere effettivo” e dotato di “forza morale”.
Il concetto di “autorità mondiale” non è quindi in contraddizione con la democrazia, come taluni sostengono, ma è davvero preposto alla realizzazione di una giustizia sociale globale.
La relazione del professor Stefano Zamagni, docente di economia politica all’Università di Bologna ha approfondito il rapporto tra pace e prospettive economiche. “A differenza di quanto sosteneva Hobbes – ha esordito Zamagni – la guerra non è uno stato permanente, quindi la pace è possibile”.
Due luoghi comuni sono ormai smentiti, secondo l’economista bolognese: il primo è quello per cui la pace è un processo spontaneo, determinato semplicemente dalla cessazione dei conflitti; il secondo è quello che sostiene che la globalizzazione e la libera circolazione delle merci favorirebbero automaticamente la pace. Gli attentati dell’11 settembre 2001, in particolare, sono la più clamorosa confutazione del secondo asserto.
Nemmeno il “pacifismo della testimonianza”, secondo Zamagni, è in grado di “agire in profondità sulle cause profonde della guerra, né di individuarne la natura”.
La vera strada è quella del “pacifismo istituzionale” con la creazione di vere “istituzioni di pace”.
Inoltre non sempre la produttività e la povertà hanno un rapporto inversamente proporzionale: la crisi attuale ci dimostra l’esatto contrario, richiamando l’attenzione sull’iniqua distribuzione delle ricchezze.
Altro aspetto analizzato da Zamagni è quello delle “esternalità pecuniarie”, un concetto assai sottovalutato, nonostante ne parlasse già Adam Smith ne La ricchezza delle nazioni. Altresì denominate poverty trap esse consistono nell’improvviso impoverimento di una parte della popolazione, a fronte del conseguito vantaggio da parte di un gruppo più ristretto.
L’esempio citato dal professor Zamagni, venne menzionato dall’antropologa francese Germaine Tillon che, a metà del secolo scorso, prese atto delle sopravvenute disuguaglianze socio-economiche in un piccolo villaggio dell’Algeria.
“Il giorno che fu costruita una strada asfaltata che conduceva fuori del paese, alcuni coltivatori di grano poterono riconvertire la loro attività nell’allevamento di bovini. Con il risultato che gli altri precipitarono nella miseria, non potendo né acquistare la carne (per loro troppo costosa), né il grano (di cui era terminata la produzione)”.
Una governance mondiale, secondo Zamagni, dovrebbe dare rappresentanza ai corpi intermedi e sdoganare, anche a livello di organizzazioni internazionali, il principio di sussidiarietà. Dovrebbe inoltre garantire una sorta di “consiglio di sicurezza” in materia economica e favorire un vero sviluppo all’interno dei paesi bisognosi, non il conferimento di semplici sussidi. “In parole povere significa dare lavoro alle persone, non l’elemosina”, ha spiegato l’economista.
Il processo di piena responsabilizzazione dell’individuo, infine, dovrebbe indurre le persone a non rendere conto soltanto – come asseriva Max Weber – delle conseguenze delle proprie azioni ma anche delle proprie omissioni.
Il riscatto dell’etica nell’economia è stato sostenuto anche da Claudio Bianchi, professore di Economia Aziendale all’Università La Sapienza, secondo il quale “etica è un sostantivo, non un aggettivo e dovrebbe avere valenza universale ed assoluta, altrimenti diventa vana l’opera di tutte le imprese no-profit e dell’intero terzo settore”.
http://www.zenit.org/article-28711?l=italian
Insomma, questi sommi sacerdoti se la suonano
e se la cantano; dietro il dispiegarsi dei loro paroloni addomesticati come poliarchia e sussidiarietà questi eredi delle
crociate e del Sacro Romano Impero vogliono farci accettare il fatto che un
potere centralizzato mondiale non è in contraddizione con la
democrazia. Nell'incontro si è parlato di iniqua distribuzione
delle ricchezze e di impoverimento di una parte della
popolazione, a fronte del conseguito vantaggio da parte di un
gruppo più ristretto. Su questo punto siamo perfettamente
d'accordo: non lo siamo però sul chi è l'artefice di tali iniquità; leggetevi infatti i nostri due post Chi
è l'Uomo il più Ricco della Terra? e Le
Finanze Vaticane e datevi una risposta da soli.
Nell'incontro ci sono state poi le solite ipocrite
sviolinate sull'etica e sullo sviluppo, etica e sviluppo che per
costoro vanno sempre di pari passo con l'implementazione di un'autorità
mondiale.
Dalla lettura dell'articolo di Zenit si capisce molto bene che questa gente vuole farci la paternale, ci parla di etica e di forza morale, ma per costoro sarebbero perfette le parole di Gesù stesso quando afferma: "Perché stai a guardare la pagliuzza che è nell'occhio di un tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?" Infatti noi sappiamo che né etica e né sviluppo potranno mai esservi in un mondo dominato dai tentacoli delle finanze vaticane in ogni angolo del pianeta. Tanto per fare un esempio possiamo citare un articolo di peace reporter dal titolo Banca cattolica investe in armi, anticoncezionali e tabacco:
Dalla lettura dell'articolo di Zenit si capisce molto bene che questa gente vuole farci la paternale, ci parla di etica e di forza morale, ma per costoro sarebbero perfette le parole di Gesù stesso quando afferma: "Perché stai a guardare la pagliuzza che è nell'occhio di un tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?" Infatti noi sappiamo che né etica e né sviluppo potranno mai esservi in un mondo dominato dai tentacoli delle finanze vaticane in ogni angolo del pianeta. Tanto per fare un esempio possiamo citare un articolo di peace reporter dal titolo Banca cattolica investe in armi, anticoncezionali e tabacco:
"La Chiesa cattolica si batte strenuamente da anni contro la guerra, contro l'uso della pillola anticoncezionale e per la salute dei cittadini, eppure il giornale Der Spiegel ha scoperto che la banca tedesca Pax ha investito migliaia di euro in società che vanno contro la sua stessa etica. In particolare, 580mila euro in azioni della "Bae Systems", società inglese produttrice di armi, 160mila euro nella pillola contraccettiva Wyeth e 870mila euro in partecipazioni in società di tabacco"Di fronte a tali notizie ci chiediamo quale "Autorità mondiale con una forza morale" possa pretendere di avere la Chiesa di Roma. A tal proposito è utile anche leggere un passo dal libro L'Oro del Vaticano di Claudio Rendina (pag. 52-53):
"Le finanze vaticane hanno conosciuto un nuovo periodo di splendore. Attualmente il patrimonio della Santa Sede è costituito dalle entrate di diocesi, missioni, congregazioni e ordini religiosi sparsi in tutto il mondo, dall'Obolo di San Pietro, nonché dai frutti della vendita di monete e francobolli, dalle organizzazioni di pellegrinaggi e servizi turistici, dagli affitti e vendite delle proprietà immobiliari, dalla gestione dei musei, a ancora dai finanziamenti dello Stato Italiano. E la sua economia non è finalizzata ovviamente solo alle uscite, ma tende a svilupparsi con investimenti che interessano l'area euro per il 70% e il resto del mondo per il 30%. E gli investimenti riguardano obbligazioni e titoli azionari, concepiti a medio-lungo termine e indirizzati a società legate ad una economia reale. Ma va precisato che, venuti meno i depositi saltuari del denaro della gestione Marcinkus-Sindona-Calvi in paradisi fiscali bancari, è ancora oggi in atto il paradiso fiscale delle Isole Cayman, più specificamente segnalato nel capitolo Gli istituti economico-finanziari del Vaticano (v.).Ricordiamo inoltre che Goldman Sachs è controllata dai gesuiti.
Alla luce di questa situazione finanziaria e bancaria del Vaticano, suona piuttosto formale il messaggio che Benedetto XVI ha inviato il 6 ottobre 2008 in Vaticano all'apertura del sinodo internazionale dei vescovi dedicato alla Sacra Scrittura:"Vediamo adesso nel crollo delle grandi banche che i soldi scompaiono, sono niente, e tutte queste cose, che sembrano vere, in realtà sono di secondo ordine." Ma qui, al di la della finalità con cui il messaggio è rivolto a "chi costruisce solo sulle cose visibili e tangibili, sul successo, sulla carriera, sui soldi", il pensiero corre istintivamente allo IOR e alle passate gestioni, all'APSA e all'impegno tutto terreno di certe istituzioni della Santa Sede, alla quale ovviamente la Chiesa di Roma non può rinunciare. E alle parole del papa, riportate in un articolo di Marco Politi su "La Repubblica" del 7 ottobre 2008, fa eco Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, ma anche fervente valdese:"Se i destinatari del messaggio sono i poveri, francamente trovo quelle parole perfino imbarazzanti. Andateci a parlare con chi i soldi non ne ha , andategli a spiegare che non servono, che conta la fede, che oggi stanno male ma domani si apre il regno dei cieli". E non è credibile peraltro che il messaggio fosse rivolto ai ricchi, ovvero ai "meccanismi dell'economia liberista", perché la dichiarazione sarebbe stata un autogol, implicando una critica alle stesse istituzioni sulle quali vive la Santa sede.
Ma quel tuonare del papa e la denuncia del deficit risultano un falso. Lo ha rivelato il 30 settembre 2008 un articolo di Robert Mickens, corrispondente romano per la rivista cattolica britannica "Tablet", intitolato ironicamente Church with a Midas touch; vi si denuncia che la Santa Sede, previdente, ha trasformato una parte dei suoi euro in investimenti bancari e in oro. In particolare circa 520 milioni di euro in titoli e azioni e quasi 19 milioni di euro in una tonnellata di lingotti d'oro. Logico quindi l'ironico commento del giornalista:"La roccia di Pietro, su cui è stata fondata la Chiesa, si è trasformata in una roccia di oro." Peraltro nel rendiconto si fa riferimento a proprietà in Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra per un valore complessivo di 424 milioni di euro; senza contare che la sola Propaganda Fide ha proprietà, perlopiù in Italia, del valore di circa 53 milioni di euro."
Per finire possiamo tranquillamente affermare che questa piovra finanziaria vaticana, con la sua immensa ricchezza, i paradisi fiscali in essere e i suoi tentacoli in tutto il mondo, è la responsabile prima della crisi economica mondiale; adesso questa stessa piovra, per mezzo dei suoi sommi sacerdoti nelle sue aule universitarie, ci propina la sua "etica" e la sua "morale" e vorrebbe rifilarci la sua "beata" soluzione di Governance Mondiale, parola che a noi fa solo venire in mente l'aspirazione al potere temporale che la Chiesa porta avanti da molto, troppo tempo. Invece della centralizzazione del potere in mano ad una singola Autorità Mondiale pensiamo che molti, se non quasi tutti i problemi, potrebbero essere eliminati con il perseguimento dei criminali che, in nome di Dio, hanno speculato e stanno speculando sulla nostra testa da duemila anni.