“Uno
dei più raffinati uomini di potere della storia occidentale, il
cardinale Mazzarino, gesuita
di origine italiana,
consigliere del Re di Francia Luigi XIV, soleva ripetere: “Il
trono si conquista con le spade e i bastoni ma si conserva con i
dogmi e le superstizioni”.
Questa massima riassume io credo in modo magistrale la necessità del
potere antidemocratico e autoritario di plasmare il sapere sociale in
modo da alimentare imposture funzionali alla sua perpetuazione.”
Ma cos'è cambiato adesso, rispetto ai tempi di Mazzarino? Nulla! Sono solo
cambiati i metodi violenti per prendere il potere, e i dogmi da inculcare. I metodi violenti sono quelli
dei colpi di stato all'interno delle nazioni sovrane democratiche, come quelli
del gesuitico
Mario Monti, o quelli sovranazionali
della
Troika
gesuitica, del
Fondo
Monatario Internazionale del Vaticano o
della gesuitica Organizzazione
Mondiale del Commercio.
I dogmi da inculcare sono invece le nuove verità globali, come la
truffa del catastrofico
global warming papale,
la gesuitica
decrescita felice, il free
market gesuitico, la nuova religione
new age gesuitica, il Sogno Europeo; tutti questi dogmi religiosi
hanno
l'obiettivo di consolidare il potere che le élite
hanno conquistato a livello globale tramite i colpi di stato nazionali
e sovranazionali.
Le
élite
composte dall'1% della popolazione
mondiale sanno che concentreranno sempre di più la ricchezza
e il potere nelle loro mani, privatizzando tutto il privatizzabile, e
sanno che i cittadini del mondo sono destinati a diventare sempre più
poveri ed ignoranti.
Per
farci apprezzare di più la nostra miseria di ritorno (o la durezza del vivere come direbbe Padoa-Schioppa), per convincerci, cioè, che è più bello vivere
da straccioni senza un lavoro garantito, una pensione decente, una casa confortevole, un scuola ed una sanità
pubblica e una tutela costituzionale del nostro sudato risparmio, si
sono quindi
inventati la gesuitica decrescita felice, le cui origini sono da far
risalire all' "ex" gesuita Ivan Illich; un termine
orwelliano quello di decrescita felice, che potrebbe tradursi più
propriamente in
straccione
felice, cioè
una contraddizione in termini, come dire “guerra santa” oppure
“sole
buio”,
una
filosofia che ci viene propalata, per lo più, da persone con la
pancia piena che
girano il mondo
e hanno
titoli di studio altisonanti, e
che ci vengono a dire quanto fossero belli i tempi andati, non avendoli però mai vissuti né sperimentati personalmente (se non come turisti nei paesi che ancora oggi conservano modelli di economia arretrati), e non sapendo, quindi, cosa fossero realmente la
vera miseria e la vera povertà.
L'Italia
di allora: miseria e fame Nella
foto, una coppia di vecchi immortalata a Prato nel 1890. Secondo
l'inchiesta Jacini sul mondo agricolo, pubblicata a partire dal 1880,
"nelle valli delle Alpi e degli Appennini, ed anche nelle
pianure, specialmente dell'Italia meridionale, e perfino in alcune
provincie fra le meglio coltivate dell'Alta Italia, sorgono tuguri,
ove in un'unica camera affumicata e priva di aria e di luce, vivono
insieme uomini, capre, maiali e pollame. E tali catapecchie si
contano forse a centinaia di migliaia".
La
pellagra: troppa polenta Un
malato di pellagra: dovuta al consumo eccessivo di polenta (33 chili
pro capite di farina l'anno ma la media era nettamente più alta
nelle regioni del nord) era la malattia delle tre D: dermatiti,
diarrea, demenza. Il principale pellagrosario italiano era a Mogliano
Veneto, tra Venezia e Treviso.
Vino
ai bambini: "fa sangue" Era
così dura vivere nelle campagne padane e nella pedemontana veneta o
lombarda che là dove c'erano le vigne i contadini integravano la
dieta troppo povera a base di polenta "insaporita passandoci
sopra un'aringa" con il vino: "El vin fa sangue".
Secondo "La Rivista Veneta di scienze mediche", citata da
Edoardo Pittalis nel suo libro "Dalle Tre Venezie al Nordest",
a cavallo tra Ottocento e Novecento, su 12 mila allievi delle
elementari della provincia "soltanto tremila non bevono,
cinquemila bevono superalcolici, novemila bevono regolarmente vino e
la metà ne abusa".
La "tratta dei bianchi" La
povertà negli ultimi decenni dell'Ottocento era tale, spiega Marco
Porcella nel libro "La fatica e la Merica", che una fonte di guadagno
"dovuta totalmente al sacrificio delle donne contadine" era allevare gli
orfani al posto dello stato: "Erano quasi sempre illegittimi
abbandonati (esposti) alla Ruota, che nelle città maggiori non mancava
mai. Nei paesi, in mancanza della Ruota, li abbandonavano (o fingevano
di abbandonarli) sui gradini delle chiese, sull'uscio del parroco o, in
seguito, nelle mani della levatrice. (...) Una buona parte degli
esposti, deboli, denutriti, infreddoliti, prematuri, moriva nei primi
giorni. Per i sopravvissuti si calcolava come normale - in assenza di
epidemie e circostanze eccezionali - una mortalità del 33 %. In
maggioranza prendevano la via dei monti, perché le balie contadine, a
differenza di quelle cittadine, avevano superato, per abitudine e per
necessità, il " pernicioso pregiudizio " che invece si diceva
trattenesse quelle cittadine. Si credeva che il " figlio della colpa "
trasmettesse alla nutrice, e quindi al fratello di latte, figlio
legittimo, malattie immonde e terribili come la sifilide, che in verità
veniva diagnosticata come causa di morte o di gravi menomazioni nel 10%
degli esposti. (..) Trascorso l'anno l'infante " da latte " diventava
infante " da pane " e poteva essere allevato fino al dodicesimo anno
d'età, dopo il quale l'ospedale cessava di corrispondere qualsiasi
retta".
Ma
lo sappiamo, per loro, come per il gesuitico Club
Sterminazionista di Roma, la decrescita deve essere la nostra,
cioè, quella del 99% della popolazione terrestre; con i loro dogmi
vogliono convincerci di quanto sia bello adesso tornare ad essere
straccioni, e di come la Madre
Terra Gaia si incazzerebbe col global warming se solo noi
subalterni decidessimo di rivendicare maggiori
diritti e
salari al
fine
di
vivere
una vita più
confortevole e dignitosa. La loro è una religione oscurantista del
peccato e della colpa, che
ha l'unico scopo di conservare i privilegi dei ricchi e quelli
dell'azienda più ricca e moralista del mondo, la Vaticano
& Gesuiti S.p.a.;
e lo
stesso vale per tutti gli altri dogmi globali, come quello del free
market, funzionale alla distruzione degli stati nazionali sovrani,
delle loro Costituzioni e del welfare state. La nuova religione
gesuitica globale di Pierre Teilhard de Chardin servirà invece ad unire idealmente tutti gli schiavi globali
all'interno di una comunità globale meticcia
e indistinta.
Buon
nuovo ordine gesuitico mondiale a tutti!