Il libro Storia
dei Cavalieri di Malta, pubblicato
in Italia nel 1975, ad opera dello storico Ernle Bradford,
presenta una prefazione di Quintin Jermy Gwyn, Gran
Cancelliere del Sovrano Ordine Militare e Ospitaliero di San
Giovanni, di Rodi e di Malta, in cui lo stesso afferma:
“Ernle Bradforrd ha già dato prova di conoscere questo periodo
della storia nelle sue opere precedenti”[...]”Le imprese e le
conquiste militari dei Cavalieri di Ospitalieri di San Giovanni,
com'erano allora chiamati, sono riportate con precisione storica...”
Questa
prefazione indica quindi che l'Ordine di Malta, per il tramite del
Gran Cancelliere, ne ha approvato quello che qui vi era scritto, e lo
stesso libro non era certo l'opera di un dissidente che voleva
denunciare misfatti cristiani inventati di sana pianta. Eppure, sin
dalle prime pagine di questo testo, affianco alle lodi all'eroismo
dei Cavalieri, cogliamo gli aspetti più crudi e spietati delle
crociate Cattolico Romane.
Una
cosa che ci ha colpito di questo libro è stato l'apprendere di come i tiranni cattolici abbiano sempre
fatto affidamento sull'irrazionale e sulla superstizione al fine di
creare un esercito fanatico e assassino al servizio di Roma. Tutti i
tiranni hanno infatti bisogno che la gran massa della popolazione
resti in uno stato di ignoranza, credulità e superstizione, al fine
di poterla meglio manovrare per i propri fini ed interessi. I
cattolici odierni non sono certo molto differenti da quelli del
passato nel loro culto irrazionale di statue, icone e presunti
miracoli. E' significativo che i gesuiti non vogliano che la
popolazione sviluppi qualità come l'intelligenza, la logica e il
pensiero razionale indipendente, affiancate ad una solida cultura
storico-umanistica; queste, infatti, sono tutte doti nemiche del fanatismo. Bisognerebbe riflettere se
l'opera odierna di distruzione del welfare e delle scuole pubbliche
(giustificata dai tagli di bilancio voluti dall'UE
del Vaticano, che sono conseguenza della mancanza di sovranità
monetaria) non voglia proprio ripristinare nel nostro continente la povertà,
l'ignoranza, l'analfabetismo e il fanatismo dei secoli bui delle
crociate; seppur con grossi difetti e limiti, le scuole pubbliche
hanno pur sempre assicurato un minimo di educazione alla gran massa
dei cittadini, tale da far sì che molti di questi non crescessero
nel più completo fanatismo religioso. Anche per il nazismo la scuola pubblica
era un problema.
Il
sistema di istruzione nazista era completamente
distorto:”I programmi di istruzione, sotto il regime nazista,
erano incentrati su biologia razziale, politica demografica, storia,
geografia e soprattutto sulla forma fisica.” L'educazione fisica, e
non intellettuale era l'obiettivo di Hitler.
L'antisemitismo
propagandato dai gesuiti e dai cattolici è un'idea irrazionale
che ha trovato terreno fertile nella gesuitica Germania nazista così
dis-educata.
Adesso
torniamo al libro Storia
dei Cavalieri di Malta,
e citiamo alcuni passi che dimostrano quanto, al periodo delle
crociate, l'abisso della mente irrazionale si coniugasse ai programmi
militari e alla ferocia più inaudita:
“Lo scopo dei
crociati era di liberare le strade per i pellegrini e di proteggerli
dai musulmani. Da questo seme nacquero i Templari, i Cavalieri
dell'Ordine Teutonico e poi il grande e potente Ordine di San
Giovanni.”
pag. 8
“La prima
crociata, o Crociata del Popolo, fu originata dal declino dell'impero
di Bisanzio e dall'avanzata costante dei turchi che erano, non a
torto, considerati come la più grossa minaccia per il mondo
cristiano. Nel 1071 essi si erano impadroniti di Gerusalemme e, per
quanto non fossero del tutto intolleranti, rendevano il viaggio dei
pellegrini ancora più arduo di quel che non fosse da quando tutto il
territorio era divenuto dominio bizantino.”
pag.9
“I tempi erano
ormai maturi per un intervento occidentale e Urbano II era un
pontefice forte, che aveva affermato il suo potere in Occidente. Ora
egli poteva guardare ad Oriente, sognando una cristianità riunita
dopo la conquista dei Luoghi Santi strappati ai nemici della
fede.”[...]”Egli chiese ai capi occidentali di smettere le loro
guerre fratricide, per unirsi contro il nemico comune. La guerra alla
quale li chiamava era giusta e santa, benedetta da Dio. Coloro che vi
avessero preso parte e fossero morti in battaglia avrebbero ottenuto
la remissione dei peccati; la vita sulla terra era miserevole al
massimo, mentre il Paradiso li attendeva. Egli chiese loro di morire
per la fede e di levare la spada contro i nemici di Cristo.
La reazione fu
immediata. Urbano II aveva provocato una tonante tempesta che avrebbe
scosso il Mediterraneo per generazioni. “Dio lo vuole! Dio lo
vuole!” gridarono gli astanti.
Dopo l'appello di
papa Urbano lo zelo crociato attraversò l'Europa come una fiamma
incandescente. I nobili e i sovrani non furono i soli a desiderare di
farsi pellegrini e di vincere in Terrasanta. Ispirati dalle parole
del pontefice, alcuni bizzarri visionari come Pietro l'Eremita e
Gualtiero senza Averi cominciarono a propagare l'idea della Crociata.
Ne risultò che, contemporaneamente alla spedizione chiesta da
Urbano, ormai gradualmente in via di organizzazione, se ne preparò
un'altra, del tutto diversa. In Europa la vita dei poveri era
difficilissima; essi mancavano di cibo, sempre soggetti com'erano ai
feudatari, e rovinati dalla guerra che anche troppo spesso infieriva
tra questi. L'idea di emigrare verso qualche lontana terra solatia,
di acquistare merito agli occhi di Dio e ottenere la remissione dei
peccati, interessò naturalmente migliaia di abitanti delle campagne.
Come osserva Sir Steven Runciman:
'...L'uomo medievale
era convinto che il Secondo Avvento fosse prossimo. Doveva pentirsi
mentre era ancora in tempo e agire bene...le profezie dicevano che la
Terrasanta doveva essere riconquistata alla fede prima che Gesù
potesse tornare. Inoltre, le menti ignoranti non facevano una netta
distinzione tra Gerusalemme e la nuova Gerusalemme e molti seguaci di
Pietro credevano che egli promettesse loro di trarli dalla presente
miseria per condurli verso la terra dell'abbondanza di cui parlano le
Scritture.'”
pag. 9-11
“Durante
l'occupazione di Antiochia, quando i crociati erano assediati da un
numeroso esercito turco e il loro morale era depresso, avvenne la
scoperta della Santa Lancia, che si diceva fosse quella che aveva
trafitto il costato di Gesù. Senza dubbio l'episodio fu architettato
da alcune persone molto abili allo scopo di risollevare il morale
delle truppe ma comunque riuscì nell'intento. I crociati uscirono
dalla città e attaccarono riportando una completa vittoria; da quel
momento furono convinti che Cristo stesso fosse al loro fianco per
guidarli alla conquista di Gerusalemme.
Si viveva in
un'epoca in cui gli uomini apprezzavano e conservavano tanto le
reliquie quanto le immagini raffiguranti i miracoli, come ad esempio
alcuni dipinti dedicati a San Marco. A Costantinopoli, dove era stata
riunita la più grande raccolta di reliquie provenienti dalla
Terrasanta e dall'Asia Minore, vi erano la croce sulla quale era
stato crocifisso Cristo, le gocce di sangue che aveva trasudato a
Getsemani, la verga di Mosè e la pietra sulla quale Giacobbe aveva
posato il capo per dormire. Più tardi, la mano di San Giovanni
Battista, nel suo ingemmato reliquiario, avrebbe ispirato i Cavalieri
dell'Ordine a prendere il loro nome da quel santo, ricordando i suoi
incredibili atti di coraggio. In realtà, ciò che spesso dominava
era la superstizione, la credenza religiosa basata sul timore e
sull'ignoranza. Se si credeva nell'irrazionale era possibile
affrontare con audacia irrazionale situazioni che in altri casi
sarebbero apparse senza speranza di soluzione. I crociati, per
esempio, durante la loro marcia lungo la costa della Giudea, furono
incoraggiati persino da un'eclissi lunare. Ne dedussero che anche la
mezzaluna, simbolo del loro nemico, fosse destinata a un'eclissi.
La mattina del 7
giugno 1099, l'esercito raggiunse la sommità di una collina (il
monte della Gioia, come sarebbe stato in seguito chiamato dai
pellegrini) e i crociati scorsero Gerusalemme ai loro piedi. Per
comprendere ciò che avvenne in quel momento vale la pena di citare
la descrizione che Guglielmo di Tiro fece della loro reazione:
“Quando udirono
gridare il nome di Gerusalemme essi cominciarono a piangere. Caddero
in ginocchio e ringraziarono sospirando il Signore di aver provato
loro la sua benevolenza permettendo che raggiungessero la meta del
pellegrinaggio, la città santa che Egli aveva amato al punto da
desiderare di salvare il mondo morendo in essa. Era molto commovente
vedere le lacrime e udire i profondi singhiozzi di quella brava
gente. Si spinsero in avanti fino ad avere una chiara visuale di
tutte le torri e delle mura della città, quindi levarono le braccia
al cielo e dopo essersi tolte le scarpe si chinarono a baciare la
terra”
[…]
L'assedio alla città
durò poco più di un mese. Ciò fu in gran parte dovuto al fatto che
i crociati erano stati ispirati dalla visione di un sacerdote; egli
aveva assicurato loro che Gerusalemme sarebbe caduta nelle loro mani
solo se tutti avessero camminato rapidamente e a piedi scalzi intorno
alle mura. (In realtà, l'arrivo a Giaffa di un certo numero di navi
cristiane li aveva appena riforniti di marinai e di tecnici, di legno
e di materiale destinato a costruire macchinari per l'assedio.)
[…]
La presa di
Gerusalemme, come quella, precedente, di Antiochia, fu caratterizzata
da scene di sanguinosa crudeltà tali da far sembrare incredibile che
quei feudatari e i loro seguaci avessero il più lieve rispetto della
fede in nome della quale avevano intrapreso la loro spedizione. Sulla
sopravveste portavano la croce del Principe della Pace, ma nelle mani
reggevano il martello di selce. Il governatore della città e la sua
guardia del corpo furono autorizzati ad andarsene, ma solo dopo aver
pagato un congruo riscatto. Gli altri musulmani, donne, uomini e
bambini furono massacrati a migliaia nelle loro case. Le moschee
furono devastate e il Palazzo della Roccia saccheggiato e depredato.
Persino un certo numero di musulmani che avevano pagato un alto
riscatto e si erano rifugiati nella moschea di al-Aqsà (sulla quale
sventola il vessillo per avvertire che dovevano essere risparmiati)
furono uccisi fino all'ultimo uomo. La città grondava sangue. Alla
comunità ebraica non fu riservata una sorte migliore; quando si
rifugiò nella sinagoga principale, l'edificio fu dato alle fiamme. I
crociati che si erano riversati in città a mezzogiorno, al
sopraggiungere della notte caddero in ginocchio nella chiesa del
Sepolcro e “singhiozzanti di gioia” chinarono il capo sulle
proprie mani lorde di sangue.
Il massacro dopo la
caduta di Gerusalemme sgomentò persino alcuni crociati e il suo
effetto sul mondo musulmano fu traumatico. Nei secoli successivi,
infatti, ogni volta che i dominatori latini fecero dei tentativi per
raggiungere un accordo con i nemici, il ricordo di quel giorno venne
ad impedirlo. L'Oriente aveva conosciuto il furor Normannorum, la
ferocia degli uomini del Nord (dai quali la stessa Chiesa cristiana
una volta aveva chiesto di essere separata). Il mondo musulmano non
l'avrebbe mai dimenticato e sarebbe divenuto altrettanto fanatico
nella determinazione di cacciare i cristiani dalle terre di cui si
erano impadroniti.
L'intolleranza degli
europei occidentali in materia religiosa fu di gran lunga più
profonda di qualsiasi altra conosciuta in Oriente.
[…]
I musulmani, da
parte loro, avevano sempre dimostrato un ragionevole grado di
tolleranza religiosa nei territori sotto il loro controllo. Avevano
autorizzato i cristiani a visitare i santuari della loro fede e, come
si è visto, avevano permesso a una numerosa colonia ebraica di
stabilirsi a Gerusalemme. Il governatore della città che era rimasto
mese dopo mese in attesa dei cristiani in cammino attraverso l'Asia
Minore e la Siria, ben sapendo che il lor obiettivo era Gerusalemme,
non aveva intrapreso nessuna azione contro i pellegrini e gli altri
cristiani presenti all'interno delle mura cittadine. Non lo fece
nemmeno quando l'esercito crociato scese dal Monte della Gioia e si
accampò di fronte alla città. Si limitò a espellere i cristiani,
autorizzandoli a raggiungere i propri correligionari.”
pag. 12-15
"In tale
atteggiamento si ravvisa il fatto che allora i generali [cristiani]
agivano in un modo che oggi apparirebbe del tutto irrazionale. A
causa di un'eclissi di luna o perché i pronostici erano sfavorevoli
non sarebbero andati in aiuto dei loro "clienti" né
avrebbero rinviato un'azione di generosità a un momento più
opportuno. I latini del periodo crociato, influenzati dalla
superstizione e obbedienti al codice cavalleresco, erano del tutto
irrazionali."
pag. 32
Queste
sono le nostre radici “cristiane”..ricordatelo a tutti coloro che
vogliono continuare a difenderle!