sabato 4 luglio 2015

Come l'America divenne un'enclave gesuitica



Estratto dal libro “Codeword Barbelon Danger in the Vatican”

P. D. Stuart, Capitolo 31

traduzione:
nwo-truthresearch.blogspot.it

"Non amo la resurrezione dei gesuiti"
l'ex Presidente degli Stati Uniti John Adams nel 1816

Adesso arriviamo ad un'altra parte molto interessante della storia americana, che difficilmente troverete nei libri di storia: la parte giocata dai gesuiti nella guerra rivoluzionaria americana, la guerra per l'Indipendenza 1776-1783.
Abbiamo visto il ruolo giocato dai gesuiti nella guerra civile americana. Ma quale parte, se ce n'è mai stata una, essi giocarono nella precedente guerra che trasformò l'America, da un'insieme di stati indipendenti, negli Stati Uniti d'America? Gli storici non informati o di parte ci diranno che questa guerra fu, principalmente, se non interamente, causata dagli "atti intollerabili" e arbitrari del governo inglese, che portarono i coloni americani a desiderare di rompere con il dominio britannico. Io adesso mi avventurerò a far luce su questo aspetto della storia americana vagamente riportato, e vi offrirò una visione molto differente e spero anche più corretta.
Che la religione giocò un ruolo di primo piano nella rivoluzione americana è fuori discussione. Nel 1776, al tempo della Dichiarazione di Indipendenza, c'erano poco più che 23 preti in tutto, e la successiva autorità più alta era il vicario apostolico a Londra, che aveva giurisdizione sopra le colonie e i satelliti britannici in America. La guerra rivoluzionaria americana di Indipendenza presto cambiò tutto ciò.
La ragione del perché c'erano così pochi cattolici e molti più protestanti era perché la fondazione della grande democrazia che oggi prende il nome di Stati Uniti d'America poggiava su milioni di protestanti europei che fuggirono dall'oppressione della Chiesa Cattolica in Europa, cercando libertà di coscienza e religione nel Nord America, che era per lo più deserto e disabitato. Nel complesso i coloni avevano deliberato di non replicare nel nuovo mondo quello da cui erano fuggiti nel vecchio continente. Questi coloni ritenevano che il Papa, in quanto sovrano straniero, non doveva intromettersi nella politica o nelle leggi americane, perché essi sospettavano che ciò avrebbe reso difficile per gli immigrati, specialmente per i cattolici, essere completamente fedeli al nuovo paese e ai suoi valori repubblicani.
Naturalmente, ci fu una paura dei cattolici non dissimile da quella paura che molti americani hanno oggi verso i fondamentalisti islamici. Dopo tutto, questi primi pellegrini protestanti erano recentemente sfuggiti dalle mani dei loro compatrioti cattolici. In quei giorni la gente prendeva sul serio il proprio cattolicesimo! Tanto che diversi stati approvarono leggi che regolavano le attività dei cattolici. Per esempio, nel 1647 uno statuto del Massachusetts dichiarava che ogni prete era un "incendiario e disturbatore della quiete e della sicurezza pubblica, ed un nemico della...vera religione cristiana..."
I primi coloni americani sospettavano che il Papa stesse cercando di immischiarsi negli affari degli Stati Uniti, al fine di minare i valori repubblicani, ed essi dicevano che ciò era evidenziato dal giuramento che ogni Vescovo cattolico era tenuto a fare:"Io, nel massimo del mio potere, allontanerò e contrasterò scismatici, eretici e tutti i nemici del nostro Sovrano Signore (il papa) e i suoi successori." Comunque, il periodo successivo alla restaurazione dei gesuiti nel 1814 vide un tremendo sviluppo nel loro numero ed influenza in America, come evidenziato dal grande numero dei college e delle università dei gesuiti che furono stabiliti in quel continente; in quel secolo vennero fondate 22 delle 28 università della Compagnia di Gesù.

In quei giorni, dice lo storico Rene Fulop Miller, "uno degli amici di Benjamin Franklin era il gesuita John Carroll, allevato in Maryland e di discendenza irlandese...Egli in seguito sarebbe diventato l'arcivescovo di Baltimora, e arrivò ad istituire l'Università Georgetown dei gesuiti, in "un sobborgo della città di Washington, la capitale federale...il primo istituto di istruzione cattolico negli Stati Uniti. Secondo Robert Emmett Curran, nel suo The Bicentennial History of Georgetown University, la Società di Gesù "nel 1786 deliberò per fondare la Georgetown (per fornire ai cattolici nella nuova repubblica il clero che la Compagnia aveva fornito in precedenza)."

John Carroll nacque nel 1735, a Upper Marlboro, nel Maryland. Dopo aver ricevuto un'istruzione gesuita in Boemia, nel Cecil County in Maryland, Carroll studiò all'estero presso college gesuiti in Europa. Egli fu costretto a fuggire dall'Europa quando i gesuiti furono espulsi dalla Svezia sotto il decreto di Papa Clemente nel 1773. E il 15 agosto del 1790 il Reverendo John Carroll fu nominato primo vescovo cattolico negli Stati Uniti d'America, venendo consacrato il giorno dell'Assunzione.
A quel tempo il papato non solo doveva contrastare le preoccupazioni degli americani riguardo a questi reietti gesuiti rivoluzionari che stavano migrando in America; esso doveva anche sedare i timori del popolo americano che pensava che la Chiesa Cattolica in America di per sé non fosse altro che un Cavallo di Troia per l'insediamento di un sovrano straniero, il Papa. Per vincere questi sospetti il gesuita John Carroll consigliò al Papa di far rimuovere dall'impegno del vescovo americano quella porzione del giuramento che richiedeva l'alleanza con il Papa stesso sopra tutti gli altri.
Questo venne fatto al fine di evitare di offendere i principi della Costituzione e sedare i timori sul fatto che i vescovi cattolici fossero solo burattini del papa sul suolo americano.
 
"LE LEGGI INTOLLERABILI"
Al fine di perseguire gli obiettivi del Pontefice Romano, i gesuiti, aiutati dai loro vassalli illuminati-massoni in America, istigarono la guerra di Indipendenza americana. I principali autori massonici dichiarano apertamente che la Massoneria ebbe un ruolo preponderante nel movimento per l'Indipendenza. Il "Masonic Review" del 1893 si spinge fino ad affermare che la Massoneria fu la forza trainante nella formazione dell'Unione Americana nel 1776, affermando che almeno 52 dei 56 "firmatari della Dichiarazione di indipendenza fossero membri" della Loggia. Charles Carroll, il fratello di John Carroll, fu uno dei firmatari.

Incoraggiando la Gran Bretagna a compiere una serie di "atti intollerabili" legislativi (il nome dato dai patrioti americani a 5 leggi adottate dal Parlamento britannico nel 1774), gli agenti segreti contribuirono a creare uno stato di profondo risentimento e di ribellione nei cuori dei coloni americani.

Uno di questi "atti intollerabili" fu un nuovo regime fiscale del governo sulle importazioni di tè. Questo è ciò che successe dietro le quinte: due massoni del Rito Scozzese, Paul Revere e un altro fratello massone, Joseph Warren - uno dei generali di George Washington - erano membri della più antica Loggia in America, quella di Sant'Andrea a Boston. George Washington stesso fu iniziato nella loggia di Fredericksburg nel 1752. Questa loggia di Boston era basata sulla Green Dragon Tavern, ricordata da alcuni come il "quartier generale" della Rivoluzione Americana. Il Boston Tea Party operava dalla loggia. Il Boston Tea Party si oppose alla nuova tassa sulle importazioni del tè, e impiegò vari mezzi di disobbedienza civile e criminale, compreso il blocco delle navi non britanniche in porto.

Successivamente il Parlamento Britannico approvò lo Stamp Act, considerato dai coloni americani come un altro "atto intollerabile". Ma di gran lunga il peggiore e più importante di questi "atti intollerabili" fu il Quebec act (approvato il 20 maggio del 1774, ricevette l'assenso reale il 22 giugno 1774), che tentava di cedere tutto il territorio ad ovest dei monti Appalachi e a nord del fiume Ohio in Canada (che all'epoca era essenzialmente il cattolico Quebec). In particolare, la normativa pretendeva di estendere la provincia cattolica del Quebec a sud e a ovest dei fiumi Ohio e Mississippi, e nelle colonie occidentali del Connecticut, nel Massachussetts e in Virginia, rilevando la terra che molti coloni protestanti avevano già rivendicato.

Che questo fosse un atto volutamente provocatorio (l'estensione, per mezzo di una legislazione, della provincia del Quebec all'interno di una così vasta area di quelli che sarebbero diventati gli Stati Uniti), si può vedere dal fatto che il Quebec, la più grande provincia del Canada, è tre volte la dimensione della Francia e sette volte la dimensione della Gran Bretagna. Così, i cattolici del Quebec avevano un più ampio terreno per espandersi all'interno del Quebec, oltre alla vasta distesa che è il Canada.

Inoltre, e curiosamente, il Quebec Act del 1774 "stabiliva" il cattolicesimo come religione ufficiale in quella che all'epoca era "la colonia britannica del Canada". E, in conformità con la prassi nei paesi cattolici di quei tempi, prevedeva processi senza giuria: negava l'assemblea rappresentativa.
L'approvazione simultanea del Quebec Act e degli atti coercitivi da parte del Parlamento britannico, portò i coloni a dichiarare rabbiosamente che il Quebec Act era un patto immorale tra la Gran Bretagna e il papato.

Ciò che ci sorprende di più di tutto questo è che gli inglesi, presunti protestanti, includettero una clausola nella legge che prevedeva espressamente che il Canada rimanesse sotto l'esclusivo controllo della religione cattolica romana, e tale disposizione era anche da applicare al territorio ceduto recentemente (vale a dire tutto il territorio ad ovest dei monti Appalachi e al nord del fiume Ohio). I termini includevano la clausola che:"deve essere mantenuto l'esercizio della religione cattolica, apostolica e romana." Fu molto curioso che tutto ciò saltasse fuori da un presunto potere protestante!
I coloni britannico-americani, per lo più protestanti, erano naturalmente indignati, e dichiararono che la legge era uno dei più "intollerabili atti" del Parlamento britannico. Lo storico Martin Griffin scrive che tutto ciò causò un bel po di indignazione patriottica, e venne ampiamente ritenuto, dalle persone su entrambi i lati dell'Atlantico, come un atto che contribuì non per una piccola parte alla Rivoluzione del 1776.

I coloni americani criticarono aspramente il Quebec Act, denunciando esso e la relativa alleanza francese come un pugnale mirato al cuore; come un tradimento del loro patrimonio religioso, ed un cavallo di Troia. I coloni rilasciarono una dichiarazione "scritta indirizzata al popolo inglese", nella quale essi esprimevano "il nostro stupore che un Parlamento Britannico avesse mai consentito di stabilire in quel paese (Canada) una religione che ha fatto sprofondare la vostra isola nel sangue, e ha dispensato empietà, bigottismo, persecuzione, omicidio e ribellione in ogni parte del mondo."

Infatti, noi dobbiamo mettere in discussione, e considerare invece molto sospetto, l'entusiasmo dimostrato dal re protestante (Giorgio III) nel favorire la fede cattolica in una delle sue colonie protestanti, con una così gentile concessione di un territorio americano in favore dei cattolici.

Giorgio III
Un'altra legge intollerabile fu il precedente Quartering Act del 24 marzo 1765, con cui il re inviò un gran numero di truppe britanniche a Boston e poi disse ai coloni che dovevano ospitarle, in case private, se necessario, e dar loro anche da mangiare; e se non lo avessero fatto sarebbero stati fucilati. Il lettore riconoscerà che queste leggi non avevano uno scopo utile per la Corona ed erano chiaramente leggi provocatorie; con lo scopo di provocare una radicale risposta da parte dei coloni, cosa che certamente essi fecero. Si è detto che queste "leggi intollerabili" furono orchestrate dall'azione dei gesuiti in Inghilterra, che avevano la considerazione del re.
Dubiti di ciò? Leggi ancora questa parte del giuramento di induzione gesuita (si veda ancora il capitolo 7):

Ti è stato insegnato a piantare insidiosamente i semi della gelosia e dell'odio tra gli stati in pace ed incitarli in imprese di sangue coinvolgendoli in guerre l'uno contro l'altro, e di creare rivoluzioni e guerre civili nelle comunità, province e nazioni una volta indipendenti e prospere, e che coltivano le arti e le scienze godendo le benedizioni della pace.
Nel 1768, nientemeno che Samuel Adams riconobbe questo fatto quando affermò:"In verità credevo, come credo tutt'ora, che bisognasse temere molto di più la crescita del papato in America piuttosto che lo Stamp Act o qualsiasi altra legge distruttiva dei diritti civili." Adams suggerì anche, nello stesso discorso, che Roma avesse avuto un ruolo nello Stamp Act:"No, non ho potuto fare a meno di immaginare che lo stesso Stamp Act fosse artificioso, con l'unico scopo di assuefare le persone all'abitudine di vedere se stessi come schiavi; quindi, la transizione verso una sudditanza a Satana (un riferimento a Roma) è effettivamente semplice." E venne riferito che il presidente John Adams avesse chiesto all'ammiratore papale Thomas Jefferson:"può forse un libero governo campare assieme alla religione cattolica romana?"

Nel 1775, tutte queste leggi "intollerabili" e bizzarre della Corona Britannica cospirarono per trasformare questo conflitto in un evento storico importante. In risposta alla protesta contro la situazione del Quebec, il Congresso Continentale delle colonie americane mandò delle truppe per "liberare" il Quebec dal controllo cattolico, ma il colonnello generale di brigata Benedict Arnold fallì nella sua missione di assalto alle barriere di Sault-au-Matelot nel pieno inverno del 31 dicembre 1775. Curiosamente, il comando nominò un prete cattolico francese dal Quebec, Padre Eustache Lotbinière, come cappellano del 1° reggimento il 26 gennaio 1776.
In ogni caso, avendo fallito la sua missione in Quebec con il generale Arnold (Benedict), il Congresso Continentale inviò poi una missione diplomatica in Canada al fine di negoziare la pace.
Inclusi in quella missione vi erano Samuel Chase, Benjamin Franklin e il prominente cattolico romano Charles Carroll. Quando Franklin e Charles Carroll andarono a Montreal per conto del Congresso, nell'aprile del 1776, portarono con sé il fratello di Carroll, un sacerdote gesuita, il summenzionato John Carroll. Chiunque cerchi di spiegare l'inversione americana sulla questione cattolica deve guardare a quello che è successo in Quebec e al ruolo significativo svolto dall'astuto gesuita John Carroll.

L'UTILIZZO DELLA GUERRA AL VANTAGGIO DELLA CHIESA

"Il primo vescovo cattolico americano (fu) un forte sostenitore della rivoluzione americana; Carroll credeva fermamente che un'istituzione cattolica avrebbe potuto dare un contributo importante alla vita politica, culturale ed educativa della nazione nascente." Una volta che la guerra ebbe inizio, al fine di dissipare il profondo sospetto dei protestanti sul fatto che la Chiesa Cattolica in America non fosse altro che uno strumento della Santa Sede, il vescovo John Carroll incoraggiò i cattolici a combattere nella guerra di Indipendenza dalla Gran Bretagna del 1776. Questo si rivelò essere il punto di svolta nelle relazioni tra cattolici e protestanti. Il sentimento anticattolico diminuì notevolmente, specialmente quando, secondo il dottor John J. Pilch della Georgetown University, gli americani notarono la "partecipazione sincera dei cattolici nel comune sacrificio e nella guerra per l'indipendenza." E John Carroll scrisse a John Fenno della Gazette (10 giugno 1789):"Il loro sangue scorreva così liberamente (in proporzione al loro numero) da cementare il tessuto dell'indipendenza al pari di uno qualsiasi dei loro concittadini." L'anno 1776, il lettore senza dubbio lo ricorderà, fu l'anno in cui il gesuita Adam Weishaupt fondò gli Illuminati, il cui scopo esplicito era quello di rovesciare tutti i governi stabiliti.
Perché, ti chiederai, un gesuita o un cattolico "zelante", avrebbe dovuto lottare e morire in guerra dalla parte che egli non supportava realmente, nel mentre la sua vera alleanza era con Roma? Perché, come suggerì il generale gesuita:"Abbiamo gli uomini per il martirio, se necessario." Combattere e morire nella Rivoluzione Americana fu un piccolo prezzo da pagare per ottenere il vantaggio di Roma. Se questa proposizione vi sembra assurda, citerò nuovamente le istruzioni date al gesuita che è iniziato ad una posizione di comando:

"A mettervi dalla parte dei combattenti e ad agire segretamente di concerto con il vostro fratello gesuita che potrebbe essere stato inviato nell’altro campo, pur opponendovi apertamente a colui che potrebbe essere vostro alleato. Alla fine solo la Chiesa dovrà essere vincitrice, alle condizioni fissate nei trattati di pace e il cui fine giustifica i mezzi."
Come conseguenza del ruolo giocato dai cattolici nella guerra per l'Indipendenza, e da quelli che andarono in Canada con la delegazione del Quebec, il rispetto per i cattolici crebbe, in particolare nei confronti di Charles Carroll e del Padre (Gesuita) John Carroll. Tanto che, nel 1792, quando Washington stava considerando le dimissioni dalla presidenza, James McHenry del Maryland suggerì, e Alexander Hamilton convenne, che Charles Carroll avrebbe potuto correre come candidato federalista per la presidenza degli Stati Uniti. Se in quel momento il presidente Washington si fosse ritirato, il primo presidente cattolico sarebbe stato Charles Carroll.
 
Un altro fatto degno di nota è che subito dopo che il Congresso Continentale di Washington dichiarò la sua indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1776, fu costituita un'alleanza militare con la Francia cattolica contro l'Inghilterra protestante. In seguito si aggiunse la Spagna cattolica. Perché Francia e Spagna avrebbero dovuto coinvolgersi in una guerra lontana? Per assicurare il successo della causa cattolica! Se il lettore dubita ancora che Roma ci mise lo zampino e trasse beneficio dal fomentare la Rivoluzione Americana, allora si prenda in considerazione la seguente relazione scritta dal vescovo John Carroll, da un comitato del clero cattolico, presentata a Roma nel 1790:

John Carroll

"Nel 1776 fu dichiarata l'Indipendenza americana, e la rivoluzione avvenne non solo negli affari politici, ma anche in quelli relativi alla religione. Infatti, mentre le tredici province del Nord America respingevano il giogo d'Inghilterra...prima di questo grande evento, la fede cattolica era penetrata solo in due province, Maryland e Pennsylvania. In tutte le altre erano in vigore le leggi contro i cattolici...(ma) a partire dalla Dichiarazione d'Indipendenza, ogni difficoltà venne rimossa...ogni interdizione politica venne abolita.
Così, nelle parole di John Carroll, la Guerra Rivoluzionaria fu una guerra "correlata alla religione". Naturalmente, la Chiesa Cattolica diede un'adesione a parole alla "universale tolleranza religiosa", perché essa serviva ai suoi fini; a quel tempo il cattolicesimo era una religione non tollerata (i fini giustificano i mezzi). Ma il vero fine della Chiesa possiamo trovarlo in una lettera del 27 febbraio 1785, da John Carroll al Cardinale Leonardo Antonelli, dove si afferma "che la parte più fiorente della Chiesa, con grande conforto per la Santa Sede, possa un giorno trovarsi qui." In questo parere fu raggiunto da Padre Charles Plowden, che tenne un sermone alla consacrazione di Carroll il 15 agosto 1790:"Sebbene questo grande evento possa apparirci come il lavoro e l'amico della passione umana, il primo frutto più prezioso fu l'estensione del regno di Cristo, la propagazione della religione cattolica, che fino ad ora era incatenata da leggi restrittive, ed è adesso liberata dalla prigionia, ed è lasciata libera di esercitare la piena energia della verità divina."

Che non si facciano errori: la Guerra Americana d'Indipendenza fu una doppia vittoria per il cattolicesimo. In primo luogo sulla la Gran Bretagna, avendo utilizzato la "cavalleria del papa", i gesuiti e i massoni, per incoraggiare la Corona ad approvare quelle "leggi intollerabili"; e, in secondo luogo, sulla psiche del popolo americano. Così i papisti e i gesuiti svolsero il loro ruolo nella Guerra di Indipendenza americana.

Che i gesuiti e i loro Illuminati francesi fossero gli istigatori dietro la Guerra Americana per l'Indipendenza venne suggerito dallo stesso presidente George Washington. In risposta ad una lettera di congratulazioni per la sua elezione a presidente, proveniente dal gesuita John Carroll, Washington gli rispose il 12 marzo 1790, dicendogli:"Ai cattolici degli Stati Uniti...i vostri concittadini (non cattolici) non dimenticheranno la vostra parte patriottica portata avanti nel compimento della loro Rivoluzione, e nella costituzione del governo, o ...nell'assistenza...ricevuta da una nazione in cui è professata la fede cattolica (cioè dai giacobini francesi, o Illuminati)."
Leggiamo anche, a tal proposito, le seguenti rivelazioni riportate in piccolo dal Denver Register. L'11 maggio 1952 quel giornale uscì con il seguente articolo che suggeriva che Washington si fosse convertito al cattolicesimo prima della sua morte:
"Un ritratto della Beata Vergine Maria e uno di San Giovanni sono stati ritrovati tra gli effetti e l'inventario degli articoli a Mount Vernon alla morte di George Washington...Il Reverendo W.C. Repetti, sj.(Società di Gesù), archivista alla Georgetown University, riporta che aveva scoperto queste informazioni in un'appendice a una biografia di Washington. Il libro è The Life of George Washington di Edward Everett, pubblicato da Sheldon & Co. a New York nel 1860. "Il fatto che avesse un ritratto della Vergine Maria è piuttosto inaspettato, e, per quanto di mia conoscenza, non è stato messo in evidenza, dice Padre Repetti. La lunga relazione tra gli schiavi di Mount Vernon riguardante la conversione di Washington sul letto di morte potrebbe apparire strana se non fosse basata sulla verità...essa è parte della tradizione che piangeva e si lamentava, diffusasi nei quartieri, e che affermava che il Maestro Washington era stato intrappolato dalla Donna Scarlatta di Roma...Padre Neale venne trasportato attraverso il Piscatawney da rematori negri; e gli uomini parlavano spesso liberamente quando gli schiavi erano nelle vicinanze, ignorando con fiducia la loro presenza."
E dal Denver Register del 24 febbraio 1957:
"E' stata una lunga tradizione sia tra le Province del Maryland che tra i Padri gesuiti e gli schiavi negri delle piantagioni di Washington...che il primo Presidente morì come cattolico. Questi ed altri fatti circa George Washington sono riportati nel Paulist Information Magazine da Dora Hurley...Il racconto afferma che Padre Leonard Neale, SJ., fu chiamato a Mount Vernon dalla missione di Santa Maria, attraverso il fiume Piscatawney quattro ore prima della morte di Washington. Il cameriere personale di Washington, Juba, è l'autorità sul fatto che il generale si facesse il segno della croce durante i pasti. Egli potrebbe averlo imparato dai suoi luogotenenti cattolici, Stephen Moylan o John Fitzgerald. A Valley Forge Washington proibiva l'incendio delle effigi del pontefice nella "Festa del Papa". Più volte, in qualità di Presidente, si dice che sia scivolato in una chiesa cattolica per ascoltare la Messa domenicale."
Sembra così che il Presidente Washington vivesse come un cattolico durante la sua vita e si convertì al cattolicesimo prima della sua morte! Il vescovo John Carroll disse che Washington morì come "l'Imperatore Valentiniano", riferendosi all'Imperatore Romano che, come Costantino, era stato accolto nella Chiesa cattolica poco prima della sua morte. Washington fu anche membro del Gran Consiglio dei Fraternitas Rosae Crucis, anche se all'epoca questo era noto solo al Gran Consiglio, perché egli scelse di rimanere un "ignoto" e uno "sconosciuto" della Fraternità.
Dopo la guerra di Indipendenza dalla Gran Bretagna, il Papa inviò altre migliaia di gesuiti per lavorare ed insinuarsi negli affari della nuova Repubblica. Oggi i gesuiti stanno apertamente lavorando con i grandi uomini degli Stati Uniti; e le più importanti figure politiche piegano servilmente le loro ginocchia davanti al Pontefice Romano. 

Così vediamo che la Rivoluzione Americana fu un'altra grande impresa gesuitica, la cospirazione più grande contro gli Stati Uniti, e ancora una delle loro migliori vittorie, quasi della stessa scala di quella raggiunta da Loyola nell'Europa del XVI secolo. Wylie dice correttamente che "se il dispotismo non è al loro servizio" essi "demoralizzeranno la società e renderanno il governo impossibile (attraverso la rivoluzione), e dal caos rimodelleranno nuovamente il mondo." Non dubitare di questo. Anche perché i gesuiti dicono apertamente che "il fascismo è il regime che meglio corrisponde ai principi della Chiesa di Roma". E' necessario comprendere che i gesuiti odiano tutti gli stati liberi non cattolici, e così essi cercano di "curare i mali della democrazia con i mali del fascismo!", che è come "curare la sifilide somministrando al paziente la malaria."

fonte: http://granddesignexposed.com/pdf/barbelon.pdf


Addendum di nwo-truthresearch.blogspot.it

Dall'Enciclopedia Treccani leggiamo la voce relativa a John Carroll:


Carroll, John. - Prelato cattolico (Upper Marlboro, Maryland, 1735 - Georgetown 1815). Venne in Europa tredicenne, e fu professore (1759-71) a Saint-Omer e a Liegi; divenuto gesuita, alla soppressione della Compagnia (1773) tornò negli Stati Uniti. Amico di Franklin, sostenne la rivoluzione americana, e si valse poi del prestigio conquistato per ottenere l'emendamento dell'art. 3 della Costituzione circa la libertà di religione concessa ai cattolici. Nel 1789 vescovo e successivamente (1808) arcivescovo di Baltimora, si occupò attivamente della riorganizzazione del cattolicesimo negli Stati Uniti.
Leggiamo la voce relativa a John Carroll anche da wikipedia:

John Carroll (Upper Marlboro, 8 gennaio 1735Baltimora, 3 dicembre 1815) è stato un gesuita e arcivescovo cattolico statunitense. Fu il primo vescovo della più antica diocesi degli Stati Uniti d'America, quella di Baltimora; è anche il fondatore della Georgetown University di Washington.


Biografia

Si formò nel Collegio di Saint-Omer a Saint-Omer, nelle Fiandre francesi, poi nel 1753 entrò nella Compagnia di Gesù: lasciò l'Europa dopo lo scioglimento dell'Ordine (1773) e, tornato in patria, iniziò a dedicarsi attivamente all'evangelizzazione del territorio del Maryland.

Amico di Benjamin Franklin, contribuì attivamente alla lotta per l'indipendenza americana (venne inviato nel Québec per convincere i coloni francesi ad unirsi a quelli delle tredici colonie ed a partecipare alla guerra d'indipendenza).

Franklin convinse il Nunzio pontificio a Parigi a chiedere a papa Pio VI di sottrarre i territori americani alla giurisdizione del vicario apostolico di Londra, così il 26 novembre del 1784 Carroll fu nominato prefetto apostolico di tutti gli Stati Uniti d'America; quando fu creata la prima sede episcopale americana, quella di Baltimora (6 novembre 1789), vi fu eletto vescovo e poi (1808) arcivescovo.

S'interessò alla revisione della costituzione degli Stati Uniti (1789) nel senso di una più netta enunciazione del principio della libertà religiosa. È considerato il fondatore della Chiesa cattolica nel Nord America, che grazie al suo impulso conobbe un rapido sviluppo.

fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/John_Carroll
Come il gesuita John Carroll, anche George Washington "fu un fautore della libertà di credo a favore della tolleranza tra le comunità di differente confessione. Nel 1775 ad esempio ammonì i propri soldati per avere bruciato immagini del papa Pio VI e diversi oggetti rinvenuti in chiese cattoliche." Che la libertà religiosa, attraverso l'operato del gesuita John Carroll, fosse però solo un mezzo per il raggiungimento del potere papale sopra l'America, lo possiamo intuire anche leggendo un passo del libro di René Fülöp-Miller dal titolo Segreto e Potenza dei Gesuiti; a pagina 401 leggiamo:

"Già nel 1816 l'ex presidente dell'Unione John Adams aveva scritto al suo successore Thomas Jefferson:

La ricostituzione dei gesuiti non mi va. Ce ne capiteranno addosso a sciami interi in tutte le fogge e in tutti i travestimenti possibili, camuffati da tipografi, editori, scrittori e maestri. Se c'è mai una società d'uomini che ha meritato l'eterna dannazione sia in terra che in cielo, questa è la società del Loyola. Tuttavia il nostro sistema di libertà religiosa deve concedere un asilo anche a loro.
E Jefferson gli aveva risposto:"Anch'io, come voi, disapprovo la ricostituzione dei gesuiti, perché questo fatto rappresenta un passo indietro, dalla luce verso le tenebre".
Torniamo adesso al re Giorgio III. Dal libro di John Daniel, dal titolo, Grand Design Exposed (capitolo 16), leggiamo della vicinanza tra il re Giorgio III e il vescovo e cardinale cattolico Thomas Weld :
Thomas Weld

"Thomas Weld, il sesto proprietario del Lulworth Castle, fu un amico intimo di re Giorgio III, che occasionalmente soggiornava al castello. Quando arrivò la prima mitigazione delle leggi penali nel 1780, Weld edificò, nella sua tenuta a Santa Maria, la prima chiesa cattolica mai costruita in Inghilterra dopo la Riforma. Fu in questa chiesa del castello di Lulworth, strapiena di amici, tra cui Lord e Lady Arundell of Ward our Castle, che John Carrol, il giorno 15 agosto 1790, venne consacrato [come primo vescovo degli Stati Uniti], nella festa dell'Assunzione della Beata Vergine.
Questa non era una ordinaria riunione di gente comune, era piuttosto un gruppo esclusivo di cattolici romani favolosamente ricchi; proprietari di castelli che dominavano vasti ettari di terreno e immobili, i quali erano amici intimi del re, e castelli che il re visitava frequentemente e dove vi soggiornava. Era re Giorgio anche comprensivo nei confronti delle lamentele cattoliche? Diede clandestinamente sostegno nella separazione delle colonie americane dall'Inghilterra? Il fatto di essere un reale ed un amico intimo di Weld ci rivela tranquillamente molto."
Nel profilo di Thomas Weld su wikipedia leggiamo:

"Thomas Weld (22 gennaio 1773 - 10 Aprile 1837) è stato un vescovo e cardinale cattolico inglese.
 Membro della famiglia Weld-Blundell, nacque a Londra il 22 gennaio 1773; era il figlio maggiore di Thomas Weld del Lulworth Castle, nel Dorset, e di sua moglie Maria, la figlia maggiore di Sir John Stanley Massey Stanley of Hooton, che apparteneva al ramo primogenito e cattolico della famiglia Stanley, ora estinto.
Egli supportò le comunità religiose che erano state spinte in Inghilterra dalla Rivoluzione francese. Egli fu d'accordo con suo padre nel dare ai gesuiti esiliati il palazzo di Stonyhurst. Le monache Trappiste erano ricevute a Lulworth; mentre anche le Clarisse di Gravelines e le Visitandine erano soggetti speciali della sua generosità. Giorgio III, nei suoi soggiorni a Weymouth, soleva visitare Lulworth, ed espresse sempre la massima considerazione per la famiglia."
Non è certo la più grande aspirazione di un re protestante avere la massima considerazione e amicizia nei confronti di un vescovo che protegge i gesuiti nel paese da lui governato! Secondo Craig Oxley, in un articolo del 2007 dal titolo JESUIT/SMOM CONTROL OF BRITAIN, U.S AND THE WORLD:

"Il trono d'Inghilterra è stato interamente controllato dai gesuiti sin dal re Giorgio III, al quale essi stavano dolcemente somministrando il Calice di Borgia, al fine di controllarlo durante la metà del 18° secolo. Ricorda che Giorgio faceva parte del gruppo conosciuto come il Partito Veneziano del Nord. E' per questo che ci è stato detto che era pazzo, fu semplicemente il veleno che l'Ordine gli stava somministrando che gli diede questi sintomi. E' inoltre opportuno osservare come Giorgio III in realtà chiamava se stesso e si firmava. Era conosciuto come il Principe elettore del Nuovo Sacro Romano Impero. E' inoltre opportuno far notare che il primo ministro britannico Shelburne fu un vero e proprio gesuita. Egli fu Primo Ministro durante il regno di re Giorgio III."
Riguardo a Shelburne (primo ministro del Regno Unito dal 4 luglio 1782 al 2 aprile 1783), non ci risulta che sia stato un vero e proprio gesuita (almeno, ufficialmente), ma, da una sua biografia possiamo leggere:

"Dopo aver servito Bute, Shelburne non ebbe la fiducia dei suoi colleghi; il re si riferiva a lui come al "gesuita di Berkeley Square" (la casa di Shelburne era situata a Lansdowne House in Berkeley Square) e delle vignette lo soprannominarono "Malagrida" (un gesuita portoghese che era stato condannato per eresia)."
Interessante la connessione col Sacro Romano Impero; da wikipedia leggiamo a proposito di re Giorgio III:

"Dal 1760 al 1806 in Germania fu chiamato Duca di Brunswick e Lüneburg nonché Principe elettore del Sacro Romano Impero, di cui fu anche Arci-Araldo dal 1760 al 1777, e Arci-Tesoriere dal 1777 al 1806. Da quell'anno il Sacro Romano Impero cessò di esistere e, al Congresso di Vienna del 1814, fu istituito il Regno di Hannover di cui Giorgio III divenne il sovrano."
Adesso invece parliamo del Calice di Borgia; in un articolo dal titolo Scegli il tuo veleno. Dodici storie tossiche, pubblicato sul National Geographic, leggiamo che:

Prendiamo ad esempio l'arsenico, veleno dei re e re dei veleni. Sfruttando alcuni percorsi nelle nostre cellule, l'arsenico si lega alle proteine e crea il caos molecolare. Piccole quantità assunte per un lungo periodo portano debolezza, confusione mentale e paralisi. Assumendone meno di 3 grammi in una volta sola si hanno i classici segni di avvelenamento da arsenico acuto: nausea, vomito, diarrea, pressione bassa e, infine, morte.
Incolore, insapore e inodore, l'arsenico era il veleno preferito dai Borgia, famiglia rinascimentale esperta di omicidi ingegnosi, e da Hieronyma Spara, imprenditrice romana del XVII secolo che gestiva una scuola per insegnare alle giovani mantenute come fare fuori i propri mariti e diventare giovani vedove benestanti.
Che l'arsenico avesse a che fare con re Giorgio III ce lo conferma un articolo del 28 luglio 2005, pubblicato sul giornale Le Scienze, dal titolo La pazzia di Re Giorgio, dove si afferma ciò:


"La scoperta di elevate concentrazioni di arsenico in un campione di capelli di re Giorgio III d'Inghilterra potrebbe spiegare i suoi prolungati periodi di disturbo mentale.

Uno studio pubblicato sulla rivista "The Lancet" ha rivelato alte concentrazioni di arsenico in un campione dei capelli di re Giorgio III, sovrano d'Inghilterra dal 1760 al 1811. Gli autori ritengono che la presenza di arsenico possa aver contribuito ai suoi gravi e prolungati eccessi di follia. Mentre era sul trono, Giorgio III fu soggetto a cinque gravi episodi di alienazione mentale profonda e prolungata. La malattia del re fu originariamente ritenuta un disturbo psichiatrico, ma le sue manifestazioni fisiche rivelarono che il monarca soffriva di attacchi acuti di porfiria, un difetto genetico che porta alla sintesi errata di una proteina. Tuttavia, ci sono poche informazioni disponibili per spiegare l'insolita persistenza, la gravità e il tardo insorgere degli attacchi. Una possibile spiegazione è l'esposizione a metalli pesanti, come piombo e mercurio. Martin Warren dell'Università del Kent e colleghi hanno indagato in questa direzione analizzando un campione di capelli del re. Gli scienziati hanno trovato nel campione concentrazioni di arsenico insolitamente alte. Studiando gli appunti del medico reale per cercare di identificare la possibile origine dell'arsenico, hanno scoperto che il principale composto somministrato al re durante la malattia era il tartaro emetico. Questo farmaco contiene una sostanza chiamata antimonio, che può essere facilmente contaminata da arsenico. "La presenza di arsenico nei capelli del re - spiega Warren - fornisce una spiegazione plausibile per la lunghezza e la gravità degli suoi attacchi, e la contaminazione dei farmaci è la probabile fonte di questo arsenico. Ipotizziamo che l'esposizione all'arsenico abbia esacerbato gli attacchi di porfiria in un individuo già predisposto geneticamente".

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