domenica 29 aprile 2012

Giuseppe D'Urso: un eroe misconosciuto che denunciava i Poteri Forti

Oggi vi parliamo di un personaggio misconosciuto, Giuseppe D’Urso, scomparso nel 1996, docente universitario e presidente della sezione siciliana dell’Inu (l’Istituto Nazionale di Urbanistica), fondatore della storica associazione I Siciliani e uno dei principali esponenti del movimento antimafia. Wikipedia lo degna appena di qualche riga, mentre del divo Roberto Saviano si raccontano vita, morte e miracoli.
Ritornando a Giuseppe D'Urso, Wikipedia continua in quelle 4 righe dicendo che egli "è ricordato per le sue prime denunce al CSM e alle massime cariche dello Stato contro la mafia, e quel sistema di potere che egli definì col termine «massomafia»."
D'Urso, al contrario del virtuale Saviano, era uno che si batteva sul campo.
Il sociologo Pietro Palau Giovannetti,
Presidente dell'Onlus Movimento per la Giustizia Robin Hood, afferma che fu D'Urso a coniare per primo il termine "massomafie", che vide come "il connubio fra mafie, massonerie e sistema giudiziario, quale collante del controllo politico-economico-mafioso del territorio, denunciando inascoltatamente i cavalieri catanesi, i magistrati corrotti al loro servizio, gli appalti e le connivenze politiche-affaristiche, indicandoci che le mafie, ieri come oggi, non sono una patologia tipica delle Regioni del Sud Italia, ma un vero e proprio «braccio armato» di un regime corrotto, un «male endemico» diffuso e istituzionalizzato, protetto e organizzato su basi ben precise, espressione di una parte consistente della classe dirigente locale e nazionale" [1] Sempre Pietro Palau Giovannetti, in un'altro articolo riafferma:
"Il termine sincretico «massomafie» non viene quasi mai utilizzato dai mass media e, stranamente, anche dal ben informato Saviano, nonostante sia stato coniato da uno dei più eminenti studiosi del fenomeno, ovvero dal Prof. Giuseppe D'Urso, eroe sconosciuto, Presidente per la Sicilia dell'Istituto Nazionale di Urbanistica e docente universitario che, dagli anni '80, per primo, grazie alle sue ricerche, svolte in ambito istituzionale, svelò lo stretto connubio fra mafia, massoneria e sistema giudiziario, quale «collante» del controllo politico-economico-mafioso del territorio, denunciando inascoltatamente i cavalieri catanesi, i magistrati corrotti al loro servizio, gli appalti e le connivenze politiche-affaristiche, indicandoci che le mafie, ieri come oggi, non sono una patologia tipica delle Regioni del Sud Italia, ma un vero e proprio «braccio armato» di un regime corrotto, un «male endemico» diffuso e istituzionalizzato, protetto e organizzato su basi ben precise, espressione di una parte consistente della classe dirigente locale e nazionale. Quella che, negli ultimi decenni, sino alle più recenti vicende sulla loggia P3, è emerso essere, in maniera sempre più nitida, collegata a doppio filo, a consorterie di stampo massonico, cricche, gruppi occulti di pressione, Opus Dei, Cavalieri di Malta, Illuminati, Bilderberg... ["Massomafia: "Mi dicevano di lasciar perdere". In onore di Giuseppe D'Urso"]"
Pietro Palau Giovannetti, tra i fondatori del "Movimento per la Giustizia Robin Hood" e della rete di "Avvocati senza Frontiere", è un uomo scomodo che ha subito "oltre 750 procedimenti penali con le accuse più disparate e capziose per pseudoreati di natura ideologica, scaturenti dalle sue stesse denunce, mai esaminate, o dai suoi taglienti articoli giornalistici"; forse perchè, anch'egli, ha il coraggio di citare esplicitamente quelli che sono i veri poteri forti: L'Opus Dei, i Cavalieri di Malta, gli Illuminati, il Bilderberg...rifacendosi alle inchieste di D'Urso. D'Urso introdusse anche la definizione di “alta criminalità organizzata”, eccola:
Gruppo sociale chiuso che, nell’ambito di un sistema economico, articolandosi in una complessità di sottogruppi, ha come fine l’accumulo e la gestione per i propri affiliati di ricchezze non lavorative: il “gruppo” si avvale di strumentazione per la violenza fisica e l’intimidazione morale, lega i suoi appartenenti con regole di subordinazione e di morte ed ha un processo di adeguamento continuo a quello del sistema economico a cui si riferisce“.[2]
Per comprendere il fenomeno dell'alta criminalità organizzata D'Urso introdusse questo schema riassuntivo:
a) criminalità economica organizzata
- mafia (Sicilia)
- ‘ndrangheta (Calabria)
- camorra (Campania)
- fibbia (Puglia)
- banditismo (Sardegna)
b) servizi segreti deviati
- dell’est (Patto di Varsavia)
- dell’ovest (Patto Atlantico)
- del Terzo Mondo (Paesi non allineati)
c) criminalità politica organizzata
- terrorismo rosso
- terrorismo nero
d) poteri occulti laici
- massoneria bianca ((Ovest-Est-Terzo Mondo)
- massoneria nera (nei Paesi dell’Ovest)
- massoneria rossa (nei Paesi dell’Est)
e) poteri occulti religiosi
- cattolici (internazionali)
  – Opus Dei
     – Gesuiti laici
               – Cavalieri di Malta
- altre religioni (terzo mondo)
Egli diceva che "Bisogna individuare l’intera figura della “piovra” e non solamente uno dei suoi innumerevoli tentacoli (il quale anche se asportato, col tempo si riforma così come era)." Oggi, se fosse ancora in vita, Giuseppe D'Urso sarebbe stato incasellato nella categoria dei "complottisti". A proposito di questa Piovra è interessante infatti notare quelli che egli definiva come poteri occulti religiosi, dei quali noi "complottisti" ci stiamo occupando da un po di tempo nel nostro blog: i Cattolici internazionali, i Gesuiti laici, i Cavalieri di Malta e l'Opus Dei. Questi gruppi, secondo le nostre indagini, appaiono quelli dominanti dell'intero assetto dell'alta criminalità organizzata denunciata da D'Urso. A questi gruppi ci sentiamo di aggiungere anche una frangia di ebrei sionisti strettamente collegata ai gruppi religiosi sopra esposti.
Giovannetti a causa delle sue inchieste "complottiste" che ripercorrono le indagini di D'Urso si è anche visto recapitare delle richieste di perizie psichiatriche:

Pietro Palau Giovannetti
"Tra i tanti "procedimenti-farsa" sollecitamente istruiti a suo carico a tempi di giustizia scandinava dalle Procure e Corti di Appello di mezza Italia (da Torino, Treviso, Milano, Brescia, Trento, Trieste, Venezia, Alessandria, Bologna, Firenze, Roma, Palmi, Reggio Calabria), si registrano anche due singolari richieste di "perizie psichiatriche", da parte delle Procure di Milano e di Torino, nonché dalla Procura Generale di Milano, proprio come in uso nelle dittature dei Paesi dell'Est."
Lo stesso Giovannetti afferma che per il suo impegno non gradito ai poteri forti ha subito anche una condanna:
"[Il mio] Impegno non [è] gradito ai poteri forti, a fronte del quale io stesso sono stato ritorsivamente condannato ad oltre 10 anni di carcerazione per insussistenti reati ideologici, nel tentativo di soffocare una voce scomoda che denuncia le collusioni della magistratura di regime con le massomafie. Fatti che svelano la vera natura e finalità del sistema giudiziario italiano, inteso come mero strumento d'oppressione, repressione e sopraffazione dei diritti umani, utilizzato per legittimare gli abusi di autorità commessi da soggetti pubblici e privati in posizione dominante o da governi corrotti asserviti alla criminalità massomafiosa e, non già, come «limite al potere» e difesa delle libertà e dell'eguaglianza."


Qui sotto vi riportiamo l'intero articolo di Pietro Palau Giovannetti dal titolo L’EROE SCONOSCIUTO CHE PER PRIMO RIVELO’ INASCOLTATO CHE «STATO E MASSOMAFIE» SONO UNA «COSA SOLA», tratto dal sito Avvocati Senza Frontiere.


L’EROE SCONOSCIUTO CHE PER PRIMO RIVELO’ INASCOLTATO CHE «STATO E MASSOMAFIE» SONO UNA «COSA SOLA».

di Pietro Palau Giovannetti (sociologo)
Il termine sincretico «massomafie», quasi mai utilizzato dai media,  è stato coniato negli anni ’80 dal Prof. Giuseppe D’Urso, docente universitario e presidente per la Sicilia dell’Istituto Nazionale di Urbanistica che, per primo, grazie alle sue ricerche, svolte in ambito istituzionale, svelò il connubio fra mafie, massonerie e sistema giudiziario, quale collante del controllo politico-economico-mafioso del territorio, denunciando inascoltatamente i cavalieri catanesi, i magistrati corrotti al loro servizio, gli appalti e le connivenze politiche-affaristiche, indicandoci che le mafie, ieri come oggi, non sono una patologia tipica delle Regioni del Sud Italia, ma un vero e proprio «braccio armato» di un regime corrotto, un «male endemico» diffuso e istituzionalizzato, protetto e organizzato su basi ben precise, espressione di una parte consistente della classe dirigente locale e nazionale.  Quella che, negli ultimi decenni, sino alle più recenti vicende sulla P3,  è emerso essere, in maniera sempre più nitida, collegata a doppio filo, a consorterie occulte, dalla Massoneria (deviata) all’Opus Dei, dal Bilderberg ai Cavalieri di Malta, etc…
A partire dagli anni ’60, studiando gli investimenti di capitali in grandi operazioni immobiliari, soprattutto acquisti di terreni e costruzioni di opere pubbliche, il Prof. D’Urso denunciò instancabilmente, sino alla morte, anche nel corso di assemblee sindacali a livello nazionale, dibattiti e interviste, l’esistenza di poteri occulti in grado di condizionare la magistratura e la vita democratica.
Fu lui, scrive Riccardo Orioles, a postulare per primo, e a descrivere con precisione, il legame organico fra mafie e massonerie, ad analizzarne le strutture, a denunciarne la strategia. Tutti gli altri, vennero dopo. E quando, faticosamente, il concetto di “massomafia” – il termine da lui coniato nei primi anni Ottanta – divenne senso comune, allora e solo allora la lotta ai poteri mafiosi poté cominciare davvero. Andreotti, Licio Gelli, i cavalieri catanesi ebbero nel suo cervello il nemico piu’ pericoloso. ["La raison tonne en son cratère", Riccardo Orioles, in “Allonsanfan”, libro elettronico].
Il Prof. D’Urso, fondatore della storica Associazione “I Siciliani“, è infatti ricordato come il principale punto di riferimento del movimento antimafia di Catania e di Palermo, poiché non si era limitato ad individuare la crucialità del rapporto tra massoneria e mafia, ma l’aveva tradotta in puntuali atti di denuncia all’Autorità giudiziaria, a cui per lunghi anni inascoltato aveva trasmesso l’enorme materiale probatorio silenziosamente raccolto sulle prove delle irregolarità amministrative, i misfatti edilizi, gli appalti pubblici pilotati e gli insabbiamenti da parte della magistratura catanese collusa con mafia, politica e massoneria.
«Per ogni abuso» – scrive di lui Claudio Fava – «il professor D’Urso aveva compilato un dossier completo di cifre, nomi, indicazioni di legge, estratti del Piano regolatore, copie di delibere comunali. Quegli esposti, con incrollabile perseveranza, forse perfino con un filo di dolente ironia, erano stati puntualmente spediti all’autorità giudiziaria. Che per molti anni aveva continuato ad inghiottirli in silenzio. L’ultimo fascicolo Giuseppe D’Urso aveva preferito invece farlo trovare sui banchi del Csm. Dentro, in bell’ordine, i promemoria del professore su tutte le inchieste insabbiate dalla Procura di Catania: le protezioni accordate, le illegalità compiute, le indagini depistate. Ma soprattutto c’era il testo del telegramma che D’Urso aveva spedito “per conoscenza” a ministri e presidenti di mezza Repubblica. La vertenza Catania di fatto era nata su quelle poche righe di denuncia civile, sull’intransigente ribellione di un “cittadino qualsiasi.”…». [“La mafia comanda a Catania”, C. Fava, Laterza, Roma-Bari 1991].
«Per primo» – aggiunge Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace” di Viterbo – «il professor D’Urso aveva individuato la crucialità del rapporto tra massoneria e mafia. Rapporto, e decisività, successivamente emersi con grande evidenza: cfr. ad esempio la “tesi 8″ nel libro di Luciano Violante, «Non è la piovra. Dodici tesi sulle mafie italiane» [Einaudi, Torino 1994, pp. 169-181]; e varrà la pena di trascrivere qui almeno l’enunciazione di questa tesi: “Logge massoniche “deviate” costituiscono il tramite più frequente e più sicuro nei rapporti tra mafia e istituzioni. Per mezzo di queste logge, in particolare, la mafia cerca di “aggiustare” i processi che la riguardano. Esponenti delle logge massoniche, a loro volta, hanno chiesto in diverse occasioni la partecipazione di Cosa Nostra a vicende criminali ed eversive. Il terreno d’incontro tra la mafia e queste logge è costituito dai comuni interessi antidemocratici». [“Esempi per una cultura antimafia: Giuseppe D’Urso”, http://lists.peacelink.it/mafia/msg00042.html ].
Ci piacerebbe sapere, se dopo la scomparsa del professor D’Urso, avvenuta il 16 giugno 1996, nel generale e servile silenzio di media e istituzioni, i suoi scritti ed il suo archivio siano stati ordinati, pubblicati e messi a disposizione degli studiosi, delle istituzioni e delle associazioni antimafia, oppure se “more solito” le massomafie che, oltre alla magistratura e alla politica, controllano anche la cultura dominante e l’informazione, siano riuscite ad occultare tutto.
Di seguito riportiamo un’intervista esclusiva dell’epoca, rilasciata dal Prof. D’Urso al settimanale “I Siciliani”, nonché subito dopo, in calce, un suo interessante intervento, seppure molto schematico, in occasione dell’assemblea nazionale delle Confederazioni Sindacali Cgil, Cisl, Uil, che si tenne a Palermo il 15 e 16 ottobre 1982, dopo il delitto Dalla Chiesa, dal titolo: “Per la democrazia, il lavoro, lo sviluppo: lotta alla criminalità mafiosa e al terrorismo”.
Tutti gli atti dei lavori vennero in seguito pubblicati ma tra di essi non vi era però singolarmente traccia delle schede presentate dal Prof. D’Urso sulla necessità di approfondire l’analisi degli assetti e delle trasformazioni del territorio, quale strumento formidabile per comprendere, risalendo alle cause, interconnessioni occulte, intrecci speculativi e per conoscere i gestori segreti.
MASSOMAFIA. IL TEOREMA. MI DICEVANO DI LASCIAR PERDERE.
da “I Siciliani settimanale”, 19 marzo 1986

Per anni ha denunciato, quasi inascoltato, l’esistenza di un intreccio di interessi illegali tra massoneria nera e mafia, coniando persino un termine inedito, massomafia. Oggi la scoperta della loggia di via Roma conferma le intuizioni del professore Giuseppe D’Urso, docente universitario catanese ed ex dirigente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. Lo abbiamo intervistato.
- Professore, quando e da cosa nascono le sue intuizioni?
«Nascono da analisi territoriali che a partire dagli anni sessanta vado facendo, per ragioni di studio, in tutta la Sicilia sui capitali investiti in grandi operazioni immobiliari, soprattutto acquisti di terreni e costruzioni di opere pubbliche. La cosa che dapprima mi meravigliò e su cui poi cominciai a riflettere fu la serie di coperture offerte a queste operazioni da personaggi di rilievo della vita politica ed istituzionale siciliana. Ogni volta che cercavo di vedere chiaro in certe speculazioni, ricevevo da parte di questi personaggi – politici, magistrati, professionisti – certi consigli: stare calmo, non interessarmi troppo di certe cose, farmi gli affari miei, insomma. Così, alla fine, mi resi conto che dietro quelle operazioni si muoveva un fronte occulto che collegava tra loro personaggi apparentemente del tutto slegati l’uno dall’altro. A comprendere la natura di questi legami mi aiutò una ricerca dell’università di Catania che si basava sul rinvenimento di una serie di documenti di logge massoniche di quell’epoca ritrovate a Messina. Ne venivano fuori interessantissime considerazioni sui rapporti, esistenti prima del fascismo, tra logge massoniche e mafia. Quello che mi colpì fu il fatto che molti dei nomi citati in quella ricerca si ritrovavano – e si ritrovano ancora oggi – perfettamente inseriti ai posti chiave del potere in Sicilia».

- Una sorta di discendenza di padre in figlio, insomma…
«Proprio così. Approfondii queste coincidenze e mi convinsi dell’esistenza di una serie di interconnessioni tra i vari poteri, le istituzioni, l’imprenditoria, la stampa, la cultura e così via. E il collante era proprio la massoneria, alla quale aderiscono molti dei personaggi eccellenti della società siciliana».

- Quando si parla di massoneria la verità viene a galla molto, troppo lentamente. Perché?
«Esiste una volontà politica di mettere tutto a tacere. Io per esempio mi sono molto meravigliato del fatto che la Commissione sulla P2 non abbia pubblicato gli elenchi di tutti i massoni italiani. Alcuni commissari hanno barattato la loro adesione alla relazione Anselmi in cambio della segretezza di questi elenchi; e tra coloro che si sono opposti alla pubblicazione dei nomi ci sono alcuni politici siciliani di spicco, come il socialista Salvo Andò e il senatore democristiano Calarco».

- A Palermo una parte di verità è venuta a galla dopo la scoperta della loggia di via Roma. E a Catania?
«Anche a Catania esistono delle logge che attraversano trasversalmente i partiti di governo, le istituzioni, la stampa cittadina, l’imprenditoria. Un comitato d’affari, insomma, che da venti anni governa di fatto la città. Se proviamo ad immaginare uno scenario non troppo fantastico, possiamo assegnare il ruolo di gran maestro all’onorevole democristiano Nino Drago, probabilmente la vera testa pensante di questo comitato. Ogni tanto c’è un ricambio di uomini, ma i metodi restano sempre gli stessi. E questi vengono applicati, da altri uomini, in tutta la Sicilia».
L’eredità perduta.
Quello che consta rimanere dell’enorme mole di scritti, esposti al C.S.M. e denunce corredate da voluminosi dossier,  pare siano solo una serie di schede in cui traccia un’analisi degli assetti e delle trasformazioni del territorio che costituiscono, a suo avviso, «uno strumento formidabile per comprendere, risalendo alle cause, interconnessioni occulte, intrecci speculativi, per conoscere i gestori segreti delle più grosse operazioni di rapina mafiosa nel territorio siciliano», di cui afferma aver fornito agli organi inquirenti e alle massime cariche dello Stato ogni più dettagliata informazione.
Le schede rappresentano, secondo le stesse indicazioni dell’Autore «tracce sistematiche di lavoro di ulteriore ricerca collettiva da svolgere». Ne riproduciano di seguito integralmente il contenuto, tratto da Avvenimenti del giugno 96 [in ”Antimafia” n. 2/1990].
“PER RIPRENDERE E CONTINUARE”
di Giuseppe D’Urso 
La sezione siciliana dell’Istituto Nazionale di Urbanistica sottolinea la maturità dei contenuti e l’approfondimento delle tematiche di tutti gli interventi di questa coraggiosa e democratica assemblea.
Per noi, urbanisti democratici, l’analisi degli assetti e delle trasformazioni del territorio costituisce uno strumento formidabile per comprendere, risalendo alle cause, interconnessioni occulte, intrecci speculativi e per conoscere gestori segreti.
Abbiamo fornito e forniamo alla Magistratura elementi precisi e puntuali sulle più grosse operazioni di rapina mafiosa nel territorio siciliano.
Al Sindacato democratico, unitariamente riunito oggi a Palermo, vogliamo invece fornire delle riflessioni, sotto forma di schede sintetiche, per contribuire a fare chiarezza sulle questioni generali dibattute in questa assemblea e ciò alla luce dell’esperenza fatta nelle nostre specifiche ricerche.
Le schede rappresentano tracce sistematiche di lavoro di ulteriore ricerca collettiva da svolgere.
Esse sono le seguenti:
Scheda 1
Necessità di possedere una definizione complessiva, esaustiva e storicamente valida del fenomeno in generale etichettabile come: “alta criminalità organizzata”.
E’ necessaria l’unificazione sistematica di fenomeni sociali come:
a) criminalità economica organizzata
- mafia (Sicilia)
- ‘ndrangheta (Calabria)
- camorra (Campania)
- fibbia (Puglia)
- banditismo (Sardegna)
b) servizi segreti deviati
- dell’est (Patto di Varsavia)
- dell’ovest (Patto Atlantico)
- del Terzo Mondo (Paesi non allineati)
c) criminalità politica organizzata
- terrorismo rosso
- terrorismo nero
d) poteri occulti laici
- massoneria bianca ((Ovest-Est-Terzo Mondo)
- massoneria nera (nei Paesi dell’Ovest)
- massoneria rossa (nei Paesi dell’Est)
e) poteri occulti religiosi
- cattolici (internazionali)
               – Opus Dei
               – gesuiti laici
               – cavalieri di Malta
- altre religioni (terzo mondo)
Anche se si rischia di allargare troppo il campo dell’indagine, questo è uno sforzo che deve essere compiuto con l’aiuto degli intellettuali progressisti: il rischio inverso è quello di tenere l’obiettivo puntato sopra un elemento troppo limitato rispetto al quadro generale.
Bisogna individuare l’intera figura della “piovra” e non solamente uno dei suoi innumerevoli tentacoli (il quale anche se asportato, col tempo si riforma così come era).
Una definizione di “alta criminalità organizzata” può essere la seguente:
Gruppo sociale chiuso che, nell’ambito di un sistema economico, articolandosi in una complessità di sottogruppi, ha come fine l’accumulo e la gestione per i propri affiliati di ricchezze non lavorative: il “gruppo” si avvale di strumentazione per la violenza fisica e l’intimidazione morale, lega i suoi appartenenti con regole di subordinazione e di morte ed ha un processo di adeguamento continuo a quello del sistema economico a cui si riferisce“.
Scheda 2
Necessità di possedere una visione storica del problema, cercando di intravedere i nessi tra storia della Sicilia, storia del Meridione d’Italia e storia d’Italia dall’Unità alla fine della seconda guerra mondiale (conferenza di Yalta).
A questa scheda si allegano alcune fotocopie di testi ritenuti fondamentali per la comprensione di come alcuni fatti economico-sociali si sono tra loro intrecciati: tutto ciò per capire quali sono le interconnessioni del presente e quindi la limitazione delle analisi che focalizzano solo un aspetto della questione.
L’analisi storica deve mettere in luce quali sono stati i rapporti tra potere economico e potere istituzionale sia nelle campagne che nelle città, sia al centro (Roma) che in periferia (settentrionale e meridionale) facendo risaltare come il tutto si è evoluto fino ai nostri giorni (e ciò al di fuori di esasperati ideologismi).
Debbono individuarsi fatti, situazioni e nomi precisi in modo tale da comprendere in maniera puntuale i corsi e gli intecci degli avvenimenti economico-sociali.
Le tappe di questa analisi sono:
1) la situazione preunitaria
2) l’Unità, Cavour e Garibaldi
3) l’età giolittiana
4) la prima guerra mondiale ed il primo dopoguerra (arricchimenti di guerra e loro impieghi)
5) avvento del fascismo: lotta alla mafia ed alla massoneria: il concordato
6) secondo conflitto mondiale e sistema Yalta
7) il secondo dopoguerra, ricostituzione di “cosche” e di “logge” e loro scala internazionale.
Scheda 3
Necessità di possedere una chiara radiografia dello stato patrimoniale degli individui e dei gruppi che gestiscono oggi il sistema economico, il sistema istituzionale, il sistema dei mass-media, il sistema culturale. Solo una analisi puntuale in questo senso può porre in luce i sotterranei rapporti che, mettendo in cortocircuito il potere economico, il potere politico (legislativo, esecutivo, giudiziario), il potere dell’informazione ed il potere culturale, bloccano di fatto lo sviluppo economico e democratico del popolo italiano a vantaggio di determinati gruppi chiusi di sfruttamento economico e di conseguente reazione politica.
I lavoratori italiani debbono farsi carico politico di analisi che, focalizzando comuni, province, regioni, organizzazione statale, mettano a nudo, attraverso l’indagine finanziario-catastale, le posizioni di tutti gli attuali detentori di potere.
Debbono farsi altresì carico dell’introduzione di una strumentazione democratica che consenta per il futuro il controllo continuo su tutti i detentori di potere previsti dalla nostra carta costituzionale.
Riproporre oggi tali materiali e schede che conservano piena attualità e necessità di approfondimento ci appare oltre che un valido strumento di analisi metodologica del fenomeno massomafioso anche un modo per rendere omaggio a uno dei più coraggiosi siciliani  che ha combattuto come pochissimi altri per il bene comune e fare emergere la Verità e la Giustizia (n.d.r.).
L’insabbiamento del «Caso Catania»
Alla fine del 1982, dietro denuncia del Presidente della sezione siciliana dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, Prof. Giuseppe D’Urso, scoppiava il “Caso Catania”.
Il Consiglio Superiore della Magistratura (C.S.M.) aveva finalmente avviato una inchiesta sui denunciati ritardi, omissioni, falsità in atti pubblici e insabbiamenti di alcune scottanti inchieste della Guardia di Finanza e di altre Procure, segnalati dal noto urbanista e docente siciliano.
Mentre a Palazzo dei Marescialli la Commissione referente del C.S.M. interrogava il procuratore capo aggiunto Giulio Cesare Di Natale e il sostituto procuratore Aldo Grassi, i principali indiziati del cd. “Affaire Catania”, a Catania il sostituto Procuratore D’Agata spediva 56 comunicazioni giudiziarie per altrettanti imprenditori e presunti faccendieri siciliani coinvolti in un colossale giro di fatture false e di frodi fiscali.
il rapporto della Guardia di Finanza era stato lasciato in un cassetto, negli uffici della Procura, per molti mesi; e improvvisamente, mentre a Roma si sceglieva il capo della Procura catanese, questo fascicolo delle Fiamme Gialle tornava a galla e partivano 56 comunicazioni giudiziarie.” [Claudio Fava, “La Procura di Catania può saltare in aria”, I Siciliani, Febbraio 1983] (6).
Il 15 dicembre 1981, il Prof. D’Urso risulta avere infatti inviato un voluminoso carteggio sulle presunte irregolarità nell’appalto che il Comune di Catania concesse all’impresa del cavaliere del lavoro Francesco Finocchiaro per la costruzione dell’edificio che ancora oggi ospita gli Uffici giudiziari catanesi. Per finanziare i lavori e affidarne la realizzazione, l’Amministrazione Comunale aveva utilizzato – sosteneva nel suo esposto il prof. D’Urso – una legge creata per scopi totalmente diversi. Una legge, invero, chiarissima – osserva Claudio Fava – «che era difficile pensare ad un errore in fase di interpretazione».
Quell’esposto non aveva ricevuto alcuna risposta né dalla Procura di Catania, né dal C.S.M.
Poi, ad ottobre, dieci mesi dopo, con un breve telegramma di poche righe, indirizzato anche al Presidente, Sandro Pertini, il Prof. D’Urso denuncia il silenzio in cui erano caduti i precedenti esposti inviati al CSM, contenenti voluminosi dossier e vere e proprie circostanziate denunzie, con cifre, testimonianze, documenti, fotocopie di delibere comunali viziate, estratti del piano regolatore, citazioni di articoli di legge completamente disattesi. Tra i dossier scottanti c’era anche quello della Guardia di Finanza di Agrigento e l’impresa di costruzioni Rendo.
Dopo la barbara uccisione del Generale Dalla Chiesa e della moglie, l’opinione pubblica e la società civile premevano per conoscere tutte le verità e la situazione della Procura catanese, osserva Claudio Fava, «non poteva rimanere nel sospetto: bisognava acclararne la trasparente linearità dei comportamenti di legge, oppure le colpe. Quali esse fossero».
Ed è così, che dopo l’interlocutoria designazione di Costa a procuratore Capo, seppure fosse ormai prossimo al pensionamento, il C.S.M. affida l’incarico di coordinare l’inchiesta della prima Commissione Referente al prof. Alfredo Galasso, docente universitario palermitano, membro “laico” del Consiglio Superiore della Magistratura. Tutte le denunzie pervenute al Consiglio sulla Procura di Catania vengono riunite nel procedimento N. 501/81 e proprio prendendo lo spunto da questi “capi d’accusa” la Commissione chiede formalmente ai vertici giudiziari catanesi (Presidente del Tribunale, Ufficio Istruzione e Procuratore Generale) dettagliate informazioni sullo stato delle più scottanti inchieste da anni giacenti presso la Procura catanese. Anzitutto il rapporto della Guardia di Finanza di Agrigento che aveva provocato le 56 comunicazioni giudiziarie di novembre. L’inchiesta della G.d.F. era nata nel 1979 dalle indagini su un imprenditore di Licata, Giuseppe Cremona, che due anni prima era stato arrestato con l’accusa di ricettazione di veicoli pesanti. Il Cremona, accertarono i finanzieri, successivamente aveva preso in subappalto alcuni lavori per la costruzione di una diga nella provincia di Enna. La ditta che aveva fornito il subappalto era l’Ira, una delle molte imprese del gruppo Graci. La Guardia di Finanza scoprì una grossa partita di fatture false rilasciate dal Cremona alla ditta di Graci per lavori in realtà mai eseguiti. Servendosi di queste fatture fasulle l’Ira avrebbe evitato (questa l’accusa della Finanza) di versare allo Stato un congruo numero di miliardi dovuti sull’Iva. Un’evasione fiscale in grande stile che incuriosì gli inquirenti; nel giro di pochi mesi le Fiamme Gialle di tutta la Sicilia accertarono che allo stesso sistema erano ricorsi molti altri imprenditori dell’isola: l’Iva frodata alle casse dello Stato ammontava, secondo i calcoli della G.d.F., ad oltre quattrocento miliardi di vecchie lire. Gli imprenditori – secondo l’accusa – si sarebbero serviti di alcuni comprimari compiacenti che rilasciavano fatture – per importi elevatissimi – relative a lavori mai eseguiti. Il rapporto della Finanza approdò alla Procura di Catania, dopo aver fatto scalo negli uffici giudiziari di Siracusa, parecchi mesi prima. Si ipotizzavano reati precisi: non solo l’evasione fiscale nei confronti di Iva, Irpeg e Ilor ma anche reati di ben diversa caratura penale quali la truffa e l’associazione per delinquere a scopi mafiosi, prevista dalla legge La Torre. E nel rapporto della Finanza c’era tutto il «Gotha» dell’imprenditoria siciliana, dai cavalieri del lavoro Gaetano Graci e Mario Rendo, all’altro cavaliere catanese Carmelo Costanzo (all’epoca latitante), ed ancora il costruttore Rosario Parasiliti, il banchiere Salvatore Iaconitano (direttore dell’agenzia catanese della Banca Agricola di Ragusa). In coda alla lista anche alcuni nomi di noti personaggi assurti alle cronache giudiziarie come il mafioso agrigentino Filippo Di Stefano (già assegnato ad un soggiorno obbligato) e il trapanese Giovanni Traina, titolare di un’impresa di calcestruzzi nel cui cantiere anni prima furono trucidate tre persone.
Nei vari esposti trasmessi al C.S.M., il Prof. D’Urso denunciava come il rapporto della Finanza fosse rimasto lettera morta negli uffici della Procura di Catania. Anzi, sempre secondo i termini degli esposti, accadde che il dossier, ove si indicavano reati precisi sulla scorta di elementi probatori altrettanto inequivocabili, venne infilato nel cosiddetto fascicolo degli «Atti relativi». Il che, per un procedimento penale, equivale alla morte civile.  
«Un insabbiamento in piena regola» denunciano gli esposti del Prof. D’Urso inviati al C.S.M.
La città “senza mafia”
Nonostante l’appalto della nuova sede, proprio per la Pretura di Catania, in via Crispi, fosse stato denunciato dal prof. D’Urso, Direttore del Dipartimento Urbanistica della locale Università e da un nutrito gruppo di architetti e giornalisti, nessuno si mosse per lungo tempo né presso il  Consiglio Comunale né in Procura né al C.S.M., che alla fine assunse dei provvedimenti minori, senza intaccare la struttura di potere della città siciliana che vantava il primato esclusivo di essere «senza mafia».
Nella storia della città e del movimento antimafia quella inerzia, secondo Giambattista Scidà, «segnò una svolta». Le forze dominanti e il costruttore della Pretura potevano dormire sonni tranquilli. Il Prefetto di Palermo Dalla Chiesa, autore della fatidica intervista sulla mafia a Catania e sulle collusioni con gli im­prenditori catanesi (La Repubblica del 10/08/’82), venne ucciso il 3 settembre, cioè 24 giorni dopo. Durante la solenne inaugurazione del nuovo edificio, in ottobre, il costruttore poté esaltare, tra gli applausi, i meriti dell’imprenditoria catanese. Dall’interno di quel nuovo «tempio della giustizia» il disin­volto costruttore mafioso trionfava sul servitore dello Stato Italiano, che rinunciava a fare prevalere la  legalità e lo stato di diritto. A Dalla Chiesa successe, con poteri di Alto Commissario Antimafia, ex Questore di Catania, il quale aveva sempre mantenuto buoni rap­porti con la mafia imprenditoriale locale e i grandi costruttori isolani. [“Per capire il caso Catania”, Giambattista Scidà, http://www.ucuntu.org/Per-capire-il-caso-Catania.html].
Il giornale “I Siciliani” fu chiuso quello stesso anno. Giuseppe Fava venne ucciso il 05.01.1984. Il quotidiano La Repubblica accettò di chiudere il proprio ufficio di corrisponden­za e di non occuparsi della provincia et­nea nella cronaca regionale. In tale clima, l’inchiesta del C.S.M.  venne facilmente es­orcizzata, senza mettere in luce le prassi devianti della locale Procura, riducendo il “caso Catania” alle respon­sabilità di soli due soggetti. Dei complessi intrecci della realtà catanese, tuttora persistenti, come nel resto dell’isola, tutto restava in ombra.
«I Siciliani»
Nell’autunno 1984, il Prof. D’Urso fondò l’Associazione «I Siciliani», di cui fu il Presidente. L’Associazione si radicò rapidamente ed acquistò peso ed influenza in tutta Italia. Insieme al Coordinamento Antimafia di Palermo e al Centro Peppino Impastato, fu il primo esempio in assoluto di politica militante, nell’Italia degli anni Ottanta, fuori dai partiti. L’Associazione godette della collaborazione di studiosi e magistrati, come il prof. Franco Cazzola e il giudice Scidà, ma anche di religiosi e persone comuni, come il sacerdote Giuseppe Resca e l’operaio Giampaolo Riatti. Era la nuova classe dirigente, quella che avrebbe potuto davvero cambiare tuttom che – come conclude Orioles – «finche’ essa fu unita, non passarono i gattopardi».
Nel 1990, il professore fu fra i ventiquattro fondatori della Rete. Ne organizzò i primi passi dal letto in cui già era inchiodato, contribuendo come pochi altri alle sue prime vittorie.
BIBLIOGRAFIA
1. “Massomafia. Il teorema. Mi dicevano di lasciar perdere”, I Siciliani settimanale, 19.3.86;
2.  Claudio Fava, “La mafia comanda a Catania”, Laterza, Roma-Bari 1991;
3.  Luciano Violante, «Non è la piovra. Dodici tesi sulle mafie italiane», Einaudi, Torino 1994;
4.  P. Sini, “Esempi per una cultura antimafia”: http://lists.peacelink.it/mafia/msg00042.html;
5.  Claudio Fava, “La Procura di Catania può saltare in aria”, I Siciliani, Febbraio 1983;
6.  “Per capire il caso Catania”, http://www.ucuntu.org/Per-capire-il-caso-Catania.html;
7.  “la raison tonne en son cratère”, Riccardo Orioles, in “Allonsanfan”, libro elettronico;
8.  G. D’Urso: “Per riprendere e continuare”: http://lists.peacelink.it/mafia/msg00042.html

link articolo:
http://www.avvocatisenzafrontiere.it/?p=1882

venerdì 27 aprile 2012

La Mafia, la CIA e l'Apparato di Intelligence del Vaticano

Estratto da Nexus Magazine, Volume 7, numero 5, Settembre-Ottobre 2000, solo negli USA
di
David G. Guyatt
traduzione
: http://nwo-truthresearch.blogspot.it
Nel suo zelo per debellare il Comunismo, il Vaticano, durante la seconda guerra mondiale, aveva creato alleanze con varie società segrete, gruppi fascisti e agenzie di spionaggio; e da allora esso ha mantenuto queste reti.

Albert Vincent Carone è una di quelle persone che ha trascorso la sua vita danzando tra le gocce di pioggia e diventando invisibile ovunque indugiasse la sua ombra. Egli esisteva ma era come se non esistesse. Al Carone, a differenza del suo quasi omonimo Al Capone, era veramente un paradosso avvolto nel mistero nascosto dietro un enigma.

Carone era un detective del Dipartimento di polizia di New York, ma questo non gli impedì di diventare un uomo "d'onore" della famiglia criminale Genovese. Conosceva tutti i mafiosi più importanti del suo tempo, tra cui, tra gli altri, Vito Genovese, Sam Giancana, Santos Trafficante, Joe Colombo e Pauley Castellano. Alla figlia di Carone, Dee, tutti erano conosciuti come "Zii". Quando ella si sposò, suo padre organizzò due sale diverse per separare gli ospiti mafiosi dagli ospiti del Dipartimento di Polizia di New York. Ma questo era più di facciata che altro. Una delle principali funzioni di Carone nel Dipartimento di Polizia di New York era quella di fungere da "Bagman" per proteggere le spedizioni di droga della CIA alle varie famiglie mafiose.
Albert Vincent Carone
Carone è morto nel 1990 in circostanze misteriose. Questo avvenne a seguito di un periodo di grande disillusione personale nei confronti della sua vita, a seguito di una missione segreta in Messico nel 1985, quando un gran numero di donne e bambini innocenti morirono inutilmente. La sua morte fu orribile, racconta Mike Ruppert, editore del bollettino d'informazione The Wilderness, che indagò la storia della vita di Carone e scrisse una relazione speciale su di essa (si vedano i ringraziamenti).
Nel frattempo, un altro "Zio" era Bill Casey, Direttore della Central Intelligence Agency durante l'amministrazione Reagan. Casey era stato nell'Office of Strategic Services (OSS) durante la seconda guerra mondiale. Nel corso degli anni '70 divenne presidente della Securities and Exchange Commission (SEC), che regola il settore degli investimenti degli Stati Uniti. Dee, la figlia di Carone, afferma che durante la sua permanenza in quel ruolo Casey utilizzò Carone come un "cut-out" per passare informazioni interne sensibili al capo mafioso Pauley Castellano. Carone fu anche un colonnello nell'esercito degli Stati Uniti, dove egli operò nell'Esercito di Contro Intelligence (CIC). Non sorprende che, in considerazione della sua stretta amicizia con Bill Casey, egli fu anche un agente sotto copertura per la CIA. Ma non era altro che una mezza verità. Carone fu anche un Gran Cavaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM), che storicamente è stato il braccio armato del Vaticano ed è considerato come uno Stato autonomo con pieni poteri indipendenti, come l'emanazione di propri passaporti diplomatici. 
Nei decenni più recenti lo SMOM ha agito per la CIA come canale di finanziamento, come veicolo per il mercato nero dell'oro e come lavanderia di soldi; CIA che, tra le altre cose, è nota come il braccio di intelligence del Vaticano. Lo SMOM è stato accusato di essere coinvolto, ad esempio, nella scomparsa delle riserve d'oro della Russia - oltre 2.000 tonnellate - che scomparve nel corso del 1991, nel periodo in cui il premier sovietico Mikhail Gorbachev fu estromesso dal suo incarico. Gli ordini cavallereschi di Malta vengono assegnati a molte persone importanti che fanno parte dei militari e dell'intelligence. Bill Casey della CIA, per esempio, era un cavaliere di Malta. Alexander Haig, l'ex agente della NATO e in seguito Segretario di Stato americano, fu anch'egli Cavaliere di Malta.
Alexander Haig
Un altro è il generale Vernon Walters, il vice direttore della CIA sotto il Direttore George Bush, e successivamente nominato ambasciatore itinerante durante l'amministrazione Reagan. Il leggendario capo dell'OSS (il precursore della CIA nella seconda guerra mondiale), "Wild" Bill Donovan, fu nominato Cavaliere insieme a James Jesus Angleton, suo connazionale in tempo di guerra e in seguito capo del controspionaggio della CIA. 
"Wild" Bill Donovan
 E John McCone, un altro membro di spicco dell'agenzia "fantasma", fu anch'egli onorato con un cavalierato di Malta. L'elenco potrebbe continuare. Più interessante è Reinhard Gehlen, l'ex esperto di intelligence nazista, reclutato dagli Stati Uniti nel 1945-46 per dirigere la Gehlen Org - un braccio di intelligence segreto degli Stati Uniti con base tedesca - che era composta da ex agenti SS e Gestapo, molti dei quali, tra cui Klaus Barbie, erano criminali di guerra nazisti ricercati. I nomi precedenti sono un elenco di alcuni dei membri più potenti ed influenti della comunità dei servizi segreti occidentali nel corso degli ultimi cinque decenni. Un gruppo del Vaticano che ha legami molto stretti con i Cavalieri di Malta è l'ultra destrorso Opus Dei. Si tratta di una fazione immensamente potente nell'odierno Vaticano, e le sue attività pubbliche del "fare del bene" eclissano una pletora tra le più oscure macchinazioni politiche e finanziarie che l'uomo conosca. Non sarà una sorpresa, forse, sapere che Carone fu strettamente associato all'Opus Dei e, in particolare, con un'operazione sotto copertura che ebbe la sua origine nel 1944. Questa fu l'Operazione Amadeus.  

DALLE RATLINES AGLI ITINERARI DEL TRAFFICO DI DROGA


Questa operazione altamente segreta fu parte dei negoziati dell'Operazione Sunrise, condotti tra Allen Dulles - l'allora alto funzionario dell'OSS durante la guerra in Svizzera, ed in seguito diventato direttore della CIA - e il generale delle SS Karl Wolff. Questo disinvolto e ben collegato ufficiale delle SS a quel tempo comandava i contingenti SS e Gestapo in Italia. Il risultato di tali negoziati (almeno quelle parti che sono note oggi) fu un accordo che offriva un'ampia amnistia alle forze SS e Gestapo, in cambio del loro consenso a spostare la loro fedeltà verso l'Occidente, nella battaglia segreta pre-pianificata volta a sconfiggere la "minaccia" comunista sovietica - in altre parole, la "Guerra Fredda".

Uno dei risultati di questi accordi Dulles-Wolff furono le "ratlines", le vie di fuga del Vaticano che aiutavano i criminali di guerra nazisti a sgattaiolare via in sicurezza. Decine di migliaia di membri delle SS e altri Nazisti sfuggirono alla cattura a seguito delle ratlines. Questi includevano personaggi come Franz Stagel, comandante al campo di sterminio di Treblinka, e il suo amico Gustav Wagner, che gestiva il campo di sterminio di Sobibor. Altri che sfuggirono in questa maniera includevano Adof Eichmann, l'architetto dell'Olocausto. Eichmann fu poi catturato dagli agenti dei servizi segreti vaticani e fu portato copertamente a Tel Aviv, dove fu messo sotto processo e finalmente giustiziato. In confronto, il dottor Joseph Mengele - conosciuto come "l'Angelo Bianco", un criminale di guerra ricercato per i suoi esperimenti crudeli e inumani sui prigionieri del campo di sterminio di Auschwitz, fuggì in Argentina e lì visse lunga vita. L'Operazione Amadeus era esclusivamente interessata al volo dei criminali di guerra nazisti e SS verso il continente Sud Americano e alle loro seguenti azioni feroci contro le popolazioni indigene giustificate sotto la bandiera "dell'anticomunismo". Un individuo impegnato nelle attività Amadeus fu l'ex ufficiale della Gestapo Klaus Barbie, noto al mondo come "il macellaio di Lione". Il principale mezzo di finanziamento delle attività dell'Operazione Amadeus fu il business estremamente redditizio degli stupefacenti. Alla fine della guerra e in conformità all'accordo Sunrise, grandi scorte di morfina SS furono contrabbandate fuori dall'Europa e nel "cattolico" Sud America. La morfina era accompagnata dall'oro saccheggiato dalle SS e da grandi quantità di banconote inglesi, forgiate nei campi di concentramento dai prigionieri esperti in contraffazione, come parte dello schema SS conosciuto come operazione Bernhardt.
Le "linee" di fuga utilizzate per spostare gli uomini ricercati in Sud America, lontano dagli occhi indiscreti degli agenti israeliani, si rivelavano ideali anche come rotte di contrabbando di droga. Decenni più tardi, le scorte di eroina di contrabbando negli Stati Uniti per la distribuzione da parte della Mafia protetta dalla CIA, avrebbero dovuto essere integrate con la cocaina di produzione locale.
Una delle figure che emerse alla ribalta durante gli anni ottanta, che fu profondamente coinvolta in questo traffico di stupefacenti, fu il colonnello Oliver North, che autorizzò lo scambio di armi con droga per finanziare le operazioni dei Contra. Oliver North era anche conosciuto al Al Carone come "John Caffrey", il suo nome di "lavoro". Questo fu il momento in cui Carone era impegnato in transazioni di cocaina controllate dalla CIA con Joe "Pickles" Percilia, un membro della famiglia criminale Colombo. Queste curiose e solitamente nascoste connessioni tra governi (in forma di militari e di intelligence), criminalità organizzata, Vaticano e criminali di guerra nazisti hanno una loro storia eloquente. Non da ultimo ci fu l'accordo segreto raggiunto tra agenti dei servizi segreti navali degli Stati Uniti e la Mafia di don "Lucky" Luciano durante la seconda guerra mondiale.
Ciò determinò la decisione della Mafia di aiutare e assistere gli alleati mettendosi in contatto con il personaggio mafioso  Vito Genovese nel 1943, al fine di preparare la strada per lo sbarco alleato in Sicilia. Come già sottolineato, furono principalmente le unità delle SS e della Gestapo dislocate in Italia sotto il comando del generale SS Wolff che furono coinvolte inizialmente nei negoziati dell'Operazione Sunrise.
E mentre un gran numero di ex nazisti fuggivano a sud per combattere la minaccia comunista in America Latina - e, soprattutto, per approfittarsi personalmente del loro coinvolgimento nel redditizio business della droga e delle armi - in Europa il lavoro preparatorio aveva stabilito di rovesciare o contrastare i governi eletti democraticamente attraverso una rete di "unità Stay Behind" equipaggiata con uomini fascisti, organizzata sotto l'egida dell'Operazione Gladio.
Non sorprendentemente, ciò avrebbe anche portato ad alcune figure coinvolte che realizzavano personali fortune dalla miseria di altre persone; una circostanza così comune che è appena degna di nota.
Queste attività neo fasciste sarebbero divenute alla ribalta nei primi anni ottanta, dopo il collasso del Banco Ambrosiano e la morte del banchiere italiano Roberto Calvi, che era stato "suicidato" e lasciato appeso sotto il ponte dei Frati Neri di Londra. 
Roberto Calvi
Ciò avrebbe portato a rivelazioni sensazionali sul ruolo della Banca Vaticana, lo IOR, nell'impero finanziario di Calvi, che presto sarebbe cresciuto fino ad includere le attività del finanziere della Mafia Michele Sindona - le cui attività, a loro volta, avrebbero implicato la guida di banche di sangue blu nelle attività della Mafia in Europa e in America. Sia Sindona che Calvi erano vicini all'Opus Dei, che perse circa 55 milioni di dollari quando l'impero di Sindona andò in crash.
Secondo la sua famiglia, Roberto Calvi, nel momento in cui venne ucciso, era profondamente impegnato nell'aiutare l'Opus Dei a prendere il controllo dello IOR.
Michele Sindona
Nel frattempo, sia Calvi che Sindona erano membri della loggia massonica segreta Propaganda Due (P2), che si dice sia stata un "governo parallelo" in stato di attesa e che prevedeva di effettuare un colpo di stato in Italia al seguito di una vittoria del Partito Comunista alle votazioni.
La P2 era gestita da Licio Gelli, un ex fascista italiano e membro delle SS naziste, soprannominato "il Burattinaio" dalla stampa italiana. I collegamenti di Gelli con l'ala dell'ultra destra e i fascisti in Europa e in America Latina erano estesi. In effetti fu profondamente coinvolto nella creazione delle vie ratlines che aiutarono i peggiori criminali di guerra nazisti a sfuggire alla giustizia degli Alleati alla fine della seconda guerra mondiale. In tutto circa 50.000 nazisti furono aiutati verso la libertà. 
Licio Gelli
Gelli aveva molti amici potenti, tra cui l'ex dittatore italiano Benito Mussolini. Era anche un amico personale del generale argentino Juan Peròn, e i suoi stretti legami con l'Argentina l'avrebbero poi portato ad essere una figura chiave nella spedizione di una fornitura di missili francesi Exocet per affondare le navi della Task Force Britannica nella guerra delle Falklands. In questo sforzo egli lavorò a stretto contatto con Ronald Rewald, fondatore dell'Istituto finanziario Bishop, Baldwin, Rewald, Dillingham & Wong con base alle Hawaii, una società di proprietà della CIA e precursore della Banca Nugan Hand di proprietà della CIA stessa. Il coinvolgimento di una società di facciata della CIA impegnata nel finanziamento e nella fornitura di armi da usare contro un alleato chiave degli americani (Gran Bretagna), con il pieno sostegno pubblico del governo degli Stati Uniti, può sembrare un pò ambiguo. Tuttavia, nel mondo delle "black-ops", "amici" e "nemici" sono parole intercambiabili e lavorare ad entrambi i lati del recinto è pratica accettata.
In termini di gerarchia Gelli riferiva ad Umberto Ortolani, descritto da uno scrittore come "il grande apri porta Vaticano" e "il segreto ciambellano della Casa Pontificia." In aggiunta alle sue connessioni con la P2, Ortolani è anche un membro del consiglio interno dei Cavalieri di Malta e ha collegamenti militari di intelligence che risalgono alla seconda guerra mondiale.

LA PIOVRA E IL RAGNO


In Europa ci sono numerosi altri gruppi massonici e società segrete che si muovono dentro e fuori dal focolaio in tempi diversi. Quasi tutte sono Cattoliche nella loro vera natura. Una di queste è il Priorato di Sion (Prieuré de Sion) - un ordine segreto che arrivò per la prima volta all'attenzione del pubblico attraverso il bestseller
The Holy Blood And The Holy Grail, pubblicato nel 1982. Il Priorato è strettamente collegato con il presunto tesoro di Salomone che si dice sia stato ritrovato nel piccolo villaggio di Rennes-le-Château nel sud ovest della Francia, dove si dice sia stato sepolto dai Cavalieri Templari, i precursori dei Cavalieri di Malta. Il Priorato, la cui sede si trovava a Annemasse, nei pressi di Ginevra al confine con la Svizzera, può essere definito come il "guardiano" del tesoro di Salomone, ma, più interessante, ha numerosi collegamenti sotterranei con i fascisti e quelli dell'estrema destra, i quali risalgono alla seconda guerra mondiale. Nel frattempo si deve notare per inciso che Annemasse si dice che sia stato il centro delle unità Stay-Behind anticomuniste dell'Operazione Gladio.
Se ciò non fosse ancora sufficientemente interessante, un altro fatto estende la coincidenza verso il punto di rottura. Negli ultimi anni il Priorato di Sion ha spostato il suo quartier generale a Barcellona a adesso vanta un Gran Maestro Spagnolo. Questo, si potrebbe concludere, è ciò che permetterebbe di essere più fisicamente vicino al cuore storico dell'Opus Dei, che fu fondato in Spagna nel 1928.
Se Otto Skorzeny fu,
dopo la guerra, una forza trainante nella gestione delle vie di fuga della Confraternita delle SS denominata Der Spinne-il Ragno, e il Generale SS Karl Wolff fu il capo negoziatore insieme al capo svizzero dell'OSS Allen Dulles, in seguito, un altro nazista, Walter Rauff, a capo dell'SD di Milano, divenne uno dei due legami con il Vaticano coinvolto nella creazione del sistema di contrabbando di nazisti. 
Walter Rauff
All'inizio della sua carriera Rauff aveva supervisionato lo sviluppo dei furgoni mobili a gas nazisti, conosciuti come "Corvi Neri", che gasarono circa 100.000 ebrei, soprattutto donne e bambini, pompando gas di scarico nella parte posteriore  di un furgone chiuso ermeticamente. Un altro importante collegamento tra il Vaticano e le vie di fuga delle SS fu Friedrich Schwendt, che fu anche l'uomo responsabile del riciclaggio di banconote false delle SS. Prima della seconda guerra mondiale Schwendt fu un trafficante internazionale di armi, che spedì armi alla Cina e alla Russia. Fu anche il gestore degli investimenti del patrimonio di famiglia della zia della sua prima moglie, la baronessa Gemmingen-Guttenberg, della ricchezza enormemente vasta della famiglia Bunge con base in Argentina e della imponente società transnazionale Bunge Corporation che è anche conosciuta come "l'Octopus".
Questo titolo è interessante, perché potrebbe connettersi al cosiddetto "Octopus" che è legato al giornalista freelance assassinato Danny Casolaro, che al momento della sua morte nel 1991 stava indagando su una serie di illegalità di alto livello, tra cui il furto da parte del Dipartimento di Giustizia di un programma per computer "tracciante" conosciuto come "PROMIS". Casolaro stava scrivendo un libro su ciò che aveva scoperto. Egli originariamente lo aveva intitolato "Behold, A Pale Horse", ma in seguito lo modificò in "The Octopus". In una bozza di pagina del libro egli descrisse questo gruppo come una "cabala internazionale i cui servizi mercenari coprivano intrighi politici parrocchiali, spionaggio, tecnologie di armamenti sofisticate, che includono biotossine, traffico di droga, riciclaggio di denaro e l'omicidio a noleggio." Casolaro aveva inoltre affermato che questa cabala era stata "generata trent'anni fa all'ombra della Guerra Fredda."
Danny Casolaro
Dopo la morte di Casolaro, la giornalista Carol Marshall (uno pseudonimo), segui la sua indagine e scrisse [ancora] un manoscritto non pubblicato, intitolato "The Last Circle". In questo la Marshall descrive la sua investigazione su Robert Booth Nichols - una delle figure centrali dell'Octopus, che lei descrive come parte di un gruppo segreto conosciuto come "Gli Eletti" e che indossavano "degli anelli con teschi e ossa incrociate e condividevano un interesse comune, se così si può dire, per il vecchio occultismo delle SS tedesche, e i suoi riti tribali nel cerchio interno."
Durante la sua continua indagine all'interno dell'Octopus, la Marshall scoprì che l'occultismo delle SS di cui sopra era collegato al Tenente Colonnello Michael A. Aquino, un ex berretto verde, che è un auto professato Satanista e che mantiene un nulla osta top secret per il suo lavoro nell'intelligence militare e nelle questioni classificate di guerra psicologica. 
Michael A. Aquino
Aquino officiava alle cerimonie nere-magiche delle SS tenute a Wewelsburg, il castello un tempo utilizzato dal capo delle SS Heinrich Himmler per creare un ordine di cavalieri Teutonici basato sui Cavalieri Templari. I precedenti collegamenti si prestano ad un più ampio quadro globale, che connette tra di loro i gruppi fascisti di destra che operano nella terra ombrosa delle rinnegabili  operazioni di intelligence e militari associate con i profitti durante la seconda guerra mondiale e, in seguito, durante la Guerra Fredda.
A questo proposito è interessante notare che il Priorato di Sion, uno dei più importanti gruppi cattolici sotto esame, utilizza come simbolo qualcosa che è variamente descritto come un polipo o un ragno (araignée) nei suoi documenti. L'associazione del Priorato con il polipo potrebbe facilmente correlarsi alla cosiddetta Octopus sopra descritta, in cui la criminalità organizzata lavora a stretto contatto con gli operatori provenienti dai servizi segreti americani e dall'esercito. Se si decide, d'altra parte, che il simbolo del Priorato è un ragno, c'è l'idea intrigante del Vaticano che gestisce le linee di fuga per i nazisti con il Cattolico austriaco Otto Skorzeny e la sua Confraternita SS Der Spinne (the Spider).

IL BUSINESS DI DIO


Al Carone fu, come accennato in precedenza, un uomo "d'onore" della famiglia mafiosa Genovese in aggiunta alle sue altre associazioni. E' curioso, quindi, notare che uno dei protagonisti dell'Octopus, secondo la scrittrice Carol Marshall, era l'ultra destra tycoon del petrolio Clint Murchison, proprietario della squadra di football dei Dallas Cowboys. La compagnia petrolifera di Murchison, la Murchison Oil Lease Company, fu posseduta per il 20% da Gerardo Catena, il capo luogotenente della della famiglia mafiosa Genovese. Durante la seconda guerra mondiale e in seguito ci fu, come scritto dall'autore Charles Higham nel suo libro
Trading With The Enemy, "un accordo generale di alcune grandi figure del commercio Americane, Britanniche e Tedesche  al fine continuare le loro relazioni e associazioni dopo Pearl Harbor." Higham aggiunge che anche lui aveva imparato che "alcune figure dei governi in guerra avevano combinato per assistere queste [attività]." Successive ricerche di Higham hanno dimostrato che questa alta cabala - da egli chiamata "la Fraternità" - non solo esisteva, ma aveva tratto benefici per tutta la seconda guerra mondiale. Ciò ha portato l'autore a chiedersi:
"Cosa sarebbe successo se milioni di americani e britannici, alle prese con tagliandi e code alle stazioni di benzina, avessero appreso che nel 1942 i manager della Standard Oil del New Jersey spedivano il carburante al nemico attraverso la neutrale Svizzera e che il nemico era un'alleato nella spedizione di carburante? Pensiamo che il pubblico avrebbe potuto scoprire che la Chase Bank nella Parigi occupata dai nazisti dopo Pearl Harbor stesse facendo milioni di dollari di affari con il nemico con la piena consapevolezza della sua sede a Manhattan? O che i camion Ford erano stati costruiti per le truppe di occupazione tedesche in Francia con l'autorizzazione da Dearbon, in Michigan? O che il colonnello Sosthenes Behn, il capo del conglomerato telefonico americano internazionale ITT, durante la guerra era volato da New York a Madrid e Berna, per migliorare i sistemi di comunicazione di Hitler e migliorare le bombe robot che devastarono Londra? O che l'ITT aveva costruito i Focke-Wulf che sganciavano bombe contro le truppe britanniche e americane? O che dei fondamentali cuscinetti a sfera furono spediti a clienti associati ai nazisti in America Latina, con la complicità del vice presidente del Consiglio di Produzione di Guerra degli Stati Uniti, in partnership con il cugino di Göring a Philadelphia, mentre le forze americane erano disperatamente a corto di questi? O che tali accordi erano noti a Washington e furono sia sanciti o deliberatamente ignorati?"
La "Fraternità" di Higham ha caratteristiche simili a quelle della cosiddetta "Octopus" e mostra anche alcune analogie alla "Enterprise" del Colonnello Oliver North. Tutti sono impegnati nelle attività più dubbie e illegali a scopo di lucro, che vanno tutte a braccetto con la criminalità organizzata. Tutti appoggiano l'estrema destra, ideologicamente parlando, cosicché la parola "fascista" può essere utilizzata senza riserve. Nel frattempo nessuno di loro si preoccupa molto per i mali dell'umanità e, anzi, sembrano impegnati a calpestare l'etica e i valori morali, ovunque li incontrino.
L'Octopus - o "Oct Opus", il nome di un produttore europeo di film-documentari, rende bene il nome quando ci riferiamo all'Opus Dei (che prese vita il 2 ottobre 1928) - dispone di otto braccia che circondano la bocca (per garantire un costante rifornimento di cibo) e tre cuori; e quindi non è soggetto a morire o a patire la fame. Ma può essere anche identificato da queste stranezze. L'Opus Dei, il gruppo che ha ora il controllo del Vaticano, è, nella visione di questo scrittore, indubbiamente uno dei bracci di questa rete criminale globale. Oppure sono i tre cuori del polipo i più vitali da identificare? Potrebbero essere l'analogo di "Chiesa, Stato e Mafia, le forze che prevalgono sotto il gioco delle ombre del mondo" (come descritto da Nick Tosches nel suo libro Power On Earth, che racconta la storia della vita del finanziere della mafia assassinato Michele Sindona)?

C'è ancora un altro aspetto interessante di questo accumulo di associazioni: il Principe Bernhard dei Paesi Bassi. Il principe è stato il presidente fondatore del gruppo che raccoglie l'elite potente Occidentale lontano dai riflettori, il Bilderberg. Questo gruppo ombroso e riservato si incontra durante tutto un fine settimana nel maggio/giugno di ogni anno, sotto un blackout quasi totale dei media. Sono invitate qui figure potenti e molto influenti del mondo bancario, degli affari, della politica, dei media, dei sindacati e del mondo accademico. Inclusi con regolarità sono, per esempio, il dottor Henry Kissinger, David Rockefeller e, il "kingmaker" Italiano Gianni Agnelli. Il primo incontro ebbe luogo nel maggio 1954.
Questo, stranamente, fu lo stesso anno che il principe Bernhard divenne capo della Johanitter Orde in Olanda, uno dei quattro ordini che compongono l'Alleanza Cavalleresca dell'Ordine di San Giovanni (Alliance de Chevalerie des Hospitaliers de Saint Jean de Jérusalem). Lo scopo dichiarato di questi quattro ordini, conosciuti come "l'Alleanza" - che è composta dalle nazioni dell'Europa del nord Germania, Olanda, Svezia e Gran Bretagna, quest'ultima possedendo un antico ordine conosciuto come "L'Ordine Più Venerabile" - è quello di "ridurre al silenzio i nemici di Cristo". Il quartier generale dell'Alleanza si trova in Svizzera. Si tratta di ordini protestanti piuttosto che cattolici, ma è rilevante il fatto che il 26 novembre 1963 l'Alleanza si sia "consolidata con la firma di una dichiarazione congiunta tra il Sovrano Militare Ordine di Malta e l'Ordine Più Venerabile, a Porta San Giovanni a Londra, per mezzo del Principe Resuttano, Gran Cancelliere dello SMOM, e di Lord Wakehurst, Signore Priore dell'Ordine Più Venerabile". In altre parole, gli ordini cattolici e protestanti si sono legati assieme al fine di lavorare per "mettere a tacere i nemici di Cristo" - un chiaro riferimento al Comunismo.
E' interessante notare che sia stato suggerito che i Cavalieri Templari furono "infettati" con l'eresia Giovannita o Mandeana che denunciava Gesù come un "falso profeta" e al suo posto riconosceva Giovanni Battista come il vero Messia. Nel frattempo due tra i precedenti Gran Maestri del Priorato di Sion si dice che abbiano avuto tendenze Giovannite: Leonardo da Vinci e Sir Isaac Newton. Nonostante ciò, il famoso fondatore dei Cavalieri Templari, Ugo de Payens, fu accusato dal Vaticano di essere un Giovannita.
Lasciando da parte questa breve incursione nella storia esoterica, è bene notare che il Principe Bernhard, in aggiunta al suo ruolo nel Bilderberg e come capo dell'Ordine Giovannita Olandese, fu anche un membro onorario delle SS di Himmler e lavorava nella NW7, il braccio dell'intelligence globale della IG Farben, la quale agiva nell'interesse della causa nazista. Le attività dell'NW7 in America Latina prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale, sono profondamente intrecciate in questa storia. [nota di nwo-truthresearch: Il Principe Bernhard era anche un Cavaliere di Malta, come abbiamo provato nel nostro articolo precedente; egli nel 1949 ricevette il titolo di Rango di Gran Croce di Onore e Devozione dell'Associazione olandese dell'Ordine di Malta].
 
Principe Bernhard dei Paesi Bassi
 Nel facilitare e nell'allineare se stesso con molte delle attività sopraesposte, il Vaticano mirava a contribuire all'eradicazione dell'ideologia Comunista che disprezzava il Cristianesimo. L'Opus Dei e una serie di altri gruppi segreti Cattolici fascisti si impegnarono in una litania di omicidi, riciclaggio di denaro sporco, spaccio di droga, traffico di armi, occultamento del bottino della seconda guerra mondiale, appropriazione indebita, manipolazione dei mercati finanziari e tante altre consumate illegalità. Lo scopo di tutte queste attività fu probabilmente quello di fare in modo che il Vaticano restasse il baluardo spirituale dell'Occidente cristiano. Ma se tale attività è l'attività di una Chiesa che predica di un Dio nel Cielo, poi del Cesare sulla Terra era meglio stare attenti. Un nuovo padrone di casa è caduto in città.

Ringraziamenti


Nella preparazione di questo saggio ho preso spunto da un indispensabile gruppo di lavori pubblicati e non, come segue:

¥ The full account of the unique story of Al Carone, by Mike Ruppert (available to order online at www.copvcia.com).
¥ Trading With The Enemy, by Charles Higham (St Edmundsbury Press, Suffolk, UK, 1983).
¥ Their Kingdom Come, by Robert Hutchison (St Martin's Press, New York, 1997).
¥ Web of Gold, by Guy Patton and Robin Mackness (Sidgwick & Jackson, London, 2000).
¥ Ratlines, by Mark Aarons and John Loftus (Mandarin, London, 1991).
¥ The Bormann Brotherhood, by William Stevenson (Arthur Baker, London, 1973).
¥ Unpublished manuscript by Peter Dale Scott on Barbie, Dulles and Operation Sunrise. It details how the OSS&endash;SS preserved each other while serving their true masters: transnational corporations. ¥ The Last Circle, an unpublished manuscript by Carol Marshall, which investigates the so-called "Octopus".
¥ My thanks also go to Catherine Austin Fitts (www.solari.com) for her invaluable help.

 David G. Guyatt

link articolo originale
: http://www.rense.com/general6/maf.htm